Lessico


Plàtina
Bartolomeo Sacchi detto il Plàtina

Umanista italiano (Piàdena, Cremona, 1421 - Roma 1481), detto il Plàtina dal nome latinizzato del luogo di nascita. Precettore dei figli di Ludovico Gonzaga, nel 1457 passò a Firenze dove divenne familiare dei Medici.

Da qui nel 1461 (o 1462) si trasferì a Roma forse col cardinale Francesco Gonzaga di cui fu segretario, e a Roma entrò a far parte dell'Accademia romana. Temperamento ribelle e anticonformista, entrò in urto con il papa Paolo II, che lo imprigionò due volte.

Liberato da Sisto IV, divenne bibliotecario della Vaticana. La sua fama è soprattutto legata al Liber de vita Christi ac omnium pontificum (1474), una silloge di biografi di pontefici. Il Plàtina lasciò anche una serie di trattati di argomento filosofico-morale e un curioso trattato di culinaria, De honesta voluptate.

Sisto IV nomina il Platina
Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana
1477 ca. – Pinacoteca Vaticana
Sembra che fra i personaggi presenti vi sia raffigurato anche Mastro Martino.
Melozzo da Forlì
alias Melozzo degli Ambrosi detto anche Marco Ambrogi
(Forlì 1438-1494)

Tutto ebbe inizio con un committente: Ludovico Trevisan ricco e mondano cardinale che divenne patriarca di Aquileia nel 1439 e ciambellano papale l’anno successivo. Soprannominato “cardinal Lucullo”, per la sua prodigalità nell’allestir banchetti, il prelato aveva un cuoco personale di nome Mastro Martino da Como che compose per lui un manoscritto: "Liber de arte coquinaria". Questo ricettario, specchio della gastronomia italiana del tempo, sarebbe rimasto misconosciuto se nel 1474, il letterato e umanista Bartolomeo Sacchi detto "Platina" (direttore della Biblioteca Pontificia sotto Sisto IV), non lo avesse utilizzato per la sua pubblicazione “De honesta voluptate et valetudine”, manuale del come affrontare serenamente, saggiamente e igienicamente la vita. Platina tradusse il libro del capocuoco Martino in latino classico, per cui l'opera ebbe ampia diffusione anche al di là dei confini italiani. In nemmeno cento anni apparvero oltre trenta edizioni e il libro fu tradotto in francese, inglese e tedesco.

L'opera del Platina, suddivisa in dieci capitoli secondo la tradizione classica, costituisce una preziosissima fonte di notizie sulla vita e la cucina italiana del Quattrocento. Dai suggerimenti per fare sport, all’importanza della scelta del cuoco; dal come preparare la tavola, all’ora ideale per mangiare, ai migliori metodi di cottura di ciascun alimento. La parte dedicata alle ricette, riprese da Mastro Martino, dava all'arte culinaria europea un impulso decisivo verso la gastronomia moderna.

Grazie a Platina e Mastro Martino la cucina diede l'addio al Medioevo, non c'era più bisogno di condire ogni piatto con dovizia di spezie pregiate per dimostrare quanto fosse ricco e distinto il padrone di casa. Bisognava invece cucinare, nel modo più naturale possibile, alimenti di per sé buoni e reperibili ovunque. Nel testo di Martino era inconfondibile anche l'influsso della cucina araba, non solo nelle salse che egli preparava con uvetta, prugne e uva, ma anche nella vasta gamma dei suoi dolci, che andavano dalle mele candite alla torta di mandorle. Benché la nuova cucina italiana accogliesse i cibi provenienti dalla campagna, non lo faceva però in maniera incondizionata. Rifiutava le pappe e i purè di cereali o di verdure, che allora come nel passato erano i cibi dei poveri, mentre alcuni odori oggi molto amati li respingeva come grossolani: "l'aglio e la cipolla vanno bene per i contadini, che li mangiano volentieri e a cui si addicono per la povertà della loro condizione e per il lavoro che fanno".

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Il titolo completo sarebbe "De natura rerum or de obsoniis or de honesta volupate, et de tuenda valetudine" come suggerisce una nota biografica sovrascritta nel 1841 sulla copia originale conservata al Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli. Essendo stato pubblicato nel 1480, si tratta di un vero incunabolo, che adopera tipi ed impostazione grafica antichi. Splendidi alcuni fogli compilati da un esperto amanuense con caratteri ed abbreviazioni medioevali usando inchiostro nero e rosso, che sono stati inseriti come risguardi.

"De honesta voluptate" è diviso in dieci libri: i primi cinque descrivono la natura degli alimenti, gli altri sono un ricettario. Merita un’attenta osservazione l’ampio indice dei "capitula": gli argomenti sono infiniti e nel primo libro spaziano dai suggerimenti per la scelta di un giusto luogo per abitare ai consigli "de exercitatione corporis", "de cena", "de ioco et ludo", per proseguire con "de somno" e con "de exercitatione post somnu". Dopo la preparazione della mensa e la scelta del cuoco, si passa alle proposte su quello che è conveniente mangiar per primo. Nel secondo capitolo in particolare si parte dalla descrizione approfondita della frutta (mele, pere, mele cotogne, ciliegie) per continuare con altri prodotti naturali come il burro, l’olio, l’aceto, il miele ed il latte. Nel terzo capitolo sono magistralmente descritte le droghe usate in cucina: le pagine che alleghiamo, che parlano dei "pistacia", degli "aromata", delle radici del cinnamomo e del ginger, del croco e della noce moscata, della menta e della ruta, ci fanno capire che Bartolomeo Sacchi gode di una perfetta conoscenza della materia dal punto di vista storico e medico, proponendo usi tradizionali e preziosi consigli alimentari.

È  vero che le notizie di genere gastronomico sono attinte dal precedente libro di cucina del Mastro Martino da Como (De arte coquinaria), ma questo non sminuisce la precisione e la modernità del suo lavoro. Il quarto capitolo è soprattutto dedicato alla "conditura" di vario tipo; il quinto alla descrizione ed alla preparazione della selvaggina e degli animali domestici, passando dai pavoni alle tortore, dalle galline ai colombi e alle pernici.

Dal sesto al decimo si passa alle ricette vere e proprie dalla pasticceria alla preparazione, per usare un termine attuale, di manicaretti prelibati. Quest’opera non ha più i caratteri di un documento medioevale ma è permeata da un’aria di risveglio umanistico e di modernità linguistica. - Il piacere onesto e la buona salute. De honesta voluptate et valetudinem - Udine, Società filologica friulana: Arti Grafiche Friulane, 1994 - Copia anastatica dell'incunabulo stampato a Cividale da Gerardo di Fiandra nel 1480 e conservato al Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli. In calce al front: Opera realizzata con il contributo della Banca Popolare di Cividale. Manca la paginazione.

www.abocamuseum.it

incisione di Theodor de Bry (1528-1598)
da Bibliotheca chalcographica di Jean-Jacques Boissard - 1669