Vol. 1° -  IX.2.2.

Analisi

1

Nella classificazione binomia secondo Linneo, o anche in quella linneoide, solo la lettera della prima parola è maiuscola, che nel nostro caso è il vocabolo Gallus, mentre tutte le altre parole, anche se riferite a nome di persona, iniziano abitualmente con lettera minuscola: vedi Gallus lafayettei, il gallo di Lafayette.

2

ovum, i, sostantivo latino neutro = ovo, uovo - in greco øión
Ÿ ova gallinacea = uova di gallina
Ÿ ovi putamen = guscio dell’uovo
Ÿ pullos ex ovis excludere  = far nascere i pulcini

3

ovis, is, sostantivo latino femminile = pecora - in greco oîs
Ÿ ovem lupo committere = affidare la pecora al lupo, dare il gregge in custodia al lupo

4

testa, ae, sostantivo latino femminile. In origine significava guscio della tartaruga, da cui testuggine; passò a significare ogni specie di oggetto in coccio, vaso di terracotta; traslato: guscio dei crostacei, coccio, rottame, conchiglia, frutto di mare. Non era usato nel senso di guscio dell’uovo, per il quale esisteva il termine putamen.
Ÿ testarum suffragia = suffragio dei cocci, come per i Greci óstrakon, da cui ostracismo.

5

testa, vocabolo italiano: derivato dal latino testa, vaso di terra, passato poi nel linguaggio parlato a indicare scherzosamente il cranio e poi la testa, soppiantando così in gran parte della Romània gli esiti popolari del più antico caput.

6

inauris, is, sostantivo latino femminile = orecchino. Non si tratta di un aggettivo, bensì di un sostantivo. Credo si possa concedere a Castelló la scelta di un sostantivo per designare un attributo, per cui la traduzione letterale di Gallus inauris sarebbe Gallo orecchino.

7

testaceus, a, um, aggettivo latino = fatto di terracotta, color mattone, rivestimento crostaceo; serve anche per definire un invertebrato munito di conchiglia. È indubbio che anche il guscio dell’uovo è un rivestimento crostaceo e che quando è colorato dalla protoporfirina assume talora una tinta mattone.

Inspiegabile è l’aggettivo testacea dato in italiano alla membrana che si trova appena sotto al guscio, salvo non sia usato nel senso di membrana della crosta, per cui si dice membrana testacea in quanto ad immediato contatto con la testa intesa come guscio, non certo per il colore della membrana, che è costantemente bianca e non color mattone.

A meno che qualche scienziato abbia voluto accostare tale membrana bianco-elastica all’albuginea del testicolo che avvolge quest’organo ovoidale e che è madreperlacea, ossia tendente al bianco, albus in latino.
In latino il testicolo è detto testis, nel senso di testimone. Questo singolare accostamento presente anche nel francese témoin - les deux témoins (Dictionnaire étymologique du Français di Jacqueline Picoche, 1992) - deriva dal diffuso animismo che spiega i nomi di molte parti del corpo: i testicoli sarebbero i testimoni dell’atto sessuale, della virilità. Però, interpretare membrana testacea come dovuta alla rassomiglianza con l’albuginea del testicolo, mi pare un’estrapolazione un po’ stiracchiata, nonostante la paternità di quest’interpretazione sia totalmente mia!

8

putamen, minis, sostantivo latino neutro = guscio, scorza, baccello, mallo. Dal verbo puto: nettàre, ripulire, purgare, potare, mondare alberi. Stando a quest’etimologia suggerita dal Georges, non ravviso nulla in grado di collegare il verbo putare con lo stato del guscio, visto che è sovente imbrattato di feci. Esiste anche il verbo putare nel senso di pensare, ritenere, reputare, ma con putamen non ha nulla a che fare.

9

guscio, vocabolo italiano: deriva dal greco kýstion, piccola vescica, piccola cisti, oppure dal latino parlato custium, custodia.

10

melas, mélanos, accusativo melan, aggettivo latino: questo aggettivo, oltre che in greco, era usato anche in latino per indicare nero; non è altro che la trascrizione nei nostri caratteri dell’identica parola greca. Il termine melanian usato da Caudill è una spudorata inglesizzazione!

11

vulgarus non esiste. Un termine assonante potrebbe essere il neutro di vulgarior = più volgare, che fa vulgarius. Quindi l’aggettivo usato da Caudill va corretto in vulgaris.

12

veridis non esiste in latino, in quanto è in assoluto viridis.

13

guatamalensis non ha ragione d’esistere. Non ho trovato la traduzione latina di Guatemalteco o Guatemalese; inoltre, l’eventuale traduzione potrebbe solo risalire al Rinascimento; ho trovato solo il plurale in spagnolo, che suona Guatemaltecos. Inoltre lo stato del Guatemala deve il suo nome alla città di Tecpán-Quauhtemalón, dove la lettera t è seguita da una e. Se ciò non bastasse, in inglese Guatemala è Guatemala.

 

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