Lessico


Acari
   Scabbia
  Acaro rosso del pollo

Acaro deriva dal greco ákari, vermicello. Superordine di Artropodi Chelicerati appartenenti alla classe Aracnidi, parassiti di animali, vegetali e sostanze organiche, comprendenti circa 30.000 specie. Sono invertebrati di piccole dimensioni, che misurano in genere da alcune decine di micron ad alcuni millimetri. Il loro corpo, solitamente tondeggiante od ovale, più raramente vermiforme, non è segmentato e può venir suddiviso in tre regioni. La prima, gnatosoma, reca due paia di appendici boccali: i cheliceri e i massillipedi o pedipalpi. Segue il podosoma, ulteriormente suddivisibile in propodosoma, che reca il primo e il secondo paio di zampe, e in metapodosoma, recante il terzo e il quarto. Viene infine la terza regione, detta ipostosoma, priva di appendici. L'apparato buccale è pungente.

Sarcoptes scabiei - Acaro della scabbia

L'acaro della scabbia (Sarcoptes scabiei - dal latino scabere, grattare) è parassita umano. Il maschio, che misura 0,2 mm, resta sulla superficie cutanea, mentre la femmina, che misura 0,4 mm, scava gallerie lunghe fino a 2,5 cm nello spessore dell'epidermide, dove deposita da 20 a 40 uova e poi muore. In circa sei settimane dalle uova si originano animali adulti, già in grado di riprodursi. La fecondità del Sarcoptes scabiei è altissima: in pochi mesi può dar vita a sei generazioni (un milione e mezzo di individui). La scabbia è molto contagiosa e si trasmette tra persone che si trovano a stretto contatto o mediante lo scambio di indumenti. Essa è caratterizzata da intenso prurito, che si intensifica di notte, a causa delle attività prevalentemente notturne degli acari; ciò può determinare lesioni da grattamento che, a loro volte, possono diventare la sede di un'infezione batterica secondaria. Il trattamento della scabbia viene effettuato mediante pomate a base di zolfo che devono essere applicate localmente, dopo avere aperto le gallerie in cui si annidano i parassiti mediante un vigoroso frizionamento della cute.

Acarus siro - Acaro della farina

L'acaro della farina (Acarus siro - verosimilmente dal greco σιρός, silo oppure deposito sotterraneo, in latino sirus, granaio sotterraneo) si nutre anche di particelle di polvere e costituisce, in genere, meno del 10% della popolazione acaridica totale delle polveri domestiche. Di per sé non è pericoloso, ma i suoi escrementi possono provocare asma o altre manifestazioni allergiche nei soggetti predisposti. Che la polvere di casa contenesse allergeni che causano l'asma fu suggerito per la prima volta nel 1921. Tuttavia, la relazione fra acari e allergia alla polvere di casa venne stabilita in modo definitivo solo nel periodo dal 1962 al 1969 grazie agli studi di Voorhorst, Spieksma-Boezeman M.I.A. e Spieksman F.Th.M. Gli acari si sviluppano in quei luoghi della casa che forniscono loro una sorgente di cibo e riparo, come i tappeti e i materassi. La struttura fibrosa e cellulare di questi ambienti permette agli acari di accumulare acqua e ridurne le perdite.

Tiroglyphus casei – Acaro del formaggio

L'acaro del formaggio (Tiroglyphus casei) si sviluppa nel formaggio accelerandone la fermentazione con la diffusione di muffe. L'acaro del grano o acaro urticante (Pediculoides ventricosus o Pyemotes tritici), dall'accentuato dimorfismo sessuale, vive a spese di larve, in particolare della tignola del grano.

Pediculoides ventricosus o Pyemotes tritici - Acaro del grano

Dermanyssus gallinae – Acaro rosso

L'acaro delle galline (Dermanyssus gallinae) dal colore biancastro, ma rosso quando ha succhiato sangue, è un parassita dei volatili da cortile e di tutti gli uccelli, in alcuni casi anche dei Mammiferi. È impropriamente conosciuto col nome comune di pidocchio rosso. Se non hanno succhiato sangue, il maschio è lungo 0,6 mm e la femmina 0,75 mm, per arrivare a 2 mm dopo l'emosuzione.

Acariasi dermanissica

da Patologia Aviare di Giampaolo Asdrubali

Pitagora Editrice - Bologna - 1986

Femmina di Dermanyssus gallinae con uova

È senza dubbio la più diffusa infestione, provocata dal Dermanyssus gallinae: si tratta di un acarino mesostigmato, impropriamente conosciuto col nome comune di “pidocchio rosso”, che colpisce indifferentemente tutti gli uccelli. Piccolissimo, è caratterizzato da una intensissima attività ematofagica e da notevole brevità del ciclo biologico, aspetti questi che ne giustificano la elevata dannosità e la sensibile capacità invasiva. I dermanissidi prendono rapporto diretto con i volatili solo per nutrirsi, rintanandosi poi negli interstizi dei pollai, nei punti di inserzione delle attrezzature avicole, in qualsiasi anfrattuosità, sotto i posatoi, nella lettiera, nei nidi delle ovaiole, ecc., luoghi questi in cui si riproducono intensamente (per una nuova generazione basta anche meno di una settimana!) pullulando facilmente anche in enormi quantità.

L’aggressione ai volatili avviene prevalentemente di notte e il ciclo è favorito dalla temperatura elevata della buona stagione; tuttavia, negli allevamenti intensivi le condizioni ambientali favoriscono l’infestione in qualsiasi periodo dell’anno. In questi, tale forma di acariasi può raggiungere punte veramente incredibili, in modo particolare negli allevamenti di galline ovaiole, senza particolari differenze tra allevamenti a terra e in batteria.

Gli animali colpiti dall’infestione appaiono anemici, dimagriti, talora in preda a fatti eccitativi, spesso con perdita delle penne: diminuisce il tasso di incremento ponderale, mentre aumenta la mortalità aspecifica. Osservazioni accurate in allevamenti sottoposti a controllo sistematico della produzione hanno consentito di verificare una diminuzione dell’ovodeposizione mediamente del 10-1 5%. Nelle uova da riproduzione si è avuto un aumento della mortalità embrionale precoce o tardiva e della mortalità neonatale oscillante tra ii 10 e il 40%, mentre nelle uova da consumo si è osservato un calo di per sé modesto (mediamente non più di 2 grammi per uovo), ma sufficiente a declassare a categoria di peso inferiore un'elevata percentuale di uova.

Identificare l’infestione non è difficile: si può dire che la diagnosi si fa nell’ambiente, andando ad osservare la presenza dei parassiti e a valutare la loro quantità nei tipici luoghi ove, come detto, pullulano più facilmente. È importante notare che l’infestione è più grave quando per la costruzione dei ricoveri si ricorre a materiale poroso come il tufo, quando la fossa delle feci non viene svuotata tra un ciclo e l’altro e la lettiera è mal tenuta, quando la temperatura ambiente è troppo elevata e l’aria stagnante, quando, infine, non si procede a pulizia e disinfestazione accurate tra un ciclo e l’altro. Da notare che i dermanissidi possono sopravvivere digiuni per mesi; elevatissima anche la resistenza delle boro uova.

È possibile rinvenire nel pollame un altro acaro, rnolto simile al Dermanyssus gallinae e spesso confuso con esso. Si tratta dell'Ornithonyssus sylviarum (Macronissidae) che, al contrario del Dermanyssus gallinae, compie il suo ciclo, di circa una settimana, interamente sull’animale, succhiandone il sangue sia di giorno che di notte. L’acaro non si nutre nei primi stadi di larva e deutoninfa, ma punge gli animali solo allo stadio di tritoninfa e adulto. Si localizza preferenzialmente sulle penne già formate e colpisce maggiormente i soggetti adulti, provocando anemia e calo di produzione con danni simili a quelli prodotti dall’acariasi dermanissica.

Lesione da Dermanyssus gallinae sull'avambraccio