Vol. 1° -  II.2.1.

L’Archaeopteryx lithographica

Aurornis
il nuovo diretto progenitore degli Uccelli
sconfigge l'Archaeopteryx con 10 milioni di anni
essendo vissuto 160 milioni di anni fa

Con il corpo e la coda da rettile, con ali e penne innegabilmente simili a quelle di un uccello, per i paleontologi l’Archaeopteryx è la prova più convincente del fatto che gli uccelli si siano evoluti dai rettili.

Questo animale preistorico della taglia di un colombo è noto grazie a solo sei scheletri fossili e all'impronta di una sola penna; tuttavia da questi pochi esemplari gli studiosi sono riusciti a ricavare un'abbondante messe d'informazioni. Fin dall’epoca della sua scoperta l’Archaeopteryx è stato oggetto di accese discussioni fra sostenitori e critici della teoria darwinista dell'evoluzione, ma è sempre riuscito a difendere la propria reputazione da ogni attacco, compresa la recente accusa secondo cui il celebre fossile sarebbe un falso.

Fig. II. 6 - Archaeopteryx lithographica.
Ricostruzione basata sui 6 esemplari fossili per ora disponibili.

Nel 1985 l’astronomo britannico Fred Hoyle affermò che l’esemplare di Archaeopteryx conservato a Londra - British Museum of Natural History - in realtà era stato creato da un abile falsario [1] applicando un sottile strato di legante miscelato con roccia polverizzata a uno scheletro di Compsognathus - piccolo dinosauro appartenente all'infraordine dei saurischi teropodi - aggiungendovi quindi le impronte delle penne. 

Inoltre Hoyle e collaboratori sostenevano che gli altri esemplari conosciuti di Archaeopteryx erano anch'essi falsi, oppure non presentavano impronte di penne in modo inequivocabile. Ben presto in Inghilterra l’Archaeopteryx cominciò ad essere chiamato il pollo di Piltdown, dal nome di una cava nel Sussex, celebre per la clamorosa frode dell'uomo di Piltdown, il cui cranio era stato composto con frammenti di ossa craniche umane e con una mandibola di orango.

Fig. II. 7 - Compsognathus longipes. Piccolo celurosauro - il più piccolo fra i teropodi, lungo in media 60 cm e pesante 2-3 kg - è anch’esso presente nei calcari di Solnhofen. Aveva un cranio leggero, provvisto di piccoli denti ricurvi e seghettati, le zampe posteriori lunghe, sottili e cave, il pube ovviamente rivolto in avanti. Il territorio di caccia di questo agile carnivoro bipede sarebbe stato in competizione diretta con quello di Archaeopteryx, che aveva una taglia simile.

Il clamore suscitato dalle affermazioni di Hoyle spinse il British Museum a organizzare nel 1987 una mostra dedicata alla revisione scientifica del fossile. Diverse analisi dimostrarono che la roccia in cui erano visibili le impronte delle penne non differiva per struttura o composizione dal materiale circostante. Nonostante l’aspetto moderno delle penne dell’Archaeopteryx, niente faceva pensare che fossero un falso. Oltre a ciò le lastre di roccia che inglobavano lo scheletro combaciavano alla perfezione, cosa impossibile se il fossile fosse stato alterato aggiungendovi uno strato di materiale estraneo.

Per ironia della sorte, proprio quei caratteri considerati da Hoyle come prova della non autenticità del fossile - contemporanea presenza di ossa simili a quelle di Compsognathus e di penne dall’aspetto moderno - costituiscono gli elementi più importanti in base ai quali i paleontologi possono tentare di comprendere l’evoluzione degli uccelli e degli adattamenti che consentirono il volo. La combinazione di caratteri anatomici peculiari di due classi distinte di organismi fa di Archaeopteryx il più antico uccello conosciuto, un classico esempio di forma di transizione fra rettili e uccelli attuali.

La scoperta del primo esemplare di Archaeopteryx cadde nel momento più opportuno per i darwinisti: nel 1861, solo due anni dopo che Darwin aveva dato alle stampe The Origin of Species by Means of Natural Selection, uno scheletro fossilizzato con impronte di penne fu scoperto in una cava di calcare litografico a Solnhofen in Baviera ed entrò in possesso del medico Carl Häberlein di Pappenheim, che in seguito lo vendette al British Museum.

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[1] Circola la voce a Eichstätt che i Giapponesi hanno messo una taglia di 4 milioni di dollari per un esemplare di Archaeopteryx. La notizia mi è stata riferita da un giramondo originario di Eichstätt che ho incontrato sulla piazza principale di questa meravigliosa cittadina, mentre, a fine maggio 1996, mi godevo insieme a Bill Plant un concerto jazz di prima qualità.