Lessico


Libanio

Epistole di Libanio tradotte in latino da Francesco Zambeccari
miniatore Franco de' Russi

Libanio, in greco Libánios: sofista e retore greco (Antiochia 314 - ca. 395). Tenne scuola di eloquenza a Costantinopoli, Nicea, Nicomedia e Atene per fissarsi infine, verso i quarant'anni, nella sua città natale. Ebbe grandissima fama di oratore e godette dell'amicizia dell'imperatore Giuliano l'Apostata, cui lo legavano anche i propositi di difesa della grecità e di restaurazione del paganesimo; tra i suoi ammiratori furono però anche molti cristiani, quale per esempio il suo allievo Giovanni Crisostomo. Scrisse 65 orazioni, dettate per lo più da eventi contemporanei, e quasi 1600 lettere, tutte opere importanti per le notizie sui tempi dell'autore. Lo stile è del più puro atticismo.

Enciclopedia De Agostini – 1995

Libanio

Libanio, in greco Libánios, Libanius in latino (Antiochia 314 – 394), è stato un filosofo siriano, o più esattamente siro, di lingua greca, nato in età romana ed educato secondo la scuola sofistica in un impero che stava diventando sempre più cristiano.

Nacque in Antiochia nel seno di una famiglia che in altri tempi era stata ricca e influente, poi decaduta. All'età di 14 anni Libanio scopri la retorica e concentrò tutte le proprie energie nello studio, cui consacrerà l'intera sua esistenza. Come molti altri rappresentanti del paganesimo che potevano contare su un alto grado d'istruzione nel IV secolo, Libanio si ritirò dalla vita pubblica e si dedicò agli studi e all'insegnamento. Si formò, come un tempo avevano fatto molti aristocratici romani, ad Atene, poi iniziò una carriera di precettore a Constantinopoli ma fu presto esiliato a Nicomedia.

Prima del suo esilio, Libanio frequentò intimamente l'imperatore Giuliano l'Apostata nel periodo della sua permanenza ad Antiochia, città del retore, dall'estate del 362 fino alla spedizione contro i Persiani, nel marzo del 363.

Diverse epistole del corpus di Libanio ci testimoniano la sua vicinanza all'imperatore, e il retore fece spesso uso delle sue doti retoriche come difensore nelle cause politiche e private del sovrano. Libanio si trovava ad Antiochia dal 354, e rimase nella città fino alla sua morte. Sebbene di fede pagana, tra i suoi studenti si annoverano credenti della religione cristiana come Giovanni Crisostomo e Teodoro di Mopsuestia, e lo stesso Libanio fu pretore onorario per l'imperatore cristiano Teodosio I. Fra i suoi pupilli si annoverano inoltre: Giovanni Crisostomo, Basilio di Cesarea e lo storico Ammiano Marcellino. Libanio fornì ricche testimonianze sul fanatismo del tardo IV secolo. L'Orazione 1 del corpus di Libanio è in realtà una estesa e colorita autobiografia in cui l'autore rivisita tutta la sua esistenza, e che rappresenta la fonte principale per le notizie sull'autore. Libanio fu autore di:

- 64 orazioni nei tre campi principali dell'arte oratoria, e furono sia di carattere pubblico che privato. I due volumi nella Biblioteca Classica Loeb sono dedicati uno alle orazioni per l'imperatore Giuliano e l'altro a quelle per l'imperatore Teodosio; la più famosa delle sue "Lamentazioni" è quella sulla dissacrazione dei templi.

- 51 declamationes, un formato tradizionale di oratoria pubblica, in cui i concetti chiave vengono rapportati ad argomenti storici e mitici.

- 57 ipotesi o introduzioni alle orazioni di Demostene (scritte intorno al 352), in cui esse vengono inquadrate storicamente, senza spunti polemici, per il lettore meno avvertito.

 - Diverse decine di esemplari di esercizi di scrittura, Progymnasmata, usati nei suoi corsi di formazione e divenuti modelli di bella scrittura universalmente apprezzati.

- 1544 lettere sono giunte fino a noi, più di quante ne conosciamo di Cicerone. Nel Medio Evo vennero accreditate altre 400 lettere in latino, poi dimostrate per attenta analisi testuale erroneamente attribuite, o in qualche caso falsi operati nel XV secolo dell'umanista italiano Francesco Zambeccari.

dal web – 2011

Libanius

Libanius (Greek Libánios; ca. 314 – ca. 394) was a Greek-speaking teacher of rhetoric of the Sophist school. During the rise of Christian hegemony in the later Roman Empire, he remained unconverted and regarded himself as a Hellene in religious matters. He was born into a once-influential, deeply cultured family of Antioch that had recently lost most of its wealth and influence.

When fourteen years old, Libanius fell in love with rhetoric and focused his whole life on it. He withdrew from public life and devoted himself to philosophy. He was unfamiliar with Latin literature, and deplored its influence. He also attacked the increasing imperial pressures on the traditional city-oriented culture that had been supported and dominated by the local upper classes. Libanius used his arts of rhetoric to advance various private and political causes. Despite his own religious views and his friendship with the Emperor Julian, called "the Apostate" for attempting to restore the traditional religions of the empire, Libanius cultivated long-lasting friendships with Christians, both as private individuals and as imperial officials.

He studied in Athens and began his career in Constantinople as a private tutor, but was soon exiled to Nicomedia. Before his exile, Libanius was a friend of the emperor Julian, with whom some correspondence survives, and in whose memory he wrote a series of orations; they were composed between 362 and 365.

The works of Libanius are valuable as a historical source for the changing world of the later 4th century. His first Oration is an autobiographical narrative, first written in 374 and revised throughout his life, a scholar's account that ends as an old exile's private journal. In 354, he accepted the chair of rhetoric in Antioch, where he stayed until his death. Although Libanius was not a Christian, his students included such notable Christians as John Chrysostom and Theodore of Mopsuestia. Despite friendship with the restorationist Emperor Julian, he was made an honorary praetorian prefect by the Christian Emperor Theodosius I. Works:

- 64 orations in the three fields of oratory, both orations as if delivered in public and orations meant to be privately read (aloud) in the study. The two volumes of selections in the Loeb Classical Library devote one volume to Libanius' orations that bear on the emperor Julian, the other on Theodosius; the most famous is his "Lamentation" about the desecration of the temples;

- 51 declamationes, a traditional public-speaking format of Rhetoric in Antiquity, taking set topics with historical and mythological themes (translations into English by e.g. D.A. Russell, "Libanius: Imaginary Speeches"; M. Johansson, "Libanius' Declamations 9 and 10";

- 57 hypotheses or introductions to Demosthenes' orations (written ca 352), in which he sets them in historical context for the novice reader, without polemics;

- Craig Gibson, translator, Summary of “Libanius, Hypotheses to the Orations of Demosthenes”;

- several dozen model writing exercises, Progymnasmata, that were used in his courses of instruction and became widely admired models of good style;

- 1545 letters have been preserved, more letters than those of Cicero. Some 400 additional letters in Latin were later accepted, purporting to be translations, but were demonstrated to be misattributed or forgeries by the Italian humanist Francesco Zambeccari in the 15th century, in a dispassionate examination of the texts themselves. Among his correspondents there was Censorius Datianus.