Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Et alibi[1] iterum: Nutrit ergo ipse infirmus infirmos, tanquam Gallina pullos suos. Huic enim se similem fecit. Quoties volui, inquit ad Hierusalem, congregare filios tuos sub alas tanquam Gallina pullos suos, et noluisti? Videtis autem, {patres} <fratres>, quemadmodum Gallina infirmetur cum pullis suis{;}<.> Nulla enim alia avis, quod sit mater agnoscitur. Videmus nidificare Passeres quoslibet ante oculos nostros, Hirundines, Ciconias: Columbas quotidie videmus nidificare, quas nisi quando in nidis videmus parentes esse agnoscimus. Gallina vero sic infirmatur in pullis suis, ut etiam si pulli ipsi non sequantur, filios, non videas, matrem tamen intelligas, ita fit alis demissis, plumis hispida, voce rauca, omnibus membris demissa, et abiecta, ut quemadmodum dixi etiamsi filios non videas, matrem tamen intelligas.

E di nuovo - Sant’Agostino - in un altro punto: Pertanto egli stesso debole nutre i deboli, come la gallina i suoi pulcini. Infatti si è fatto simile a lei. Quante volte ho voluto, disse a Gerusalemme, radunare i tuoi figli sotto le ali come una gallina fa coi suoi pulcini, e non l’hai voluto? Ma guardate, o fratelli, come la gallina si indebolisce insieme ai suoi pulcini. Infatti nessun altro uccello viene riconosciuto essere una madre. Vediamo qualsiasi passero nidificare davanti ai nostri occhi, le rondini, le cicogne: tutti i giorni vediamo nidificare le colombe, che non ci rendiamo conto essere genitori se non quando le vediamo nei nidi. Ma la gallina si indebolisce tanto a causa dei suoi pulcini che anche se essi non la seguono e non scorgi i figli, tuttavia ti rendi conto che essa è madre, e ciò accade a causa delle ali abbassate, le piume arruffate, la voce roca, così dimessa e trascurata in tutte le sue parti che, come ho detto, anche se tu non vedessi i suoi figli, tuttavia ti renderesti conto che è madre.

Postremo illum etiam Psalmistae locum exponens, ubi Propheta ait: Si me non protegas, quia pullus sum, Milvus me rapiet. Dicit enim, ait, quodam loco Dominus noster ad Hierusalem quandam civitatem illam, ubi crucifixus est Hierusalem, Hierusalem, quoties volui filios tuos congregare, tanquam Gallina pullos suos, et Noluisti? Parvuli sumus; ergo protegat nos Deus sub umbraculo alarum suarum. Haec omnia D. Augustinus.

Infine, commentando anche quel passo del salmista dove il profeta dice: Se tu non mi proteggessi, in quanto sono un pulcino, il nibbio mi rapirà. Infatti dice: In un punto nostro Signore dice a Gerusalemme, quella certa città dove fu crocifisso: Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte ho voluto radunare i tuoi figli come fa la gallina coi suoi pulcini e non l’hai voluto? Siamo dei bebè, pertanto Dio ci protegga sotto il parasole delle sue ali. Tutte queste cose le dice Sant’Agostino.

Alloquebatur autem Dominus procul dubio sub civitatis nomine ipsos cives (dixerat enim Hierusalem, Hierusalem, quae occidis Prophetas, etc.) unde postea facta mutatione dicit: Relinquetur domus vestra deserta: sequitur quod insigne est charitatis divinae iudicium. Quoties volui congregare filios tuos, quemadmodum avis nidum suum sub alis, et noluisti? Magnae charitatis fuit, quod non semel tantum, sed multoties adeo cupiverit eius filios, hoc est, inhabitatores, omnesque Iudaeos, qui ad eam tanquam matrem confluebant, ad se congregare, idque ea semper reluctante, sed id adhuc magis Dei charitatem argui, quod non simpliciter filios eius congregare voluerit, sed eo modo, quo avis nidum suum, id est, ut interpretes omnes fere vertunt, pullos suos sub alas, hoc est summo cum desiderio, et solicitudine. Est autem Graecis pro dictione avis, ὄρνις, quam dictionem ancipitem esse diximus[2] ad avem, et Gallinam. Et quidem uti paulo ante D. Augustinus dicebat, mirus est amor omnibus fere avibus, ad confovendos, et protegendos pullos, sed praecipue Gallinis: unde magis conveniebat vertere Gallinam, quemadmodum D. Matthaei interpres optime fecit.

Senza dubbio il Signore usando il nome della città si rivolgeva agli abitanti stessi (infatti aveva detto Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti etc.) per cui successivamente, fatto lo scambio, dice: La vostra casa rimarrà deserta: segue ciò che è l’insigne verdetto dell’amore divino. Quante volte ho voluto radunare i tuoi figli così come fa un uccello con la sua nidiata sotto le ali, e non hai voluto? Fu segno di un grande amore, in quanto non solo una volta, ma avrebbe a tal punto desiderato numerose volte radunare presso di sé i suoi figli, cioè gli abitanti e tutti i Giudei che vi confluivano come se fosse una madre, ed essendo lei sempre riluttante a questo proposito, ma ho tanto più arguito che ciò è l’amore di Dio, in quanto non avrebbe semplicemente voluto congregare i suoi figli, ma allo stesso modo in cui si comporta un uccello con la sua nidiata, cioè, come quasi tutti i commentatori traducono, i suoi pulcini sotto le ali, cioè con sommo desiderio e sollecitudine. Infatti presso i Greci per la parola avis esiste órnis, e abbiamo detto che questa parola è ambigua, riferendosi all’uccello e alla gallina. E inoltre come poco prima diceva Sant’Agostino, ammirevole è l’amore in quasi tutti gli uccelli rivolto a riscaldare e proteggere i pulcini, ma soprattutto nelle galline: per cui era più appropriato tradurre gallina così come ha fatto ottimamente il traduttore di San Matteo.

Porro quam apte Dominus se Gallinae comparavit, ex eodem D. Augustino partim demonstravimus, et Hylarius, et D. Chrysostomus etiam innuunt. Ille enim enarrans illum versum: Semitam meam, etc. Quod autem, inquit, per tritam praedicationis semitam ambulaverit, audiamus ipsum dicentem: Hierusalem, Hierusalem, etc. quoties volui congregare, etc. frequentiam numerosae significationis ostendit. Nihil ergo novi et egit, et passus est, cum per nolentem congregari filios suos Hierusalem, toties inauditus, et inhonoratus est in Prophetis. D. vero Chrysostomus[3] ad illa D. Matthaei verba: Quoties volui congregare, etc. Hinc patet, inquit, quod semper se ipsos peccando disseminabant, amorem autem suum ab imagine significavit. Ferventi nempe amore aves pullos diligunt suos. Crebro autem haec imago avis, et alarum apud Prophetas invenitur, et in cantico et in Psalmis mirabilem providentiam, et eximiam protectionem denotans, sed noluistis ait.

Inoltre quanto appropriatamente il Signore si è paragonato a una gallina lo abbiamo in parte dimostrato dallo stesso Sant’Agostino, e ne fanno anche un accenno sia Sant’Ilario che San Giovanni Crisostomo. Infatti il primo, commentando quel versetto Il mio sentiero etc. dice: Infatti siccome avrebbe camminato su un sentiero battuto della predicazione, udiremmo lui stesso dire: Gerusalemme, Gerusalemme, etc. quante volte ho voluto radunare etc. mostra la frequenza di un molteplice significato. Pertanto non fece né patì nulla di nuovo, dal momento che attraverso Gerusalemme che non voleva che i suoi figli fossero radunati, altrettante volte è non udito e non onorato nei profeti. Ma San Giovanni Crisostomo nei confronti di quelle parole di Matteo Quante volte ho voluto radunare, etc. dice: Da ciò risulta evidente che, siccome peccando propagavano sempre se stessi, indicò il suo amore attraverso un’immagine. Infatti gli uccelli amano di un amore ardente i loro pulcini. Infatti questa immagine di un uccello e delle ali si rinviene spesso nei profeti, e nel Cantico dei Cantici e nei Salmi sta a significare una mirabile provvidenza e una straordinaria protezione, ma dice non lo avete voluto.

Et rursus[4] secundum alteram expositionem in Matthaeum: Quoties, inquit, volui congregare, etc. Quum te in Aegypto quasi sanguinarius Accipiter {persequabatur} <persequebatur> Pharao, nisi super te {Mosen} <Mosem>, et Aaron, quasi duas mollissimas pennas misericordiae meae, et liberatos vos de unguibus eius rapui in desertum, et noluistis sequi me, facientes vobis vitulum in Horeb ut serviretis potius idolo mortuo quam Deo viventi. Quoties volui congregare, etc. Percurre si vis Iudicum librum quoties peccaverunt, et tradidit illos Deus, et iterum liberavit. Gallinam posuit ecclesiae similitudinem. Sicut enim pulli Gallinarum pastum suum quaerentes, per diversa vagantur, et maternis vocibus congregantur, sic et populus Dei per malam voluptatem et mundialem concupiscentiam sequentes, per diversos vagantur errores, quos Ecclesia mater per sacerdotes modo increpationibus, modo blandimentis, qui si quibusdam vocibus congregare et allectare festinat. Et quemadmodum Gallina habens pullos vocando illos non cessat, ut assidua voce vagositatem corrigat pullorum suorum. Sic et sacerdotes in doctrina cessare non debent, ut studio, et assiduitate doctrinarum suarum negligentiam populi errantis emendent. Et quemadmodum Gallina habens pullos non solum suos calefacit, sed etiam cuiusque volatilis filios exclusos a se, diligit, quasi suos, ita et Ecclesia non solum Christianos suos studet vocare, sed sive Gentiles, sive Iudaei si suppositi illi fuerint, omnes fidei suae calore vivificat, et in baptismo regenerat, et in sermone nutrit et materna diligit charitate.

E di nuovo secondo un’altro commento a Matteo: Quante volte, Egli dice, ho desiderato radunare etc. Quando il Faraone in Egitto ti inseguiva come uno sparviero sanguinario, se non ci fossero stati sopra di te Mosè e Aronne, come se fossero due morbidissime penne della mia misericordia, e dopo avervi liberati dai suoi artigli vi trascinai nel deserto, e non avete voluto seguirmi, costruendo per voi un vitello nella località di Horeb - forse il Sinai - per servire piuttosto un idolo morto che un Dio vivente. Quante volte ho desiderato radunare etc. Se lo desideri, fa scorrere il libro dei Giudici per vedere quante volte hanno peccato e Dio glielo concesse, e di nuovo li liberò. Fissò come similitudine della Chiesa la gallina. Infatti come i pulcini delle galline in cerca del loro cibo gironzolano dappertutto e si radunano al segnale delle voci materne, così si comporta anche il popolo di Dio, nel seguire attraverso una cattiva voluttà e una concupiscenza mondana vagano in errori di ogni tipo, che la madre Chiesa si affretta a radunare e ad attirare attraverso i sacerdoti come se fossero delle voci ora di rimprovero ora di lusinga. E così come una gallina che ha dei pulcini non smette di chiamarli, per correggere con il continuo vociare il gironzolare dei suoi pulcini. Così anche i sacerdoti non debbono smettere nell’insegnamento, per poter mettere un riparo alla negligenza del popolo errabondo attraverso lo studio e la pratica continua dei loro insegnamenti. E così come la gallina che ha dei pulcini non riscalda solamente i suoi, ma ama come se fossero i suoi anche i figli di qualsiasi volatile che lei ha fatto nascere, così anche la Chiesa non si impegna solamente a richiamare i suoi Cristiani, ma se i Pagani o i Giudei si saranno a lei sottomessi, li vivifica tutti quanti con il calore della sua fede, e li rigenera nel battesimo, e li nutre coi sermoni e li ama con amore materno.

Et paulo post. Quotiescunque enim, ut diximus inter haereticos, et fideles fidei movetur certamen, evidenter vult illos Dominus congregare sub veritate alarum suarum, id est, sub duorum testamentorum, quotiescunque leguntur apud eos verba prophetarum et Apostolorum: illi autem non quasi domestici pulli Gallinae, quae est Ecclesia, sed quasi sylvestres pulli sanguinarii Vulturis, aut Accipitris, non solum ad veritatem duorum testamentorum venire non acquiescunt, sed adhuc irruunt super ipsam Gallinam, id est, Ecclesiam, et diripiunt, et dispergunt pullos eius, et evellicant eam: toties vult illos congregare, illi autem nolunt. Hucusque ille, proverbialis igitur istaec allegoria facile nobis malum diligendi iuvandique nostros ante alios, praescribit.

E poco più avanti. Infatti tutte le volte che, come abbiamo detto, si mette in moto un contrasto tra eretici e fedeli su un argomento di fede, il Signore vuole in modo evidente radunarli sotto la verità delle sue ali, cioè sotto le ali dei due testamenti, tutte le volte che vengono loro lette le parole dei profeti e degli apostoli: i primi - gli eretici - non come pulcini domestici di una gallina, che è la Chiesa, ma come pulcini selvatici di un avvoltoio o di uno sparviero sanguinario non solo non acconsentono di aderire alla verità dei due testamenti, ma addirittura si avventano sulla gallina stessa, cioè la Chiesa, e fanno a pezzi e disperdono i suoi pulcini, e la sradicano: altrettante volte vuole radunarli ma essi non lo vogliono. Sin qui le sue parole, pertanto questa proverbiale allegoria facilmente ci prescrive di amare una persona cattiva e di aiutare i nostri prima degli altri.


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[1] In Evangelium Ioannis tractatus, Omelia 15. (Aldrovandi) § Non si dispone del testo latino, ma sia Lind che la seguente traduzione invece di padri hanno fratelli. – Omelia 15,7: È con la sua debolezza che egli nutre i deboli, come la gallina nutre i suoi pulcini: egli stesso del resto si è paragonato alla gallina: Quante volte - dice a Gerusalemme - ho voluto raccogliere i tuoi figli sotto le ali, come la gallina i suoi pulcini, e tu non l'hai voluto! Non vedete, o fratelli, come la gallina partecipa alla debolezza dei suoi pulcini? Nessun altro uccello esprime così evidentemente la sua maternità.

[2] A pagina 252.

[3] Homilia 75 in Matthaeum. (Aldrovandi)

[4] Homilia 46 in Matthaeum. (Aldrovandi)