Mosher (1987)
  ha
  proposto di suddividere le turbe della pigmentazione cutanea in 3
  categorie:
  ·  
  
  ipomelanosi
  o leucodermia,
  caratterizzata da una riduzione della normale pigmentazione cutanea, a sua
  volta distinguibile in:
· disordini melanocitopenici, per assenza di melanociti, come vitiligo e piebaldismo [1]
  ·  
  
  disordini
  melaninopenici,
  
  in cui i melanociti producono meno melanina, come accade nella sclerosi
  tuberosa e nei nevi depigmentati. In quest’ultima suddivisione rientrano i
  disordini non melanotici non coinvolti nella pigmentazione melanica, come il
  nevo anemico dovuto ad anomalie localizzate della vascolarizzazione
  catecolamine-dipendenti, dimostrato dal fatto che il trauma non comporta
  eritema secondario.
  ·  
  
  ipermelanosi
  o melanodermia,
  in cui si verifica un aumento della pigmentazione
  ·  
  
  ipermelanosi blu o ceruloderma, in cui si ha una colorazione
  grigio ardesia della pelle.
Nelle
  ipermelanosi la cute possiede un numero normale di melanociti che
  producono melanina in quantità elevata, come nel melasma e nell’iperpigmentazione
  postinfiammatoria. Nella melanocitosi oculodermica si ha invece un aumento
  della popolazione melanocitaria.
Per
  le ipomelanosi sono state proposte diverse possibilità
  etiopatogenetiche:
  o 
  
  mancata migrazione dei melanoblasti nella cute, come
  accade per il piebaldismo
  o 
  
  mancata differenziazione dei melanoblasti in melanociti,
  come può accadere sempre nel piebaldismo
  o 
  
  difetto di divisione mitotica a carico dei melanociti,
  ipotesi non accertata per la vitiligo
  o 
  
  difetto di sintesi della tirosinasi, come nell’albinismo
  o 
  
  difetto di sintesi della matrice del melanosoma
  o 
  
  difetto del trasporto della tirosinasi
  o 
  
  difetto di formazione del melanosoma
  o 
  
  difetto di melanizzazione del melanosoma, come nell’albinismo
  o 
  
  difetto nel trasferimento dei melanosomi
  o 
  
  alterazione della degradazione dei melanosomi
  o 
  
  rimozione di melanina in conseguenza della perdita dello
  strato corneo.
Tra i disordini
  melaninopenici, cioè da riduzione o da arresto della sintesi melanica,
  possiamo citare, oltre a vari tipi di albinismo, la tinea versicolor, la
  pitiriasi alba, l’ipomelanosi guttata idiopatica, la psoriasi.
Alcune sostanze chimiche possono causare disordini melanocitopenici che si manifestano con una diluizione o con un’eliminazione del pigmento melanico, e uno dei composti più noti agenti in questo senso è rappresentato dall’etere monobenzilico dell’idrochinone noto come agerite alba, un tempo usata nella lavorazione del caucciù per impedirne il precoce indurimento.
Lo stesso effetto melanocitopenico viene ottenuto
  con altri catechol e con composti contenenti sulfidrili, nonché dai traumi
  che comportino una distruzione dei melanociti.
   
  
[1] Piebaldismo: la cortesia del Professor Roy Crawford è rara. A lui debbo l’etimologia di piebaldismo, di chiara derivazione inglese. Pie deriva verosimilmente dal latino pica, cioè la gazza, detta in inglese anche magpie, e parleremo del gene responsabile del pied trattando dei disegni del piumaggio. Uno degli oscuri significati di bald è striato o segnato di bianco. Il significato corrente di bald è calvo, pelato, e troveremo questo gene tra le mutazioni del piumaggio.