Harveypullus
Il Pulcino di William Harvey


22° esercizio - Ispezione dopo il quattordicesimo giorno

L'asterisco * indica che la voce è presente nel lessico

 [274] EXERCITATIO VIGESIMASECUNDA.
Inspectio post diem decimum quartum.

22° esercizio
Ispezione dopo il quattordicesimo giorno

A die septimo ad quartum et decimum, omnia aucta magis, ut diximus, et conspectiora fiunt. Cor, aliaque viscera omnia, intra pulli ventres iam abscondita latent; et quae nuda prius, forisque prominentia cernebantur, nunc, nisi aperto thorace atque abdomine, neutiquam conspiciuntur. Pullus nunc primum plumis vestitur; quarum radices, ceu puncta nigra, visuntur. Oculi pupilla iam distinguitur; palpebrae apparent; atque etiam membrana nictatoria, in maiore oculi cantho, sese conspiciendam dat; quae avibus omnibus est peculiaris, qua oculos suos detergere solent. Cerebri gyri quoque distinguuntur, et cerebellum calvaria occluditur; cauda etiam uropygii figuram adipiscitur.

Dal settimo al quattordicesimo giorno tutte le cose si sono maggiormente ingrandite, come ho detto, e diventano maggiormente visibili. Il cuore e tutti gli altri visceri, ormai occultati all'interno delle cavità del pulcino, si nascondono, e quelle strutture che prima si vedevano essere nude e sporgenti all'esterno, adesso non vengono assolutamente viste salvo aprire il torace e l'addome. Adesso il pulcino comincia a vestirsi di piume, delle quali si vedono le radici - i follicoli, o punti neri. Già si distingue la pupilla dell'occhio, si vedono le palpebre, e anche la membrana nittitante si offre alla vista nell'angolo maggiore dell'occhio - angolo mediale, la quale è peculiare a tutti gli uccelli, con la quale sono soliti detergere i loro occhi. Si distinguono anche le circonvoluzioni cerebrali, e il cervelletto è ricoperto dal cranio. Anche la coda assume l'aspetto dell'uropigio.

Post diem decimum quartum, viscera, prius alba, carneum sive rubicundum colorem paulatim induunt. Cor iam thoracis latebras ingressum, sternoque opertum, aedificium propria opera exstructum inhabitat. Cerebrum et cerebellum intra cranii fornicem solidescit. Intestina autem et ventriculus nondum abdomine concluduntur, sed interioribus adnexa foris propendent.

Dopo il quattordicesimo giorno i visceri, prima bianchi, pian piano si rivestono di un color carne o rosso. Il cuore essendo ormai entrato nel rifugio del torace, e ricoperto dallo sterno, abita un edificio che ha costruito con il proprio lavoro. Il cervello e il cervelletto si consolidano all'interno della volta cranica. Ma gli intestini e lo stomaco non sono ancora rinchiusi dall'addome, ma uniti alle strutture interne pendono all'esterno.

Duarum venarum iuxta anum e ventre in umbilicum derivatarum altera est arteria, ut pulsus indicat, ab arteria magna oriunda; altera, vena, a vitello per intestinorum latera in venam portam, sima hepatis parte, deducta: alter enim vasorum umbilicalium truncus, ramulis ex albumine collectis, transit iecoris gibbam; et in venam cavam iuxta cordis basin perforatur.

Dei due vasi sanguigni in prossimità dell'ano, che dall'addome si dirigono verso l'ombelico, uno è un'arteria, come indica la pulsazione, che deriva dalla grande arteria; l'altra è una vena che proviene dal tuorlo attraverso le parti laterali degli intestini per immettersi nella vena porta nella parte piatta del fegato; infatti uno dei tronchi dei vasi ombelicali, dopo aver raccolto dei vasellini dall'albume, attraversa la gobba del fegato e va a finire nella vena cava in vicinanza della base del cuore.

Haec ut indies luculentius apparent, ita maior quoque albuminis portio quotidie absumitur; quod vitello non contingit, qui pene integer etiamnum permanet, eademque mole qua primo die conspiciebatur.

Come giorno per giorno queste cose appaiono in modo più evidente, così quotidianamente anche una quantità maggiore di albume viene consumata, il che non accade al tuorlo che tuttora continua a essere quasi intatto e della stessa grandezza in cui veniva visto il primo giorno.

[275] Diebus sequentibus, quinque vasa umbilicalia videre est; quorum unum est vena maxima, e cava supra iecur oriunda, ramosque in albumen dispertiens: aliae duae venae a porta proficiscentes (eiusdem ambae originis) in binas vitelli partes, quas modo descripsimus, distribuuntur; et utramque hanc arteriolae, ex lumbaribus natae, comitantur.

Nei giorni successivi si vedono cinque vasi ombelicali, uno dei quali è la grande vena che origina dalla vena cava che sta sopra al fegato e che suddivide le ramificazioni nell'albume; le altre due vene che provengono dalla vena porta (ambedue con la stessa origine) si distribuiscono nelle due parti del tuorlo che ho appena descritto, e ad ambedue si associano delle piccole arterie nate da quelle lombari.

Iam pullus maiorem ovi partem occupat, quam reliqua omnia quae in eo continentur; plumisque vestiri incipit: quantoque plus foetus, tanto minus albuminis reperitur. Notatu quoque dignum est, membranam colliquamenti, quam diximus cum exteriore tunica coniungi, et secundinam sive chorion constituere, iam vitellum totum una comprehendere, et contractiorem redditam, vitellum simul cum intestinis ad foetum adducere, eique coniungere, et ceu sacculo constricto claudere. Quaeque ante subtilis et transparens fuerat, prout iam magis magisque contrahitur, ita pariter crassescit magis, et carnosior evadit: posteaque, ad similitudinem herniae intestinalis, in scroto dilatato intestina simul cum vitello recondit et sustinet; tandemque quotidiana contractione adductior abdomen pulli constituit. Vitellum hoc modo, circa diem decimum octavum, intra intestina laxiore alvo collocatum reperias; non tamen ita firmiter positum, quin intestina levi momento (ut in hernia intestinali fit) vel intra ventrem repulsa, vel foras in scrotum delapsa, una cum vitello huc illuc pellantur. Vidi aliquando columbae, aestivo tempore festinantius exclusae, vitellum ad hunc modum ex alvo prolapsum.

Ormai il pulcino occupa una parte dell'uovo maggiore di quella occupata da tutte le rimanenti cose che vi sono contenute, e comincia a vestirsi di piume, e quanto più feto si rinviene, tanto minore è l'albume. Merita pure di essere riferito che la membrana del colliquamento, che ho detto congiungersi con la tunica esterna e che costituisce la secondina o corion, ormai racchiude insieme tutto il tuorlo, e diventata più contratta spinge verso il feto il tuorlo insieme agli intestini e li congiunge con lui, e che lo chiude come se fosse un piccolo sacco contratto. Qualunque cosa prima fosse sottile e trasparente adesso si contrae sempre di più, così allo stesso tempo si ispessisce di più e diventa più corposa, e successivamente, a somiglianza di un'ernia intestinale, ripone e alloggia gli intestini insieme al tuorlo in uno scroto dilatato, e infine, più teso per una contrazione quotidiana, struttura l'addome del pulcino. In questo modo intorno al diciottesimo giorno potresti trovare il tuorlo collocato all'interno degli intestini da un addome meno contratto, tuttavia non disposto in modo talmente saldo che gli intestini con un leggero movimento (come accade nell'ernia intestinale) vengano spinti qua e là insieme al tuorlo o respinti all'interno del ventre oppure scivolati all'esterno nello scroto. Una volta ho visto il tuorlo di un colombo, nato piuttosto in fretta durante l'estate, che era scivolato fuori dell'addome in questo modo.

Sub hoc tempus, pullus ventricosus cernitur, quasi herniam, ut dixi, pateretur. Iamque colliquamentum paulatim turbatur, immutatur, et absumitur, cuius pridem magna copia erat, foetusque supra vitellum decumbit. Iisdem diebus, antequam hepar colorem sanguineum nanciscitur, secundamque, ut aiunt, concoctionem instituit; fel (quod in eadem, utpote excrementum, [276] virtute iecoris separari vulgo credunt) virescens iam intra hepatis lobos invenias. In ventriculi cavitate liquor limpidus reperitur, eiusdem plane consistentiae coloris et saporis cum colliquamento, in quo foetus natabat; qui per intestina dilabens, colorem sensim mutat, et in chylum vertitur; tandemque in intestinis inferioribus simile excrementum occurrit, quale eadem in pullis iam exclusis continent. Ubi provectiores fuerint pulli, in eorum ventriculo liquorem hunc coctum videas et coagulatum: quemadmodum in iis qui lacte vescuntur, schiston fit, in serum nempe et colostron permutatum.

In questo periodo il pulcino appare panciuto, come se soffrisse, come ho detto, di un'ernia. E ormai il colliquamento pian piano si intorbidisce, si modifica e si consuma, del quale in precedenza vi era una grande abbondanza, e il feto giace sopra al tuorlo. Negli stessi giorni, prima che il fegato assuma il colore del sangue e intraprenda la cosiddetta seconda digestione, già troverai dentro ai lobi epatici la bile verdastra (durante tale digestione credono abitualmente che essa venga separata dalla capacità del fegato come se fosse un escremento). Nella cavità dello stomaco si rinviene un liquido limpido, quasi con la stessa consistenza, colore e sapore del colliquamento in cui il feto galleggiava; e questo liquido, scorrendo attraverso gli intestini, cambia pian piano colore e si trasforma in chilo* - oggi detto chimo*, e infine negli intestini inferiori è presente un escremento simile a quello che essi contengono nei pulcini già nati. Quando i pulcini saranno più avanti nel tempo puoi vedere nel loro stomaco questo liquido digerito e coagulato, allo stesso modo in cui in coloro che si nutrono di latte esso diventa cagliato, cioè trasformato in siero e in colostro.

Absumpto fere albumine, et exigua iam colliquamenti relicta quantitate, per aliquot ante exclusionem dies, pullus non amplius natat, sed, ut dixi, supra vitellum decumbit; totusque conglobatus, capite ut plurimum inter femur dextrum et alam posito, rostro etiam, unguibus, et plumis, caeterisque omnibus instructus conspicitur. Modo dormit, modo vigilat; movensque sese, respirat, et pipit. Si ovum auri admoveris, tumultuantem intus foetum, calcitrantem, respicientem etiam auctore Aristotele, atque pipientem manifeste audies. Idem, si in aquam calidam pedetentim dimiseris, innatabit, pullusque intus a calore ambiente expergefactus, saltus edet, ovumque, ut diximus, huc illuc volutabit. Quo experimento mulieres ova foecunda distinguunt a subventaneis, quae aquae imposita subsidunt.

Quando l'albume è stato quasi consumato ed è ormai rimasta una piccola quantità di colliquamento, per alcuni giorni prima della schiusa il pulcino non galleggia più, ma, come ho detto, giace sopra al tuorlo, e, tutto quanto raggomitolato, lo si vede con la testa che si trova per lo più tra il femore destro e l'ala, e anche dotato di becco, unghie, piume e di tutte le altre strutture. Ora dorme, ora è sveglio, e muovendosi respira e pigola. Se avvicinerai l'uovo all'orecchio, come afferma Aristotele sentirai che all'interno il feto si agita, scalcia e anche guarda, e lo sentirai pigolare in modo chiaro. Se lo metterai con delicatezza in acqua calda, galleggerà, e il pulcino all'interno essendo stimolato dal calore ambiente, farà dei balzi, e, come ho detto, farà rigirare l'uovo di qua e di là. Con questa prova le donne distinguono le uova feconde da quelle sterili che, messe in acqua, vanno a fondo.

Albumine iam penitus confecto, paulo ante exclusionem, umbilicus alter, quem in albumina derivatum diximus, obliteratur; sive, ut Aristoteles[1] ait, umbilicus is, qui ad secundinas exteriores tendit, solvitur ab animali, et cadit. Qui vero ad luteum fertur, cum pulli tenui intestino connectitur.

Essendo l'albume ormai completamente consumato, poco prima della schiusa si oblitera l'altro ombelico che ho detto trovarsi sopra agli albumi, o, come dice Aristotele: «Quell'ombelico che si dirige alle secondine esterne si stacca dall'animale e cade. Ma quello che si dirige al tuorlo si collega con l'intestino tenue del pulcino.»

Excrementa, quae primum in intestinis reperiuntur, alba sunt, et coenosa, testae ovi emollitae similia. Quinetiam eiusmodi extra foetum intra secundinas reperire est. Adstipulatur [277] Philosophus: Eodem tempore etiam multum emittit excrementi ad extremam membranam. Quin album quoque excrementum tam intra alvum, quam extra, habet.

Gli escrementi che dapprima si rinvengono negli intestini sono bianchi e simili a fango, simili al guscio d'uovo rammollito. Ma con queste caratteristiche è possibile rinvenirli anche al di fuori del feto all'interno delle secondine. Lo conferma il Filosofo: «Nello stesso periodo emette pure molti escrementi verso la membrana esterna. Possiede anche degli escrementi bianchi sia all'interno che all'esterno dell'addome.»

Tempore vero procedente, paulo ante foetus exclusionem, faeces subvirides cernuntur, quales exclusos pullos eiicere, modo diximus. Visitur etiam in ingluvie portio quaedam colliquamenti deglutita; et in ventriculo schiston sive coagulum.

Ma col passare del tempo, poco prima della nascita del feto, si vedono delle feci verdastre come quelle che poco fa ho detto essere emesse dai pulcini che sono nati. Anche nel gozzo si vede una porzione di colliquamento che è stata deglutita e nello stomaco come del latte cagliato o caglio.

Nec hactenus quidem iecoris color purpureus aut sanguineus est, sed ab albore in flavedinem vergens: qualia piscium iecora cernuntur. Pulmones tamen sanguinolenti rubescunt.

Né finora il colore del fegato è purpureo o sanguigno, ma che dal bianco tende al giallo, come si vedono essere i fegati dei pesci. Tuttavia i polmoni sono rossicci essendo intrisi di sangue.

Vitellus nunc in abdomine inter intestina concluditur: idque non solum dum foetus in ovo fuerit, sed post exclusionem etiam, cum obambulat, matremque insequens victum quaeritat. Ut verum videatur, quod Aristoteles multoties affirmat; vitellum nempe pullo pro cibo contigisse: eodem enim intus contento, pullus primis ab exclusione diebus (donec rostrum firmitudinem acquisiverit, quo cibaria frangat, et praeparet, ac ventriculus robur, quo eadem conficiat) pro nutrimento utitur; estque adeo lacti analogos. Aristoteles huic sententiae calculum suum adiicit, loco a nobis saepius citato[2]: Iam et pullum ipsum multum humoris lutei subit: qui demum decrescit, procedenteque tempore totum absumitur in ipsum pullum, cuius in corpore comprehenditur; ita ut, decimo post die, quam exclusus est pullus, si dissecetur, etiamnum ad intestinum paulum vitelli reliquum inveniatur. Quinetiam post tricesimum diem, vitelli reliquias ibidem deprehendi. Et, si valet argumentum a ductu venarum umbilicalium, quas ad iecoris portam uno aut altero trunco terminari diximus, pullus iam eodem prorsus modo nutritur, alimento ex vitello per vasa umbilicalia attracto; quo postea chylo ex intestinis per venas mesentericas traducto alitur. Vasa enim utrobique ad iecoris portam terminantur, ad quam [278] nutrimentum pariter attractum deferunt. Ut ad venas lacteas in mesenterio, quae in pennatis nullibi reperiuntur, confugere non sit opus.

Adesso il tuorlo è racchiuso nell'addome tra gli intestini, e ciò si verifica non solo quando il feto è dentro all'uovo, ma anche dopo la schiusa, quando gironzola e va all'affannosa ricerca di cibo al seguito della madre. Affinché sembri vero ciò che Aristotele afferma molte volte, cioè, che al pulcino è toccato il tuorlo come cibo: infatti essendo contenuto al suo interno, il pulcino nei primi giorni dopo la schiusa (fino a quando il becco ha acquisito robustezza, col quale poter spezzare i cibi e prepararli, e lo stomaco ha acquisito forza con cui fare le stesse cose) se ne serve per nutrirsi, ed è persino simile al latte. Aristotele in un passo molte volte da me citato aggiunge il suo suffragio a questa affermazione: «Ormai parecchio liquido giallo entra anche nel pulcino stesso, alla fine diminuisce e col passare del tempo viene tutto inglobato nel pulcino stesso, nel cui corpo viene racchiuso, tant'è che se il pulcino viene sezionato al decimo giorno dopo che è nato, ancora allora si trova un pochino di tuorlo residuo nei pressi dell'intestino.» Ma anzi, dopo il tredicesimo giorno proprio lì ho trovato dei residui di tuorlo. E, se è valida l'osservazione che dal condotto delle vene ombelicali, che ho detto terminare in vicinanza della porta del fegato con l'uno o con l'altro tronco, il pulcino già si nutre proprio nello stesso modo con un alimento ricavato dal tuorlo attraverso i vasi ombelicali, e poi si nutre del chilo* - oggi chimo* - trasportato dagli intestini attraverso le vene mesenteriche. Infatti i vasi sanguigni terminano da entrambe le parti nei pressi della porta del fegato, alla quale parimenti conducono il nutrimento ricavato. Affinché non sia necessario ricorrere alle vene lattee presenti nel mesentere, che nei pennuti non si rinvengono da nessuna parte.

Lubet hic adnectere, quod saepe expertus sum. Ut foetus et liquorum posituram apertius discernerem, post diem decimum quartum ad exclusionem usque (albuminis maiore parte iam absumpta, et diviso vitello), ovum integrum ad duritiem decoxi; ruptoque cortice, ac pulli collocatione perspecta, inveni tum albuminis reliquum, tum ambas vitelli partes (quas facta per lenem calorem colliquatione divisas diximus) eadem consistentia, colore, sapore, aliisque accidentibus, quibus ova requieta et similiter cocta dotari solent. Plurimum itaque mecum ipse reputavi, qui fieret, ut ova improlifica gallinae supposita, ab eodem calore extraneo corrumpantur, putrescant, et foetida evadant; ovis autem foecundis idem non contingat. Sed in his liquores ambo (licet foetus una cum excrementi pauxillo adsit) sani, salubres, et immutati permaneant; adeo ut, si quis coctos eos in tenebris comedat, nequeat a requieto ovo similiter cocto distinguere.

Mi fa piacere aggiungere a questo punto ciò che spesso ho sperimentato. Per individuare più chiaramente la posizione del feto e dei liquidi, dopo il quattordicesimo giorno fino a quello della schiusa (la maggior parte dell'albume è ormai utilizzata e il tuorlo è a metà) ho fatto cuocere un uovo intatto sino a farlo diventare duro. Dopo aver rotto il guscio e aver individuato la posizione del pulcino, trovai sia il resto dell'albume sia ambedue le parti del tuorlo (che ho detto essere separate da una liquefazione ottenuta attraverso un calore moderato) dotati della stessa consistenza, colore, sapore e altre caratteristiche di cui sono abitualmente dotate le uova non fresche cotte allo stesso modo. Pertanto ho rimuginato moltissimo in che modo avvenga che le uova non prolifiche messe sotto a una gallina si guastino, imputridiscano e diventino puzzolenti a causa dello stesso calore, mentre alle uova feconde non accade la stessa cosa. Ma in queste uova ambedue i liquidi (anche se c'è il feto con una piccola quantità di escremento) rimangono sani, salubri e immutati, tant'è che se qualcuno le mangiasse cotte e al buio, non sarebbe in grado di distinguerle da un uovo non recente fatto cuocere allo stesso modo.

 


[1] Hist. anim. lib. vi. cap. 3.

[2] Hist. anim. lib. vi. cap. 3.