Vol. 1° -  VIII.2.2.

Grecia

A chi volesse sbizzarrirsi in una corposa carrellata di citazioni dell'antica Grecia riguardanti il nostro pennuto, si consiglia di cominciare da pagina 400 del testo di Gessner relativo al pollo. Ne vale la pena!

Anche se in Grecia esistono reperti ossei anteriori alla Cultura Harappa, i dati della letteratura non sono assolutamente di conforto per una continua presenza del pollo a partire dai tempi preistorici.

Nonostante il gallo fosse un uccello familiare e onnipresente, oggetto di sacrificio per un certo numero di divinità, gravato di ideali sacri e di tradizioni, molto popolare per il fatto di intrattenere un vasto pubblico con le sue battaglie, esso non apparteneva allo strato più antico della civiltà greca. Infatti nella mitologia non gli viene attribuito alcun ruolo, non esistono leggende che gli dedichino l'attenzione riservata alla tortora, al cigno, all’aquila e ad altri uccelli.

Possiamo pertanto dedurre, secondo Peters, che il nostro benamato gallo giunse a contatto con la civiltà greca quanto il periodo dei miti e delle favole era già trascorso.

Omero ed Esiodo - intorno al 700 aC - non fanno alcuna menzione del pollo e verosimilmente non lo conoscevano.

Se ne trova una prima menzione nel VI secolo aC grazie al poeta elegiaco Teognide, nato a Mégara Iblea, in Sicilia, che allora faceva parte della Magna Grecia. Nel secolo successivo gli scrittori parlano spesso del gallo, inclusi Aristofane ed Aristotele il quale segnala che in Egitto era prassi corrente l’incubazione artificiale.

Fig. VIII. 1 - Collezione di antiche monete greche di Sergey Petrov (1941): in base alla sequenza temporale, Petrov ha giustamente concluso che intorno al VII-VI secolo aC le razze erano di piccola taglia; intorno al III secolo il gallo cominciò ad assumere le sembianze di combattente, e si potrebbe supporre che questo processo si sia verificato più rapidamente e più precocemente a Dàrdano, antica città dell'Asia Minore sull'Ellesponto dalla quale ha preso il nome lo stretto dei Dardanelli.

Fig. VIII. 2 - Vasi greci a figure nere del VI sec. aC: fin dall’inizio del VI secolo aC prese piede la cosiddetta tecnica a figure nere. Le fabbriche corinzie prediligevano non solo la rappresentazione dei miti, ma anche di soggetti come battaglie, cacce, banchetti.

Il gallo, pur avendo le zampe corte, è di mole considerevole.

Idria di Calcide in cui il gallo ha un portamento diverso dal precedente,
e non è certo di razza nana.

Particolare di cratere corinzio in cui il gallo è molto simile al soggetto precedente.
Verso il 530 aC la tecnica decorativa venne interamente rivoluzionata
dalla nascita della ceramica a figure rosse,
per cui possiamo dedurre che nel VI secolo aC esistevano razze giganti
che affiancavano quelle nane rappresentate sulle monete.

 

     

Fig. VIII. 2 bis - Brocca per vino corinzia del VI sec. aC - Con Claudia comprai questa oinochóë ad Atene durante il nostro viaggio di nozze nel luglio 1971. Si tratta di una copia conforme all’originale eseguita da G. Liulias e recante il numero di serie 527. I galli hanno cresta semplice, sembrano abbastanza corpulenti e le loro falciformi sono state enfatizzate. (foto Giuseppe Di Bitetto, 2005)

In breve volgere di tempo le colonie greche accettarono di buon grado il pollo, come accadde per Sicilia e Italia meridionale. I galli erano molto importanti dal punto di vista sportivo, ma assursero a rango più elevato per il simbolismo religioso e culturale: Esculapio [1] veniva rappresentato con un uovo in mano, oppure con un gallo, nonché con un bastone cui era avvolto un serpente, ed il gallo - come ci ricorda Aldrovandi - era a lui sacro per una sola ragione: il medico deve essere costantemente vigile e sollecito.

Nel Fedone, il trattato sull’immortalità dell’anima, Platone narra degli ultimi colloqui di Socrate prima di lasciare per sempre i suoi discepoli. Il Maestro invita a fare un’offerta ad Esculapio, cui si era soliti sacrificare un gallo in segno di riconoscenza per l’ottenuta guarigione. Infatti Socrate sta pensando alla sua guarigione simbolica, che si sarebbe avverata con la morte, liberazione dalla travagliata esistenza terrena. Critone obbedisce e sacrifica il gallo, in quanto Socrate, lasciando in piena pace questa Terra, stava per conseguire la guarigione definitiva.

Fatta eccezione per i meno abbienti, i polli non erano molto usati come alimento benché in merito non esistessero dei tabù. Sia Platone che Aristotele distinguevano le galline di razza (ghennàios) da quelle comuni (aghenné), con minor produzione di uova da parte di quelle di razza.

Erano note 2 razze di Tànagra [2] di cui venivano apprezzati i galli piuttosto che le galline (Aldrovandi, 1600). Di queste due razze ci parla Pausania il Periegeta (II sec. dC): una era detta combattente, mentre l’altra era nera come un corvo - detta anche kóssyphos che in greco significa merlo - era barbuta e aveva una cresta che sembrava un anemone (Aldrovandi, 1600); il che ha indotto gli studiosi a ritenere che si trattasse di una cresta a coppa come nella Siciliana oppure di una cresta a rosa. Ma vedremo nel terzo volume (XII-3.8.) che siamo di fronte a un’errata interpretazione anatomica - e quindi genetica - scaturita da un’inesatta traduzione e interpretazione del testo di Pausania da parte di Aldrovandi e di altri interpreti del testo greco. Infatti Pausania si limita a dire che la razza di Tanagra, quella che era nera come un corvo, aveva invece bargigli e cresta come un anemone (cioè di un bel colore rosso come può esserlo l’Anemone coronaria nella varietà phoenicea o coccinea).

Nel II secolo dC Claudio Tolomeo - il famoso astronomo, matematico e geografo greco - riferisce di un pollo con barba, probabilmente la mutazione barba e favoriti, presente a Trilinga, o Triglypta, nello Stato birmano di Arakan (D'Arcy Thompson, 1895).

Diogene Laerzio fu uno scrittore greco di cui sono incerti il nome, l’origine - forse Laerte in Cilicia - e l’epoca in cui visse (probabilmente verso la seconda metà del III secolo dC). Di lui ci è pervenuta una raccolta biografica dei più illustri filosofi dal titolo anch’esso incerto e tra i personaggi figura anche Solone, legislatore e poeta ateniese (ca. 630 - ca. 560 aC) a buon diritto collocato fra i Sette Sapienti.

Diogene Laerzio narra che un giorno Creso, lo stramiliardario re di Lidia, assiso su un trono scintillante e agghindato d’ogni sorta d’ornamenti, domandò a Solone se avesse mai visto qualcosa di più bello. Solone si limitò a replicare che i polli sono vestiti del loro splendore naturale che è di un’incredibile bellezza .

 sommario 

 avanti 



[1] Esculapio, secondo la mitologia greca, era figlio di Apollo e di una mortale, Arsinoe o Coronide. Apprese dal Centauro Chirone le virtù medicamentose delle piante e con l'aiuto di membri della sua famiglia guariva le infermità dei mortali. Fu ucciso con un fulmine da Zeus, adirato dal fatto che egli sottraeva l’uomo alla morte. Tutti i discendenti della famiglia di Esculapio furono medici - gli Asclepiadi - dai quali sarebbe disceso anche il grande Ippocrate.

[2] Tànagra: antica città della Grecia, in Beozia, nei pressi dell'attuale centro omonimo situato a 20 km a est di Tebe, situata a sua volta 60 km a nordovest di Atene. Ebbe un periodo di splendore subito dopo le guerre persiane, ma già nel IV secolo aC era in decadenza. Nei suoi pressi si svolse la battaglia - detta di Tànagra, 457 aC - fra Ateniesi, Tessali e Argivi da una parte, Spartani e alleati dall'altra. Dopo un primo successo degli Ateniesi, la giornata volse a favore degli Spartani.