Conrad Gessner

Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555

De Gallina

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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¶ De eisdem subventaneis ovis quae apud Albertum observavi adiiciam. Ova venti (inquit) in avibus concipiuntur ex vento maxime. rara enim corpora habent, et aerea, et locum {aui} <ani>, per quem concipiunt, vento expositum. itaque vento ad libidinem moventur, sicut etiam mulieres austro matricem aperientes delectantur, unde menstruus sanguis attrahitur. Fit autem hoc frequenter in avibus propter volatum et continuum caudae motum, propter quem etiam attrahitur semen ad matrices earum. Foeminae enim avium testiculos[1] habent super caudam, et exteriori parte corporis: mares vero interius, ubi aliis animalibus sunt renes. Et rursus, Zephyria ova concipiunt autumno, flante austrino vento[2], hic enim aperit corpora avium, et humectat, et foecundat. Autumno autem abundat in eis sicca ventositas. Aliae vero ova venti concipiunt vere, receptione venti austrini. item ad tactum manus supra anum, et per confricationem.

¶ Aggiungerò ciò che ho trovato in Alberto sempre a proposito delle uova ventose. Dice: Le uova ventose negli uccelli vengono concepite soprattutto per opera del vento. Infatti hanno dei corpi leggeri e pieni d’aria, e la posizione dell’ano, attraverso il quale concepiscono, è esposta al vento. Per cui vengono spinti alla libidine dal vento, come anche le donne ricevono diletto nell’aprire l’apparato genitale ad Austro, da dove viene costretto ad uscire il sangue mestruale. Ciò si verifica spesso negli uccelli a causa del volo e del continuo movimento della coda, grazie al quale il seme viene pure attratto al loro apparato genitale. Infatti le femmine degli uccelli hanno i testicoli – le ovaie – sopra la coda e all'esterno del corpo: invece i maschi li hanno dentro, dove negli altri animali si trovano i reni. E ancora: In autunno concepiscono le uova zefirine, quando spira il vento Austro, che infatti apre i corpi degli uccelli, e li inumidisce, e li feconda. In essi infatti in autunno abbonda una secca ventosità. Ma altri uccelli concepiscono uova ventose in primavera, ricevendo il vento Austro. Parimenti al contatto della mano al di sopra dell'ano, e attraverso lo sfregamento.

Et alibi[3], Ova venti dicuntur, eo quod calor (incubantis avis) resolvere quidem ipsa potest in ventum: sed non formare in pullum. haec tamen ova coagulabilia sunt hepsesi et optesi[4], sed non formabilia, proprio formante destituta. ita enim se habent ut seminis foeminae permixtio cum sanguine menstruo, (sine semini viri,) unde nihil generari potest. Si ova subventanea gallinae subijcias incubanda, nec albugo nec vitellus immutabuntur: sed utrunque colorem suum servabit. unde apparet errasse Galenum cum dixit, semen foeminae quoque coagulare in generatione et formare: etsi minus id efficiat quam semen maris. Inveniuntur quaedam ova venti absque albumine (absque vitello, forte) qualia fiunt quando in materia coitus abundant gallinae ex aliquo cibo singulariter materiam coitus operante. tunc enim absque vitello testa albumini circunducitur: et figura ovi datur et producitur. Vidi ego ovum prorsus sphaericum, duabus testis intectum, una intra alteram, cum albumine aquoso tenui inter utranque absque vitello, et altero etiam albumine intra interiorem testam. quod vero vitellum solum haberet subventaneum ovum visum nullum adhuc est. hic enim pro alimento duntaxat est, membrana discretus ab albumine, quod est sperma foeminae vi matricis et testium[5] attractum ad ovi substantiam. Inveniuntur praeterea quaedam ova venti, quae non habent testam exteriorem, sed membranam tantum quae testae subiici solet. quod fit, quoniam talia ova humida sunt et aquosa: et non habent calorem satis validum: praesertim si cibo humido sperma augente alantur gallinae, Hucusque Albertus.

E in un altro punto: Vengono dette uova del vento in quanto il calore (dell'uccello che cova) è in grado di dissolverle in vento: ma non di trasformarle in pulcino. Tuttavia queste uova possono diventare dure se bollite e arrostite, ma non possono prendere una forma, essendo sprovviste del principio formatore. Infatti sono costituite come la commistione del seme della femmina con il sangue mestruale (senza il seme del maschio), per cui nulla può essere generato. Se metterai da covare a una gallina delle uova ventose, né l'albume né il tuorlo si modificheranno: ma ambedue conserveranno il loro colore: per cui è evidente che Galeno si è sbagliato quando disse che anche il seme della femmina si coagula durante la generazione e che plasma il feto: anche se fa ciò in misura minore rispetto al seme del maschio. Si trovano alcune uova ventose senza albume (forse senza tuorlo) come lo diventano quando le galline hanno in abbondanza materiale derivante dal coito grazie a qualche cibo che produce materiale del coito in modo speciale. Allora infatti in assenza di tuorlo il guscio si distribuisce attorno all'albume: e si realizza e si produce la forma di un uovo. Io ho visto un uovo completamente sferico ricoperto da due gusci, uno dentro all'altro – uovo matreshka, con dell'albume acquoso poco denso che si trovava tra i due gusci e senza tuorlo, e con anche un secondo albume dentro al guscio più interno. Finora non si è visto alcun uovo ventoso che abbia solo il tuorlo. Infatti questo serve solo da alimento, separato  da una membrana dall'albume che è il seme della femmina attirato dalla forza dell'utero e dei testicoli - dell'ovaio - verso la sostanza che compone l'uovo. Inoltre si trovano alcune uova ventose che non hanno il guscio esterno, ma solamente quella membrana che abitualmente sta al di sotto del guscio. Ciò accade perché siffatte uova sono umide e acquose: e non posseggono un calore abbastanza intenso: soprattutto se le galline vengono nutrite con cibo umido che fa aumentare il seme, sin qui Alberto.

¶ Auctor est in Hexaemero Magnus Basilius, subventanea ova in caeteris irrita esse ac nova, (vana,[6]) nec illis fovendo quicquam excuti: at vultures subventanea fere citra coitum progignere fertilitate insignia. Intelligi vero subventanea seu hypenemia debent, citra coitum concepta libidinis imaginatione, quae ratio molam in foeminis quoque producere creditur, vitae ineptam. quod agens principium ex maris seminio non affuerit, Caelius. Ovum venti est ovum super quod non cecidit tempore coitus ros et virtus de semine maris; et vulgo dicitur ovum venti, quod sterile sit et infoecundum, Bellunensis. Gallinae novellae, quas a Martio mense Germani denominant, pariunt nonnunquam ova subventanea, Eberus et Peucerus. Πλήθουσι γὰρ τοι καὶ ἀνέμων διέξοδοι | θήλειαν ὄρνιν, πλήν ὅταν παρῇ τόκος, Plutarchus Sympos. 8.[7]

¶ San Basilio il Grande scrive nelle sue Omelie sui sei giorni della creazione che negli altri uccelli le uova ventose sono sterili e insolite (vuote), e che scaldandole non ne può scaturire alcunché: ma che invece gli avvoltoi depongono delle uova ventose estremamente fertili assolutamente senza il coito. In verità bisogna intendere come ventose o hypenemia quelle uova concepite senza il coito a causa di fantasie libidinose, e si crede che questa sia la causa che anche nelle donne produce la mola uterina - mola materna, che non è vitale. In quanto non vi è pervenuto il principio attivo che deriva dal seme del maschio, Lodovico Ricchieri. L'uovo ventoso è l'uovo sul quale al momento del coito non è caduta la rugiada e il potere derivante dal seme del maschio, e comunemente viene detto uovo del vento in quanto è sterile e infecondo, Andrea Alpago. Le galline novelle, cui i Tedeschi danno il nome dal mese di marzo, talora depongono uova ventose, Paul Eber e Caspar Peucer. Plëthousi gàr toi kaì anémøn diéxodoi | thëleian órnin, plën ótan parêi tókos – Infatti riempiono anche di venti l'uccello femmina [la gallina], eccetto quando si avvicina l'ora del parto, Plutarco, libro VIII di Symposiakà o Questioni conviviali.

Ova quae canicularia et urina (κυνόσουρα καὶ οὔρινα) a nonnullis vocantur, aestate magis consistunt, Aristot.[8] interprete Gaza. forte autem ab eo dicta fuerint cynosura, quod aestate et sub Cane magis urina fiunt. alioqui {sydus} <sidus> etiam cynosura[9] vocatur, nempe ursa minor. Depravantur ova (inquit Aristot. de generatione anim. 3.2.[10]) et fiunt quae urina appellantur, tempore potius calido, idque ratione. Ut enim vina temporibus calidis coacescunt, faece subversa. hoc enim causae est ut depraventur. sic ova pereunt vitello corrupto. id enim in utrisque terrena portio est. quamobrem et vinum obturbatur faece permista, et ovum vitello diffuso. Multiparis igitur hoc accidit merito, cum non facile omnibus calor conveniens reddi possit, sed aliis deficiat, aliis superet, et quasi putrefaciendo obturbet. Uncunguibus etiam quamvis parum foecundis, nihilominus tamen idem evenit. saepe enim vel alterum ex duobus urinum fit, sed tertium semper fere. Cum enim calida sua natura sint, faciunt, ut quasi ferveat supra modum humor ovorum. Cum autem plus iusto calescunt, nisi ex recremento humido sint, saniescunt, reddunturque urina. Columbas inquit idem de hist. 6. 4.[11] ut plurimum bina tantum ova parere. et si quando tria pepererint, binos tantum pullos perfici, ovum tertium urinum relinqui.

Le uova che da alcuni vengono dette canicolari e non fecondate (kynósoura kaì oúrina) compaiono maggiormente in estate, Aristotele tradotto da Gaza. Infatti forse sono state da lui chiamate cynosura in quanto in estate e durante la canicola - agosto - diventano maggiormente sterili. D'altra parte anche una costellazione viene chiamata Cinosura, e precisamente l'Orsa Minore. Le uova si alterano (dice Aristotele in De generatione animalium III,2) e quelle dette non fecondate si formano preferibilmente quando la stagione è calda, e ciò avviene per un motivo. Come infatti durante le stagioni calde i vini si inacidiscono per il rimescolamento della feccia. Questo infatti rappresenta il motivo per cui si corrompono. Così le uova vanno a male per il tuorlo che si è alterato. Infatti in entrambi i casi esso rappresenta - essi rappresentano - l’elemento terroso. Motivo per cui si intorbidisce sia il vino per la feccia che viene rimescolata, sia l’uovo per il tuorlo che si è sparso. È logico pertanto che ciò si verifichi negli uccelli multipari dal momento che il giusto calore non può essere facilmente offerto a tutte le uova, ma ad alcune è insufficiente, per altre è eccessivo, e le intorbidisce come se le facesse andare in putrefazione. Nondimeno tuttavia ciò accade anche agli uccelli dalle unghie ricurve - rapaci  - anche se sono poco fecondi. Spesso infatti o uno dei due diventa sterile, ma il terzo quasi sempre. Infatti essendo - questi animali - caldi per loro natura, fanno sì che la parte liquida delle uova si scaldi in modo eccessivo. Infatti quando si scaldano più del dovuto, se non sono di costituzione umida, si deteriorano e diventano sterili. Sempre lui in Historia animalium VI,4 dice che le colombe per lo più depongono solamente due uova. E se talora ne hanno deposte tre, solamente due pulcini giungono a termine, il terzo uovo rimane sterile.

Urina fiunt incubatione derelicta, quae alii cynosura dixere, Plinius[12]. Ova generationi inepta οὔρια quasi fluctuosa dici legimus. nam οὔρον dicunt ventum[13], quo argumento etiamnum ab Homero mulos dici οὐρῆας coniectant periti, et recenset Eustathius: διὰ τὸ ἄγονον, id est ob insitam non gignendi proprietatem, quod eorum semen sit ἀνεμαῖον id est spiritosum, et proinde foecunditatis nescium[14], Caelius. Unde fit ut

τὰ ἀφανισθέντα ὠά καὶ ἐξουρίσαντα[15], hoc est corrupta et urina ova, fluitent? Integra certe καὶ ἀπαθῆ, confestim sidere, manifestum est. Ac ratio quidem erui illinc potest, quod aquescant ac spiritus contabescentia concipiant plurimum. Qua ratione colligitur et illud, cur in aqua pereuntes, primo quidem ima petere: mox ubi computrescere coeperint, emergere ac fluitare soleant, etc. Idem. Ab exhausto ovo facile plenum discernes, si ea in aquam demiseris. hoc siquidem descendet et delabetur, illud vero natabit in superficie, Leontinus. Ovum recens positum in aqua salsa supernatat, in dulci vero submergitur, ut Aponensis in problematis scribit. Aquam marinae similiter salsam reddituri, tandiu salem inijciunt, donec ovum non subsidat.

Se l'incubazione viene abbandonata diventano sterili quelle – uova – che altri hanno chiamato cynosura, Plinio. Leggiamo che le uova non idonee alla procreazione vengono dette oúria come se fossero agitate da flutti. Infatti chiamano oúron un vento – il vento favorevole, ragion per cui gli esperti suppongono che anche da Omero i muli vengono detti ourêas, ed Eustazio commenta con dià tò ágonon, cioè a causa di un’insita caratteristica a non generare, in quanto il loro seme sarebbe anemaîon, cioè ventoso, e pertanto incapace di essere fecondo, Lodovico Ricchieri. Qual è il motivo per cui tà aphanisthénta øá kaì exourísanta -  le uova che si sono guastate e piene di vento, cioè, le uova corrotte e sterili stanno a galla? Invece è evidente che quelle intatte e che non hanno subìto danni – kaì apathê – vanno subito a fondo. Il motivo può essere ricavato dal fatto che diventano liquide come l’acqua e mentre si decompongono assorbono moltissima aria. Per tale motivo si può dedurre anche perché quando stanno macerando in acqua, dapprima vanno a fondo: non appena hanno cominciato a imputridire hanno l’abitudine di risalire e di galleggiare, etc., sempre Lodovico Ricchieri. Potrai facilmente distinguere un uovo pieno da uno disidratato se li metterai in acqua. Il primo infatti scenderà e andrà a fondo, l'altro nuoterà in superficie, Leontinus - un geoponico. Un uovo deposto da poco messo in acqua salata sta a galla, mentre in acqua dolce va sotto, come scrive Pietro d’Abano in Expositio problematum Aristotelis. Coloro che stanno per trasformare dell'acqua che diventi salata come quella di mare, aggiungono sale fin tanto che l'uovo non sta a galla.


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[1] Testiculus è diminutivo di testis. In latino il testicolo è detto testis, nel senso di testimone. Questo singolare accostamento presente anche nel francese témoin - les deux témoins (Dictionnaire étymologique du Français di Jacqueline Picoche, 1992) - deriva dal diffuso animismo che spiega i nomi di molte parti del corpo: i testicoli sarebbero i testimoni dell’atto sessuale, della virilità. In questo caso Alberto potrebbe essere tacciato di maschilismo bell'e buono oppure di un femminismo esasperato. Ma se assumiamo che anche questo suo strano ovaio esposto all'aria è testimone dell'atto sessuale della femmina, allora Alberto viene scagionato.

[2] Alberto doveva avere ben chiaro solamente da dove spirò il vento che rese gravida la Madonna. Infatti Zefiro in greco suona Zéphyros, a quanto pare derivato da zóphos = zona delle tenebre, occidente. Invece per tutti noi Austro o Noto spira indiscutibilmente da sud.  Se non bastasse, Zefiro di norma è primaverile, non autunnale. Vatti a fidare dei santi! Ma siamo nel favoloso, per cui queste accozzaglie impreziosiscono ancor più il mito.

[3] De animalibus VI, tract. 1, cap. 2 §12 (vol. I pag. 445 Stadler): Dicuntur ova venti, eo quod calor ipsa resolvere quidem potest in ventum, sed non formare in pullum: haec tamen ova coagulabilia sunt <h>epsesi et optesi, sed non formabilia proprio formante destituta, quae est sicut permixtio spermatis feminae cum sanguine menstruo in ceteris animalibus, ex qua materia nihil omnino generatur.

[4] Il verbo ἕψω significa far cuocere o far bollire. Il verbo ὀπτάω significa arrostire. - Aristotele Historia animalium VI,2 560a-b: Il giallo e il bianco dell’uovo hanno natura opposta non solo per il colore ma anche per le loro proprietà. Il giallo infatti viene coagulato dal freddo, mentre il bianco non si coagula, anzi tende piuttosto a liquefarsi; sotto l’azione del fuoco il bianco coagula, il giallo no, anzi rimane molle a meno che non venga interamente bruciato, e viene condensato e disseccato più dalla bollitura [ἑψόμενον] che dal fuoco vivo. Il bianco e il giallo sono tenuti separati l’uno dall’altro da una membrana. Le calaze che si trovano alle estremità del giallo non contribuiscono per nulla alla generazione, come alcuni suppongono; sono due, una in basso e una in alto. A proposito del giallo e del bianco, avviene anche [560b] questo: toltine un certo numero dai gusci e versatili in un recipiente, se li si fa cuocere [ἕψῃ]  lentamente, a fiamma bassa, tutto il giallo si concentra in mezzo, e il bianco lo avvolge tutto intorno. (traduzione di Mario Vegetti) – Premesso che Alberto si serviva del testo di Aristotele tradotto dall'arabo in latino da Michele Scoto (ca. 1215), visto che nel testo greco di Aristotele non compaiono forme come ἑψήσῃ e ὀπτήσῃ, ma compare solo ἕψῃ (congiuntivo presente), secondo Roberto Ricciardi si può ipotizzare quanto segue:
1) che esistesse nel codice di Aristotele utilizzato dal traduttore arabo la variante ἑψήσῃ (congiuntivo aoristo)
2) che questa forma fosse glossata nell'interlinea o sul margine con ὀπτήσῃ ('cuoccia' glossato con 'arrostisca')
3) che il traduttore arabo abbia inserito anche la glossa nel testo, ma non abbia tradotto i due termini e li abbia semplicemente traslitterati
4) che Michele Scoto abbia sì tradotto il testo arabo in latino, ma, come in altri casi, non comprendendo il senso delle traslitterazioni arabe, abbia traslitterato a sua volta il testo arabo in caratteri latini - omettendo la h di epsesi, diversamente da Gessner – senza però comprendere il significato delle due parole come di origine greca.

Alberto De animalibus I,81: Ego tamen iam vidi ovum gallinae, quod habuit duas testas, unam intra aliam, et in medio duarum testarum habuit albuginem, et intra interiorem etiam non fuit nisi albugo, et fuit ovum parvum, totum rotundum ad modum sperae. Sed hoc erat unum de naturae peccatis et monstris.

[5] E dagli coi testicoli! Inoltre Alberto, forse per verecondia, non aveva mai visto che la gallina non solo ha l'ovaio là dove i galli hanno i testicoli, ma che di ovaio prospero ce n'è uno solo.

[6] Probabilmente Gessner pensa che qualcuno abbia scritto nova invece di vana e ne propone l'emendamento.

[7] Symposiakà o Quaestiones conviviales VIII,3 718a. – Si tratta di due versi di Sofocle, frammento 433N. – Gessner leggeva πλήθουσι καὶ ἀνέμων, le edizioni moderne hanno λήθουσι di Gomperz e Diogene Laerzio Vitae IV,35.

[8] L'aggettivo οὔρινον riferito all'uovo viene dato come equivalente al più corretto οὔριον derivato da οὖρος che significa vento propizio o favorevole. Anche Giulio Cesare Scaligero (Aristotelis historia de animalibus, Tolosa, 1619) riporta la lezione οὔρινα. - Alcuni traducono οὔρια con sierose e l’aggettivo è frequente per designare le uova chiare. Confronta anche Hist. an. VI,3 562a 30: 4, 562b 11; De gen. an. III,2 753a 22. (Roberto Ricciardi) - Aristotele Historia animalium VI,2 560a: Le uova che alcuni chiamano kynosoura o «sterili» compaiono più spesso d’estate. Certi poi chiamano le uova sterili «zefirine», perché è in primavera che le femmine degli uccelli recepiscono i venti tiepidi; si ha lo stesso effetto anche quando le si palpa con la mano in un certo modo. - kynósoura (letteralmente «urina di cane» o «coda di cane») e oúria («sterili», forse anche «sierose»), sono sinonimi, probabilmente dialettali, del termine hypënémia che designa normalmente in Aristotele le uova sterili. Un’altra variante di questo termine (che vale letteralmente «subventanea») è lo «zefirine» citato qui di séguito: anch’esso si riferisce alla credenza popolare sulla fecondazione degli uccelli mediante i soffi vitali dei venti caldi (Plinio, X, 80, chiarisce infatti: «Quidam et vento putant ea generari: qua de causa etiam Zephyria appellantur»). cfr. de Gen. An., nota III, 3. (traduzione e nota di Mario Vegetti)

[9] Il sostantivo femminile Κυνόσουρα in italiano suona Cinosura e identifica la costellazione dell'Orsa Minore. È assai probabile che con questo vocabolo - che significa coda di cane - i Greci volessero indicare il timone del Piccolo Carro che per lunghezza è molto più paragonabile alla coda di un cane che a quella di un orso, la cui coda è molto corta, salvo trattarsi di un orso fantastico come spesso accade in questo campo e come chiaramente dimostra l'iconografia della costellazione. - Cinosura è pure un promontorio dell'isola di Salamina che ha tutte le fattezze di una coda di cane e presso il quale (come ci racconta Erodoto nel libro VIII delle Storie) il 20 settembre del 480 aC si svolse la famosa battaglia navale tra Greci e Persiani: 378 navi greche con 70.000 uomini contro 800 navi persiane con 150.000 guerrieri. I Greci ci rimisero solo 40 navi e sconfissero il nemico che perse 50.000 uomini e 200 navi. Non sono in grado di fornire il numero delle vittime greche.

[10] De generatione animalium III,2 753a-753b: Nelle uova gli animali giungono più velocemente a compimento nella stagione soleggiata, perché il tempo concorre in quanto anche la cozione è prerogativa del calore. Sia la terra concorre alla cozione grazie al suo calore, sia l’animale che cova fa la stessa cosa: trasmette il calore che ha in sé. Ma logicamente è durante la stagione calda che le uova si corrompono e si formano le cosiddette sterili [οὔρια]: come anche i vini nella stagione calda si inacidiscono per il rimescolamento della feccia (perché è questa la causa del corrompimento), così anche nelle uova avviene per il tuorlo. Essi rappresentano in entrambi i casi l’elemento terroso, perciò il vino è intorbidito per il rimescolamento della feccia, le uova che si corrompono per quello del tuorlo. È logico che questo accada agli uccelli multipari, perché non è facile conferire a tutte le uova un riscaldamento conveniente, ma in alcune ce n’è difetto, in altre eccesso, e esse sono intorbidite come se andassero in putrefazione. Nondimeno questo accade anche agli uccelli con unghie ricurve che depongono poche uova. Spesso infatti anche quando sono due uno diventa sterile, e pressoché sempre quando sono tre. Essendo infatti questi animali caldi per natura producono un effetto come di bollore nel fluido delle uova. Il giallo e il bianco posseggono nature opposte. [753b] Il giallo si rassoda al freddo, ma riscaldato si liquefa, perciò si liquefa quando subisce una cozione, sia nella terra sia per effetto della cova, ed essendo siffatto diventa alimento per l’animale in formazione. Sottoposto al fuoco e alla cottura non si fa duro perché è di natura terrosa così come la cera. Per questo riscaldandosi maggiormente acquista sierosità dal residuo umido e diventa sieroso. - Sieroso: la traduzione di Scoto presuppone un testo diverso: «et propter hoc fit molle quando calefit: cum ergo acciderit ei humiditas ex superfluitate humiditatum corrumpetur». Peck tuttavia, seguendo Platt, preferisce espungere tutto eàn ëi më ex ygroù perittømatos mentre Lulofs più giustamente considera testo guasto soltanto eàn ëi. (traduzione e nota di Diego Lanza) – Alcuni traducono οὔρια con sierose e l’aggettivo è frequente per designare le uova chiare. Confronta anche Hist. an. VI,3 562a 30: 4, 562b 11; De gen. an. III,2 753a 22. (Roberto Ricciardi)

[11] Historia animalium VI,4 562b: Tutti i colombiformi, quali il colombaccio e la tortora, depongono per lo più due uova, al massimo tre. La colomba, come s’è detto, depone le uova in ogni stagione, mentre la tortora e il colombaccio lo fanno in primavera, e non più di due volte (le depongono una seconda volta quando la prima covata è stata distrutta: molte femmine distruggono in effetti le proprie uova). I colombiformi depongono comunque talvolta, come s’è detto, anche tre uova, ma non ne vengono mai più di due pulcini, talora anche uno soltanto: l’uovo residuo è sempre sterile.

[12] Naturalis historia X, 166: Inrita ova, quae hypenemia diximus, aut mutua feminae inter se libidinis imaginatione concipiunt aut pulvere, nec columbae tantum, sed et gallinae, perdices, pavones, anseres, chenalopeces. Sunt autem sterilia et minora ac minus iucundi saporis et magis umida. Quidam et vento putant ea generari, qua de causa etiam zephyria appellant. Urina autem vere tantum fiunt incubatione derelicta, quae alii cynosura dixere.

[13] Confronta per esempio Omero Odissea V 628; X 17; Iliade I 479; II 420, etc.

[14] Confronta Eustazio ad Il. I 50: οὐρῆας μὲν πρῶτον ἐπῴχετο – in alternativa ad altre spiegazioni Eustazio (p. 42, 10 sg.) propone: παρὰ τὸν οὖρον, δηλοῖ τὸν ἄνεμον τοῦτο δὲ διὰ τὸ ἄγονον τῶν τοιούτων ζώῳν καὶ τὸ τοῦ σπερματικοῦ πνεύματος ἄκαρπον καὶ ὥσπερ ἀνεμιαῖον. Διὸ καὶ τὰ ἐν τοῖ ὠοῖς ἄκαρπα διὰ τὴν τοιαύτην αἰτίαν οὔρια κοινὴ λέγει συνήθεια.

[15] Il verbo ἐξουρίζω in senso attivo significa emettere con l'urina, in senso passivo significa essere emesso con l'urina. Traduciamo pertanto con 'piene di urina', o con un equivalente 'piene di vento', cioè, sterili. Ἐξουρίσαντα è glossato da Lodovico Ricchieri con il latino urina (da οὔριος = che ha il vento favorevole, in quanto οὖρος  è il vento favorevole, oppure da οὔρειος / οὔριος = per l'urina, in quanto οὖρον è l'orina) e in Plinio urina designa le uova ventose: Columbae proprio ritu osculantur ante coitum. Pariunt fere bina ova, ita natura moderante, ut aliis crebrior sit fetus, aliis numerosior. Palumbis et turtur plurimum terna nec plus quam bis vere pariunt, atque ita, si prior fetus corruptus est et ut, quamvis III pepererint, numquam plus II educant. Tertium inritum est; urinum vocant. Palumbis incubat femina post meridiana in matutinum, cetero mas. (Naturalis historia X,158)