Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti - revisione di Roberto Ricciardi

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Nec tanti apud me ponderis Avicennae patrocinium est, ut non potius Aristoteli gravissimo in naturae arcanis authori adhaerere velim: nec denique me movet ratio illa, quam, citante Caelio Albertus adducit, nimirum virtutis perfectionem in masculinis ovis aequaliter ambire, extremaque continere, in faemininis vero a centro, in quo sit vitalis calor, materiam longius abire. Quinim<m>o contra evenire arbitror. Quis enim non videat in rotundis calorem magis diffundi, in oblongis ab una potiorique parte conglobari? Nec est, quod experientiam eius magni faciamus, eam enim in multis aliis obtrudit, quae aeque falsa sunt, et minus verisimilia. Igitur, ut parerga istaec concludamus, sensit Aristoteles, et scripsit ex rotundis progenerari faeminas, ex acuminatis mares. Nunc vero in textu Aristotelis tam Graeco, quam Latino legitur, prout Albertus correxit, vel potius corrupit. Vetus vero Aristotelica lectio est illa, quam vitiatam ille dicit. Caeterum nunquid modo, ex oblongis mares, ut vetus lectio habet, et ex rotundis faeminae, vel contra procreentur, Gallinarius super hoc esset consulendus. Ego priorem lectionem, ut dixi, libenter amplector, gaudeoque me cum Aristotele in ea {haeresi} <haerese> esse, ut ex acutis ovis mares gigni credam, eoque magis cum Plinium Aristotelicum, et Columellam omnis villicationis consultissimum comites erroris, si error fuerit, habeam. Mulieres medius fidius nostrae ex acutis mares, et contra ex rotundis faeminas procreari asserunt.

E l’appoggio di Avicenna non ha per me un peso così grande da non farmi scegliere di associarmi invece ad Aristotele autorevolissima fonte relativa ai misteri della natura: e infine non mi smuove neppure quel motivo che Alberto adduce, come riferisce Lodovico Ricchieri, e precisamente che nelle uova da maschio la perfezione della forza avvolge in modo uniforme, e contiene le parti più profonde, mentre in quelle da femmine la materia si allontana molto di più dal centro, in cui si troverebbe il calore vitale. Invece io ritengo che accada l’opposto. Chi infatti non sarebbe in grado di rendersi conto che in quelle rotonde il calore si diffonde maggiormente, e che in quelle oblunghe si accumula preferibilmente in una sola zona? E neanche c’è motivo per tenere in grande considerazione la sua esperienza, in quanto la impone a proposito di molte altre cose che sono ugualmente false e non del tutto verosimili. Pertanto, al fine di chiudere questa appendice - Sesso del pulcino e forma dell’uovo, Aristotele fu dell’opinione e scrisse che dalle uova rotonde nascono femmine, maschi da quelle appuntite. Ma attualmente nel testo di Aristotele sia greco che latino si legge nel modo in cui Alberto lo corresse, o piuttosto, lo corruppe. Ma in realtà l’antica lezione aristotelica è quella che lui dice essere corrotta. D’altra parte su questo argomento, se cioè, come riporta l’antica lezione, da uova oblunghe nascono proprio dei maschi, e femmine da quelle arrotondate, oppure il contrario, bisognerebbe consultare un addetto al pollaio. Come dissi, io abbraccio volentieri la lezione più antica e mi rallegro di trovarmi in compagnia di Aristotele in quella corrente di pensiero, tant’è che credo che dalle uova appuntite nascono dei maschi, e tanto più per il fatto di avere come compagni di errore, se sarà stato un errore, Plinio Aristotelico, nonché Columella assai esperto nella gestione di ogni tipo di podere. Credetemi: le nostre donne affermano che da quelle acute nascono maschi, femmine da quelle rotonde.

Ornithologus[1] ex suorum relatione tradit, ova, ut ex eorum singulis omnibus faeminae generentur subijci oportere, dum Luna plena est, eaque ad hoc praeferri, quae in plenilunio etiam nata sunt, item ita observandam temporis rationem, ut in plenilunio etiam excludantur. Verum arduum fuerit ova in plenilunio nata, in plenilunio rursus excludere. Nam si illa aliquot diebus reserves, antequam supponas facile evanescunt, ut in his, et conchiliis etiam fieri paulo ante[2] diximus: sin mox supponas, in plenilunio non excludes. Solent enim viginti plerunque diebus incubationis tempus absolvere. Excludunt tamen celerius, teste Aristotele[3], aestate, quam hyeme: aestate nempe duodevigesimo, (undevigesimo habet Plinius[4]) hyeme aliquando vigesimo quinto die. Sed forte id de locis calidioribus intelligendum est. Nam Albertus hyeme vigesimonono die exire pullos dixit.

L’Ornitologo, in base a quanto raccontano i suoi conterranei, riferisce che bisogna mettere a cova le uova quando è luna piena affinché da ognuna di esse nascano delle femmine, e che a questo scopo sono da preferire quelle anch’esse nate durante il plenilunio, e che parimenti bisogna porre attenzione a calcolare il tempo, affinché si schiudano pure durante il plenilunio. In realtà sarebbe difficile che le uova deposte durante il plenilunio si schiudano nuovamente durante il plenilunio. Infatti se le conservi per alcuni giorni prima di metterle a cova, svaporano con facilità, come poc’anzi abbiamo detto accadere nelle uova e anche nei molluschi dotati di conchiglia: se invece le metti subito a cova, non ne otterrai la schiusa durante il plenilunio. Infatti abitualmente portano a termine il periodo di incubazione in 20 giorni. Tuttavia, testimone Aristotele, si schiudono più rapidamente in estate che in inverno: d’estate appunto nel giro di 18 giorni (Plinio riporta 19), in inverno talora al 25° giorno. Ma forse ciò è da intendersi per le località più calde. Infatti Alberto ha detto che in inverno i pulcini nascono al 29° giorno.

Discrimen tamen etiam avium est, ut idem Aristoteles[5] author est, quod aliae magis fungi officio incubandi possunt. Sunt qui asserant, idque in libello quodam Germanico manuscripto se legisse Ornithologus[6] prodidit, pullos eo colore nasci, quo ova incubanda tincta fuerint. Alii iubent, ut aviaria, seu caveae, quibus includuntur, congrediuntur, pariunt, incubant, et excludunt, susque deque et ex omni parte albis velaminibus obtendantur, ut in Phasiani historia etiam diximus.

Tuttavia anche tra gli uccelli esiste una differenza, come lo stesso Aristotele riferisce, in quanto alcuni sono in grado di adempiere meglio al loro compito di incubare. Alcuni affermano, e l’Ornitologo ha riferito di averlo letto in un manoscritto tedesco, che i pulcini nascono del colore con cui le uova da incubare sono state impregnate. Altri raccomandano che le uccelliere, o recinti, in cui vengono tenuti chiusi, si accoppiano, depongono, covano e fanno schiudere le uova, vengano ricoperti uniformemente e da ogni lato con tende bianche, come abbiamo detto anche nella descrizione del fagiano.

Si quis vero pullos cupiat excludere visu iucundissimos, Palumbum marem cum Gallina coire curabit, aut Perdicem, vel Phasianum. Cuius coitus modum in Phasiano diximus, et hic sponte omittimus. Perdices copia libidinis gaudent, et cum diversis salacioris generis avibus commiscentur, coeuntque inter se, et sobolem suscipiunt, ut in Gallinis, unde ex Gallina, et Perdice, et primi foetus communi generis utriusque specie generantur, sed tempore procedente, diversi ex diversis provenientes, demum forma faeminae instituti evadunt. Haec ex Aristotele[7] scribit Io. Baptista Porta[8]. Quo loco etiam dicit ex Gallina, et Columbo si misceantur, pullum procreari commistum ex utroque. Sit, inquit Columbus iuvenis, tunc enim temporis fervet in eo ardor coeundi, et seminis superfluitas. Senex enim coire non potest. Omni enim tempore coeunt Columbae, et foetant aestate, et hyeme. Erant nobis domi Columbus caelebs, et Gallina vidua: Columbus satis amplo corpore, et salax: Gallina parva, {sine} <sive> nana: una versabantur, unde tempore veris Columbus Gallinam supervenit, quae suo tempore ova dedit ab ea incubata exclusa sunt, pullosque ex utroque mistos nobis protulit ab utroque genitore retinentes effigiem. Magnitudo corporis, capitis forma, et rostri erat Columbi, pedes Gallinae, pluma quam albissima, et crispa, pedes pennis operti; atque ut Columbus pipiebat, qui maximi nobis fuit oblectamenti, et iucunditatis quique non alibi quam in cubili, aut mulierum sinu quiescebat.

Tuttavia, se qualcuno è punto dal desiderio di far nascere pulcini bellissimi da vedersi, dovrà darsi da fare perché un colombo maschio o una pernice o un fagiano si accoppino con una gallina. Parlai della modalità di tale coito nella parte dedicata al fagiano e qui volutamente la tralascio. Le pernici godono di abbondanza di libidine, e si mescolano con diversi uccelli con caratteristiche di maggiore salacità, e si accoppiano con loro, e generano della prole, come accade tra le galline, per cui da una gallina e da una pernice anche i primi prodotti del concepimento vengono generati con un aspetto che è comune ad ambedue i generi, ma col passare del tempo, dal momento che soggetti dissimili provengono da genitori differenti, alla fine risultano dotati di un aspetto da femmina. Queste cose le scrive Giambattista Della Porta traendole da Aristotele. In quel passaggio dice anche che se si mescolano tra loro soggetti che appartengono alla gallina e al colombo, viene generato un pulcino che è una mescolanza derivante da ambedue i genitori. Egli dice che il colombo deve essere giovane, infatti in quel momento arde in lui il desiderio di accoppiarsi e la sovrabbondanza di seme. Infatti da vecchio non può accoppiarsi. Infatti le colombe si accoppiano in qualunque stagione, e partoriscono sia d’estate che d’inverno. A casa mia avevo un colombo celibe e una gallina vedova: il colombo abbastanza corpulento e voglioso: la gallina era piccola, ossia nana: vivevano insieme, per cui in primavera il colombo si accoppiò con la gallina, e le uova che lei a suo tempo aveva deposto e poi covato si schiusero, e ci diede dei pulcini ibridi di entrambi e che erano dotati dell’aspetto di ambedue i genitori. Le dimensioni del corpo, la forma del capo e del becco erano del colombo, le zampe della gallina, le piume candidissime e arricciate, i piedi coperti da piume; e quello che per me fu motivo di enorme diletto e allegria faceva il verso del colombo, e non dormiva da nessun’altra parte se non nel letto, oppure in grembo alle donne.

Docet item alibi ex Aristotele[9], quonam modo pullus Gallinaceus quaternis alis nascatur, quaternisque pedibus. Ova {illi} <illa>, inquit[10], seligito, quae {bina} <binos> comperies habere {boleta} <boletos - βωλήτας>, pellicula quadam non tenui intercursante, sed albumina {continentia} <continuentur>, quae foecundiores {fere} <saepe> Gallinae assolent parere: ex magnitudine cognosces: patetque {iutuentibus} <intuentibus> Soli exponendo, exuperante {etiam} <iam> materia productum, {et} <ex> plurium seminum commixtu, semenque habeat pullorum<,> glocienti Gallinae iam supponas excubanda, ut suo insessu foveat ea: elapso iam debito tempore tales excludet foetus, pedibus, alisque quaternis, curabis ut commode educentur. Si autem membrana disterminabitur, gemini discreti pulli generantur, sine ulla supervacua parte.

In un altro punto basandosi su Aristotele ci ragguaglia in quale modo un pulcino di gallina possa nascere con quattro ali e con quattro zampe. Egli dice: scegli quelle uova che scoprirai essere dotate di due tuorli, senza che sia interposta una membrana sottile, ma con gli albumi che sono tra loro uniti, e che spesso sono solite deporre le galline più feconde: le riconoscerai dalla loro grossezza: e risulta evidente per coloro che guardano attentamente esponendole al sole, essendo infatti una cosa prodotta da materia sovrabbondante, che deriva da una commistione di numerosi semi maschili, e deve avere l’embrione dei pulcini: mettile subito a covare sotto a una gallina che è chioccia, affinché con il suo starci sopra accovacciata possa scaldarle: trascorso il tempo dovuto ne farà schiudere dei feti siffatti, cioè con quattro zampe e quattro ali, e ti darai da fare affinché vengano allevati in modo adeguato. Invece se una membrana farà da separazione, nascono dei pulcini gemelli disgiunti, senza alcuna parte superflua.


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[1] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 419: Sexus ovorum. Quae oblonga sunt ova, et fastigio cacuminata, foeminam aedunt. quae autem rotundiora et parte sui acutiore obtusa, orbiculum habent, marem gignunt, Aristoteles. eandem sententiam Albertus approbat: reprehendit vero translationem sui temporis tanquam contrariam iis verbis quae nunc recitavimus. Nostri quidem codices Graeci et Gazae translatio eam sententiam habent, quam nunc retuli, et Albertus comprobat. Avicenna scribit ex orbiculari ovo brevique progigni marem: ex oblongis acutisve foeminam. ipsum hoc comprobat experimentum et suffragatur ratio. siquidem virtutis perfectio in masculinis ovis ambit aequaliter, et continet extrema. at in foemininis, a centro longius abit materia in quo est vitalis calor. hoc vero plane imperfectionis argumentum est, Albertus ut citat Caelius. In ovis tam difficile saporum et sexus discrimen est, ut nihil gulae proceribus aeque incertum sit, Marcellus Vergilius. qui cum Columellae et Aristotelis de sexu ovorum discernendo sententias contrarias recitasset: Est sane (inquit) in natura gravis author Aristoteles: Columella tamen villaticam pastionem ex quotidiana observatione et experientia docebat. nec nostrum est inter tam graves scriptores tantas componere lites. Video Plinium quoque cum Columella et Flacco sensisse. Quae oblonga sint (inquit) ova, gratioris saporis putat Horatius Flaccus. Foeminam aedunt quae rotundiora gignuntur, reliqua marem. Longa quibus facies ovis erit, illa memento, Ut succi melioris, et ut magis alba rotundis Ponere nanque marem cohibent callosa vitellum, Horatius lib. 2. Serm. Cum quis volet quam plurimos mares excludere, longissima quaeque et acutissima ova subijciet. et rursum cum foeminas, quam rotundissima, Columella. Ex ovis, praesertim in plenilunio natis, si plenilunii tempore subijciantur incubanda, et ita observetur temporis ratio ut in plenilunio etiam pulli excludantur, omnibus foeminas non mares nasci, quidam apud nos arbitrantur.

[2] A pagina 223.

[3] Historia animalium VI,2, 559b 29-30: Le uova covate d’estate si schiudono più rapidamente che in inverno: infatti d’estate le galline le fanno schiudere [560a] in diciotto giorni, mentre d’inverno ne occorrono loro talvolta anche venticinque. (traduzione di Mario Vegetti) - ἐν ὀκτωκαίδεκα ἡμέραις αἱ ἀλεκτορίδες ἐν τῷ χειμῶνι ἐνίοτε ἐν πέντε καὶ εἴκοσιν.

[4] Naturalis historia X,152: Celerius excluduntur calidis diebus; ideo aestate undevicensimo educent fetum, hieme XXV.

[5] Historia animalium VI,2, 559b 32-34: Del resto gli uccelli differiscono tra loro anche per la maggiore o minore attitudine alla cova. (traduzione di Mario Vegetti)

[6] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 454: Gallinarum pullos eo colore enasci aiunt, quo ova incubanda tincta fuerint, ut in libello quodam Germanico manuscripto legimus.

[7] De generatione animalium II,4, 783b 27-35: Per questo negli animali di specie diversa che si accoppiano maschio con femmina (si accoppiano quelli che hanno periodi uguali, gravidanze simili e non differiscono molto per le dimensioni del corpo), dapprincipio la prole nasce somigliante a entrambi i genitori, come gli animali che nascono dalla volpe e dal cane, o dalla pernice e dal gallo ma poi col trascorrere del tempo le generazioni successive giungono alla fine in accordo con la forma della femmina, come i semi forestieri si adattano alla terra, perché questa offre la materia, cioè il corpo, per i semi. (traduzione di Diego Lanza)

[8] Giambattista Della Porta parla degli ibridi fra piccione e gallina sia nella prima edizione del Magiae naturalis (1558) dove lo fa in modo assai conciso, mentre si dilunga alquanto nella seconda edizione del Magiae naturalis (1584) della quale posso citare solo la traduzione inglese del 1658. - Magiae naturalis II (1558), Monstra quomodo gignantur, & de vi mira putrefactionis .cap. XXIV - Animal è diuersis commixtum - Pvllvs autem è diuersis commixtus sic eueniet: Marem palumbum cum gallina coire curabis, pullusque emerget non iniucundus visu. Sic quoque è perdicibus, gallinis, phasianis eueniet, diuersisque accipitribus, & pauonibus. Dabit mixtum foetum gallina, sibique similem admodum, eique, quo prolificum acceperit semen. At si defecerit matrix, sic dabitur. (trascrizione di Laura Balbiani in http://homepages.tscnet.com/omard1) - The Second Book of Natural Magick (1584) Transcribed from 1658 English Editon, Printed for Thomas Young and Samual [Samuel?] Speed, at the Three Pigeons, and at the Angel in St Paul's Church-yard. - Chapter XIV - Diverse commixtions of Hens with other Birds. - The pigeon must be young, for then he has more heat and desire of copulation, and much abundance of seed, for if he is old, he cannot tread. But young pigeons do couple at all times, and they bring forth both Summer and Winter. I had my self at home a single pigeon, and a hen that had lost her cock. The pigeon was of a large size, and wanton withal, the hen was but a very small one. These lived together and in the spring-time the pigeon trod the hen, where by she conceived, and in her due season laid eggs, and afterward hatched them, and brought forth chicken that were mixed of either kind, and resembled the shape of them both. In greatness of body, in fashion of head and bill, they were like a pigeon; their feathers very white and curled, their feet like a hens feet, but they were overgrown with feathers, and they made a noise like a pigeon. And I took great pleasure in them, the rather, because they were so familiar, that they would still sit upon the bed, or muzzle into some woman's bosom. (da http://homepages.tscnet.com/omard1)

[9] De generatione animalium IV,4, 740a 7-32: Perciò siffatte anomalie si producono assai raramente negli unipari, e più nei multipari e soprattutto negli uccelli, e tra gli uccelli nei polli. Questi non sono solo multipari perché depongono spesso uova, come il genere dei colombi, ma perché portano contemporaneamente molti prodotti del concepimento, e si accoppiano in ogni stagione. Perciò producono molti gemelli: i prodotti del concepimento grazie alla reciproca vicinanza si formano insieme, come molti frutti fanno talvolta. In tutti quelli che hanno i tuorli definiti dalla membrana nascono due piccoli separati senza alcuna superfetazione, mentre in quelli che hanno i tuorli contigui e senza alcuna interruzione i piccoli nascono anomali con un corpo e una testa, ma quattro gambe e quattro ali, perché le parti superiori dell’animale si formano prima e dal bianco, essendo controllato il loro alimento proveniente dal tuorlo, mentre la parte inferiore si forma dopo e l’alimento è unico e indistinto. È accaduto di vedere anche un serpente a due teste per la stessa causa, perché anche questo genere è oviparo e multiparo. Le anomalie sono però più rare in essi per la configurazione dell’utero. Data la sua dimensione la massa delle uova si trova infatti disposta in fila. Non accade nulla del genere né alle api né alle vespe, perché la loro nascita avviene in cellule separate. Nel caso dei polli avviene invece l’opposto, e anche in questo caso è chiaro che la causa di questi fenomeni deve essere attribuita alla materia, perché anche tra gli altri animali si hanno soprattutto nei multipari. (traduzione di Diego Lanza)

[10] Le correzioni al testo di Aldrovandi vengono fatte in base al testo originale di Della Porta, che in alcuni punti è diverso da quello riportato da Aldrovandi. Ecco il testo di Giambattista Della Porta tratto dalla prima edizione del Magiae naturalis, quella del 1558, che si componeva di soli 4 libri. Magiae naturalis II (1558), Monstra quomodo gignantur, & de vi mira putrefactionis .cap. XXIV - Pullus gallinaceus quaternis alis enascatur, quaternisque pedibus - Quod docet Aristoteles: Oua illa seligito, quae bina comperies retinere boleta, pellicula quadam non tenui intercursante, sed albumina continuentur, quae foecundiores saepè gallinae assolent parere, ex magnitudine cognosces, patetque intuentibus Soli exponendo, exuberante iam materia productum, ex plurium seminum commixtu, semenque habeat pullorum, glocienti gallinae iam excubanda supponas, vt suo insessu foueat ea, elapso iam debito tempore tales excludet foetus, pedibus, alisque quaternis, curabis vt commodè educentur. Si autem membrana disterminabitur, gemini discreti pulli generantur, sine vlla superuacua parte. Sic enim & biceps nascetur serpens, & animal omne, quod ouo excluditur: si tale euenerit, non mediocris erit admirationis: saepius enim monstra in prolificis animalibus, &  multiparis, quam in minus foecundis, & in perfectioribus animalibus, in aliis verò facilitas generationis praeualet: vnde in vilioribus animalibus facilius monstra prodeunt, quam in nobilibus. Sic quoque aliter generare possumus. (trascrizione di Laura Balbiani in http://homepages.tscnet.com/omard1)