Lessico


Danesi

La Danimarca è un Paese di antico insediamento umano. Tra le più caratteristiche e cospicue tracce della presenza dell'uomo in età preistorica sono i cosiddetti kjøkkenmøddinger (rifiuti di cucina), cumuli di avanzi di pasti che risalgono al primo Neolitico e che si riferiscono a popolazioni di pescatori. Nel Neolitico, con l'affermazione dell'agricoltura, si ebbe il primo sfruttamento di un territorio relativamente favorevole alle colture, specie cerealicole.

All'epoca romana la Danimarca presentava una popolazione agricola ben organizzata in villaggi, rimasti, anche successivamente, come perni della geografia umana del Paese. Con l'espansione vichinga furono invece valorizzate le coste e nel Medioevo Copenaghen, Århus, Ålborg erano già attivi centri commerciali. Fino a tutto il sec. XVIII tuttavia la popolazione non fu mai molto elevata e l'organizzazione territoriale era fissata su pochi centri sulla base di un regime politico e sociale rimasto di tipo feudale, in mano cioè a un'aristocrazia terriera, sempre più in contrasto con la borghesia mercantile delle città portuali.

Nel 1781 venne promulgata una legge con la quale si ebbe il primo affrancamento delle terre agricole: ne conseguirono la rottura della tradizionale organizzazione fondata sui villaggi compatti e la nascita di tante fattorie sparse nella campagna. Ancor oggi l'insediamento si caratterizza, in Danimarca, per la grande diffusione delle fattorie isolate, fattorie che sono piuttosto fitte data l'alta percentuale delle piccole e medie proprietà.

La prospera economia e l'elevato livello di vita sono stati alla base dei notevoli incrementi demografici registrati dal Paese a partire dagli inizi del secolo XIX, quando esso aveva poco più di 900.000 abitanti. Agli inizi del XX secolo i Danesi erano già 2,5 milioni, nel 1925 poco più di 3,4 milioni, nel 1951 ca. 4,3 milioni. Nel corso degli ultimi decenni, invece, la dinamica demografica è stata caratterizzata da un lentissimo incremento della popolazione, avvenuto tra un alternarsi di piccoli cali e leggere riprese.

L’individualità della Danimarca, anche dal punto di vista territoriale, è ben definita. Il confine terrestre, con la Germania, fu stabilito nel 1920 con un plebiscito che assegnò alla Danimarca lo Slesvig Settentrionale (Schleswig); ma esso corrisponde sostanzialmente al limite del regno dei Dani, cioè al Danevirk (vallo dei Dani), costruito dagli antichi re come linea difensiva contro l'espansionismo di Carlo Magno.

In linguistica, il danese è una lingua germanica del gruppo settentrionale, oggi parlata in Danimarca, un tempo anche nello Schleswig (dove ancora esiste una minoranza danese in territorio tedesco) e nella Svezia sud-occidentale (province di Halland, Scania e Blekinge che conservano dialetti danesi).

La preistoria e la protostoria del danese sono comuni a quelle delle altre lingue germaniche settentrionali (svedese, norvegese e islandese): è la fase dell'antico nordico (il gruppo delle lingue germaniche settentrionali che comprende l'islandese, il norvegese, il danese e il färingio, dal 1948 lingua ufficiale delle isole Fær Øer accanto al danese).

Dallo scandinavo orientale si diversificano successivamente il danese antico e lo svedese antico che si distinguono per alcune caratteristiche: dopo la vocale, k, p, t diventano g, b, d in danese antico (danese ant. agael, viaggiare; svedese ant. aka); inoltre si ha la perdita della desinenza di nominativo in -r (danese ant. kalf, vitello; svedese ant. kalver).

Nel periodo vichingo i Danesi penetrarono in Gran Bretagna e influenzarono profondamente l'anglosassone. Il danese si diffuse con notevole fortuna anche in Norvegia (dal 1397 politicamente unita alla Danimarca) dove divenne ben presto la lingua colta di tutto il Paese, almeno fino al 1814, quando la Norvegia riconquistò la sua indipendenza.

Verso la fine del Medioevo anche la Svezia, e successivamente l'Islanda, subirono l'influsso linguistico della Danimarca. Nel corso della sua evoluzione anche il danese fu però esposto all'influsso linguistico e culturale di altre tradizioni, in particolare di quelle tedesca, latina e francese. L'attuale lingua letteraria si è formata ispirandosi essenzialmente al dialetto dell'isola di Sjælland e in particolare a quello della capitale, Copenaghen, che si trova su quest'isola.

Prima del sec. IX dC si hanno poche notizie della popolazione tribale dei Dani. Il primo re di cui si hanno notizie storicamente accertate è Goffredo, che riuscì a fermare la pressione espansionistica di Carlo Magno. Goffredo fu però ucciso da una congiura di soldati e il suo successore venne a patti con l'imperatore dei Franchi e stabilì il confine meridionale del Paese al corso del fiume Eider, rafforzato con la costruzione del Danevirk (o Vallo dei Dani).

Aroldo Klatz, divenuto re, ma spodestato dai figli di Goffredo, ottenne da Ludovico il Pio l'aiuto a ritornare sul trono; egli dovette però farsi battezzare (826) e permettere che il monaco benedettino Anscario organizzasse delle missioni per convertire il popolo danese. Ad Aroldo I succedette Gorm il Vecchio e a questi il figlio Aroldo II, che proibì i riti pagani a tutto vantaggio della religione cattolica. Abile guerriero, conquistò la Norvegia e l'Holstein e alla sua morte (ca. 985) il figlio Svend, detto “Barba Forcuta”, occupò l'Inghilterra (1013) e il suo successore, Canuto il Grande, riunì le corone di Danimarca, Inghilterra e poi Norvegia: l'unione delle ultime due fu di breve durata poiché si dissolse nel 1042.

Sovrano di Danimarca e Norvegia divenne poi Magnus il Buono, norvegese e figlio di Olaf il Santo. Nel 1047 la Danimarca riebbe un proprio re: Svend Estridsön, nipote di Canuto il Grande, alla cui morte succedette un periodo di guerre civili sotto Aroldo Hén, Canuto il Santo, Olaf Hunger, Erik Ejegod, Niels, Magnus ed Erik Emune, conclusosi con l'ascesa al trono di Valdemaro I (1157-82). Questi, iniziatore in tutti i campi di un'era di progresso, sotto la guida del suo consigliere Absalon di Roskilde, arcivescovo di Lund, conquistò ai Vendi l'isola di Rügen e parte della Pomerania e del Meclemburgo.

Valdemaro II, detto il Vittorioso (1202-1241), conquistò l'Estonia (1219) e il territorio tra l'Eider e l'Elba: fatto prigioniero (1223) da un suo vassallo, il conte Enrico di Schwerin, e poi sconfitto da Federico II a Bornhöeved (1227), dovette però cedere buona parte delle sue conquiste. All'interno Valdemaro riorganizzò l'esercito e l'amministrazione su basi centralizzate dando un nuovo impulso economico al Paese. Intanto anche la Chiesa mirava a raggiungere sempre maggiore indipendenza e il successore Erik IV (1232-50) giunse a imprigionare l'arcivescovo Jakob Erlands, principale esponente delle istanze del clero.

Nel 1282 Erik V fu costretto dai nobili e dalla Chiesa a sottoscrivere una Magna Charta, con cui rendeva annuali le diete e divideva col Parlamento i poteri legislativi. I suoi successori si impegnarono in guerre contro la Svezia, la Norvegia e la Lega Anseatica per l'egemonia nel Baltico, guerre che cessarono con Valdemaro IV Atterdag (1340-75), che firmò nel 1370 l'onerosa Pace di Stralsund. Alla morte di questi la figlia Margherita, che era stata reggente in Danimarca durante la minorità del figlio Olaf e reggente in Norvegia dopo la morte (1380) del marito, re Haakon VI di Norvegia, divenne, alla scomparsa del figlio Olaf (1387), regina di Danimarca e Norvegia.

Sconfitto il re di Svezia nella battaglia di Falen (1389), nel 1397 Margherita costituì l'Unione di Kalmar con i tre regni di Danimarca, Norvegia e Svezia. Scontenti della politica che il nuovo sovrano Erik VII conduceva contro la Lega Anseatica, gli Svedesi si staccarono dall'Unione già nel 1434 e ribadirono successivamente la loro indipendenza sotto i sovrani Cristiano I diOldemburgo (1448-81), capostipite dell'attuale dinastia, e Hans d'Oldemburgo (1481-1513).

Con Cristiano II (1513-23) l'Unione di Kalmar, già provata dalle rivendicazioni svedesi, fu gravemente compromessa. Nel 1520 il bagno di sangue che lo stesso re danese ordinò a Stoccolma, trucidando i seguaci di Sten Sture, non poté arrestare la decadenza del dominio danese poiché la Svezia elesse re Gustavo Vasa ottenendo l'indipendenza. Il nuovo sovrano Federico I (1523-33), salito al trono in un momento di contrasti religiosi e sociali, permise la penetrazione nel Paese della Riforma luterana, che divenne religione di Stato nel 1536 con Cristiano III (1534-59).

Nel frattempo prendeva sempre più forza la nobiltà, la stessa che aveva voluto al trono Cristiano III e che aveva spinto poi Federico II e Cristiano IV a tentare inutili e controproducenti guerre contro la Svezia. La partecipazione alla guerra dei Trent'anni si risolse in un disastro per la Danimarca. Il Trattato di Brömsebro del 1645 dettò condizioni del tutto sfavorevoli per le quali la Danimarca venne a perdere l'egemonia nel nord. Le disastrose conseguenze della guerra e lo strapotere dell'aristocrazia agraria imponevano il riassestamento delle finanze e dell'amministrazione pubblica voluto anche dal clero e dalla borghesia.

La prima mossa contro la nobiltà venne da Federico III (1648-70) che il 13 ottobre 1660 proclamava l'ereditarietà della corona e nel 1665 la legge (Regia) che sanzionava l'instaurazione della monarchia assoluta di diritto divino con conseguente accentramento dei supremi poteri nelle mani del sovrano. Dopo di lui Cristiano V e Federico IV si impegnarono in nuove guerre contro la Svezia (1675-79) e poi nella guerra nordica (1700-20), che terminò con l'incorporazione dello Schleswig nel regno danese.

La seconda metà del Settecento fu caratterizzata dall'influenza esercitata dai consiglieri tedeschi tra i quali primeggiava la figura di J. F. Struensee. Politico illuminato, Struensee si impegnò in un programma di ardite riforme ma cadde vittima della reazione xenofoba provocata dalla nascente coscienza nazionale danese. La sua morte favorì la reazione liberale, che riuscì a realizzare in un clima tipicamente illuminista una serie di misure per le quali fu liquidato il protezionismo, vennero aboliti i vecchi privilegi nell'agricoltura, dati nuovi impulsi all'economia, fu abolito il commercio degli schiavi nelle colonie, si ebbe l'emancipazione degli Ebrei. Coinvolta nelle guerre napoleoniche, la Danimarca si alleò alla Francia ma andò incontro a una grave sconfitta sanzionata dalla Pace di Kiel (1814), per la quale dovette cedere la Norvegia alla Svezia ottenendo dalla Germania la Pomerania che fu scambiata l'anno successivo con il Lauenburg.