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           Nella classificazione binomia secondo Linneo, o anche in quella linneoide, solo la lettera della prima parola è maiuscola, che nel nostro caso è il vocabolo Gallus, mentre tutte le altre parole, anche se riferite a nome di persona, iniziano abitualmente con lettera minuscola: vedi Gallus lafayettei, il gallo di Lafayette.  | 
      
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           ovum, i, sostantivo latino neutro = ovo, uovo - in greco øión  | 
      
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           ovis,
          is,     sostantivo latino femminile  = pecora - in greco
          oîs  | 
      
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           testa,
          ae,
          
          sostantivo latino
          femminile. In origine
          significava guscio della
          tartaruga, da cui testuggine;
          passò a significare ogni specie di oggetto in coccio, vaso di
          terracotta; traslato: guscio dei crostacei, coccio, rottame,
          conchiglia, frutto di mare. Non era usato nel senso di guscio dell’uovo,
          per il quale esisteva il termine putamen.  | 
      
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           testa,
          vocabolo italiano: derivato dal latino testa,
          vaso di terra, passato poi nel linguaggio parlato a indicare
          scherzosamente il cranio e poi la testa, soppiantando così in gran
          parte della Romània gli esiti popolari del più antico caput.  | 
      
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           inauris, is,
          
          sostantivo latino femminile = orecchino. Non si
          tratta di un aggettivo, bensì di un sostantivo. Credo si possa
          concedere a Castelló la scelta di un sostantivo per designare un
          attributo, per cui la traduzione letterale di Gallus
          inauris sarebbe Gallo
          orecchino.  | 
      
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           testaceus, a, um, aggettivo latino = fatto di terracotta, color mattone, rivestimento crostaceo; serve anche per definire un invertebrato munito di conchiglia. È indubbio che anche il guscio dell’uovo è un rivestimento crostaceo e che quando è colorato dalla protoporfirina assume talora una tinta mattone. Inspiegabile è l’aggettivo testacea dato in italiano alla membrana che si trova appena sotto al guscio, salvo non sia usato nel senso di membrana della crosta, per cui si dice membrana testacea in quanto ad immediato contatto con la testa intesa come guscio, non certo per il colore della membrana, che è costantemente bianca e non color mattone. 
          
          A meno che qualche scienziato abbia voluto accostare tale membrana
          bianco-elastica all’albuginea del testicolo che avvolge quest’organo
          ovoidale e che è madreperlacea, ossia tendente al bianco, albus in latino.  | 
      
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           putamen,
          minis,  sostantivo latino
          neutro = guscio, scorza, baccello, mallo. Dal verbo puto: nettàre, ripulire, purgare, potare, mondare alberi. Stando
          a quest’etimologia suggerita dal Georges, non ravviso nulla in grado
          di collegare il verbo putare
          con lo stato del guscio, visto che è sovente imbrattato di feci.
          Esiste anche il verbo putare
          nel senso di pensare, ritenere, reputare, ma con putamen
          non ha nulla a che fare.  | 
      
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           guscio, vocabolo italiano: deriva dal greco kýstion,
          piccola vescica, piccola cisti, oppure dal latino parlato custium, custodia.  | 
      
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           melas, mélanos, accusativo melan,
          aggettivo latino: questo aggettivo, oltre che in greco, era usato
          anche in latino per indicare nero;
          non è altro che la trascrizione nei nostri caratteri dell’identica
          parola greca. Il termine melanian
          usato da Caudill è una spudorata inglesizzazione!  | 
      
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           vulgarus
          non esiste. Un termine assonante potrebbe essere il neutro di vulgarior
          = più volgare, che fa vulgarius.
          Quindi l’aggettivo usato da Caudill va corretto in vulgaris.  | 
      
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           veridis
          non esiste in latino, in quanto è in assoluto viridis.  | 
      
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           guatamalensis
          non ha ragione d’esistere. Non ho trovato la traduzione latina di
          Guatemalteco o Guatemalese; inoltre, l’eventuale traduzione potrebbe
          solo risalire al Rinascimento; ho trovato solo il plurale in spagnolo,
          che suona Guatemaltecos.
          Inoltre lo stato del Guatemala deve il suo nome alla città di
          Tecpán-Quauhtemalón, dove la lettera t
          è seguita da una e. Se ciò
          non bastasse, in inglese Guatemala
          è Guatemala.  |