Vol. 2° -  XXI.2.1.g.

Partenogenesi

Anche questa parola deriva dal greco, e precisamente da parthénos, che significa vergine.

Nell’antica Grecia la Vergine per antonomasia era la dea Atena, detta Minerva dai Romani, Dea della Sapienza, che da un elevato piedistallo accoglie coloro che da sud entrano in Pavia, ‘unica Vergine della città’, ribadiscono gli Anziani alle Matricole, ‘quia marmorea, perché di marmo’.

La nascita di un nuovo essere senza l’intervento del maschio si verifica sia negli invertebrati che nei vertebrati. Lo sviluppo dell’embrione può anche venir innescato da stimoli artificiali, sia fisici che chimici; ciò sta a dimostrare che lo spermatozoo non è strettamente indispensabile, e che l’uovo è autosufficiente. Lo testimonia Cristo.

Nel caso che l’uovo di un uccello venga fecondato, lo zigote continua a suddividersi mentre percorre l’ovidutto, ma il processo di suddivisione non interessa tutto quanto l’uovo, poiché impedito dall’enorme massa del tuorlo. All’atto della deposizione, in corrispondenza del polo animale galleggia un piccolo gruppo di cellule, appena visibile a occhio nudo: è la discoblastula.

L’esame microscopico permette di distinguere una componente superficiale, l’ectoblasto, e una componente profonda, l’endoblasto. Il brusco abbassamento della temperatura cui l’uovo va incontro dopo la deposizione, è in grado di bloccare ogni ulteriore sviluppo dell’embrione, che riprenderà solo quando posto in ambiente a temperatura adeguata, variabile da specie a specie.

I ricercatori del passato furono concordi nell’affermare che in alcune uova non fecondate erano osservabili modificazioni della discoblastula simili a uno sviluppo partenogenetico; ma non si trovarono mai d’accordo su come e perché tale sviluppo avesse luogo. Molti embrioni legati a un processo di partenogenesi non riescono a nascere, probabilmente per un’anomala divisione di cellule aploidi, tetraploidi, o con vari gradi di aneuploidia, che diventano la causa fondamentale della morte della discoblastula. Non sempre gli individui che riescono a nascere sono maschi diploidi; anche se raramente, si osservano alcune femmine anch’esse diploidi.

Ricerche condotte presso il Dipartimento di Agricoltura di Beltsville, nel Maryland, hanno dimostrato che il virus del vaiolo del pollo (poxvirus), quello del sarcoma di Rous (retrovirus) e quello della pseudopeste (paramixovirus), posseggono tutti un’accentuata influenza sulla partenogenesi osservabile nei tacchini BSW, Beltsville Small White.

Gli stessi virus, inattivati con β-propiolattone e poi inoculati in tacchine vergini da precedenti contatti virali, sono provvisti di effetti partenogenetici in uova non fecondate, documentabili macroscopicamente.

Anche la selezione spinta si è dimostrata capace di incrementare la predisposizione alla partenogenesi nei tacchini BSW; tutti i tacchini sottoposti a selezione erano anche vaccinati annualmente contro il vaiolo, e nell’arco di tempo che va dal 1952 al 1963 il livello medio di partenogenesi salì dal 16,7% al 40% e oltre.

Essendo rimasto senza esauriente spiegazione il ruolo giocato dai fattori genetici e dal virus del vaiolo, lo studio fu proseguito impiegando 32 tacchine mature, non vaccinate, di ceppo Pozo Gray (PG), nel quale l’incidenza della partenogenesi era notoriamente bassa. Le tacchine furono suddivise in 2 gruppi di 16; un gruppo fu vaccinato contro il vaiolo, l’altro no. I risultati hanno dimostrato che anche i fattori genetici oltre al poxvirus giocano un ruolo attivo nella partenogenesi, e che l’influenza del virus si manifestava anche nelle discendenti di tacchine vaccinate.

La natura dell’azione del poxvirus sulle uova di tacchino non fecondate non è stata ancora stabilita con certezza. Si è visto tuttavia che con l’impiego di questo DNA-virus la percentuale d’incidenza della partenogenesi in uova delle stesse femmine aumentava in modo spiccato, superando i valori registrati nelle uova deposte prima della vaccinazione.

Si potrebbe suggerire l’ipotesi secondo cui il virus svolgerebbe il ruolo di organizzatore e di stimolatore della proliferazione cellulare. L’effetto del virus, inoltre, pare persistere nelle figlie e nelle nipoti anche se non vaccinate. Il prolungarsi dell’effetto suggerisce che l’eredità in tali soggetti possa essere in qualche modo alterata da parte del virus, consentendo a un certo numero di femmine la produzione di uova tra le quali alcune hanno una forte predisposizione allo sviluppo partenogenetico.

Studi simili sono stati condotti anche sul pollo e si è potuto osservare che anche in questo caso, su certi ceppi, l’inoculazione del poxvirus incrementa l’incidenza di partenogenesi macroscopicamente osservabile. Anche nel caso del pollo, visto che non tutte le razze presentano il fenomeno della partenogenesi, e che in quelle che la presentano essa incide in percentuale variabile, si può dedurre che intervengano dei fattori genetici razziali o addirittura di ceppo. Per esempio, l’Araucana non mostrò partenogenesi, mentre il massimo lo raggiunse il ceppo Beltsville di Cornish scura.

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