Lessico


Uovo di gallo

Monstrum ex ovo galli natum
Mostro nato da un uovo di gallo

dal Prodigiorum ac ostentorum chronicon (1557) di Licostene

Allorché nel 1600 venne pubblicato il II volume dell'Ornithologia di Aldrovandi, non erano ancora trascorsi molti lustri da quando a Basilea - il cui toponimo dal 1448 si unì al basilisco, animale fantasioso e terribile - un gallo di undici anni era stato condannato a morte. Venne decapitato e messo al rogo in quanto si era permesso di andare contro natura: aveva deposto un uovo. Era il 4 agosto del 1474. Anche il suo presunto uovo venne dato alle fiamme

A Basilea il basilisco, da solo o in coppia, fa da supporto allo stemma civico caricato del pastorale vescovile. Sul Lungoreno si trova la Drachenbrunnen - la fontana del drago - o Basiliskenbrunnen , una fontanella pubblica del 1884 che getta acqua in continuazione dalla bocca di un basilisco dotato di cresta semplice e di due bei bargigli da gallo Livornese.

Così, Basilea cremò un gallo ovaiolo, ma già da 5 lustri aveva unito un essere peccaminoso, mostruoso e fantastico al simbolo del potere spirituale.

Basilisco che fa da supporto allo stemma civico di Basilea
caricato del pastorale vescovile
Stampa del XVI secolo – archivio personale di Ottfried Neubecker

Com’è strano l’atteggiamento dell’uomo! Il basilisco regge lo stemma della città con il pastorale, e la popolazione metteva al rogo un povero gallo ovaiolo. Ha ragione Cecilia Gatto Trocchi quando afferma che nell’antica Roma gli ermafroditi erano un foedum atque turpe prodigium, una turpe mostruosità che intacca l’ordine naturale di quegli esseri che sono normalmente o maschio o femmina, portando così l’umanità a sentirsi minacciata dalla collera degli Dei. Basilea ridusse in cenere un gallo ovaiolo, ma unì un essere peccaminoso, mostruoso e fantastico al simbolo del potere spirituale. È imbarazzante tutto ciò, è semplicemente imbarazzante.

Quei maschi e quelle femmine le cui gonadi non si sono sviluppate regolarmente o che non funzionano normalmente, vengono detti capponi di sviluppo e poulardes di sviluppo. Talvolta l’ovaio è così inattivo al momento della muta che le nuove piume non subiscono l’influenza degli ormoni femminili e si sviluppano invece come quelle di una poularde, ossia assai simili alle piume di un gallo. Se l’ovaio, successivamente alla muta, riacquista la propria funzionalità, la gallina può deporre uova. Dato che il suo piumaggio mascolinizzato non cambia fino alla muta successiva, ci troviamo di fronte a un individuo che sembra un gallo ovaiolo. Oggi un pollo siffatto susciterebbe solo una giusta curiosità scientifica, ma così non poteva essere in epoche in cui la stregoneria era à la page, e così non poteva essere nel 1474 quando a un povero gallo - verosimilmente di questo tipo - toccò prima la mannaia e poi il rogo per l’evidente crimine contro natura.

Ma non è certo il momento di analizzare per intero questo affascinante ramo della biologia per il quale una revisione dei dati è già stata compiuta da Forbes a partire dall’epoca aristotelica. Aldrovandi crede e non crede a questa stranezza della natura dal sapore quasi diabolico, ma alla fin dei conti deve timidamente arrendersi - timidamente, a mio avviso, e per ovvi motivi politici - di fronte alle persone degne di fede che gli avevano portato alcune uova di gallo.

È d'obbligo contraddire Aldrovandi circa il fatto che Aristotele non menziona le uova di gallo: "È accaduto di osservare formazioni simili all'uovo in un certo stadio del suo sviluppo (cioè tutto uniformemente giallo, come lo sarà più tardi il vitello), anche in un gallo sezionato sotto il diaframma, laddove le femmine hanno le uova; queste formazioni sono interamente gialle d'aspetto, e grandi come le uova. Vengono tenute in conto di mostruosità." (Aristotele Historia animalium VI, 2).

Giustamente Aldrovandi non trova nulla da eccepire circa l'età di siffatti galli che si dice depongano uova. Infatti, se la longevità potenziale massima del pollo domestico raggiunge i 30 anni, la longevità media dei galliformi allevati in cattività si aggira intorno ai 13 anni. Per curiosità è interessante conoscere quanto riferito da Bowles nel 1964: nel 1930, in occasione del IV Congresso Mondiale di Avicoltura tenutosi a Londra, fu esposto al Palazzo di Cristallo una femmina di Silky dalla veneranda età di 24 anni. Bowles era inoltre a conoscenza di una nana ibrida ancora in vita che aveva 23 anni e che nei primi 18 anni aveva deposto regolarmente uova; questa gallina apparteneva a Elliot Kimball.

Torneremo sul colore di queste uova di gallo quando ci addentreremo nei meandri di quale fosse la colorazione del guscio nei secoli passati. Vorrei tuttavia aggiungere che le annotazioni di Aldrovandi sono precise circa alcuni punti. Oggi sappiamo che il tuorlo è in grado di stimolare meccanicamente la produzione dell’albume: infatti questo può essere ottenuto anche con sfere d’ambra, d’osso o di cera collocate all’inizio dell’ovidutto. Anche le feci deviate artificialmente verso l'ovidutto vengono ricoperte d’albume. Le uova senza tuorlo d’origine spontanea dimostrano tuttavia che un corpo estraneo non è di capitale importanza per la loro formazione: tali uova, costituite solo da albume e guscio, sono anche dette uova di gallo, e sono frequenti verso la fine del periodo depositivo, ovviamente della gallina. Lo stesso Thomas Browne nel 1646 così scriveva a questo proposito nel suo Pseudodoxia Epidemica (III,vii): “[...] as we have made trial in some which are termed Cocks' eggs: Ovum Centennium, or the last egge, which is a very little one.”

Le uova di gallina senza tuorlo, sfrondate delle fantasie del passato, vengono fondamentalmente distinte in due classi:

- uova contenenti parassiti o altri corpi estranei con funzioni di stimolo meccanico

- uova prive di qualsiasi incluso cui possa essere attribuita la produzione abnorme di albume.

In questo secondo caso l’ipotesi più accreditata è quella secondo cui il solo accumulo di albume nelle sezioni albuminifere dell'ovidutto è in grado di stimolare successivamente la formazione del rivestimento calcareo.

A questo punto è ovvio chiedersi da che tipo di galli provenissero le uova osservate da Aldrovandi: da una poularde? oppure da qualche pollo con un diverso curriculum vitae? Sembrerebbe più verosimile la seconda ipotesi, dato che "aedere [edere] autem id inquiunt, cum iam decrepitus esse incipit, ac senectute confici, idque nonnullis septimo, nono, aut ad summum decimoquarto aetatis anno evenire."

Sappiamo per certo che una femmina, in cui siano contemporaneamente presenti tessuto testicolare e ovarico, di solito presenta una cresta di tipo maschile, ma conserva il piumaggio femminile.

Ma, oltre che da congenita presenza di tessuto testicolare e ovarico, esiste anche un ginandromorfismo da deficienza ovarica: è noto da secoli che le galline invecchiando si dotano spesso di speroni, e che alcune vecchie femmine - galline, fagiane, anatre -, terminato il ciclo depositivo, spesso nel giro di numerose mute acquisiscono il piumaggio del maschio. L’esame anatomopatologico mostra un’atrofia più o meno completa dell’ovaio.

La spiegazione di questo ginandromorfismo è facile: a causa della vecchiaia, l’ovaio ha cessato di condizionare il piumaggio femminile e di inibire gli speroni, permettendo a questi e al piumaggio neutro di svilupparsi. Il piumaggio maschile si completerà nel giro di una o di alcune mute a seconda della soglia di risposta delle piume in ricrescita e a seconda del tasso degli ormoni circolanti. Inoltre, anche qualunque malattia dell’ovaio che conduca alla scomparsa della gonade avrà gli stessi effetti dell’invecchiamento fisiologico.

L’atrofia ovarica può determinare, specie nella gallina, altri effetti: la trasformazione della gonade rudimentale destra in testicolo con secrezione ormonale talora associata a gametogenesi maschile. Se il parenchima ovarico residuo è ancora sufficientemente attivo, la gallina, pur conservando il suo piumaggio femminile, acquisterà la cresta, il canto e il comportamento sessuale del gallo. Se l’attività ovarica è insufficiente, si aggiungeranno speroni e piumaggio maschile, e il soggetto diventerà un maschio fenotipicamente completo.

A questo punto, se l'atrofia ovarica non è completa e se l'utero può ancora svolgere alcune funzioni, ecco che un siffatto soggetto potrebbe deporre uova costituite magari solo da albume, oppure con qualche abbozzo di tuorlo: forse è il caso dell'uovo rotto che avevano portato a Ulisse.

Non fu solo Aldrovandi a essere contattato per esprimere un giudizio su uova deposte da galli. Simon Wilkin (1790-1852) pubblicò nel 1836 le opere complete di Sir Thomas Browne. In un’annotazione a III,vii di Pseudodoxia Epidemica Wilkin così scrisse: “At the end of the volume for 1710 of the History of the French Royal Academy is a curious account transmitted by M. Lapeyronie of Montpellier, of some "cock's eggs" which a farmer had brought to him, with the assurance that had been laid by a cock and would be found to contain, instead of yolk, the embryo of a serpent. One of these eggs, opened in the presence of several scavans, was found devoid of yolk, but exhibiting a coloured particle in the centre, which was considered as the young serpent. The cock having been given up to M. Lapeyronie for dissection, the farmer very soon brought some more of these little eggs, having discovered that they were laid by a hen!”