Lessico


Eisleben

Città della Germania con 26.500 abitanti, nella Sassonia-Anhalt, 30 km a ovest di Halle, ai piedi del versante orientale dell'Harz, massiccio montuoso costituito da rocce dell'era paleozoica corrugate nel Carbonifero i cui fianchi sono ricoperti da boschi, ricco in passato di filoni metalliferi (argento, piombo, zinco, ferro, rame, stagno) in parte ancor oggi sfruttati.

Eisleben, sviluppatasi fin dal Medioevo come centro per l'estrazione e la lavorazione dei minerali di rame, è sede di industrie metallurgiche, meccaniche, dell'abbigliamento, del legno e dei materiali da costruzione.

Fino al 1990 ha fatto parte della Repubblica Democratica Tedesca. Vi nacque nel 1483 Martin Lutero, figlio di Hans e Margarethe Ziegler, di estrazione contadina, ma arricchitisi nell'ambito dell'industria mineraria. Qui Lutero morì nel 1546.

Il gallo di Eisleben

Il 28 marzo 2006 scrivevo la seguente e-mail al Dr Carlo Sarti - curatore del Museo di Paleontologia dell'Università di Bologna - con la speranza di giungere finalmente a chiarire dal punto di vista scientifico il problema del gallo di Eisleben.

Egregio Dr Sarti,

Come ho spiegato alla sua Segretaria, che è stata veramente gentile (cosa in cui sempre più raramente è dato imbattersi), avrei bisogno di una sua consulenza finale per una ricerca che dura da almeno 8-10 mesi. Dalla Germania ho avuto l'assoluto silenzio sia di un editore che di uno studioso di Marburgo.

Finalmente ho raccolto il materiale bibliografico che mi serviva e che le allego all'altra e-mail. Un materiale semplice come contenuto scientifico, ma difficile da reperire.

Mi sono permesso di rivolgermi a lei in quanto ho potuto veramente apprezzare quanto è contenuto in Le collezioni di geologia nel Museo di Ulisse Aldrovandi da lei stilato [PDF].

Il busillis è abbastanza semplice. Traducendo il lungo capitolo dedicato al genere Gallus, e contenuto nel II volume di ornitologia di Aldrovandi (1600), mi imbatto in una frase telegrafica che Aldrovandi riporta dall'altrettanto telegrafica frase di Gessner:

Aldrovandi pag. 305 - Mirum, quod scribit Georgius Agricola, lapidem Eislebanum aliquando Galli effigiem referre.

Gessner - Historia animalium III (1555) pag. 404: Lapis Eislebanus aliquando galli effigiem refert, Georg. Agricola.

Tralascio tutta la tiritera delle mie ricerche relative a Eisleben. Sta di fatto che – come magari già lei sa, e come può vedere nell'allegato – nella traduzione in italiano del De natura fossilium Georg Bauer scrive che talora le scintille di pirite color oro danno l'impressione di vedere l'effigie di un gallo, nonché di un papa con la barba e con la mitria.

Se si trattasse di un gallo fossile credo che allora il gallo sarebbe assai vecchio (pare si sia definito appena 8 milioni di anni fa). Io penso che si tratti di rame sotto forma di pagliuzze o di laminette che si aggregano a fare - per così dire - un disegno nella roccia.

Avrei bisogno della sua approvazione per questa mia deduzione. Oppure che lei gentilmente mi illuminasse attraverso dati scientifici per i quali dichiaro la mia assoluta incompetenza.

La ringrazio moltissimo dell'attenzione e del tempo che mi sta dedicando.

Cordiali saluti.

Dopo sole 3 ore – ripeto, tre ore –  il Dr Sarti così mi rispondeva:

Gentil.mo Dott. Corti,

Escludo al cento per cento che si tratti di un gallo fossile. La sua ipotesi mi pare invece la più probabile. Credo possibile si tratti di fossili piritizzati, probabilmente pesci su rocce scistose nere e forse le scaglie, nella disarticolazione dell'ittiolite, hanno potuto ricordare a quegli antichi scienziati l'effige di un gallo. La pirite e i minerali "luccicanti" in genere, hanno sempre in passato stimolato la fantasia. Ne sono un esempio le ammoniti piritizzate (conosce il mio lavoro sulle ammoniti nella storia della geologia? È apparso su Museologia Scientifica, vol.XI, n.1/2 del 1994)

La ringrazio della fiducia e le faccio i miei più sinceri complimenti per il suo interessantissimo lavoro.

Cordiali saluti

carlo sarti
[sic!]


Per poter approfondire l'argomento, ecco di seguito rame, pirite e i testi di Agricola, Gessner e Aldrovandi. Buona lettura.

Rame

Elemento con peso atomico 63,54 e numero atomico 29, ha  simbolo Cu dal latino cuprum, cioè di Cipro, in quanto già in epoca preistorica erano noti il ferro e il rame di quest'isola dove ancor oggi oltre alle piriti di ferro e di rame si estraggono amianto, cromite, gesso, sale. Il rame è un elemento relativamente scarso nella litosfera dato che ne costituisce appena lo 0,01%, ma si rinviene per la maggior parte concentrato in giacimenti relativamente ricchi, ciò che ne facilita l'estrazione. I minerali del rame più importanti dal punto di vista tecnico sono quelli solforati, nei quali il metallo è contenuto sotto forma di calcopirite, di bornite e di calcosina, sempre mescolate con forti quantità di pirite e di altri solfuri di metalli pesanti. I cristalli del rame, benché non eccessivamente rari, sono solitamente aggruppati tanto da rendere difficile il riconoscimento delle forme, che solitamente sono quelle del cubo e dell'ottaedro. Normalmente lo si può rinvenire sotto forma di laminette o di formazioni dendritiche. Il suo colore originale è rosso dorato, ma esposto agli agenti atmosferici si macchia subito di una patina verde o azzurra.

Pirite  

La pirite è un minerale costituito da solfuro di ferro - FeS2 - cristallizzato nella classe diacis-dodecaedrica del sistema monometrico. Per via del color oro era nota in passato come l'oro degli stolti. Nella pirite il ferro può essere sostituito in piccola quantità da cobalto, nichel e rame, e possono trovarsi altri elementi come oro, wolframio, molibdeno. La pirite ha grandissima importanza economica: viene usata per l'estrazione dello zolfo nei Paesi poveri di questo elemento, ma viene soprattutto utilizzata come prodotto di partenza per la produzione dell'acido solforico, mentre le ceneri di pirite trovano impiego in campo siderurgico.

Georgius Agricola o Georg Bauer
De la natura de le cose fossili, e che da la terra si cavano Libri X, 1546
(Vinegia, Michele Tramezzino, 1550)

Libro I – Onde ritorneremo à le cose fossili: de le quali non sono poche quelle, che con linee, che tra se discorrono, e spesso di colore variano, rappresentano effigie di varie cose; come {ii} <il> leucophthalmo rappresenta un'occhio humano; l'egophthalmo, un occhio di capra; il licophthalmo, uno occhio di lupo; l'astroite, effigie di stelle; la pietra eislebana, effigie di pesci, cio è del luzzo, de la perchia, del passero marino: questa istessa pietra mostrerà ancho talhora la effigie di questi animali, del gallo, e de la salamandra: [...].

Libro X – È simile à lo Spino (se non è quello istesso) una pietra fissile cavata à le radici del monte Meliboco in Eisleba, in Mannefeldo, in Hosteda: ella è negra, bituminosa, participante di rame, e cavandosi primieramente da i pozzi si cumula insieme in un luogo, e se ne fa un tumuletto [...]. E le cruste di queste tali pietre ritrovate à le radici del monte Meliboco, per alcune scintille di pyrite di colore oro, che vi si veggono à le volte attaccate, e discorrevi, rappresentano varie spetie d'animali; come tra gli pesci, il passero marino, il luzzo, la perchia: tra gli augelli, il gallo; à le volte le salamandre: anzi ve ne è stata ancho ritrovata una, che rappresentava l'effigie del Papa con la sua barba, e con la mitra con le tre corone distinte in capo; e fu questa vista da molti: Ve ne è stata ancho ritrovata una, che rappresentava nostra S. co'l figliuolo tra le mani.

Georgius Agricola
Il Bermanno, ò de le cose metalliche, 1541
(Vinegia, Michele Tramezzino, 1550)

Vi sono ancho infinite miniere di ferro, che mi è paruto di tacerle. Il monte Meliboco poi è piu abondante di miniere di rame, e di piombo negro; dove sono Eisleba, Manesfeldo, Hoesteda; ne' quali luoghi si fa molto rame; [...].

Conrad Gessner
De omni rerum fossilium genere, 1565

De lapidibus qui aquatilium animantium effigiem referunt – Caput xiiii

 

Lapis Islebianus, e quo aes conflatur, niger, durus, laminae instar piscis formam aeneis squamis conspicuam prae se ferens: aliquando & aliorum animalium. ego duos singulis, unum vero geminis piscibus insignem habeo ab amicis missos. Agricola Eislebianum lapidem vocat, & imagines exprimere scribit piscium, Lucij, percae, Passeris marini, de nat. fossil. lib i.

Ulisse Aldrovandi
Musaeum metallicum, 1648

Liber i - pagina 99 – Immo aliquando aes purum, & figuratum, & absque figura repertum est, sicuti lector in hac icone contemplari poterit: ubi apparent grana cum multis angulis variarum figurarum hoc modo a natura formata, in quibus quaedam parva puncta, veluti scintillae aureae micantes conspiciuntur: quapropter hoc aes nativum figurae pangoniae a nobis fuit appellatum.

 

Ratione coloris, aes maxime variat, rubet enim, viret, flavescit, candicat, aurescit, & interdum ad colorem purpureum, plumbeum, & nigrum vergit. Quandoque in venis reperitur sui coloris, instar bractearum, adhaerens lapidi duro coloris spadicei, vel invenitur in fluoribus purpureis, in lapide duro candido, necnon in lapide scissili Mansfeldio suum habens colorem: licet in hoc lapide interdum flavi coloris observetur. Item aes nativum rubrum ab omnibus metallis liberum apud mansfeldienses eruitur

Liber i - pagina 101 – Sunt autem hi lapides Ichthyomorphi circa Islebium frequentes. Immo haec vena Islebiana quandoque gallinaceo, quandoque salamandrae, vel serpenti assimilatur. Quapropter Munsterus scriptis mandavit in Mansfeldia regione metallifera saxa quaedam fissilia effodi squamis piscium aeris referta, aereque pregnantia, cuius generis alia vix in toto terrarum orbe inveniuntur. Verum debemus admirare puchrum naturae ludentis in his lapidibus spectaculum dum in his variorum animantium icones adeo accurate effigiat, ut penicillo delineatae esse videantur. Islebia est oppidum Comitum Mansfeldensium in Saxonia, ubi talis lapis instar laminae durus, & aere abundans, formam piscis habens aereis squamis conspicuam, qualis in praesenti icone demonstratur.

 

Hic lapis aliquibus Spinos Theophrasti censetur: cum tamen hic in metallis Thraciae repertus non sit valde gravis, cum lapides metalliferi insigni gravitate non careant Georgius Agricola in saxo Islebiano effigiem Lucij, Percae, Passeris marini, & similium animantium observasse fatetur.

Liber ii - pagina 452 – Ceterum multo plures sunt Lapides, qui aquaticas animantes repraesentant, ut nos in progressu ostendemus. In mari Ormuz varii Lapides figurati conspiciuntur, & praesertim illi qui plerumque Scolopendras referunt. At Lapis Islebianus inter ceteros est valde admirabilis, dum multis animantium speciebus imprimitur: Etenim marinos Passeres, Percas, Lucios, gallos gallinaceos, quandoque Salamandras, & similia animantia ostendit, quemadmodum Lector in Primo libro huius Tomi, et potissimum in capite de Aere potest intueri.