Giraldo di Barri, detto Giraldus Cambrensis, fu ecclesiastico e letterato inglese (Manorbeer, Pembrokeshire, ca. 1146 - Saint David's 1220). Di origine normanno-gallese, studiò a Parigi; eccellente latinista, fu amico di grandi personaggi contemporanei (Innocenzo III, Riccardo Cuor di Leone, Giovanni Senza Terra). Le sue opere storico-geografiche sull'Irlanda, Topographia Hibernica, Expugnatio Hibernica, e sul Galles, Itinerarium Cambriae (1188), sono ancora vive per le osservazioni sui costumi, sulle tradizioni e sui paesaggi. Scrisse inoltre opere giuridiche, Distinctiones VII de iure et statu Menevensis Ecclesiae, biografiche, nonché polemiche contro la corruzione del clero: Speculum Ecclesiae.
Martin
Fernández de Enciso, autore
della Suma de geographia (1519),
fondò nel 1509 Santa Maria La Antigua del Darién, primo importante
insediamento spagnolo in terraferma oggi in Colombia.
Darién
è una vasta insenatura del Mar delle Antille situata tra il Panama a
ovest e la Colombia a est; la sua sezione più meridionale prende il nome di
golfo di Urabá. Darién è pure una provincia della parte orientale di Panama
al confine con la Colombia; limitata a est dalla cordigliera omonima, questa
provincia si affaccia a ovest sull’Oceano Pacifico.
Cacique:
termine che in lingua caribe che significa capo
e adottato dagli Spagnoli in tutta l'America conquistata. I caciques, o capi indiani, venivano spesso utilizzati dagli Spagnoli
per dominare gli Indios. Oggi nel gergo politico spagnolo e latino-americano
la parola sta a indicare un notabile locale o il capo di una corrente
politico-ideologica.
Elyot:
dovrebbe trattarsi di Sir Thomas Elyot, anche se la data riportata da Schorger
è posteriore a quella di morte dello scrittore, saggista, lessicografo e
diplomatico inglese. Infatti Elyot nacque prima del 1490 nel Wiltshire e morì
a Carleton, Cambridgeshire, nel 1546. Giudice, cancelliere, sceriffo,
parlamentare, fu incaricato da Enrico VIII di alcune missioni diplomatiche
presso Carlo V, ma dedicò il suo tempo agli studi di filosofia morale e
didattica che caratterizzavano il circolo di Tommaso Moro. A Enrico VIII
dedicò The Boke Named the Governour
(1531), primo trattato educativo scritto in inglese, ispirato a opere italiane
e latine. Oltre a traduzioni da Isocrate, Cipriano, Pico della Mirandola e
Plutarco, compilò altri trattati e il primo dizionario completo
latino-inglese, Latin dictionary
(1538), finito e pubblicato con ampliamenti da Thomas Cooper nel 1548. Anche
Cooper ripete l’errore di Elyot, confondendo tacchino e faraona (1584). Può
darsi che la data postuma, 1552, sia dovuta all’interessamento di Cooper per
gli scritti dell’amico.
Francisco
Lopez de Gómara: storico spagnolo (Gómara 1511 - ca. 1572). Cappellano di Hernán
Cortés, scrisse una Historia general de
las Indias y conquista de Mexico. L'opera, subito sequestrata, fu
ripubblicata solo nel 1727; nel 1568 Gómara ne aveva curato un'edizione
profondamente rimaneggiata. Rimasero inediti fino al 1912 i suoi importanti Anales
del Emperador Carlos V.
Francisco
Hernandez de Cordoba, partito
da Cuba nel 1517, esplorò le coste dello Yucatán
da capo Catoche a Campeche, nonché la Florida, aprendo la via all'impresa di
Cortés.
Campeche:
città messicana di 152.000 abitanti capitale dello Stato omonimo, posta
sulla costa occidentale della penisola dello Yucatán; fu fondata da Francisco
de Montejo nel 1540.
Bernardino
Ribeira de Sahagún (Sahagún 1488 - Tlaltelolco 1590) fu missionario francescano in
Messico dal 1529, scrisse una Historia
general de las cosas de Nueva España in 12 libri (in una prima redazione
l'opera era scritta in Nahuatl): i primi undici sul regno azteco, l'ultimo
sulla conquista spagnola. L'opera, rimasta inedita fino al 1829, è il primo
tentativo di una storia degli Aztechi.
Juan
Alonso de Molina (Escalona, Toledo 1496 - Città del Messico 1584) si recò in Messico
nel 1523; qui si fece missionario francescano e divenne versatissimo in lingua
Nahuatl. Pubblicò nel 1555 il Vocabulario
en lengua castellana y mexicana y mexicana y castellana nonché una
grammatica nel 1571.
Nuova
Spagna:
era il più antico dei quattro viceregni nei quali era diviso l'impero
spagnolo d'America. La denominazione per questo viceregno, istituito
ufficialmente nel 1535, fu usata per la prima volta da Carlo V nel 1521 per
designare i territori dell'impero azteco di Montezuma
conquistati da Cortés. Nel
periodo del suo massimo splendore la Nuova Spagna abbracciava tutto il Messico
compresa la California sino a nord di San Francisco, il New Mexico, il Texas e
la Florida. Da esso dipendevano inoltre i capitanati generali dell'Avana e del
Guatemala. Per parecchio tempo anche le Filippine dipesero amministrativamente
dal viceregno della Nuova Spagna. Il nome fu abolito nel 1821, quando il
Messico divenne indipendente.
Giovanni
Francesco Gemelli
Careri
(Radicena 1651 - Napoli 1725): fra il 1693 e il 1698 si dedicò a un lungo
viaggio, descritto in Giro intorno al
mondo (1699-1700).
Possiamo agevolmente dedurre che durante il XVI secolo pavo fu il termine più popolare in Messico per identificare il tacchino. Gómara si spinse oltre usando già gallipavo; lo stesso fece il frate Juan de Torquemada suo contemporaneo il quale, descrivendo la spedizione di Hernandez de Cordoba del 1517, parla di gallinas, tortolas, anades y gallipavos.
Nel 1653 Cobo scriveva che guajolote - corruzione dell’azteco huexolotl - significava [1] tacchino tanto in Europa quanto presso gli Indiani del Messico; gli Spagnoli lo chiamarono gallopavo al fine di abbracciare in un solo termine i due nomi col quale era identificato in differenti aree delle Indie Occidentali: taluni lo chiamavano gallina e gallo de la tierra, in altre parti era detto gallo e gallina de papada, in altre ancora pavo, mentre in Spagna si usava gallopavo al fine di distinguerlo da polli e pavoni.
A onor del vero ci fu qualcuno che, come Cortés , impiegò il termine gallinas per indicare esclusivamente il tacchino o qualche volatile molto simile al tacchino. Nel caso di Cortés, quando parla di gallinas non possiamo essere indotti in errore circa l’identificazione dell’animale, perché nella prima delle sue Cartas de relación a Carlo V, quella spedita da Veracruz il 10 luglio 1519, egli precisa che:
«Gli abitanti di questa terra, che vivono nel tratto compreso tra l’isola di Cozumel, il capo di Yucatán e il luogo dove noi siamo [...] si dedicano alla caccia e alla pesca, allevano molte gallinas, come quelle della Tierra Firme, che sono grandi come pavoni.»
Dopo aver fatto incatenare Montezuma e dopo essersi assicurato della sua volontà di servire Carlo V, Cortés lo pregò di mostrargli le miniere da cui gli Aztechi estraevano l’oro. Montezuma convocò alcuni suoi servitori: a gruppi di due e accompagnati dagli Spagnoli li incaricò di recarsi nelle quattro province in cui si estraeva l’oro.
Cortés, visto che le prospettive di arricchirsi erano buone, chiese a Montezuma di predisporre una serie di lavori nella provincia di Malinaltepeque [2] , la più adatta per un insediamento agricolo che doveva servire da appoggio per l’estrazione del metallo. L’impegno di Montezuma fu così diligente che in capo a due mesi vennero seminati granoturco, fagioli e cacao - i cui frutti e semi erano usati anche come moneta - e furono costruite quattro case molto solide. Così prosegue la relazione di Cortés contenuta nella seconda lettera per l’imperatore Carlo:
«In una di queste case, oltre agli alloggi c’era uno stagno con cinquecento anatre, assai stimate in questa terra per le loro piume; ogni anno le spennano e tessono con le piume le loro stoffe. C’erano inoltre più di millecinquecento gallinas e altri animali domestici, e questo per ricordare soltanto le cose di maggior rilievo, che gli Spagnoli avevano valutato intorno ai ventimila pesos d’oro.»
Lo stesso episodio è narrato in modo più
particolareggiato da Pietro Martire:
«All’esterno dell’edificio più grande furono costruite altre tre case, destinate ai servizi del palazzo, e delle grandi vasche d’acqua dolce adibite all’allevamento di pesci, uccelli acquatici e, soprattutto, oche in abbondanza. In una sola volta, infatti, gettarono nella vasca ben 500 di questi animali, le cui piume starebbero state utilizzate in primavera, quando quelle genti fanno mantelli dalle fogge più svariate. Vennero poi aggiunte delle oche da macello, altre da allevamento e 1500 di quelle galline che, come ho già riferito, sono di dimensioni maggiori e nulla possono invidiare ai nostri pavoni. Infine, vennero procurati tutti gli strumenti necessari alla coltivazione agricola e al lavoro dei campi.»
Il consumo di tacchini in Messico era elevatissimo: Montezuma per il suo seguito e per i suoi serragli - dove allevava anche uccelli rapaci per adornarsi di piume - ne faceva consumare più di mille al giorno.
[1] Guajolote in Messico significa ancor oggi tacchino. È una corruzione del nahuatl Huexolotl, composto da due vocaboli: huey = grande e xolotl = buffone. Forse perché il maschio di tacchino è sempre tronfio per tutto l’arco della giornata come un buffone? Questa è una mia illazione, non suffragata da fonti etimologiche. E guaje, contrazione di guajolote, in Messico, Honduras e Nicaragua significa stupido, tonto, mentre in Spagna significa preferibilmente bambino, ragazzo, giovincello.
[2] Malinaltepeque, oggi Malinaltepec, si trova nella Regione Nord dello Stato di Guerrero, la cui capitale è Chilpancingo. Anche Acapulco si trova in questo stato.