Caveja


La Caveja
simbolo della Romagna

La Caveja è il simbolo della Romagna che viene dalla tradizione contadina. L’immagine della Caveja è nota a tutti i Romagnoli, ma forse pochi sanno che cosa in realtà rappresenti. La Caveja aveva la funzione di bloccare il giogo, portato dai buoi, al timone dell’aratro o del carro, allo scopo di evitare al timone di slittare in caso di rallentamento improvviso. Ma non solo. La Caveja, in un’epoca permeata da tradizioni scaramantico-religiose, aveva assunto il ruolo di oggetto quasi magico da utilizzare a fini propiziatori. Infatti la Caveja veniva utilizzata in rituali specifici, ad esempio, per riconoscere il sesso dei nascituri, per scongiurare l’arrivo di un temporale, per proteggere il raccolto, a fini propiziatori nelle case degli sposi novelli, per liberare chi fosse colpito dalla “fattura”, per attirare e catturare le api, inoltre, durante il periodo della Settimana Santa, gli anelli della Caveja venivano legati, come avveniva per le campane della chiesa, dal Giovedì fino al Sabato Santo. La Caveja è costituita da un’asta di acciaio saldata a un apice (pagella) decorata da immagini simboliche e da anelli “musicali”. I simboli più diffusi, inseriti fra elementi decorativi, erano quelli del Gallo, della Mezzaluna, del Sole, dell’Aquila e alcuni simboli cristiani come la Croce e la Colomba.

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Caveja al centro di una rotonda nei pressi dell'uscita autostradale di Forlì
2009 - foto di Giovanni Tumidei

Caveja

In Romagnolo Cavej è il cavicchio (dal latino clavicula = chiavetta), pezzo di legno appuntito per far buchi in terra per semine o trapianti, oppure un bastoncino infisso nel muro per appendervi qualcosa, oppure un legnetto per otturare buchi nel muro o in uno scafo. Caveja significa caviglia (che ha la stessa etimologia di cavicchio), la regione malleolare degli arti inferiori, oppure è un grosso chiodo di ferro a sezione quadrata, di lunghezza varia, per inchiodare travi o altre apparecchiature di legno o da infiggere nel muro o nei travi per appendervi cose (uva, pomodori, attrezzi o altro), oppure, e questo è il nostro caso, è un perno di ferro che, infisso nel timone del carro, tiene fermo il giogo in modo che non scivoli indietro.

Ma questa caviglia degli anelli, questo semplice strumento agricolo, è assurto a simbolo della Romagna, del suo lavoro, dell'anima stessa di questa terra, in tutte le sue manifestazioni. Veniva costruita in ferro battuto, sormontata da fregi elaborati artisticamente in varie fogge e dimensioni, da cui pendevano 2, 3, 4 o 6 anelli. Questi avevano il compito, nel procedere del carro, urtandosi insieme, di emettere allegri suoni argentini assai gradevoli. Ma non era facile ottenere un buon suono musicale. Ecco allora la scoperta di segreti costruttivi ben custoditi, che hanno resi famosi alcuni di questi artisti artigiani, novelli Stradivari di un novello strumento musicale. La Caveja era mantenuta lucidissima, conservata a riposo in mezzo al frumento, e veniva usata in tutte le festività ove si interveniva col carro, veniva usata per placare temporali, nel presagio delle messi, per guarire uno stregato o un indemoniato, per riconoscere il sesso dei nascituri, per richiamare uno sciame di api, nonché in qualche gioco. I suoi anelli venivano legati il Giovedì Santo (come le campane) e slegati il Sabato Santo.

Vocabolario romagnolo-italiano di Adelmo Masotti
Zanichelli - 1996

disegnata da Ettore Nadiani
realizzata da Vittorio Ghetti