Vol. 2° -  XVIII.4.3.

Gli interferoni

La scoperta dell’interferone è scaturita da due decenni di ricerca dedicata al fenomeno dell’interferenza virale, culminata nel 1957, quando Isaacs e Lindenmann dimostrarono che le cellule infettate da virus producono un fattore solubile, capace di indurre uno stato antivirale nelle cellule non infettate.

Il potenziale di tale scoperta venne compreso rapidamente, e la prima dimostrazione pubblica della produzione e dell’azione dell’interferone ebbe luogo durante la riunione della Royal Society di Londra verso la metà di maggio 1985. In un rapporto relativo a tale dimostrazione vennero formulati due commenti interessanti: il suo interesse pratico risiede nella semplicità della produzione e sarà necessario acquisire una gran quantità di lavori di ricerca prima di poter chiarire se possiede un valore pratico in medicina.

L’interferone non fu prodotto facilmente: infatti è stato necessario attendere lo sviluppo delle tecnologie per le colture cellulari di massa e l’arrivo dell’ingegneria genetica prima di poter risolvere definitivamente i problemi di approvvigionamento. La ricerca sull’interferone crebbe in modo esponenziale tra il 1960 e il 1990: attualmente sono disponibili ogni anno oltre 1200 pubblicazioni scientifiche e mediche, e il valore pratico dell’interferone in campo terapeutico è fuori discussione.

Classificazione degli interferoni umani

fino al 1980

attuale

cellule produttrici

sottotipi

cromosoma

geni

tipo I

a

leucociti

>15

9

23

tipo II

b

fibroblasti

2

9

1

tipo III

g

linfociti T

1

12

1

Inizialmente la classificazione si basava sui dati di stabilità e riconosceva due soli tipi di interferone. Più tardi venne introdotta una classificazione basata sul tipo di cellula produttrice e gli interferoni furono riclassificati come leucocitari, fibroblastici e immuni. Oggi questi tipi vengono definiti interferoni a, b e g. Sono il prodotto di una famiglia multigenica. Mentre esiste un singolo gene per ciascuno degli interferoni b e g, ci sono almeno 23 geni diversi per l’interferone a, raggruppati sul cromosoma 9, i quali codificano per almeno 15 proteine funzionali. Eccezion fatta per due casi, gli interferoni a disponibili in commercio sono prodotti ricombinanti, sintetizzati da batteri manipolati per mezzo dell’ingegneria genetica.

4.3.a. Proprietà biologiche degli interferoni

Interferoni a ricombinanti: attività antivirale, induzione della differenziazione di cellule progenitrici midollari, attività antiproliferativa (impiegato come farmaco d’elezione nella terapia antiproliferativa della tricoleucemia [1] ).

Interferone b ricombinante: la forma ricombinante è simile a quella naturale sia per l’attività specifica che per lo spettro d’attività antivirale, antiproliferativa e per le proprietà immunomodulanti.

Interferone g ricombinante: la molecola ricombinante conserva l’attività biologica di quella naturale, riassumibile in 3 effetti principali: antiproliferativo, immunomodulante, antivirale.

 sommario 

 avanti 



[1] La tricoleucemia non è altro che la leucemia a cellule capellute o reticoloendoteliosi leucemica.