Lessico


Breve storia del popolo Saharawi
Un muro lungo 2700 Km nel deserto

di Federico Comellini

24 ottobre 2006

Il Sahara Occidentale - superficie di 252.120 km² con un'estensione costiera di 1.110 km - è una zona quasi totalmente desertica che confina con Marocco, Algeria, Mauritania e Oceano Atlantico.

È colonia spagnola nella prima metà del 1900 col nome di Sahara Spagnolo. Dagli anni ’50 iniziano i fermenti indipendentisti. Dalla sua indipendenza dalla Francia nel 1958, il Marocco rivendica i territori del Sahara Occidentale, cosa che fa anche la Mauritania dal 1960 (ma abbandona ogni richiesta nel 1979).

Nel 1973 nasce il fronte di liberazione Polisario (Fronte popolare di liberazione del Saguia el-Hamra e del Rio de Oro) ed è l’inizio della lotta armata. L’escalation della violenza, dei bombardamenti e dei massacri costringe decine di migliaia di persone alla fuga verso i territori sotto il controllo del Fronte Polisario.

Nel 1976, quando si ritirano gli spagnoli, viene proclamata la Repubblica Democratica Araba Saharawi. Ma immediatamente il Marocco invade il Paese e ne prende il controllo. Dagli anni '80, con l’esacerbarsi del conflitto, il Marocco mette sotto controllo il territorio con muri difensivi e inizia una colonizzazione di popolamento.

La linea rossa identifica il muro costruito dal Marocco

Gran parte della popolazione saharawi è costretta all’esilio nei campi profughi nei pressi di Tindouf (sud-ovest algerino). Dopo anni di guerra, nel 1990 vengono firmati gli accordi di pace con la mediazione delle Nazioni Unite. Il piano prevede il cessate il fuoco, il dispiegamento di forze ONU ma soprattutto un referendum di autodeterminazione (indipendenza o integrazione al Marocco).

Dal cessate il fuoco (1991) e dall’intervento dei caschi blu, la selezione degli aventi diritto al voto è stata ostacolata e ritardata dal Marocco che intendeva allargare molto gli aventi diritto. Le liste provvisorie vengono presentate dall’ONU nel 1999. Il Marocco prima pone una serie di ricorsi  poi si pronuncia apertamente alla rinuncia al referendum e per l’autonomia del territorio.

Il primo piano di autonomia viene respinto dal Fronte Polisario nel 2001. Nel 2003 un secondo piano, che prevede cinque anni di autonomia seguiti da un referendum di autodeterminazione, viene accettato dal Polisario e respinto dal Marocco. Nell’aprile 2004 il Marocco respinge definitivamente il piano Baker e ritiene impossibile qualsiasi iniziativa che vada contro la marocchinità del Sahara Occidentale.

Dopo le dimissioni dell’inviato speciale di Kofi Annan, l’americano  Baker, è stato nominato rappresentante De Soto che però, dopo vari mesi in cui non è riuscito a produrre nulla di positivo,  nell’Aprile del 2005 si è dimesso per passare ad altri incarichi. Attualmente si è in attesa della nuova nomina di un inviato speciale. L’ultima riunione del CDS dell’ONU ad Aprile 2005 ha prodotto solo un ulteriore sforzo per cercare di uscire da quello che Kofi Annan ha definito un vicolo cieco.

A fine Luglio 2005 è stato nominato il nuovo inviato speciale dell’ONU per il Sahara Occidentale: l’ex-diplomatico olandese Peter Van Walsum. L’italiano Francesco Bastagli sarà il rappresentante speciale, cioè il capo della MINURSO.

La nomina di Peter van Walsum è molto importante perché solo così si possono riprendere i colloqui e individuare un nuovo percorso per giungere al referendum e all’autodeterminazione.

L’Inviato speciale Peter van Walsum ha incontrato la parti interessate nel mese di Ottobre e si presume porterà le sue proposte alla riunione del CdS dell’ONU di fine Ottobre. A tale riunione Kofi Annan proporrà un rinvio della missione di sei mesi.

Dal 21 maggio 2005 nei Territori occupati del Sahara Occidentale è in corso una resistenza popolare, nonviolenta, per protestare contro la violazione sistematica dei diritti fondamentali. I saharawi chiedono la fine dell’occupazione della propria patria da parte del Marocco e la possibilità di scegliere, con un referendum di autodeterminazione, il proprio futuro, come stabilito dalle Nazioni Unite.

La risposta delle autorità marocchine contro i manifestanti è stata violentissima, e una repressione anche più forte si è abbattuta sulla popolazione dei Territori occupati. Non si contano più i feriti, i maltrattamenti, gli arresti arbitrari, i casi di tortura. Particolarmente presi di mira sono gli attivisti dei diritti umani, quasi tutti arrestati.

Amnesty International è intervenuta per chiedere al Marocco di rispettare i diritti umani e processare le persone responsabili di tali violazioni.

Per ulteriori informazioni


Bologna - 31 luglio 2006
Gruppo di bambini Saharawi ospiti dell'Associazione bolognese
 “El Ouali solidarietà per il popolo Saharawi”

Il 24 ottobre 2006
così mi scrive Federico Comellini
membro dell'associazione El Ouali di Bologna

Attualmente stiamo portando avanti diversi progetti, tra cui la costruzione di un dispensario, l'accoglienza estiva dei bambini, la saharamarathon. Riusciamo a finanziare i progetti tramite la Regione, la Provincia e i comuni della provincia di Bologna. Poi abbiamo un banchetto informativo e di vendita di magliette libri e un po' di artigianato saharawi. Insomma sopravviviamo.


Specchio - La Stampa
n° 550 del 3 febbraio 2007

Progetto per la prevenzione sanitaria materno-infantile
e per l’emergenza alimentare presso i campi profughi Saharawi

Acquisto di dromedari da latte e loro mantenimento nella wylaia di Dajla
per alimentazione di donne gravide, malati e bambini

Muro marocchino
Muro del Sahara Occidentale

Il Muro marocchino o Muro del Sahara Occidentale, è un insieme di otto muri difensivi con una lunghezza superiore a 2.720 km costruito dal Marocco nel Sahara Occidentale. È una zona militare con bunker, fossati e campi minati, edificato con l'obiettivo di proteggere dalle incursioni del Fronte Polisario il territorio occupato dal Marocco.

Polisario è la sigla del movimento indipendentista Fronte Popolare di Liberazione del Saguia El Hamra e del Rio de Oro, le due regioni che costituiscono l'odierno Sahara Occidentale. Fondato nel 1973 e sostenuto soprattutto da Libia e Algeria, ha condotto una strenua guerriglia prima contro il presidio spagnolo e, dopo l'accordo di Madrid (1975), contro le nuove truppe di occupazione marocchine e mauritane. Concluso nel 1979 un trattato di pace separata con la Mauritania, il Polisario ha concentrato le sue attività nei confronti del Marocco ottenendo importanti successi sul piano militare e su quello diplomatico internazionale. Nel 1991 il Polisario ha concordato col Marocco una tregua per consentire l'organizzazione di un referendum sul futuro della regione sotto la supervisione dell'ONU.

La costruzione del muro si svolse in varie fasi, ognuna delle quali ampliava il territorio controllato dalle forze militari marocchine. Fu edificato in sei tempi.
Il primo, che non ha nessuna contiguità con il definitivo, fu edificato nel giugno del 1982 e circoscrisse l'area a nord ovest denominata del triangolo utile. È la più importante dal punto di vista demografico ed economico, e contiene le città di El Aaiún, Semara, Bojador e Bu Craa, una porzione importante della regione di Saguia el Hamra.

Il secondo muro, del gennaio 1984, ampliò di una piccola porzione a sud il territorio controllato dal Marocco. Questo segmento ha due caratteristiche: tagliò praticamente in due il territorio controllato dal Fronte Polisario e per un breve tratto segue il muro definitivo.

Il terzo muro, del maggio 1984, inglobò a est una piccola parte del territorio confinante col Marocco con il centro abitato di Hawza. Strategicamente fu occupata la maggior parte dell'attualmente non utilizzata strada che va da El Aaiún a Tindouf (Algeria) e pertanto verso le vecchie piste carovaniere del Sahara.
La quarta espansione, del gennaio 1985, si ampliò a est inglobando un territorio simile alla terza, con i centri abitati di Al Farcia e Mahbas. Il muro rasenta il confine Algerino e fu prolungato in territorio marocchino per impedire il suo aggiramento.

La quinta fase del settembre 1985 inglobò una parte del Rio de Oro con i centri abitati di Guelta Zemmur, Chalwa, Oum Dreyga, Imlily e Ad Dakhla, già Villa Cisneros.

La sesta e ultima fase, dell'aprile 1987, portò le truppe marocchine vicino ai confini mauritani. Una stretta striscia di sabbia collega i territori non occupati sotto il controllo della RASD (Repubblica Araba Saharawi Democratica) alla penisola con il centro abitato di La Guera che fu colonia spagnola prima di essere inglobata nel Rio de Oro. Dopo l'aprile 1987 il Marocco non riuscì a inglobare altro territorio, la guerra sanguinosa continuò fino al 1991, l'anno della sospensione.

Lungo il muro, ogni quattro o cinque chilometri è stanziata una compagnia militare, in gran parte di fanteria e in misura inferiore di altri corpi come ad esempio i paracadutisti. Ogni 15 chilometri è installato un radar per fornire dati alle più vicine batterie di artiglieria. Oltre la linea militare vi è il muro vero e proprio, composto di ostacoli come muri di sabbia e di pietre di dimensioni di solito inferiori al metro. Il muro fisico è attorniato di campi minati. Si stima che intorno al muro siano presenti da uno a due milioni di mine che porta la zona fra le prime dieci al mondo per la loro concentrazione.

Oltre a uno scopo difensivo, il muro ha obiettivi di sfruttamento economico. La parte interna al muro racchiude le ricchezze del Sahara Occidentale, ovvero le miniere di fosfati e il controllo della costa che è considerata una delle più pescose al mondo. Un'importante ricchezza che per ora non può essere sfruttata è quella dei giacimenti petroliferi costieri, in quanto le Nazioni Unite permettono solo la ricerca e non lo sfruttamento fino al celebrarsi del referendum di autoderminazione. La zona controllata dalla Repubblica Araba Saharawi Democratica non ha invece importanza economica.

Secondo il governo marocchino gli obiettivi del muro sono i seguenti:

Proteggere da azioni militari saharawi le città più importanti.
Proteggere i giacimenti di fosfati e la ricchezza che deriva dalla pesca.
Creare una concentrazione di forze per una miglior difesa.
Eliminare o ridurre il fattore sorpresa.
Ostacolare le azioni offensive o armate.
Limitare gli effetti della guerriglia.

Buona parte di questi obiettivi sono cessati nel 1991 quando la RASD scelse la strada della legalità internazionale e dell'azione non violenta. Una parte della scelta dipese anche dalla costruzione di questa linea di difesa che assieme allo stallo scaturito dall'incapacità marocchina di proseguire nella conquista dell'intero territorio della ex colonia, permise alle Nazioni Unite di bloccare e cristallizzare la guerra. Attualmente lo scontro è prevalentemente su un piano politico, dove i Saharawi cercano in ogni modo di arrivare al referendum e il Marocco ne ostacola la realizzazione al fine di consolidare lo status quo ed annettere il territorio.
In Europa la maggior opposizione al muro e, contestualmente a esso, alla sovranità marocchina sul territorio Saharawi, è svolta da associazioni impegnate nell'affermazione dei diritti umani e umanitari e da numerose associazioni di amicizia e sostegno con il popolo Saharawi.

Un appoggio politico moderato si ha principalmente in Spagna, Italia e a livello collettivo nell'Unione Europea. Negli ultimi anni si sono svolte manifestazioni internazionali nelle vicinanza del muro nei territori liberi e a Tifariti. L'Algeria è un alleato tradizionale dei Saharawi e un sostenitore della loro indipendenza, e pertanto molto critico sull'esistenza del muro e dell'occupazione da esso protetta.

L'alleanza fra Algeria e Saharawi poggia su più motivi: l'esistenza di un confine aperto per i nomadi Saharawi e algerini, e ancora di più il continuo scontro fra Marocco e Algeria. L'OUA (Organizzazione per l'Unità Africana) e l'ONU con la MINURSO (Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale) lavorano per una soluzione pacifica del conflitto.


I bambini ospiti a Bologna
luglio 2007