Lessico


Eracle o Ercole

Ercole Farnese
Museo Archeologico Nazionale - Napoli

Ercole per i Romani era il greco Eracle, il più grande eroe greco, figlio di Zeus e di Alcmena, nato a Tebe. Zeus aveva promesso ad Alcmena che il primo dei discendenti di Perseo che fosse nato avrebbe dominato su tutta la sua stirpe. Ma la dea Era o Giunone, gelosa di Alcmena, fece in modo che nascesse prima di Eracle un altro Perseide, Euristeo.

In seguito Alcmena generò Eracle, figlio di Zeus, e Ificle, figlio di Anfitrione. Era, accecata dall’odio e dalla gelosia, mandò due serpenti a uccidere i bambini nella culla. Eracle però, benché infante, era dotato di una straordinaria forza e riuscì a strozzare i rettili con le manine. Il futuro eroe fu allevato da Anfitrione come un figlio e ricevette l’educazione accurata dei principi.

Ercole strangola i serpenti
Pompei - Casa dei Vettii - Sala Oecus Piccola

Lino, fratello di Orfeo, gli insegnò la musica, Eumolpo il canto, Eurito il tiro con l’arco e il centauro Chirone le scienze. Il ragazzo cresceva, oltre che forte, anche impulsivo e irascibile e un giorno uccise con la lira il maestro Lino che lo aveva redarguito. Perciò Anfitrione, spaventato dalla violenza del giovane, lo mandò a pascolare le greggi sul monte Citerone, dove Eracle uccise un leone, con la cui pelle si fece una veste.

Un giorno l’eroe si trovava a un bivio, incerto sulla strada da prendere, quando gli si presentarono due donne. Una di esse, la Mollezza, gli indicò la via che portava al piacere, l’altra, la Virtù, la via che gli avrebbe portato sacrifici e fatiche, ma lo avrebbe condotto alla gloria. Eracle scelse, senza esitare, quest’ultima strada.

In quel periodo Tebe era costretta a pagare un tributo di cento buoi a Ergino. Eracle, che si stava recando a Tebe, aggredì e mutilò gli schiavi mandati dal loro re a riscuotere il tributo, liberando il Paese da quella vessazione. Creonte, re di Tebe, in segno di gratitudine, lo accolse alla sua corte e gli diede in sposa la propria figlia Megara.

Ercole e l'Idra
Antonio Pollaiolo alias Antonio Benci (Firenze ca. 1431 - Roma 1498)
tavoletta facsimile circa 1460 - Uffizi – Firenze

Ma poiché per volere di Zeus Eracle doveva essere sottomesso a Euristeo, costui, quando seppe del potere e della gloria ottenuti dal suo rivale, gli ordinò di andare subito a Micene per entrare al suo servizio. Eracle si rifiutò di ubbidire, ed Era, per punirlo, lo fece impazzire al punto che l’eroe uccise, senza rendersene conto, la moglie Megara e i loro figli.

Rinsavito grazie all’elleboro, Eracle si recò a consultare l’oracolo di Delfi per chiedere come espiare l’atroce delitto. L’oracolo allora gli impose di recarsi a Tirinto e di sottoporsi a qualsiasi ordine gli fosse stato impartito da Euristeo. Questi gli impose di cimentarsi in imprese pericolose e quasi impossibili da realizzare, note come le Dodici fatiche. Eracle si gettò anche su una pira, ma Zeus provò pietà per l’eroe e scese, fra tuoni e fulmini, a prenderlo per portarlo nell’Olimpo, dove divenne immortale e sposò Ebe.

Ercole e il servo Lica - 1816 
Antonio Canova (Possagno TV 1757 - Venezia 1822)
Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna 

Lica recò a Eracle - innamorato di Iole - da parte della gelosa moglie Deianira la famosa tunica intrisa nel sangue avvelenato del centauro Nesso. Poiché, dopo averla indossata, Eracle si sentì ardere in tutto il corpo, sfogò il suo furore contro Lica, che gettò in mare. Gli dei lo trasformarono in uno scoglio dalla forma umana (scoglio di Lica).

I Romani identificarono Eracle con Ercole, una divinità benefica a cui furono dedicati molti templi, che proteggeva gli agricoltori e i lavori dei campi. I Romani facevano risalire la presenza di Ercole in Italia ai tempi di Evandro, quando l’eroe, reduce dalla decima fatica e dalla cattura dei buoi di Gerione, incontrò sul Palatino il re dei Latini.

Ercole - scultura romana
Louvre - Parigi