Lessico


Favismo

È il medico inglese Gerald Hart a mettere in evidenza che per Pitagora e i sui seguaci il divieto di cibarsi di fave aveva dei precisi risvolti profilattici che solo la medicina moderna ha potuto chiarire. Il brano che segue è tratto dal suo pregevole lavoro Descriptions of blood and blood disorders before the advent of laboratory studies (British Journal of Haematology, 2001, 115, 719-728):

Pythagoras and favism - Pythagoras was a polymath who established his school at the Dorian colony of Croton in Southern Italy ≈ 529 BC. He believed that illness was the result of an imbalance between body and soul. Diet and music created a favourable disposition but gluttony adversely effected harmony and health. He and his followers adopted strict dietary regimens for the maintenance of health and they specifically forbade the eating of beans. Today, residents of this same area of Southern Italy have the highest incidence of Mediterranean-type G6PD enzyme deficiency. It is probable that this genetic trait was present in ancient times and Pythagoras witnessed attacks of explosive haemolytic anaemia occurring in local residents who had ingested fava beans. Unfortunately, no written clinical descriptions survive. This dietary observation probably influenced followers of the Cult of Demeter (goddess of the harvest) to restrict the eating of beans.

Ma Pitagora, quando era un gallo, le fave le mangiava, eccome, in quanto rappresentavano un cibo buono per gli uccelli. Ce lo racconta Luciano nel suo dialogo Il sogno ovvero il gallo - Óneiros ë alektryøn, 4-5:

gallo Hai sentito parlare di un certo Pitagora figlio di Mnesarco, di Samo?

micillo Intendi il sofista, l’esaltato che aveva fatto la regola di non assaggiare la carne e di non mangiare le fave (eliminando così dalla tavola un cibo che a me piace moltissimo), e poi ancora convinceva la gente a non parlare per cinque anni?

gallo Allora sappi che costui prima di essere Pitagora era Euforbo.

micillo Un imbroglione, esperto di trucchi, o gallo, così si dice.

gallo Ecco, io sono proprio quel Pitagora. Per cui smettila, brav’uomo, di insultarmi, tanto più che non sai come mi comportavo.

micillo Questo poi è un prodigio molto più grande dell’altro, un gallo filosofo! Ma dimmi lo stesso, figlio di Mnesarco, com’è che da uomo sei diventato volatile, e la tua patria da Samo è passata a Tanagra? Perché non sono discorsi convincenti o molto facili a credersi, tanto più che mi pare di avere rilevato in te già due elementi assolutamente estranei a Pitagora.

gallo Quali?

micillo Uno, che sei loquace e hai un urlo possente, mentre mi pare che Pitagora raccomandasse cinque anni interi di silenzio. Il secondo poi è un’evidente infrazione alla regola: ieri — come sai — non avendo altro da portarti da mangiare, sono venuto con delle fave, e tu le hai prese senza indugio. Da cui consegue necessariamente che, o hai mentito e sei un altro, oppure che sei Pitagora e hai violato la legge, e mangiando le fave hai commesso un crimine altrettanto grave che se avessi divorato la testa di tuo padre.

5 - gallo Perché tu non conosci, Micillo, qual è la ragione di ciò, né cos’è che si conviene a ciascuna vita. Effettivamente a quel tempo io non mangiavo le fave: ero filosofo. Ora invece le mangerei, perché è un alimento buono per i volatili, a noi non interdetto. Ma, se ci tieni, allora ascolta com’è che prima ero Pitagora e adesso sono così, e quante vite passate ho già alle spalle, e cosa ci ho guadagnato da ciascuna nel loro succedersi.

Il favismo - detto anche anemia primaverile di Baghdad - è una malattia congenita del sangue che colpisce soggetti i cui globuli rossi sono carenti dell'enzima glucosio-6-fosfato-deidrogenasi, la cui presenza è essenziale per la vitalità degli eritrociti e, in particolare, per i processi ossido-riduttivi che in essi si svolgono. Il favismo è caratterizzato da gravi crisi emolitiche con febbre, emoglobinuria, ittero, anemia grave, che si manifestano in seguito a ingestione di fave, di piselli, di Verbena hybrida (originaria del Brasile e molto coltivata a scopo decorativo) e di varie droghe vegetali. Crisi emolitiche sono pure scatenate dalla somministrazione di svariati farmaci, quali primachina, sulfamidici, salicilici, chinidina, menadione, ecc. È stato recentemente accertato che tali farmaci, come pure alcune sostanze contenute nelle fave e negli altri vegetali succitati, inibiscono l'attività della glucosio-6-fosfato-deidrogenasi eritrocitaria, impoverendo ulteriormente i globuli rossi che sono già carenti dell'enzima. Il favismo è un'anomalia ereditaria trasmessa da un gene situato nel cromosoma sessuale X. È diffuso soprattutto in Africa (nei Bantu raggiunge una frequenza del 20%) ma si riscontra spesso anche nelle popolazioni dell'Asia meridionale e del bacino mediterraneo, dove in alcune zone (Grecia, Sardegna) raggiunge una frequenza variabile dal 4 al 30%. Tali altissime frequenze dipendono dal fatto che la malattia, come altri difetti ereditari di proteine intraeritrocitarie, conferisce una parziale resistenza alla malaria, risultando in definitiva un vantaggio selettivo per l'individuo eterozigote che viva in un'area di endemia malarica.

Per i dati storici ed epidemiologici è assai interessante il seguente articolo apparso il 17-4-2003 in www.sicurezzaonline.it:

A Pasquetta lontani da fave e aspirine! - Il Lunedì dell’Angelo è giornata di scampagnate e di pranzi al sacco, a base anche di gustose fave e pecorino. Non tutti però possono permetterselo. Per mangiare le fave o andare in un campo dove questo vegetale è coltivato bisogna essere certi di non soffrire di favismo. Di cosa si tratta?

Il termine favismo nasce nell’Italia meridionale da Giovanni Montano medico di Lavello, un paese in provincia di Potenza. “Con questa parola - spiega Antonio Tagarelli, ricercatore all’Istituto di Scienze Neurologiche (ISN) di Cosenza - viene descritta una sintomatologia ematologica caratterizzata da una crisi emolitica acuta dovuta a elementi esterni come l’ingestione di fave, l’inalazione dei fiori di queste e alcune sostanze ossidanti di tipo farmacologico come l’aspirina, il chinino e la primachina (una sorta di chinino sintetico). L’incompatibilità di alcuni soggetti con le fave e con gli elementi farmacologici ossidanti, è dovuta alla carenza di un preciso enzima, la glucosio-6-fosfato-deidrogenasi (G6FD), presente in tutte le cellule dell’organismo. La G6FD appartiene alla catena degli enzimi che servono a metabolizzare gli zuccheri. Se chi ne ha carenza entra in contatto con fave e simili - anche solo tramite l’olfatto - subisce una rottura del globulo rosso con una reazione istantanea: urina scurissima e forte pallore. Senza una trasfusione immediata il decesso è sicuro”.

Come prevenzione viene fornita ai soggetti a rischio una cartella con la lista di tutti i farmaci ossidanti a rischio e certe fave. In una ricerca condotta da Tagarelli sul favismo nella provincia di Cosenza, è emerso che nella città calabrese la frequenza media di favismo (1,24% ottenuta da uno studio condotto su 17.926 studenti maschi della scuola media secondaria provenienti da 135 comuni) è la più elevata d’Italia. Inoltre, la percentuale di favismo al sud è più alta che non al nord. Le cause risalgono alla colonizzazione greca dell’VIII-VI sec. aC, e alcuni studi di genetica molecolare hanno confermato quest’origine del fenotipo fabico. Viene poi attribuita alla malaria la selezione positiva dei soggetti affetti da favismo, “tramandatosi” fino ai giorni nostri. (Autore: Alessandra Pugliese - Fonte: Antonio Tagarelli, Istituto di Scienze Neurologiche del CNR, Cosenza)

Una ricerca dell'Università di Sassari afferma che molti sardi ultracentenari hanno in comune la mancanza della G6PD. In Sardegna la probabilità di diventare centenari è attualmente dello 0,0135% (una persona su 7.400 circa) mentre la media occidentale è lo 0,0075% (una persona su 13.300 circa). Nei centenari sardi l'incidenza della mancanza di G6PD è due volte superiore rispetto ai gruppi di controllo. La scoperta è importante perché potrebbe esistere un gene della longevità che interagisce con il favismo.