Vol. 1° -  VIII.9.3.

Un saggio della cultura del Bolognese

L’Università di Bologna era frequentata da studenti di tutt’Europa; pertanto non si può escludere che qualcuno di essi abbia informato Linneo dei metodi già seguiti da Aldrovandi e che successivamente il grande naturalista svedese abbia migliorato e adattato i principi aldrovandeschi alla classificazione degli esseri viventi.

Per dare un’idea della cultura di Ulisse, vale la pena di vedere cosa suggerì a proposito della parola Gallus in apertura del libro XIV del secondo volume del trattato di Ornitologia:

Per i Greci aléktør, alektryøn, come pure Gallus per i Latini, è una voce equivoca e possiede molti significati. Per Eustazio aléktør significa sposa, al posto di homólektros - compagna di letto, equivalente a homólektos, in quanto la lettera alfa significa homoû - insieme. Quando questa stessa parola possiede l'alfa con significato privativo, indica non sposata, per cui in Ateneo leggiamo che Minerva è detta aléktora, nel passo in cui il sofista Pompeiano, siccome venivano celebrate le feste Panatenee durante le quali si sospendono i processi, diceva: ghenéthliós esti tēs aléktoros Athënâs, kài àdikos ë tëtes hëméra - è il genetliaco di Atena aléktoros - la vergine - e questo è un giorno ingiusto.

In Ione l’aulòs, cioè il flauto, viene chiamato aléktør, in quanto per la dolcezza del suono richiama dal giaciglio coloro che lo odono, cioè non li lascia dormire. Laonde, anche il sole viene denominato da Omero ëléktør - sole splendente -, in quanto rende gli uomini àlektrous, cioè li fa uscire dal letto, oppure piuttosto perché è esso stesso aléktrøs, cioè, è sempre vigile, ossia, mai si corica né si riposa.

In latino erano innanzitutto denominati Galli quei famosi sacerdoti dediti al culto di Cibele. Come testimonia Brodeo, Giulio Firmico li chiamava Archigalli.

Fig. VIII. 34 - Testa turrita di Cibele: moneta di Smirne nella Ionia, circa 190-133 aC.

Cibele era un’antica divinità adorata dalle popolazioni pre-ellenistiche dell’Asia Minore, designata in origine solo col nome di Gran Madre, dea della fecondità, dei tesori racchiusi nella Terra, degli ordinamenti civili della vita umana e dell’edificazione di città; da qui l’attributo della corona turrita. Nel suo culto prevalse il carattere orgiastico e le cerimonie simboleggiavano il periodico risorgere della natura. Il suo culto fu introdotto in Roma nel 205 aC quando la sacra pietra meteorica, considerata la più antica immagine della dea, fu portata da Pessinunte al tempio sul Palatino. In onore di Cibele furono istituiti i Ludi megalenses.

I Sacerdoti Galli portavano questo nome derivato da un fiume omonimo e del quale era sufficiente bere una piccolissima quantità di acqua per espellere dal cervello qualsiasi malattia. Se invece se ne beveva in abbondanza trasformava i malaccorti in folli. E quando i Sacerdoti erano colti dal raptus di bere acqua dal fiume, venivano automaticamente castrati.

Pare che il popolo dei Galli abbia adottato questo nome per voler dire ai Romani di stare ben all’erta, in quanto essi avevano tutte le doti per trasformarsi in castratori d’uomini [1] .  

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[1] Diversa è l’interpretazione etimologica di altri studiosi, per i quali Galli è equivalente a Barbari, cioè stranieri.