Vol. 2° -  XIV.8.3.

Codominanza

Prendiamo nuovamente l’emoglobina della falcemia come esempio ben definito di eterozigote con le caratteristiche di entrambi gli omozigoti. Un omozigote normale HbAHbA sintetizza solo emoglobina normale, mentre un omozigote per la falcemia HbSHbS possiede solo l’emoglobina S. L’eterozigote, che presenta il tratto falcemico, di solito innocuo, produce entrambi i tipi di emoglobina, e quella anormale costituisce da un quarto a circa la metà del totale.

Un altro esempio di codominanza mostra una diversa relazione tra i prodotti derivati da due alleli codominanti.

Il gene I dei gruppi sanguigni è un gene di cui non si conoscono solo i due alleli IA e I0, in quanto oltre a IA che determina la presenza dell’antigene A nei globuli rossi, esiste un altro allele, IB, che determina la presenza dell’antigene B. In combinazione fra loro, IA e IB presentano una nuova relazione. Infatti l’eterozigote IAIB non mostra dominanza di nessuno dei due alleli, né mostra eredità intermedia, in quanto gli antigeni A e B si trovano ambedue sui globuli rossi degli individui IAIB. È degno di nota il fatto che da una miscela in provetta delle sostanze A e B prese da individui A e da individui B, si possono separare due tipi di macromolecole, che portano l’una o l’altra delle specificità A e B; mentre un individuo AB non porta macromolecole separate A e B; si forma invece un terzo tipo di macromolecola, che porta unitamente le due specificità.

La differenza fra gli effetti di codominanza negli eterozigoti HbAHbS e negli eterozigoti IAIB, riflette la differenza dei livelli ai quali si osservano gli effetti dei geni. Le molecole di emoglobina sono polimeri di catene polipeptidiche, la cui sintesi è strettamente vicina all’azione primaria del gene, e così gli effetti separati dei due alleli Hb si esprimono in tipi separati di emoglobina. Gli antigeni A e B sono il risultato dell’azione di enzimi su un precursore macromolecolare, essi stessi controllati dai due alleli I.

Abbiamo visto che un gene partecipa allo sviluppo potendo influenzare l’espressione di più di un carattere. Assegnando un nome ai geni in base al loro effetto più cospicuo, dimentichiamo spesso la varietà delle loro espressioni, in quanto la maggioranza dei geni sembra avere effetti molteplici. Se ci ricorderemo di questo postulato non ci sorprenderemo del fatto che lo stesso gene può dimostrarsi dominante per un fenotipo, e recessivo, o con azione intermedia, per quanto riguarda un’altra sua espressione.

Per esempio, lo Xeroderma pigmentosum, malattia della pelle caratterizzata dalla presenza di un particolare tipo di aree pigmentate in degenerazione e da una crescita tumorale che porta invariabilmente a morte prematura, è ereditata come anomalia recessiva per quanto riguarda gli effetti patologici gravi; cioè: gli eterozigoti sono persone normali, ma in molti di essi si manifestano le lentiggini, che così costituiscono un’espressione dominante del gene.

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