Lessico


Menta

Mentha pulegium

Secondo la leggenda, la menta prende il nome dalla ninfa Menta - Mínthë o Míntha in greco - amata da Plutone o Ades, che venne trasformata in pianta da Proserpina o Persefone, ovviamente gelosa, in quanto Proserpina era stata condotta da Plutone nell’Oltretomba e ne era diventata la regina. Menta era una ninfa del Cocito, fiume infernale dalle acque gelide alimentato dalle lacrime dei dannati che, insieme all'Acheronte, al Flegetonte e allo Stige, costituisce il complesso acqueo che separa il mondo dei morti da quello dei vivi.

La menta - genere Mentha - è una pianta erbacea perenne, stolonifera, fortemente aromatica, che appartiene alla famiglia delle Labiate o Lamiacee. Cresce in modo massiccio in tutta Europa, in Asia e in Africa e predilige sia le posizioni in pieno sole che la mezza ombra, ma può resistere anche a basse temperature. Molto conosciuta già dal tempo degli Egizi e dei Romani, veniva usata da Galeno come pianta medicinale.

Descrizione

La menta, secondo la specie, è un'erba alta da qualche cm a poco più di un metro, con steli eretti e radici rizomatose che si espandono notevolmente nel suolo. Le foglie sono opposte e semplici e nella maggior parte delle specie sono lanceolate e ricoperte di una leggera peluria di colore verde brillante.

I fiori sono raccolti in spighe terminali, coniche, che fioriscono a partire dal basso verso l'alto. I singoli fiori, simpetali e irregolari, sono piccoli, di colore bianco, rosa o viola; la corolla, parzialmente fusa in un tubo, si apre in due labbra, la superiore con un solo lobo, l'inferiore con 3 lobi disuguali. La fioritura avviene in piena estate e prosegue fino all'autunno. Il frutto è una capsula che contiene da 1 a 4 semi.

Sistematica

Il genere Mentha comprende 20-30 specie, la cui sistematica è complicata dalla presenza di diversi ibridi naturali. Le specie presenti in Italia allo stato spontaneo sono:

Mentha aquatica
Mentha arvensis
Mentha pulegium

Mentha requienii (solo Sardegna e Arcipelago Toscano)
Mentha rotundifolia
Mentha silvestris
Mentha spicata o viridis (inselvatichita)

Coltivazione

Di facile coltivazione, predilige una zona poco ombrosa e umida. La moltiplicazione avviene per talea, oppure per divisione dei cespi, a fine settembre. Alla base della pianta si formano degli "stoloni" da cui hanno origine nuovi germogli che verranno usati per rinnovare le colture. Se coltivata in zone di scarsa umidità, la pianta guadagnerà in ricchezza di essenza ma perderà in sviluppo.

La pianta della menta è facilmente attaccata da funghi parassiti (Puccinia menthae); i suo steli e le foglie si riempiono di rigonfiamenti e puntini rossastri che poi si evolvono in macchioline nerastre, le piante infette vanno eliminate e bruciate. Viene, inoltre, attaccata dalle lumache che ne sono ghiotte.

La raccolta della menta viene fatta quando la pianta è completamente fiorita e portata nelle apposite distillerie, mentre per uso domestico viene essiccata in luogo fresco e arieggiato.

Specie coltivate

Mentha aquatica - cresce in Italia allo stato spontaneo in zone umide, mentre in Germania viene coltivata per produrre un'essenza commercializzata col nome di Menta germanica; i fiori sono globosi e sbocciano da giugno a settembre.

Mentha arvensis - ha foglie che posso raggiungere anche 4 cm di larghezza, cresce spontanea in Toscana e Abruzzo e viene invece coltivata in Cina e Giappone.

Mentha citrata o Mentha bergamotto - è una pianta che raggiunge i 30 cm. di altezza con foglie molto scure e un profumo rinfrescante, ha fiori color porpora e foglie color bronzo; cresce in Europa.

Mentha gentilis - ha foglie e stelo molto pelosi e fiori color porpora.

Mentha aurea - con foglie striate di giallo.

Mentha piperita - originaria dell'Inghilterra, è un ibrido tra la Mentha aquatica e la Mentha viridis ed è tra le più conosciute della sua specie. Ha foglie color verde intenso, con sfumature porpora lungo il fusto, e per questo si distingue in menta bianca o menta nera; ha i fiori a spiga campanulati e può raggiungere fino a un metro e mezzo di altezza. Molto diffusa in Italia settentrionale, da essa si estrae un olio molto usato nelle industrie dolciarie e in farmacia.

Mentha pulegium - detta mentuccia in alcune zone (da non confondersi con la nepetella o calaminta - Satureia calamintha – detta pure mentuccia), non più alta di 40 cm. ha foglie ovali, piccole e vellutate, ha fiori rosei o lilla in mazzetti ascellari distribuiti lungo l'intero caule ed è diffusa in tutta Italia in due varietà: erecta che cresce lungo le strade o nei fossi e tomentosa che cresce in ambienti aridi.

Mentha requieni - dalla pianta piccolissima (tra i 3 e 12 cm.), molto nota in Corsica e in Sardegna, ha le foglie piccole e tonde e fiori color malva.

Mentha rotundifolia - o mentastro, cresce in cespugli e ha foglie piccole e rotondeggianti con peluria biancastra, i suoi fiori sono piccoli e di color bianco o porpora, pianta spontanea che cresce in Europa.

Mentha longifolia - ha foglie ovali, un'altezza tra i 40 e gli 80 cm., i fiori sono a spiga di color bianco o rosa, spontanea in tutta Italia.

Mentha spicata - menta romana, ha steli rossastri, foglie lunghe e fiori rosati; molto comune e tra le più coltivate in Inghilterra. È una varietà della longifolia, ha foglie ovali allungate, dentate, i fiori sono a spiga molto allungata e di color porpora; coltivata in America Settentrionale e in tutta Italia, cresce quasi esclusivamente in luoghi umidi.

Mentha viridis - sinonimo di Mentha spicata.

Proprietà e usi

Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici. In medicina ha funzioni di digestivo, stimolante delle funzioni gastriche, antisettico e antispasmodico, tonificante; si possono preparare decotti e infusi. Secondo alcuni, sarebbe sconsigliabile assumerla di sera perché potrebbe causare disturbi del sonno. È da evitare nel caso si stia facendo una cura omeopatica perché riduce l'assorbimento dei farmaci omeopatici.

In cucina si usa nelle zuppe, nelle salse, nella carne, in special modo per cucinare l'agnello, per preparare liquori, sciroppi, caramelle. Le caramelle alla menta sono largamente usate per il loro gusto e per la loro capacità di rinfrescare l'alito e lenire il mal di gola.

Dalla menta si estrae il mentolo che è un ingrediente di molti profumi, cosmetici, medicinali e viene usato persino per aromatizzare le sigarette.

Va notato che queste proprietà sono limitate ad alcune specie di Mentha. Altre specie, p.es. la Mentha pulegium, contengono sostanze velenose.

Mentha pulegium
Pennyroyal

The herb Pennyroyal - Mentha pulegium, family Lamiaceae - is a member of the mint genus; an essential oil extracted from it is used in aromatherapy. Pennyroyal is a traditional folk medicine abortifacient. These oils are high in pulegone, a highly toxic volatile, which can stimulate uterine activity.

Pennyroyal tea has been traditionally employed as a poison to promote death, and as an abortifacient to initiate self-abortion. Pennyroyal tea may safely be used as an emmenagogue, to stimulate mild increase in menstrual flow. It can also be used to induce abortion. The essential oil is extremely concentrated, and is highly toxic even in small doses. It should never be taken internally. However it should not be used to self-abort since complications can occur: in 1978, a pregnant woman died after consuming two tablespoonfuls (~30 ml) of Pennyroyal oil, and in 1994 another death occurred after a pregnant woman (attempting to self-abort, but with an unknown ectopic pregnancy) consumed tea containing Pennyroyal extract.

The oil is also used as a flea repellant for pets. This latter usage is the origin of the plant's Latin species name, the flea being Pulex irritans. However the distantly related American Pennyroyal or Hedeoma pulegioides is the source of much of what is called pennyroyal oil.

Sprinkling the dried form of the herb is also known to repel spiders. The oil can also be used to deter ants.

Mentha pulegium - Pennyroyal

Mentha rotundifolia

Cocito

Nella mitologia greca il Cocito - che deriva dal sostantivo greco køkytós, lamento, e che quindi può benissimo significare il fiume delle lacrime - è uno dei cinque fiumi degli Inferi, il sotterraneo regno dei morti dominato dal dio Ades o Plutone. Questo immaginario fiume infernale viene ripreso anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri, nella quale viene però descritto non già come un fiume, bensì come un enorme lago ghiacciato situato sul fondo dell'Inferno.

Il Cocito nella mitologia greca

Caronte traghettava sull'Acheronte i defunti
ai quali si poneva in bocca l'obolo per pagare il trasbordo.

L'obolo, unità monetaria e ponderale dell'antica Grecia equivalente a un sesto di dramma,
 era coniato in argento, qualche volta in oro e in epoca più tarda anche in bronzo.

Nell'ambito della mitologia greca, e stando ad alcune tradizioni, il Cocito era il fiume che delimitava il confine tra il regno dei vivi e quello dei morti, in continuità con il più noto Acheronte, di cui era un affluente. I defunti chiamati ad attraversare l'Acheronte erano costretti a pagare un obolo al traghettatore Caronte. Coloro che non potevano permettersi la traversata erano costretti a vagare, come ombre, lungo le sue rive. Molte altre tradizioni, comunque, attribuiscono il ruolo di spartiacque dell'inferno greco al fiume Stige, e altre all'Acheronte. Oltre a questi, gli altri fiumi infernali della tradizione mitologica greca erano il Flegetonte e il Lete.

Il Cocito nella Divina Commedia

Lor corso in questa valle si diroccia:
fanno Acheronte, Stige e Flegetonta;
poi sen van giù per questa stretta doccia
infin là ove più non si dismonta:
fanno Cocito; e qual sia quello stagno
tu lo vedrai, però qui non si conta».
Inferno XIV 115-120

Nell'immaginaria descrizione dell'Inferno resa da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia, il Cocito è un immenso lago ghiacciato situato nel nono cerchio dell'Inferno. Qui, sempre secondo Dante, vengono puniti i traditori, immersi nel ghiaccio e sferzati continuamente dalle gelide folate di vento generate dalle immense ali di Lucifero. Nella descrizione dantesca, il Cocito viene dipinto come un luogo terrificante, la cui aria risuona dei lamenti delle anime sofferenti continuamente torturate dal morso del gelo, con gli arti congelati e i volti stravolti dal freddo.

Come noi fummo giù nel pozzo scuro,
sotto i piè del gigante assai più bassi,
e io mirava ancora a l'alto muro,
dicere udimmi: «Guarda come passi:
va sì, che tu non calchi con le piante
le teste de' fratei miseri lassi».
Per ch'io mi volsi, e vidimi davante
e sotto i piedi un lago che per gelo
avea di vetro e non d'acqua sembiante.
Inferno XXXII 16-24

Dante e Virgilio nel Cocito
illustrazione di Gustave Paul Doré (Strasburgo 1832-Parigi 1883)

Dante immagina che i peccatori qui puniti, colpevoli di tradimento, siano sepolti nel ghiaccio a vari livelli di profondità, a seconda della gravità del loro crimine. Di conseguenza, divide il Cocito in quattro zone circolari, concentriche tra loro:

- la Caina, dove vengono puniti coloro che tradirono i propri parenti, seppelliti nel ghiaccio fino al collo; deve il suo nome al personaggio biblico Caino

- l'Antenora, dove vengono puniti coloro che tradirono la propria patria, seppelliti fino al busto, con la parte superiore del corpo esposta ai gelidi venti infernali; deve il suo nome al personaggio dell'Iliade Antenore

- la Tolomea, dove vengono puniti coloro che tradirono i propri ospiti, distesi supini con la parte posteriore del corpo immersa nel ghiaccio; deve il suo nome al personaggio biblico Tolomeo di Gerico

- la Giudecca, dove vengono puniti coloro che tradirono i propri maestri e benefattori, completamente immersi nel ghiaccio; deve il suo nome al personaggio dei vangeli Giuda Iscariota. Al centro della Giudecca, l'ultima delle quattro zone concentriche, si trova Lucifero, immerso nel ghiaccio fino alla cintola. Questi viene descritto come un essere enorme, trifronte; con le sue tre fameliche bocche mastica in continuazione quelli che secondo Dante sono i tre massimi traditori della storia: Bruto e Cassio, traditori di Cesare, e, nella bocca centrale, Giuda, traditore di Gesù.

Dante giunge nel Cocito all'inizio del trentaduesimo canto dell'Inferno, e ne prosegue la descrizione nei due canti successivi, fino al trentaquattesimo, l'ultimo della cantica.

Nel Cocito, fra gli altri, Dante incontra il celebre Conte Ugolino, qui punito insieme al suo aguzzino, l'Arcivescovo Ruggeri, e indiscusso protagonista del trentatreesimo canto.

Caronte