Lessico


Lutero
Martin Lutero – Martin Luther

incisione di Theodor de Bry (1528-1598)
da Bibliotheca chalcographica di Jean-Jacques Boissard - 1669

Riformatore religioso tedesco (Eisleben, Sassonia-Anhalt, 1483-1546). Figlio di Hans e Margarethe Ziegler, di estrazione contadina ma arricchitisi nell'ambito dell'industria mineraria, Lutero, il fondatore del luteranesimo, ebbe modo di studiare in varie località della Sassonia.

Nel 1502 ottenne il baccellierato in “arti” a Erfurt; nel 1505 fu nominato magister artium. Indirizzato dal padre agli studi di diritto, il 2 luglio 1505 mentre rientrava a Erfurt dopo un evento “misterioso” (un fulmine? la morte di un amico? una crisi spirituale maturata improvvisamente?) fece voto di farsi monaco. Il 17 luglio entrò nel convento (o monastero) degli eremiti agostiniani di Erfurt. Il suo periodo ecclesiastico durò fino al 1521, quando fu scomunicato definitivamente come eretico da Roma e ruppe ogni possibilità di compromesso con l'imperatore e con il papato alla Dieta di Worms.

Dopo un breve viaggio a Roma, nell'inverno 1510-11, aveva insegnato all'Università di Wittenberg; nel frattempo aveva ottenuto il titolo di “dottore in teologia” (1512). Il 31 ottobre 1517 pubblicò le famose novantacinque tesi sulle indulgenze, che furono alla base della Riforma protestante e che provocarono sia pure indirettamente la frattura dell'unitaria Chiesa medievale. Le tesi sono importanti più che per la denuncia della strumentalizzazione delle indulgenze e di una certa interpretazione cattolica del Purgatorio, per il richiamo alla spiritualità cristologica. Inoltre le tesi rappresentano la maturazione di una crisi teologico-religiosa precedente all'“impatto” del 1517, contenuta nella cosiddetta “teologia del giovane Lutero”.

Alcuni scritti programmatici, infine, quali An den christlichen Adel deutscher Nation (1520; Alla nobiltà cristiana della Nazione tedesca) e Von der babylonischen Gefangenschaft der Kirche (1520; Sulla cattività babilonese della Chiesa) esasperarono le sue posizioni antiromane e lo portarono al di fuori dell'ortodossia.

Messo al bando dall'Impero, per proteggerlo il principe elettore Federico il Savio lo fece sequestrare nel ritiro di Wartburg, dove Lutero iniziò la traduzione della Bibbia: nel 1522 aveva portato a termine il Nuovo Testamento e nel 1534 l'Antico Testamento. La lingua di cui si servì era una mescolanza geniale di creazioni personali, di sassone-turingio aulico e di linguaggio popolare depurato degli elementi fonetico-morfologici specificamente dialettali, ma non dei modi di dire e dei proverbi. La traduzione non solo favorì la diffusione della Riforma ma divenne un modello linguistico unico e indiscusso, avviando un processo di unificazione delle parlate regionali. Fedele al senso assai più che alla lettera, essa segnò l'inizio del nuovo alto tedesco ossia del tedesco moderno.

Il 1525 fu l'anno della polemica di Lutero con Erasmo (De servo arbitrio) sulla libertà della volontà umana e della disputa con Zwingli sulla santa Cena. Dal 1525 in poi Lutero si ripiegò su se stesso, fors'anche perché turbato dai sommovimenti provocati dalle rivolte contadine e dagli anabattisti. Si dedicò alla definizione della dottrina, del culto e all'organizzazione della nascente Chiesa luterana; in ciò assistito, tra l'altro, da Melantone e dal Pomerano (Johannes Bugenhagen).

Filippo Melantone
Philipp Schwarzerd (Bretton 1497 - Wittenberg 1560)

Di questi anni sono gli scritti sul battesimo, sulla Abendmahl Christi (1528; Cena di Cristo), l'importante Grosser Katechismus (1529; Grande Catechismo). Una puntualizzazione della nascente Chiesa è la Confessio Augustana del 1530.

Gli ultimi anni della sua vita Lutero li trascorse a Wittenberg con la famiglia (si era sposato nel 1525 con la ex monaca Katharina von Bora, dalla quale ebbe sei figli). Quest'ultimo periodo fu probabilmente poco tranquillo per i molti problemi e le grette sollecitazioni politiche.

Nel 1545 Lutero scrisse Wider das Papsttum zu Rom vom Teufel gestiftet (Contro il Papato di Roma fondato dal diavolo), con il quale giunse a trascurare il papa per contestare l'istituzione stessa della Chiesa.