Harveypullus
Il Pulcino di William Harvey
15° esercizio – Primo giorno di incubazione
L'asterisco
* indica che la voce è presente nel lessico
[242]
EXERCITATIO DECIMAQUINTA. |
15°
esercizio |
UT clarius
innotescat, quid prima ab incubatu dies in ovo produxerit; sciendum
primo est, quaenam sponte mutationes eo contingant; quibus ovum
requietum, a recenti, (citra incubationem) distinguitur; ut ita,
quid ab ipso incubitu proficiscatur, sit manifestum. |
Affinché
diventi più chiaro ciò che il primo giorno d'incubazione ha
prodotto nell'uovo, innanzitutto bisogna sapere quali cambiamenti vi
avvengono spontaneamente, in base a quali cose un uovo non fresco si
distingue (indipendentemente dall'incubazione) da uno recente, in
maniera tale che risulti evidente ciò che proviene dall'incubazione
stessa. |
Cavitas
igitur, ut diximus, in obtusa ovi parte, omnibus quidem adest; sed
quo vetustius ovum fuerit, eo maior indies redditur; praesertim
locis et temporibus calidioribus, exhalante nimirum parte aliqua
albuminis tenuiore; ut in historia ovi dictum est. Eademque, dum
ampliatur, magis secundum ovi longitudinem, quam latitudinem
expanditur; et figuram demum ab orbiculari declinantem obtinet. |
Pertanto
in tutte le uova è presente una cavità, come ho detto, nella parte
ottusa dell'uovo, ma quanto più l'uovo è vecchio altrettanto
diventa maggiore col passare dei giorni, soprattutto nelle località
e durante le stagioni più calde, senza dubbio in quanto evapora una
qualche parte più tenue dell'albume, come si è detto nella
descrizione dell'uovo. E, mentre si amplia, si espande maggiormente
secondo la lunghezza anziché la larghezza dell'uovo, e infine
assume una forma che si allontana da quella circolare. |
Cortex ovi,
minus iam transparens, offuscatur. |
Il
guscio dell'uovo, già meno trasparente, si offusca. |
Albumen
crassius redditur et viscidius; ad stramineum sive spiceum colorem
vergens. |
L'albume
diventa più denso e più viscido, tendente al colore della paglia o
delle spighe. |
Propria
vitelli tunica, laxior reddita, in rugas flaccescit: nam et huius
liquoris aliquid tempore dissipari verisimile est. |
La
tunica propria del tuorlo, diventata più lassa, diventa flaccida
sollevandosi in rughe: infatti è verosimile che col trascorrere del
tempo anche un pochino di questo liquido viene disperso. |
Grandines
eodem semper loco, positura, et consistentia, in utraque ovi
extremitate reperiuntur (idque tam in ovis recentibus, quam
requietis; tam per coitum conceptis, quam subventaneis); quarum
firma copula vitellus cum albumine connectitur, et uterque liquor
debitam invicem positionem servat. Sunt enim duo mutuo opposita
stabilimenta, sive poli et cardines [243] huius microcosmi; ea arte
fabrefacti, quasi albuminum essent numerosae tunicae, forentque hinc
inde in utroque extremo simul contortae in chordam nodosam, qua
vitello adnectuntur. Indeque fit, ut vitellus aegre ab albumine
secedat, nisi prius chalazae, aut cultello recissae, aut manu
abruptae fuerint; quo facto, protinus ad invicem separantur.
Scilicet horum cardinum ope, vitellus tum in ovi centro firmatur,
tum in debita sui consistentia conservatur. Adeo ut praecipua pars,
cicatricula nempe eandem ovi regionem (ceu altitudinem) respiciat,
et in media ab utroque cacumine distantia permaneat. Quippe macula
haec sive cicatricula, tam in requieto ovo, quam recenti, eadem
consistentia, magnitudine, et colore, eodemque situ exstructa,
cernitur. Quamprimum autem a gallinae incubantis fotu, vel alterius
cuiuspiam blandi caloris accessu, ovum ad pullulationem mutari
incipit; macula haec dilatatur illico, oculique pupillae instar
explicatur; indeque (ceu praecipuo ovi centro) latitans plastica vis
prorumpit et germinat. Haec tamen prima pulli origo a nemine
hactenus, quod sciam, observata est. |
Le
calaze si rinvengono sempre nello stesso punto, con la stessa
disposizione e consistenza, in ambedue le estremità dell'uovo (e ciò
accade sia nelle uova recenti che quelle meno recenti, sia concepite
attraverso il coito che sterili), e il tuorlo si congiunge
all'albume grazie al loro saldo legame, e ambedue i liquidi
conservano la loro debita posizione reciproca. Infatti si tratta di
due sostegni contrapposti l'uno all'altro, ossia perni e cardini di
questo microcosmo, costruiti con tale arte come se fossero tuniche
numerose degli albumi, e fossero ad ambedue le estremità contorte
insieme da una parte all'altra in una corda nodosa, grazie alla
quale si collegano al tuorlo. Da ciò deriva che il tuorlo
difficilmente si separi dall'albume, a meno che le calaze siano
state prima tagliate con un coltello o rotte con la mano; fatto ciò,
si separano subito l'uno dall'altro. È evidente che per l'azione di
questi cardini il tuorlo viene sia mantenuto al centro dell'uovo che
conservato nella sua debita consistenza. Tant'è che la parte
principale, cioè la cicatricola, occupa la stessa posizione (o
altezza) dell'uovo e rimane a una distanza posta di mezzo fra i due
poli. In effetti questa macchia o cicatricola, sia nell'uovo non
fresco che in quello fresco, appare della stessa consistenza,
grandezza e colore, nonché posizionata nello stesso punto. Ma quanto prima l'uovo
comincia a modificarsi per produrre il pulcino a causa del calore
della gallina che cova o per un aumento di un qualunque altro blando
calore. Subito questa macchia si dilata e si espande come una
pupilla dell'occhio, e da questo punto (o centro principale
dell'uovo) la forza nascosta e modellatrice si scatena e fa
germogliare. Tuttavia, per quanto ne so, questa prima fase
dell'origine del pulcino finora non è mai stata osservata da
qualcuno. |
Secundo
itaque incubationis die, postquam ovum horas viginti quatuor sub
gallina tepuit; ut cavitas eius in obtuso cacumine multum ampliatur
et descendit, ita interior quoque ovi constitutio permutari incipit.
Vitellus nempe, qui prius in albuminis centro haerebat, versus
cacumen obtusum assurgit; eiusque pars media, cui macula infixa est,
attollitur, et membranae cavitatem ambienti sese applicat; adeo ut
vitellus cavitati per cicatriculam coniungi videatur; et prout
vitellus ascendit, albuminis pars crassior tantundem in acutum
imumve angulum detruditur. Unde apparet, ut recte Fabricius
observavit, vel errasse Aristotelem[1],
vel mendum in codice esse, cum dicitur: Effertur
per id tempus (nempe intra dies tres totidemque noctes) luteus
humor ad cacumen, qua ovi principium est, atque ovum [244] detegitur
ea parte, scilicet ob cavitatem dilatatam. Appellat autem
Aristoteles[2]
principium ovi, acutam eius
partem, quae posterius exit. At certum est, vitellum ad obtusam
ovi partem assurgere, cavitatemque ibidem dilatari. Certe erravit Aldrovandus, qui, tanquam expertus, asserit,
vitellum ad acutam ovi partem efferri. Vidi aliquando, fateor,
secundo et tertio die, cicatriculam dilatatam, pullique iam positum
exordium, necdum tamen ascendente vitello; raro autem id contingit;
et ab ovi imbecillitate profectum arbitrabar. |
Pertanto
nel secondo giorno d'incubazione, dopo che l'uovo si è scaldato per
24 ore sotto alla gallina, così come la sua cavità nel polo ottuso
si ingrandisce parecchio e scende, altrettanto anche la struttura
interna dell'uovo comincia a cambiare. Infatti il tuorlo, che prima
aderiva al centro dell'albume, si innalza verso il polo ottuso, e la
sua parte media, alla quale è fissata la macchia, si solleva e si
unisce alla membrana che circonda la cavità, tant'è che il tuorlo
sembra congiungersi alla cavità per mezzo della cicatricola, e così
come il tuorlo si innalza, altrettanto la parte più densa
dell'albume scende nell'angolo acuto o basso. Per cui, come
giustamente ha osservato Fabrizi, sembra che Aristotele si è
sbagliato, oppure che nel codice è presente un errore, quando si
dice: «Durante questo intervallo di tempo (cioè nel giro di tre
giorni e altrettante notti) il liquido giallo si sposta verso
l'apice, dove c'è il principio dell'uovo, e l'uovo si espone con
quella parte» cioè, a causa della cavità dilatata. In effetti
Aristotele chiama «principio dell'uovo la sua parte acuta che esce
per ultima». Ma è cosa certa che il tuorlo si innalza verso la
parte ottusa dell'uovo e che sempre qui la cavità si dilata.
Certamente ha errato Aldrovandi il quale, come se fosse esperto,
asserisce che il tuorlo si sposta verso la parte acuta dell'uovo.
Ammetto di aver talora visto la cicatricola che si era allargata nel
secondo e nel terzo giorno, e che già c'era l'inizio del pulcino,
senza tuttavia che il tuorlo si alzasse; in effetti ciò accade
raramente e pensavo che derivasse dalla precarietà dell'uovo. |
Secundo
incubationis, sive primo inspectionis die, dicta macula dilatatur ad
pisi vel lentis magnitudinem; et in circulos (ceu circino
circumductos) dispertitur; qui punctum album perexiguum habent pro
centro. Hanc maculam Aldrovandum quoque observasse, verisimile est;
siquidem ait, in medio lutei quasi subalbidum quid apparuisse, cuius Aristoteles non
meminit: et Coiterum, ubi ait, secunda
die in vitelli medio pars candidior reliqua: atque etiam
Parisanum, cum ait, secunda
die album corpus mediocris grani lentis magnitudinem et figuram
repraesentans conspici: estque illud, inquit, galli
semen alba et tenuissima tunica obductum, quod substat duabus
communibus toti ovo membranis; superstat vero propriae vitelli
tunicae. Crediderim tamen, neminem hactenus cicatriculam hanc in
omni ovo reperiri, pullique originem esse, agnovisse. |
Nel
secondo giorno d'incubazione, ossia nel primo giorno di ispezione,
l'anzidetta macchia si dilata fino a raggiungere la grandezza di un
pisello o di una lenticchia e si suddivide in cerchi (come se
fossero tracciati da un compasso) che come centro hanno un punto
bianco molto piccolo. È verosimile che anche Aldrovandi abbia
osservato questa macchia, dal momento che dice «al centro del
giallo è comparso un qualcosa di quasi biancastro, di cui
Aristotele non fa menzione» e Coiter quando dice «al secondo
giorno al centro del tuorlo una parte più chiara della rimanente».
E anche Parisano, quando dice: «Il secondo giorno ho visto una
formazione bianca dotata delle dimensioni e della forma di una
lenticchia di media grandezza, ed essa (dice) è il seme del gallo
ricoperto da una tunica bianca e assai sottile, e si trova al di
sotto delle due membrane comuni a tutto l'uovo, ma si trova al di
sopra della tunica propria del tuorlo.» Tuttavia io credo che
finora nessuno fosse a conoscenza che questa cicatricola viene
rinvenuta in ogni uovo e che è l'origine del pulcino. |
Interea
chalazas sive grandines, hinc atque illinc ab utroque ovi cacumine,
versus latera eius declinasse videas: idque ob permutatum illum,
quem diximus, liquorum situm. Adeo ut altera chalaza ex obtuso
angulo aliquantulum descendat, altera vero ex acuto cacumine
tantundem sursum feratur: quemadmodum in obliqua sphaera, quantum
alter polus supra horizontem ascendit, tantundem alter deprimitur. |
Nel
frattempo puoi vedere che le calaze o grandini da una parte e
dall'altra da ambedue gli apici dell'uovo si sono spostate verso i
suoi lati, e ciò per quel cambiamento di posizione dei liquidi di
cui ho parlato. Tant'è che una delle due calaze scende un tantino
dall'angolo ottuso, mentre l'altra si sposta altrettanto in alto a
partire dall'angolo acuto, così come in una sfera obliqua un polo
sale sopra l'orizzonte tanto quanto l'altro scende. |
[245]
Vitellus etiam (praesertim ubi cicatricula est) paululum
colliquescere incipit, propriamque suam tunicam (quam ante
incubationem in ovis requietis laxiorem et rugosam diximus) in
tumorem attollit; videturque eundem colorem, consistentiam, et
saporis bonitatem, quam in recenti ovo habuit, recuperasse. |
Anche
il tuorlo (soprattutto dove si trova la cicatricola) comincia a
liquefarsi un pochino e rende gonfia la sua tunica (che prima
dell'incubazione nelle uova non fresche ho detto essere piuttosto
lassa e rugosa) e sembra che abbia recuperato lo stesso colore,
consistenza e bontà del sapore che possedeva nell'uovo appena
deposto. |
Est hic
primae diei processus ovi ad prolem, primumque advenientis pulli vestigium. Aldrovandus addit, albumen necdum alterari; quod veritati consonum est. Dum autem
affirmat, galli semen in eodem
deprehendi, manifesto fallitur. Levissimo nempe argumento innixus,
putavit chalazas esse semen galli, quia
scilicet ova, iis destituta; infoecunda sunt. Ita sane; et ne
ova quidem: siquidem irritis, pariter ac foecundis, grandines semper
adsunt. Ille vero, forsan a mulierculis deceptus, quae illas in
Italia galladuram vocant, communem errorem sequutus est. Nec minoris
imprudentiae Hieronymus Fabricius tenetur, qui, sculptis pluribus
imaginibus, formationem pulli exhibet; eumque ex chalazis corporari
contendit: non animadvertens, grandines iis temporibus integras
utrinque, et immutatas (sed loco motas) reperiri; pullique exordium
alibi, remote a chalazis, quaerendum esse. |
Questa
è l'evoluzione del primo giorno dell'uovo per produrre la prole e
la prima traccia del pulcino che sta giungendo. Aldrovandi aggiunge
che l'albume ancora non si modifica, il che corrisponde al vero. Ma
quando afferma che «sempre nell'albume si scorge il seme del gallo»,
sbaglia chiaramente. Infatti basandosi su una prova debolissima
ritenne che le calaze sono il seme del gallo «in quanto appunto le
uova che ne sono sfornite sono infeconde». Scrive proprio così, e
non si tratta certamente di uova: dal momento che le calaze sono
sempre presenti sia nelle uova sterili che in quelle feconde. Ma
forse lui, ingannato dalle donniciole che in Italia chiamano
galladura le calaze, ha assecondato un errore comune. Né viene
giudicato meno imprudente Girolamo Fabrizi il quale, attraverso
l'esecuzione di numerose immagini, mostra la formazione del pulcino
e afferma che esso prende corpo dalle calaze, senza accorgersi che
in quei momenti le calaze si rinvengono integre da ambo i lati e
identiche (ma spostate di posizione), e che l'inizio del pulcino
deve essere ricercato in un altro punto, lontano dalle calaze. |