Lessico


Littore

Littore, in latino lictor, deriva dal verbo ligo = io lego (da cui ligator, ligtor, lictor) in quanto era colui che recava i fasci di verghe legate insieme. I littori erano membri di una speciale classe di servitori civili dell'antica Roma che, sia in Età Repubblicana sia in quella Imperiale avevano il compito di proteggere i magistrati dotati di imperium, cioè di potere e comando. L'origine dei littori risale all'Età regia e veniva forse dagli Etruschi.

All'inizio i littori erano scelti dalla plebe, anche se, per gran parte della storia di Roma, sembrano essere stati soprattutto liberti. Tuttavia, erano senza dubbio cittadini romani, dato che indossavano la toga dentro Roma. Dovevano essere forti e capaci di lavori fisici, erano esentati dal servizio militare, ricevevano un salario fisso di 600 sesterzi (agli inizi dell'Età Imperiale) ed erano organizzati in una corporazione. Erano solitamente scelti dal magistrato che loro dovevano servire, ma è anche possibile che venissero estratti. I littori erano associati ai comizi curiati e in origine erano probabilmente scelti uno per curia, dato che all'inizio erano in numero di 30 (come le curie, in origine adunanza di uomini, da co-viria): 24 per i due consoli e 6 per il pretore.

La funzione principale dei littori era quella di proteggere il magistrato dotato di imperium, che gli demandava l'esecuzione delle condanne a morte. Il littore portava con sé i fasces, che erano composti da 30 verghe e una scure (quest'ultima era tenuta nei fasci solo fuori del Pomerium - il confine sacro della città di Roma, spazio di terreno non coltivato e considerato come sacro lungo le mura della città, sia all'interno che all'esterno - in quanto al suo interno nessuno poteva condannare a morte un cittadino romano, tranne il dittatore). Le verghe invece potevano essere usate per percuotere i cittadini. Questo era l'unico modo in cui la schiena di un romano poteva essere violata, dato che era considerata sacra e non era ammessa la fustigazione.

Il grado dell'imperium del magistrato era simbolizzata dal numero dei littori che lo scortavano:

Dittatore: 24 littori fuori del Pomerio e 12 dentro.
Console: 12 littori (quanti l'antico
Rex)
Proconsole: 11 littori
Magister equitum: 6 littori
Pretore: 6 littori, 2 dentro il Pomerio
Propretore: 5 littori
Edile curule: 2 littori

A volte, in occasione di funerali o riunioni politiche, i littori potevano essere assegnati a privati cittadini come segno di rispetto da parte della città.

Uno speciale tipo di littore era il littore curiato, che non portava i fasces e aveva compiti religiosi. Erano circa 30 ed erano al comando del Pontefice Massimo e avevano il compito di scortare gli animali agli altari in occasione dei sacrifici. Anche le Vergini Vestali e i flamines - sacerdoti sacrificanti nell'antica religione romana - erano scortati e protetti da un littore curiale. E due littori curiati scortavano anche le donne della famiglia imperiale. Avevano anche il compito di convocare i Comitia Curiata e di mantenere l'ordine durante le loro procedure di votazione.

Lictor

A statue of Cincinnatus in Cincinnati - Ohio

The lictor, derived from the Latin ligare (to bind), was a member of a special class of Roman civil servant, with special tasks of attending and guarding magistrates of the Roman Republic and Empire who held imperium. The origin of the tradition of lictors goes back to the time when Rome was a kingdom, perhaps acquired from their Etruscan neighbours.

Originally, lictors were chosen from the plebs but through most part of the Roman history they seemed to be freedmen. They were, however, definitely Roman citizens, since they wore togae inside Rome. A lictor had to be a strongly built man, capable of physical work. Lictors were exempted from military service, received a fixed salary (of 600 sesterces, in the beginning of the Empire), and were organized in a corporation. Usually, they were personally chosen by the magistrate they were supposed to serve, but it is also possible that they were drawn by lots.

Lictors were associated with Comitia Curiata and probably originally one was selected from each curia, since originally there were 30 curiae and 30 lictors (24 for two consuls and 6 for the sole praetor)

The lictor's main task was to attend as bodyguards to magistrates who held imperium. They carried rods decorated with fasces and, outside the pomerium, with axes that symbolized the power to execute. Dictatorial lictors had axes even within the pomerium. They followed the magistrate wherever he went, including the Forum, his house, temples and the baths. Lictors were organized in an ordered line before him, with the primus lictor (the principal lictor) right on his front, waiting for orders. If there was a crowd, the lictors opened the way and kept their master safe, pushing all aside except for Roman matrons, who were accorded special honor. They also had to stand beside the magistrate whenever he addressed the crowd. Magistrates could only dispense with their lictors if they were visiting a free city or addressing a higher status magistrate. Lictors also had legal and penal duties: they could at their master's command arrest Roman citizens and punish them. A Vestal Virgin was accorded a lictor when her presence was required at a public ceremony.

The degree of magistrate's imperium was symbolised by the number of lictors escorting him:

Dictator: 24 lictors outside the pomerium, 12 inside. The latter rule was ignored starting from the dictatorship of Sulla
Consul: 12 lictors
Proconsul: 11 lictors
Master of the Horse: 6 lictors
Praetor: 6 lictors, 2 within
pomerium
Propraetor: 5 lictors
Curules aediles: 2 lictors

Sometimes, lictors were ascribed to private citizens in special occasions, like funerals or political reunions, as a show of respect by the city.

The lictor curiatus (plural lictores curiati) was a special kind of lictor, who did not carry rods or fasces and whose main tasks were religious. Some thirty in number, they were at the command of the Pontifex Maximus, the high priest of Rome. They were present at sacrifices, where they carried or guided sacrificial animals to the altars. Vestal Virgins, as well as flamines (priests), were entitled to be escorted and protected by one lictor curiatus. In the Empire, women of the royal family were usually followed by two of this kind of lictor. The lictores curiati were also responsible for summoning the Comitia Curiata (the Public Assembly) and to maintain order during its procedures.

Fascio littorio

I fasces lictoriae (in italiano, fascio littorio) erano, nell'antica Roma, un simbolo del potere e autorità maggiore, l'imperium. Si trattava di una fascio cilindrico di verghe, a simboleggiare il potere di punire, legate assieme da nastri rossi (i fasces, appunto), simboleggianti sovranità e l'unione, e talvolta recanti infissa un'ascia, a simboleggiare il potere di vita e di morte.

La funzione dei fasci non era tuttavia esclusivamente simbolica, giacché le canne venivano materialmente usate per fustigare i delinquenti sul posto e analogamente l'ascia era utilizzata nell'amministrazione delle pene capitali e comunque come mezzo di difesa da parte della scorta di lictores, i particolari servitori dello stato incaricati di recare i fasces.

Usati sin dall'età regia come simbolo del potere del re e recati davanti a questi in numero di dodici da altrettanti littori, in età repubblicana divennero appannaggio dei magistrati maggiori, cioè quelli dotati di imperium e trasportati davanti al magistrato, in numero corrispondente al suo rango, nelle cerimonie pubbliche e nelle ispezioni:

Dittatore: 24 littori con scuri
Console: 12 littori
Proconsole: 11 littori solo fuori dal pomerio
Pretore: 2 littori in città e 6 littori in provincia
Propretore: 5 littori
Edile curule: 2 littori

Ad esclusione del dittatore, tutti gli altri magistrati potevano portare le asce infisse nei fasci solo al di fuori del pomerio, poiché all'interno della città non era possibile applicare la pena di morte a cittadini romani; inoltre in età repubblicana le verghe dei fasci erano considerate l'unico modo in cui fosse possibile violare la schiena di un cittadino romano, altrimenti considerata sacra e inviolabile.

In Senato il console in carica nella presidenza della seduta era riconoscibile dal fatto di recare i fasces. I fasci venivano inoltre portati da soldati eroici (dovevano essere stati feriti in battaglia) durante i Trionfi (celebrazioni pubbliche tenute a Roma dopo una conquista militare). A volte, in occasione di funerali o riunioni politiche, i littori potevano essere assegnati anche a privati cittadini come segno di rispetto da parte della città.

L’origine etrusca del fascio littorio sembrerebbe trovare fondamento su fonti letterarie e su testimonianze archeologiche. A quanto ci riferiscono Dionigi di Alicarnasso (Antiquitates Romanae III, 59-62) e Tito Livio (Storie I, 8), i Romani avrebbero importato dall’Etruria l’usanza di far precedere i re da littori recanti sulle spalle un fascio di verghe e una scure. Di origine etrusca dei fasci parla anche Floro (Ep. l, 1, 5). Strabone (Geographika, V, 2, 2), in particolare, precisa che i fasci furono portati a Roma da Tarquinia. Silio Italico, invece, specifica (Puniche, VIII, 483 sgg.) che la prima città a introdurne l’uso sarebbe stata l’etrusca Vetulonia.

Proprio a Vetulonia nel 1898 Isidoro Falchi rinvenne nella cd. Tomba del Littore, databile attorno al 600 aC, un oggetto di ferro ossidato a forma di fascio composto da un gruppo di verghe unite insieme con in mezzo un’ascia a doppio taglio (bipenne).

La più antica rappresentazione etrusca di fasci senza scure s'incontra in un rilievo chiusino del Museo di Palermo che si data nella prima metà del V secolo aC. Su urne e su sarcofagi etruschi del periodo ellenistico (IV-I secolo aC) sono spesso rappresentati littori con fasci al seguito di magistrati. Fasci sono raffigurati anche sulle pareti delle tombe del Tifone e del Convegno (databili al II-I secolo aC) di Tarquinia.

Il fascio sulla cancellate dei Giardini estivi a San Pietroburgo

In Italia il termine fascio riapparve sul finire del XIX secolo quando vennero creati i Fasci siciliani, un movimento di lavoratori della terra che si batteva per i loro diritti. Nel periodo che precede la prima guerra mondiale, uno tra i più attivi gruppi interventisti sarà quello dei "Fasci d'azione rivoluzionaria", sorti nel 1914 dal precedente "Fascio rivoluzionario d'azione internazionalista", composto da membri della sinistra avanzata, da repubblicani intransigenti, da sindacalisti rivoluzionari e dagli esuli giuliani, dalmati e trentini (gli irredenti).

Nel dicembre del 1917 nasce il "Fascio parlamentare per la difesa nazionale" sotto la guida di Maffeo Pantaleoni. Il termine "fascio" usato dalla sinistra diventa di moda negli ambienti di destra. Nel primo periodo del 1918 ottiene un discreto successo, decretando il trionfo della destra nazionalista e interventista. Sull'onda di questo gruppo se ne formeranno molti altri: il "Fascio nazionale italiano", il "Fascio romano per la difesa nazionale", la "Federazione dei Fasci di resistenza". Per tutte gli obiettivi possono essere riassunti nella petizione al parlamento italiano del "Comitato italiano di resistenza interna":

Una ferrea disciplina di guerra
La mobilitazione civile
La costituzione di un armata di volontari
L'invio in zona di guerra degli ufficiali e soldati mutilati che ne fanno domanda
L'applicazione rigorosa di disposizioni atte a eliminare l'imboscamento nell'interno e nella zona di guerra
Arresto e internamento di sudditi nemici e confisca dei loro beni per costituire un fondo pro-combattenti
Assoluta certezza che la concordia nazionale non verrà turbata (e sarebbe tradimento della patria) col ritorno al governo di uomini che avversano le ragioni ideali e immanenti della nostra guerra

Negli anni venti il termine "fascio" viene usato anche da Benito Mussolini per i suoi Fasci italiani di combattimento e divenne un simbolo del fascismo italiano. In seguito il termine "fascio" è stato usato, in modo dispregiativo, per indicare un fascista.

Fasces

The reverse of the United States "Mercury" dime
minted from 1916 to 1945
bears the design of a fasces and an olive branch

Fasces (from the Latin word fascis, meaning "bundle") symbolize summary power and jurisdiction, and/or "strength through unity". The traditional Roman fasces consisted of a bundle of birch rods, tied together with a red ribbon into a cylinder, and including an axe amongst the rods.

It has been suggested that since the rods in a bundle are harder to break, or harder for the axe to cut, the fasces symbolises the message "united we stand". Alternately the rods represent the authority to punish citizens, the axe represents the authority to execute them and the ribbons represent the restraint of that authority.

Numerous governments and other authorities have used the image of the fasces as a symbol of power since the end of the Roman Empire. Italian fascism, which derives its name from the fasces, arguably used this symbolism the most in the 20th century. The British Union of Fascists also used it in the 1930s. However, unlike (for example) the swastika, the fasces, as a widespread and long-established symbol in the West, have avoided the stigma associated with fascist symbolism, and many authorities continue to display them.

"With one hand he returns the fasces, symbol of power as appointed dictator of Rome. His other hand holds the plow, as he resumes the life of a citizen and farmer."

The fasces lictoriae ("bundles of the lictors") (in Italian, fascio littorio) symbolised power and authority (imperium) in ancient Rome. A corps of apparitores (subordinate officials) called lictors each carried fasces as a sort of staff of office before a magistrate, in a number corresponding to his rank, in public ceremonies and inspections. Bearers of fasces preceded praetors, propraetors, consuls, proconsuls, Masters of the Horse, dictators, and Caesars. During triumphs (public celebrations held in Rome after a military conquest) heroic soldiers — those who had suffered injury in battle — carried fasces in procession.

Roman historians recalled that twelve lictors had ceremoniously accompanied the Etruscan kings of Rome in the distant past, and sought to account for the number and to provide etymologies for the name lictor. Believed to date from Etruscan times, the symbolism of the fasces one level suggested strength through unity. The bundle of rods bound together symbolizes the strength which a single rod lacks. The axe symbolized the state's power and authority. The rods symbolized the state's obligation to exercise restraint in the exercising of that power. The highest magistrates would have their lictors unbind the fasces they carried as a warning if approaching the limits of restraint.

Fasces-symbolism may derive — via the Etruscans — from the eastern Mediterranean, with the labrys, the Anatolian and Minoan double-headed axe, later incorporated into the praetorial fasces.

Traditionally, fasces carried within the pomerium — the limits of the sacred inner city of Rome — had their axe blades removed. This signified that under normal political circumstances, the imperium-bearing magistrates did not have the judicial power of life and death; within the city, that power rested with the people through the assemblies. However, during times of emergencies when the Roman Republic declared a dictatorship (dictatura), lictors attending to the dictator kept the axe-blades even inside the pomerium — a sign that the dictator had the ultimate power in his own hands. But in 48 BC, guards holding bladed fasces guided Vatia Isauricus to the tribunal of Marcus Caelius, and Vatia Isauricus used one to destroy Caelius's magisterial chair (sella curulis).

The fasces in the United States

The following cases all involve the adoption of the fasces as a visual image or icon; no actual physical re-introduction has occurred.

In the Oval Office, above the door leading to the exterior walkway, and above the corresponding door on the opposite wall, which leads to the President's private office. (Note: the fasces depicted have no axes, possibly because in Ancient Rome only the lictors, who guarded Roman dictators, had the right to carry fasces with the axe attached within the pomerium (see above).)

The National Guard uses the fasces as its symbol, and it appears in the insignia of Regular Army officers assigned to National Guard liaison and in the insignia and unit symbols of National Guard units themselves. For instance, the regimental crest of the U.S. 71st Infantry Regiment of the New York National Guard consisted of a gold fasces set on a blue background.

The reverse of the United States "Mercury" dime (minted from 1916 to 1945) bears the design of a fasces and an olive branch.

Two fasces appear on either side of the flag of the United States in the United States House of Representatives, representing the power of the House and the country.

The Mace of the United States House of Representatives, designed to resemble fasces, consists of thirteen ebony rods bound together in the same fashion as the fasces, topped by a silver eagle on a globe.

The official seal of the United States Senate has as one component a pair of crossed fasces.

Fasces ring the base of the Statue of Freedom atop the United States Capitol building.

A frieze on the facade of the Supreme Court building depicts the figure of a Roman centurion holding a fasces, to represent "order".

At the Lincoln Memorial, Lincoln's seat of state bears the fasces on the fronts of its arms. (Fasces also appear on the pylons flanking the main staircase leading into the memorial.)

Four fasces flank the two bronze plaques on either side of the bust of Lincoln memorializing his Gettysburg Address at Gettysburg, Pennsylvania.

The fasces appears on the state seal of Colorado, USA, beneath the "All-seeing eye" (or Eye of Providence) and above the mountains and mines.

On the seal of the New York City borough of Brooklyn, a figure carries a fasces; the seal appears on the borough flag.

Used as part of the Knights of Columbus emblem (designed in 1883).

Many local police departments use the fasces as part of their badges and other symbols. For instance, the top border of the Los Angeles Police Department badge features a fasces. (1940)