Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti - revisione di Roberto Ricciardi

220

 


Si raccomanda l'opzione visualizza ->  carattere ->  medio del navigatore

Testa, inquit[1], membrana mollis fuit. Id enim quod testa futurum est: perfecto ovo, durum ac rigidum ita modice evadit, ut exeat adhuc molle. Dolorem enim moveret, nisi ita exiret. Egressum statim refrigeratum duratur, evaporato humore quam primum, qui exiguus inest, relictaque portione terrena.

Il guscio, dice Aristotele, era una membrana molle. Infatti ciò che diventerà guscio è questo: quando l’uovo è ultimato, se ne esce duro e rigido in modo così modesto da fuoriuscire ancora molle. Infatti susciterebbe dolore se non uscisse nel modo suddetto. Dopo essere uscito, venendo subito raffreddato, si indurisce in quanto subito evapora l’umore che è esiguo, e rimane la parte terrosa.

Nec obstat, quod aliquando visa fuerint ova cruore suffusa, quale mihi allatum fuit {ad} <a.d.> XVI. Kal. Maii, domi meae natum, cuius putamen totum erat punctis, et maculis, et lineolis sanguineis cruentatum, non enim id ex uteri laesione fieri putarim, sed potius ob diapedesim, seu transudationem copiosioris sanguinis, quo venas uteri plus aequo aliquando turgere contingit.

E non è in contrasto il fatto che talora si siano viste uova soffuse di sangue, come quello deposto nella mia tenuta di campagna e che mi fu portato il 16° giorno prima delle Calende di Maggio –  il 16 Aprile, il cui guscio era tutto imbrattato di sangue sotto forma di punti, macchie e piccole striature, e non sarei dell’avviso che ciò si verifica per una lesione dell’utero, ma piuttosto a causa della diapedesi, ossia della trasudazione di una certa quantità di sangue, a causa del quale talora accade che le vene dell’utero si inturgidiscano più del normale.

Oppianus[2] scribit facilius parere, si festucam e terra ore apprehensam dorso imposuerint: sed credere illi sine superstitione hac in re non possum: scio tamen Gallinas parientes eiusmodi festucas saepe ore contrectare, pericarphismumque Plutarcho[3] dici, cum Gallinae, ut scribit Theophrastus, quod Aristoteles[4] etiam posuit, et est a Plinio[5] repetitum, {a}edito ovo, ceu religione quadam sese, et ova lustrant. Illud etiam admirandum videtur, cur noctu tenera pariant, eademque nisi ad magnam usque diei partem completa, ac dura. Sed hoc rursus admirabilius, quod quae alias tenera erant {a}editurae, dura parturiant, si aliquas horas antelucanas viderint lucernae lumen, ita ut sub ortum Solis cogantur ea parere pauculo sale supposito, quo ingenio utuntur gulae magistri, dum ova recentissima sorbenda parant. Causam huius rei reddere conatur Ambrosius Nolanus[6] hoc modo: quod scilicet lumen ignis visum, sensumque Gallinarum obtenebret, ac perturbet, quamobrem velut stupidae, et ebriae nihil cogitant de cibo parando, quaerendoque, sed potius sileant, cubentque ac facillime se et capi, et tractari sinant. Quod si vero eo tempore lumen absit, tum antelucanis horis surgant, sedesque deserant, cibum sibi quaesiturae, unde veluti relicto officio concoquendi ovum nisi post Solis ortum durescere queat. Concoquere vero tum maxime, cum nihil vident, aut visu turbantur, signum est, quod obcaecatae acu Gallinae, Capique, caeteraeque volucres mirifice pinguescant.

Oppiano di Apamea scrive che depongono più facilmente se si metteranno sulla schiena uno stelo d’erba preso da terra con la bocca: ma a questo riguardo non posso credergli senza essere superstizioso: sono tuttavia al corrente che spesso le galline mentre depongono muovono con la bocca tali steli d’erba, e che ciò viene detto da Plutarco perikarphismòs - il coprirsi di paglia, dal momento che le galline, come scrive Teofrasto, e ha affermato anche Aristotele ed è ripetuto da Plinio, dopo aver deposto l’uovo purificano se stesse e le uova come per una sorta di ritualità. Anche questa cosa sembra sorprendente, come mai di notte depongano uova molli, che non sono complete e dure se non dopo che è passata gran parte del giorno. Ma ciò che è ancor più sorprendente è il fatto che quelle galline che altrimenti avrebbero deposto uova molli, le depongano dure se per alcune ore prima dell’alba hanno visto il lume di una lanterna, in modo che sono costrette a deporle verso il levar del sole mettendoci sotto un pochino di sale, un espediente geniale di cui si servono gli esperti di gastronomia quando si procurano uova appena deposte da sorbire. Ambrogio Leone - Ambrosius Leo Nolanus - tenta di spiegare la causa di ciò in questo modo: in quanto ovviamente la luce del fuoco ottenebra e turba la vista e la facoltà di percepire delle galline, per cui come intontite e ubriache non pensano assolutamente di procurarsi e di cercare il cibo, ma invece se ne stanno zitte e appollaiate, e permettono di venir prese e maneggiate con estrema facilità. Ma se in quel periodo manca il lume, allora si alzano prima dell’alba e abbandonano le loro dimore alla ricerca di cibo, per cui essendo stato, per così dire, abbandonato il compito della cozione, l’uovo non può indurirsi se non dopo che il sole si è levato. Infatti la dimostrazione che tanto più si danno alla cozione quanto più non vedono nulla o non vengono turbate nel guardare, è il fatto che le galline accecate con un ago, come pure i capponi e gli altri uccelli, ingrassano in modo sorprendente.

Solent in Gallinariis alveoli lignei, sive cistulae vimineae disponi, in quibus Gallinae sine ovorum detrimento facilius parturiant. Eiusmodi cistulas etiam vascula viminea appellant, Varro[7], et Columella[8] Gallinarum cubilia, Apuleius[9] {calatha} <calathos>, et lecticulas, cum ait: Heus puer calathum foetui Gallinaceo destinatum angulo solito collocato, ita uti fuerit iussum puero procurante Gallina consuetae lecticulae, spreto cubili, etc. Quibus verbis etiam indicat, suo aevo eiusmodi lectos in angulis Gallinariorum solere locari, ut nostri agricolae hodierno tempore adhuc etiam faciunt. Quod vero apud veteres etiam stramen vasculis illis imponerent, colligo quoque ex Iuvenale[10].

Grandia praeterea tortoque calentia f{o}eno

Ova adsunt ipsis cum matribus.

Libentius vero, et commodius pariunt, cum iam prius ovum in nido conspiciunt: quamobrem cum aliqua ova tam propria quam aliena ex<s>orbent, aliqui marmor, vel similem lapidem candidum ad ovi similitudinem efformatum nido imponunt.

Nei pollai vengono solitamente collocati dei mastelli di legno o delle piccole ceste di vimini nei quali le galline possano più facilmente deporre senza danno per le uova. Siffatte ceste le chiamano anche recipienti di vimini, Varrone e Columella nidi, Apuleio canestri e nidi, quando dice: “Ehi ragazzo colloca nel solito angolo il canestro destinato alla deposizione delle uova di gallina.” Quando il ragazzo stava facendo come gli era stato ordinato, la gallina, dopo aver rifiutato come giaciglio l’abituale nido, etc. Con tali parole indica anche che ai suoi tempi siffatti giacigli venivano abitualmente collocati negli angoli dei pollai, come ancora al giorno d’oggi fanno anche i nostri contadini. Che anche presso gli antichi collocassero sopra a quei recipienti della paglia lo posso desumere anche da Giovenale.

Inoltre vi si trovano uova grandi e calde nel fieno ritorto

insieme a coloro che le hanno deposte.

Ma depongono più volentieri e meglio se già prima vedono un uovo nel nido: per cui, quando divorano qualche uovo, sia proprio che altrui, alcuni piazzano nel nido del marmo oppure una pietra candida analoga foggiata a uovo.

Ovum autem cum perfectum est, et monstrositatis expers, bicolor est, forma tereti, et pene sphaerali. Sed cum in his animalibus, quorum partus numerosus est, monstra saepe nascantur, et praecipue in avium genere, earumque potissimum in Gallinis, ut Aristoteles[11] docet, itaque quam breviter fieri poterit, de monstrosis partubus aliquid dicamus. Eorum causam in materia esse, et putat, et probat iam citato loco Philosophus eam autem in Gallinis magis, quam Columbis, quarum partus tamen etiam numerosus est, abundare, non modo, quod saepe pariant, ut illae, verumetiam quod multos simul conceptus intra se contineant, et omnibus temporibus coeant. Hinc etiam gemina parere plura. Cohaerere enim conceptus, quoniam in propinquo alter alteri sit, quomodo interdum fructus arborum complures. Quod si vitelli distinguantur membrana, geminos pullos discretos sine ulla supervacua parte generari. Sin vitelli continuentur, nec ulla interiecta membrana disterminentur, pullos ex his monstrificos prodire corpore, et capite uno, cruribus quaternis, alis totidem, quoniam superiora ex albumine generentur, et prius, (vitellus enim eis cibus est) pars autem inferior postea instituatur, quanquam cibus idem, indiscretusque suppeditetur. Albertus etiam propter corruptionem vitelli, unde alimentum suppeditandum erat, pullum vult imperfecte formari, et quasdam partes in ipso non absolutas inveniri, aut simul coniunctas, ut in abortu animalis vivipari ante perfectionem lineamentorum foetus.

Quando l’uovo è completato e privo di anomalie, è bicolore, di forma arrotondata e quasi sferica. Ma dal momento che da quegli animali la cui prole è numerosa spesso nascono delle creature mostruose, e soprattutto in seno al genere degli uccelli, e tra essi in primo luogo le galline, come insegna Aristotele, vediamo dunque di dire qualcosa sui neonati mostruosi nel modo più breve possibile. Il Filosofo nel passo già citato ritiene e dimostra che la causa di essi risieda nella materia e che essa abbonda maggiormente nelle galline rispetto alle colombe, la cui prole è tuttavia anch’essa numerosa, e non solo in quanto depongono spesso come le prime, ma anche perché le galline hanno dentro di loro contemporaneamente molti prodotti del concepimento e si accoppiano in tutte le stagioni. Per cui depongono anche numerose uova gemellari. Infatti i prodotti del concepimento aderiscono tra loro in quanto uno è situato in vicinanza dell’altro, come talora succede quando i frutti degli alberi sono molto numerosi. Ma se i tuorli sono separati da una membrana, vengono generati dei pulcini gemelli separati senza alcuna parte eccedente. Se invece i tuorli sono uniti insieme e non sono delimitati da alcuna membrana interposta, da essi nascono dei pulcini mostruosi con un corpo e una testa, con quattro zampe e altrettante ali, in quanto le parti superiori si formano dall’albume, e prima, (infatti per essi il tuorlo è alimento), mentre la parte inferiore si forma successivamente nonostante venga fornito un alimento uguale e identico. Anche Alberto è dell’avviso che il pulcino si forma in modo imperfetto a causa dell’alterazione del tuorlo da cui l’alimento doveva essere fornito, e che in esso si rinvengono alcune parti che non si sono slegate, o che sono unite insieme, come nell’aborto di un animale viviparo prima del perfezionamento dei lineamenti del feto.

Non debebant itaque antiqui eiusmodi monstra prodigii loco habere, si ex nimia materiae abundantia nasci certum est. Iulius Obsequens[12] author est, C. Claudio, M. Perpenna Coss. pullum Gallinaceum quadrupedem natum esse, et prodigii loco habitum. Ego aliquot monstrorum icones suo loco exibiturus sum. Caeterum Gallinae nonnullae, ut idem Aristoteles[13] alibi author est, ova mollia, hoc est. sine testa pariunt vitio, quae Albertus inter subventanea annumerat. Nicander existimat eiusmodi ova parere propter ictum, vel propter multitudinem ovorum se invicem comprimentium.

Pertanto gli antichi non dovevano ritenere siffatti mostri come un prodigio, dal momento che è certo che essi nascono da eccessiva abbondanza di materia. Giulio Ossequente è testimone del fatto che durante il consolato di Caio Claudio e di Marco Perpenna nacque un pulcino di gallina con quattro zampe, e che venne ritenuto come un prodigio. Io mostrerò al momento opportuno alcune immagini di mostri. Inoltre alcune galline, come in un passaggio è testimone lo stesso Aristotele, per un difetto depongono uova molli, cioè senza guscio, che Alberto annovera tra le uova ventose. Nicandro ritiene che depongono siffatte uova a causa di un trauma, oppure a causa della moltitudine delle uova che si comprimono a vicenda.


220


[1] Aristotele, De generatione animalium III,2 752a 31-752b 1: Tuttavia non ci si accorge che ciò che diventa guscio è in principio una membrana molle, e compitosi l’uovo diventa duro e secco in modo tanto tempestivo che esce ancora molle (procurerebbe altrimenti sofferenza a deporlo) e appena uscito, raffreddatosi si consolida, perché l’umido evapora velocemente data la sua scarsezza e rimane l’elemento terroso. (traduzione di Diego Lanza)

[2] Ixeutica. (Aldrovandi)

[3] Symposia (Quaestiones conviviales), VII 2,1 sgg. (= pag. 700D sgg.): “E se noi spesso siamo in difficoltà per le domande degli amici, è in particolare perché Teofrasto <f. 175 Wimmer> indietreggiare davanti a questa domanda sulle opere dove aveva riunito e studiato un numero di fenomeni..., per esempio il comportamento delle galline che, quando depongono le uova, si circondano di pagliuzze...”

[4] Historia animalium V,2 560b 7-9: Dopo l’accoppiamento esse arruffano le piume e si scuotono, e spesso gettano festuche tutto attorno (la stessa cosa fanno talvolta anche dopo la posa), mentre le colombe trascinano al suolo la coda e le oche si tuffano in acqua. (traduzione Mario Vegetti)

[5] Naturalis historia X,116: Villaribus gallinis et religio inest. Inhorrescunt edito ovo excutiuntque sese et circumactae purificant aut festuca aliqua sese et ova lustrant.

[6] Ambrosius of Nola Emblemata 160. He is also known as Leo Nolanus and Leone Ambrogio. The Emblemata are not listed separately among the works of this sixteenth-century writer in either the British Museum or Bibliothèque nationale catalogs, but are probably contained in either his Castigationes adversus Averroem or the Novum Opus Quaestionum, neither available for inspection. (Lind, 1963)

[7] Rerum rusticarum III,9,7: Inter duas ostium sit, qua gallinarius, curator earum, ire possit. In caveis crebrae perticae traiectae sint, ut omnes sustinere possint gallinas. Contra singulas perticas in pariete exclusa sint cubilia earum.

[8] De re rustica VIII,3,4-5: Nam etiam in his ipsis locis ita crassos parietes aedificare convenit, ut excisa per ordinem gallinarum cubilia recipiant, in quibus aut ova edantur aut excludantur pulli. Hoc enim et salubrius et elegantius est quam illud quod quidam faciunt, ut palis in parietis vehementer actis vimineos qualos superponant. [5] Sive autem parietibus ita ut diximus cavatis aut qualis vimineis praeponenda erunt vestibula, per quae matrices ad cubilia vel pariendi vel incubandi causa perveniant. Neque enim debent ipsis nidis involare, ne dum adsiliunt pedibus ova confringant.

[9] Metamorphoseon IX, 33: Et "heus", inquit "puer calathum fetui gallinaceo destinatum angulo solito collocato." Ita, uti fuerat iussum, procurante puero gallina consuetae lecticulae spreto cubili ante ipsius pedes domini praematurum sed magno prorsus futurum scrupulo partum. Non enim ovum, quod scimus, illud; sed pinnis et unguibus et oculis et voce etiam perfectum edidit pullum, qui matrem suam coepit continuo comitari.

[10] Satira XI,70-71: Grandia praeterea tortoque calentia feno|ova adsunt ipsis cum matribus, et servatae [...].

[11] De generatione animalium IV,4 770a 6-23: Ma in generale si deve piuttosto pensare che la causa stia nella materia e negli embrioni quando si costituiscono. Perciò siffatte anomalie si producono assai raramente negli unipari, e più nei multipari e soprattutto negli uccelli, e tra gli uccelli nei polli. Questi non sono solo multipari perché depongono spesso uova, come il genere dei colombi, ma perché portano contemporaneamente molti prodotti del concepimento, e si accoppiano in ogni stagione. Perciò producono molti gemelli: i prodotti del concepimento grazie alla reciproca vicinanza si formano insieme, come molti frutti fanno talvolta. In tutti quelli che hanno i tuorli definiti dalla membrana nascono due piccoli separati senza alcuna superfetazione, mentre in quelli che hanno i tuorli contigui e senza alcuna interruzione i piccoli nascono anomali con un corpo e una testa, ma quattro gambe e quattro ali, perché le parti superiori dell’animale si formano prima e dal bianco, essendo controllato il loro alimento proveniente dal tuorlo, mentre la parte inferiore si forma dopo e l’alimento è unico e indistinto. (traduzione di Diego Lanza)

[12] Liber prodigiorum, cap. 53, C. Claudio M. Perpenna coss. Bubo in aede Fortunae Equestris comprehensus inter manus expiravit. Faesulis fremitus terrae auditus. Puer ex ancilla natus sine foramine naturae qua humor emittitur. Mulier duplici natura inventa. Fax in caelo visa. Bos locuta. Examen apium in culmine privatae domus consedit. Volaterris sanguinis rivus manavit. Romae lacte pluit. Arretii duo androgyni inventi. Pullus gallinaceus quadripes natus. Fulmine pleraque icta. Supplicatio fuit. Populus Cereri et Proserpinae stipem tulit. Virgines viginti septem carmen canentes urbem lustraverunt. Maedorum in Macedonia gens provinciam cruente vastavit. [anno 662 ab Urbe condita - 92 aC]

[13] Historia animalium VI,2 559a 15-18: L’uovo di tutti gli uccelli ha sempre un guscio duro - se risulta da una fecondazione e non è guasto, perché certe galline depongono uova molli - ed è bicolore, risultando bianco alla periferia, giallo all’interno. (traduzione di Mario Vegetti)