Lessico


Esopo

Liber chronicarum – 1493
di Hartmann Schedel (Norimberga 1440-1514)

In greco Aísøpos, in latino Aesopus. Favolista greco forse del sec. VI aC. Di lui già gli antichi sapevano ben poco: raccontavano che era originario della Frigia, di condizione servile e di aspetto deforme. Gli fu attribuita l'invenzione della favola d'animali con significato allegorico, e una raccolta, sotto il suo nome, era letta nelle scuole.

Le redazioni a noi giunte di favole esopiche sono di età ellenistica e ne comprendono in totale circa 400. Si tratta per lo più di piacevoli quadri di vita, nei quali sotto la maschera degli animali sono rappresentati degli uomini coi loro vizi e le loro virtù più elementari. Il valore artistico è disuguale; la morale è quella popolare. Il genere ebbe molta fortuna; fu ripreso da Babrio, poeta greco del III sec. dC, e in latino da Fedro e Aviano (favolista latino della fine sec. IV dC).

La gallina dalle uova d'oro

C'era una volta una straordinaria gallina che faceva un uovo d'oro al giorno.

Il contadino a causa della sua avidità dopo qualche tempo non fu più soddisfatto dell'unico uovo che la gallina puntualmente gli sfornava:

"Scommetto che se la uccidessi diventerei ricchissimo, chissà quanto oro ha dentro la pancia, è inutile stare ad aspettare un misero uovo al giorno!" pensò convinto.

Ma dovette accorgersi che la prodigiosa gallina non era affatto diversa dalle altre e che dentro di lei non c'era dell'oro come aveva scioccamente immaginato.

Così per non essersi accontentato di ciò che aveva restò senza nulla poiché ora non poteva contare nemmeno su un uovo al giorno.

Uova di Marans
la gallina dalle uova d'oro

Esopo

Esopo, in greco Aísøpos, in latino Aesopus (ca 620 aC – ca 560 aC) è stato uno scrittore greco antico. Esopo visse nel VI secolo aC, nell'epoca di Creso e Pisistrato. Le sue opere ebbero una grandissima influenza sulla cultura occidentale: le sue favole sono tutt'oggi estremamente popolari e note. Della sua vita si conosce pochissimo, e alcuni studiosi hanno persino messo in dubbio che il corpus di favole che gli viene attribuito sia opera di un unico autore.

Della sua vita si ha una conoscenza soltanto episodica, basata su pochi riferimenti presenti nell'opera di scrittori di epoca successiva come Aristofane, Platone, Senofonte, Erodoto, Aristotele e Plutarco. Un riferimento alla figura di Esopo si trova anche nella fiaba egizia della schiava Rhodopis, o Rodopi, un antico prototipo di Cenerentola.

Una fonte decisamente successiva è una Vita di Esopo che raccoglie gran parte dei racconti popolari su Esopo. La Vita circolò nel Medioevo almeno dal XIII secolo; il monaco trecentesco Massimo Planude (Nicomedia ca. 1260 - Costantinopoli 1310) la trascrisse come prefazione a una raccolta delle favole dello scrittore greco. La mancanza di fonti certe e riferimenti coevi ha portato alcuni studiosi a mettere in dubbio gran parte della tradizione sulla vita di Esopo (e persino la sua stessa esistenza).

Secondo la tradizione, Esopo giunse in Grecia come schiavo. Sulle sue origini sono state formulate numerose ipotesi: Tracia, Frigia, Egitto, Etiopia, Samo, Atene, Sardi e Amorium in Pisidia (regione storica dell'Asia Minore estesa sui monti del Tauro). L'ipotesi di una sua origine africana è oggi piuttosto accreditata: lo stesso nome Esopo potrebbe essere una contrazione della parola greca per etiope, termine con cui i Greci si riferivano a tutti gli africani subsahariani. Inoltre, molti degli animali che compaiono nelle favole di Esopo erano comuni in Africa, ma non in Europa. Si deve anche osservare che la tradizione orale di moltissimi popoli africani include favole con animali personificati, il cui stile spesso ricorda molto da vicino quello di Esopo.

Esopo era schiavo di un certo Xanthus dell'isola di Samo. Si ritiene che abbia comunque ottenuto la libertà, perché Aristotele, nel secondo volume della Retorica, fa riferimento a un discorso pubblico tenuto da Esopo in difesa di un demagogo di Samo. In seguito visse alla corte di Creso, dove conobbe Solone, e a Corinto ebbe occasione di conoscere i sette saggi. Le fonti dicono anche che visitò Atene durante il regno di Pisistrato, occasione in cui avrebbe raccontato la favola La rana che voleva un re per dissuadere la cittadinanza dall'intento di deporre Pisistrato a favore di un altro regnante. Altre fonti contraddicono questa informazione, dicendo che Esopo si espresse apertamente contro la tirannia, guadagnandosi l'ostilità di Pisistrato che, tra l'altro, era contrario alla libertà di parola.

Secondo Erodoto, Esopo morì di morte violenta, ucciso dalla popolazione di Delfi. Erodoto non fornisce alcun indizio circa le cause di questo linciaggio, che nel tempo è stato spiegato da altri autori in vari modi (per esempio si è sostenuto che Esopo avesse offeso il popolo con il suo sarcasmo, o che avesse commesso un atto sacrilego). Sempre secondo Erodoto, alla morte di Esopo seguì una pestilenza che il popolo di Delfi interpretò come punizione divina per l'omicidio commesso.

Si dice che fosse di aspetto orribile, ma non tutte le fonti sono concordi in merito (Plutarco, per esempio, usò numerose espressioni denigratorie nel descrivere l'incontro di Esopo con i sette saggi, ma non disse nulla del suo aspetto). Sul mito della bruttezza di Esopo si basa l'attribuzione del nome "ritratto di Esopo" a una statua di marmo grottesca che si trova a Villa Albani, a Roma.

Le favole di Esopo si possono descrivere come archetipiche; la stessa definizione corrente di "favola" è basata principalmente sulla favola esopica. Si tratta di componimenti brevi, in genere con personaggi che sono animali personificati, e con lo scopo esplicito di comunicare una morale. Molte di queste favole sono talmente celebri da aver acquisito nella cultura moderna il ruolo di proverbio; alcuni esempi sono La volpe e l'uva, La cicala e la formica, Al lupo! Al lupo!, La gallina dalle uova d'oro, Il lupo travestito da porcello. Molte furono anche riadattate da grandi scrittori di fiabe (per esempio Fedro, Jean de La Fontaine).

Le favole di Esopo hanno principalmente uno scopo didascalico ed educativo. Ciò significa che, nelle narrazioni, assistiamo di continuo a situazioni ispirate a un insegnamento pratico soprattutto con uno sfondo di deterrente morale che si riflette sulla fisicità e sull'emotività dei personaggi. Gli "exempla" di Esopo sono magistrali nella loro piccolezza, riflettono infatti, in situazioni elementari, tutte le caratteristiche della vita reale. L'inganno, la verità, l'apparenza, la stoltezza e l'astuzia: queste caratteristiche astratte sono esposte di frequente in Esopo, ma tutte in correlazione con la morale finale, con un fine educativo.