Vol. 2° -  XVII.3.

Le Anatre Bianco Neve

Il 17 luglio 1957 Robert Courrier presentò una nota all’Accademia delle Scienze di Parigi, frutto di un’esperienza dell’équipe del Professor Jacques Benoît, cui parteciparono il Padre Pierre Leroy e i signori Colette e Roger Vendrely.

Il titolo della nota era: Modificazioni dei caratteri razziali osservati su anatroccoli nati da anatre maschio e femmina di razza Pechino preventivamente sottoposte a iniezioni di acido desossiribonucleico di anatre Kaki. La stampa prese subito spunto dai risultati ottenuti per decretare la morte della genetica occidentale e il trionfo di quella comunista. In realtà l’annuncio delle modificazioni somatiche ottenute in Francia giungeva a proposito: era uno dei migliori rivitalizzanti per la languente genetica progressista gravemente mortificata dal recente crollo del suo maggiore esponente, l’Accademico Lysenko, diretto continuatore delle teorie miciuriniste, definito dalla stessa Pravda come un volgare intrigante. Le evidenti modificazioni determinate dall’inoculazione di un costituente nucleare estraneo nel soma di altri soggetti e il prolungamento di quest’azione mutante oltre le soglie livellatrici della riproduzione, si prestano come supporto all’ipotesi della trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti, punto chiave di divergenza tra genetica neo-mendeliana occidentale e miciurinista russa.

Le esperienze dell’équipe francese si servirono della ripetuta inoculazione per via intraperitoneale, a 12 anatroccoli di razza da carne Pechino, di DNA estratto dai nuclei cellulari di soggetti appartenenti alla razza da uova Kaki Campbell. Gli anatroccoli furono trattati col DNA a partire dall’8° giorno di vita e quando giunse il momento in cui il fenotipo morfologico transitorio dell’età giovanile era identico a quello definitivo, si notò che in 9 soggetti si erano sviluppati dei caratteri non presenti nella razza Pechino. Infatti il peso era inferiore del 40%, la posizione del tronco rispetto al suolo era del tutto simile a quella della Kaki, il colore del piumaggio era diverso e soprattutto diverso era il colore del becco, che in taluni era ardesia o che comunque non conteneva il giallo. Fatti riprodurre tra loro, generarono 26 soggetti vitali di cui il 70% presentava caratteri pigmentari diversi dai soggetti Pechino puri.

In biologia si dice che il trattamento con DNA Kaki ha dato origine a modificazioni di alcuni caratteri monogenici, cioè dovuti all’azione di un unico gene come è il caso del colore del becco, di caratteri oligogenici, cioè dovuti all’azione di pochi geni come per la colorazione del piumaggio, di caratteri poligenici quali peso e conformazione.

Naturalmente lo scalpore fu grande, in quanto fu intravista la possibilità di modificare per via biochimica i caratteri razziali. Sembrò una sorta di innesto effettuato nel regno animale, un incrocio senza incrocio che accorciava i tempi: non erano più necessari riproduttori della razza incrociante per 5-6 generazioni, quante sono in genere necessarie per ottenere dei risultati definitivi.

Non si trattava tuttavia del primo caso di modificazione dei caratteri razziali di un vertebrato ricorrendo alla via chimica: il Cavarra, alimentando per alcuni mesi delle quaglie comuni con carne, riuscì a far loro acquisire un piumaggio del tutto simile a quello della quaglia giapponese.

Affrontiamo il substrato teorico del problema, precisando cosa s’intende per ereditarietà dei caratteri acquisiti:  

Un carattere somatico si dice acquisito

quando si manifesta nell’organismo in seguito all’azione di una qualunque causa esterna
e non per effetto di alterazioni della normale espressione di geni o complessi genici.
Se questo carattere così acquisito dall’organismo per effetto di un’influenza esterna
ricompare senza limitazione di tempo nei discendenti,
allora si può dire che quel carattere acquisito è diventato ereditario.

 

Se un fatto del genere si verificasse, priverebbe automaticamente di ogni valore la teoria di Weismann della completa separazione e indipendenza tra soma e germen. Secondo questa teoria, che è uno dei pilastri su cui finora si è fondata la moderna genetica occidentale, l’organismo è costituito da un involucro mutevole e mortale, il soma, che serve esclusivamente da sostegno, da scrigno protettivo del germen o plasma germinativo rappresentato dalle cellule sessuali, teoricamente immortale e immutabile, cui è devoluta la trasmissione continua da una generazione all’altra del patrimonio ereditario specifico.

In base alla netta separazione tra le due entità, risulta impossibile qualsiasi influenza del soma sul germen, per cui si esclude la possibilità di ereditare i caratteri acquisiti che, per essere ereditati, dovrebbero modificare il plasma germinativo.

Vediamo di analizzare l’esperienza dell’équipe francese:

q  possibile mancanza di un’assoluta purezza genetica dei soggetti utilizzati

q  Pechino e Kaki hanno una certa affinità genetica e quindi non si può escludere che i nuovi caratteri siano il risultato di un fenomeno di eredità ancestrale

q  le modificazioni riscontrate nel 70% dei 26 neonati riguardano esclusivamente caratteri pigmentari che nelle anatre, come nei volatili in genere, sono transitori e variabili nell’età giovanile e si definiscono solo all’approssimarsi dell’età adulta

q  ammettendo che i nuovi caratteri riscontrati negli anatroccoli siano il risultato del DNA iniettato ai genitori, è possibile si sia verificato un processo di induzione parallela: la sostanza introdotta nei genitori avrebbe determinato contemporaneamente modificazioni nel soma e nel germen e tali variazioni risulterebbero ereditarie; non si tratterebbe però di ereditarietà, di trasferimento di caratteri nel germen, bensì della concomitante azione sia sul soma che sul germen

q  ammesso che si tratti di un’effettiva trasmissione di caratteri nuovi, può essersi verificata una vera e propria mutazione, ed è possibile che il DNA possegga un’azione mutagena, anche se incontrollata, come succede per tutti i mutageni finora noti; saremmo però sempre nel campo della genetica classica e non miciurinista

q  l’uso del DNA come sostanza induttrice lascia intravedere la possibilità di una mutazione di nuovo conio, una mutazione che non riguarda né il numero né l’ordinamento dei cromosomi, né la loro integrità, né la struttura e le proprietà di geni isolati, bensì una diversa concentrazione del materiale genico negli elementi sessuali. Il DNA, pur avendo come sede i cromosomi, può trovarsi con l’RNA nel citoplasma delle cellule sessuali; recenti ricerche dimostrerebbero che il DNA può in qualche modo penetrare all’interno dell’uovo. Per cui le modificazioni indotte dai Francesi potrebbero benissimo essere dovute a un cambiamento della concentrazione del materiale attivo nei plasmagèni o comunque del materiale citologico responsabile del fenomeno ammesso dalla moderna genetica, che va sotto il nome di ereditarietà citoplasmatica.

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 avanti 



August Weismann (Francoforte sul Meno 1834 - Friburgo in Bresgovia 1914): prima medico, fu poi professore di zoologia all’Università di Friburgo. Evoluzionista convinto, divenne capo della scuola dei neodarwinisti, che dà massimo valore alla selezione naturale e nega l’ereditarietà dei caratteri acquisiti.