Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Clysteris ad omnem colicam apud Ornithologum [284] descriptio ex Ioanne {Goveroto} <Goevroto>[1] Galliarum regis medico talis legitur: Gallus, quem vetustissimum inveneris, virgis verberatus decolletur, et in situlam aquae inijciatur: deplumati, exenteratique ventri immittantur haec medicamenta: anisi, faeniculi, cumini, polypodii, seminis cnici[2], singulorum semuncia, turpeti, senae, agarici in subtili linteo ligati de singulis drachmae binae. Florum chamaemeli[3] manipulus. Decoquantur usque ad ossium separationem. Huius decocti libra cum oleis de anetho, et de chamaemelo (duabus, vel tribus unciis utriusque) et duobus ovi vitellis misceatur, fiatque clyster, qui tepidus ventriculo vacuo exhibeatur.

Nel trattato dell’Ornitologo si legge la descrizione del seguente clistere adatto per ogni tipo di colica, tratto da Jean Goevrot medico del re di Francia - Francesco I: Un gallo, il più vecchio che avrai trovato, dopo essere stato percosso con dei bastoni venga decapitato e lo si metta in un secchio d’acqua: nella pancia del soggetto spiumato e liberato delle interiora si mettano i seguenti medicamenti: una semioncia ciascuno [circa 14 g] di anice, finocchio, cumino, polipodio, semi di cartamo, due dracme ciascuno [circa 7 g] di turbitto, sena, agarico bianco - Fomes officinalis - avvolti in un tovagliolo sottile. Una manciata di fiori di camomilla. Li si faccia cuocere a lungo fino alla separazione degli ossi. Una libbra di questo decotto [circa 327 g] la si mescoli con olio all'aneto e alla camomilla (due o tre once [50-75 g] di ambedue) e con due tuorli d’uovo, e si prepari un clistere, che deve essere introdotto tiepido nel retto vuoto.

Ius Galli veteris cum polypodio, et anetho in colico affectu, teste Avicenna, saluberrimum est. Fimus item Gallinaceus adversus eiusdem affectus cruciatus ex aceto, aut vino iuxta Dioscoridem, cum aqua calida, et molle iuxta Rasem bibitur. Medicus quidam Mysus, ut scribit Galenus[4], hunc fimum potandum exhibebat iis, qui diutius coli dolore fuissent vexati ex {oximellite} <oxymelite>[5], vel si id non aderat, ex aceto, aut vino aqua diluto. Et rursus alibi[6] ex Asclepiade. Gallinarum interanea omnia, inquit, exempta, et in vas fictile coniecta assato, ac trita reponito: usus vero tempore cochlearium unum, et dimidium, et seminis dauci Cretici tusi, et cribrati tantundem ex aquae mulsae calidae cyathis[7] tribus exhibeto. Ornithologus in libro quodam manuscripto Germanico albam tantum huius fimi partem adversum eundem dolorem salubriter bibi legisse sese ait: ex vini cochleario. Gallinae tibiae cum pedibus coctae, et cum sale, oleo, acetoque comestae coli sanant dolorem: ex Constantino, et Aesculapio: at quidam pro coli hic colli legunt: ego coli legendum arbitror[8]. Marcellus enim Empiricus[9] simile habet medicamentum pro eodem dolore. Gallinam, inquit, per totum diem a cibo abstineto: dein postero die, cum eam occideris, crura eius cum sale, et oleo inassato, et ieiuno colico, qui se pridie cibo abstinuerit, manducandum dato, mirifice profueris. Idem Marcellus praesentaneum remedium colicis parat sic: Ova putidissima in Sole poni iubet ut persiccentur: cum aruerint, conteri, et minutissime percribrari, et ad praesidium in doliolo vitreo condi: cumque in aliquo auspicabitur coli dolor, in hemina aquae calidae dari bibenda cochlearia tria.

Come testimonia Avicenna, il brodo di gallo vecchio con polipodio e aneto è molto efficace in caso di coliche. Parimenti lo sterco di pollo stemperato in aceto, o in vino secondo Dioscoride, con acqua calda e reso molle secondo Razi, viene bevuto contro le affezioni dello stesso tipo. Come scrive Galeno, un medico della Misia a coloro che erano tormentati troppo a lungo da un dolore del colon dava da bere questo sterco in ossimele o se non ce n’era a disposizione in aceto oppure in vino diluito con acqua. E poi in un altro trattato traendo la notizia da Asclepiade il Giovane dice: Dopo aver tolto tutti gli intestini delle galline e averli messi in un vaso di terracotta, falli friggere, e dopo averli tritati mettili da parte: a tempo opportuno ne userai un cucchiaio e mezzo e altrettanto di semi di carota di Creta pestati e setacciati e darai da bere con tre ciati [circa 150 ml] di acqua calda mielata. L’Ornitologo dice di aver letto in un libro manoscritto tedesco che si deve bere contro lo stesso tipo di dolore solo la parte bianca di questi escrementi per ottenerne un vantaggio: con un cucchiaio di vino. Le gambe di gallina fatte cuocere con le zampe e mangiate con sale, olio e aceto fanno passare il dolore del colon: lo si deduce da Costantino Africano e da Esculapio: ma alcuni in questo punto invece di coli leggono colli, del collo: io ritengo che si debba leggere coli, del colon. Infatti Marcello Empirico ha un medicamento simile per lo stesso dolore. Egli dice: Fa astenere una gallina dal cibo per tutto il giorno: quindi il giorno seguente, quando l’avrai uccisa, fa arrostire le sue gambe con sale e olio, e dalle da mangiare a digiuno a uno che soffre di dolori al colon, il quale il giorno precedente si sarà astenuto dal cibo, e lo aiuterai in maniera strabiliante. Lo stesso Marcello prepara nel modo seguente un rimedio con effetto istantaneo per coloro che soffrono di dolori al colon: Prescrive di mettere al sole delle uova ultraputride affinché si rinsecchiscano: quando si saranno essiccate bisogna pestarle e passarle a un setaccio molto fine e riporle di riserva in una botticella di vetro: e quando in qualcuno comincerà un dolore al colon se ne debbono dare da bere tre cucchiai in un’emina di acqua calda [250 ml].

Ioannes Guinterius Andernacus[10] clarissimus medicus potionem ex decocto Gallinacei veteris, quae ad colicum dolorem, tam ex pituita quam ex flatibus contractum efficax est, praescribit, quae talis est: Hyssopi, calaminthae singuli manipuli, uvarum passarum purgatarum sescuncia: anisi, faeniculi, carvi, singulorum drachmae sex: seminis cnici unciae duae, polypodii quercini recentis sescuncia: trium florum cordi familiarium singuli pugilli, florum chamaemeli pugillus dimidius. Omnia Gallinacei cursu agitati, defatigatique et praeparati, uti decet, ventri imposita, ex aquae sextariis quinque ad ternas decoquito. In fine dum adhuc fervent adijcito foliorum senae purgatorum uncias duas, et dimidiam, agarici recenter in pastillos redacti drachmas decem, sinito per noctem macerari, deinde ius colo traijciatur, serveturque usui. Cum necessitas postulat, quatuor uncias sumito additoque syrupi violacei unciam, ac potui exhibeto. Si parum proficere medicina videbitur, quod aeger forte alvum habeat difficilem, electuarii diaphoenicon[11], aut benedictae[12] sesquidrachmae, aut duarum drachmarum instar adijcito.

L’illustrissimo medico Johann Günther von Andernach prescrive una pozione ottenuta da un decotto di gallo vecchio efficace per il dolore di tipo colico dovuto sia al raffreddore che alla flatulenza, la cui composizione è la seguente: Una manciata ciascuno di issopo e calaminta, un’oncia e mezza [circa 40 g] di uva passa scelta: sei dracme ciascuno [circa 20 g] di anice, finocchio e cumino tedesco - Carum carvi: due once [circa 55 g] di semi di cartamo, un’oncia e mezza di polipodio quercino fresco: un pugno ciascuno di tre fiori preferiti, mezzo pugno di fiori di camomilla. Tutte queste cose dopo averle messe nella pancia di un gallo fatto correre e stremato, e preparato a dovere, falle cuocere a lungo in acqua a partire da cinque sestari [2,5 l] fino ad arrivare a tre [1,5 l]. Alla fine, quando stanno ancora bollendo, aggiungi due once e mezzo [circa 65 g] di foglie di sena scelte, dieci dracme [circa 35 g] di agarico bianco - Fomes officinalis - da poco ridotto in pastiglie, lascia macerare per tutta la notte, quindi si faccia passare il brodo attraverso un filtro e lo si conservi per essere usato. Quando ce n’è bisogno, se ne prenda quattro once [circa 100 g] e si aggiunga un’oncia di sciroppo di viole e lo si dia da bere. Se sembrerà che la medicina sia di scarso giovamento, in quanto magari il paziente ha un intestino difficile da trattare, si aggiunga una dracma e mezza o all’incirca due dracme di un elettuario a base di datteri oppure di cardo benedetto.

Haec potio ad morbos tum ex atra bile, tum ex pituita ortos plurimum valet. Verum praecipuus eius usus est ad colicos dolores partim ex flatuosa materia, partim ex pituita creatos. Sed in huiusmodi potionibus observandum esse admonet, quod quanquam {agaricus} <agaricum> hisce addi soleat, tamen consultius in doloribus intestinorum omitti: primum quod clysteribus iniectum essentiae suae levitate adhaerens, interanea pungat, stimulet, defluxionemque ad ipsa provocet, ac frequentissimam desidendi cupiditatem pariat: deinde, quod vim humoris a longinquis partibus attrahendi obtineat. Chamaemelum autem recte hisce decoctis imponi asserit quanquam alias medici hoc in illis uti non soleant. Constare autem ipsa experientia huius solius decoctum omnibus internis doloribus praesertim colicis, et nephriticis praesentissimum esse remedium, ut permulti magno salutis suae commodo comprobarunt. Aqua stilliticia chamaemeli idem fere praestat, sed decoctum efficacius. Sin autem delicatiores hoc propter amarorem assumere recusent, {zaccharo} <saccharo> gratius reddere poterunt.

Questa pozione è efficacissima contro le malattie originate sia dall’atrabile che dal raffreddore. In verità il suo specifico impiego è quello contro i dolori colici generati in parte da sostanze che danno flatulenza, in parte dal raffreddore. Ma avverte che in siffatte pozioni bisogna fare attenzione al fatto che, quantunque abitualmente venga loro aggiunto l’agarico bianco, tuttavia è più prudente che venga omesso nei dolori intestinali: innanzitutto perché dopo essere stato somministrato coi clisteri, aderendo per la leggerezza della sua struttura, irrita gli intestini, li stimola, e provoca loro uno stato diarroico e genera un desiderio smodato di andare di corpo: inoltre, poiché possiede la facoltà di attirare a sé i liquidi dai distretti più remoti. E asserisce che giustamente viene aggiunta a questi decotti della camomilla anche se d’altra parte i medici non sono soliti servirsene in questi preparati. Ma in base all’esperienza stessa risulta che il decotto della sola camomilla è un validissimo rimedio per tutti i dolori interni, soprattutto di tipo colico e nefritico, come moltissimi hanno sperimentato attraverso il grande beneficio per la loro salute. L’acqua di camomilla versata goccia a goccia fornisce quasi lo stesso risultato, ma il decotto è più efficace. Ma se quelli che sono più schizzinosi si rifiutano di bere il decotto a causa del gusto amaro, potranno renderlo più gradevole con dello zucchero.

Rursus aliam ex Gallinacei iure potionem ad colicos pariter dolores praestantissimam hanc praescribit. Gallinaceum veterem quatuor nimirum annorum cursu defatigatum interficito, exinanitoque et repleto salis fossitii drachmis tribus, seminis cnici, polypodii quercini recentis, et contusi, hyssopi, singulorum uncia, seminis dauci, anethi, am<m>eos[13], singulorum semuncia, turpet<h>i drachmis tribus. Deinde resarto ventre in duodecim aquae libris ad dimidias coquito: iuris decocti uncias quatuor, aut sex potui exhibeto: nonnunquam etiam libram ab inferioribus[14] per clysterem infundito. Kiranides contra eosdem, et nephriticos cruciatus ova Gallinarum imparia ex urina asini elixata, et esa mirifice laudat: et pelliculam alias interiorem de ventriculo Galli [285] in vino mixtam siccatam, ac tritam cum sale potam cum vino, vel condito {niphrium} <nephriticos>[15] sanare perfecte pollicetur.

Poi prescrive un’altra pozione ottenuta con brodo di gallo ugualmente molto efficace contro i dolori colici. Uccidi un gallo vecchio senz’altro di quattro anni e sfinito dal tanto correre, e svuotalo, e riempilo con tre dracme [circa 10 g] di sale estratto dalla terra - salgemma, un’oncia ciascuno [circa 28 g] di semi di cartamo, di polipodio quercino fresco e pestato, e di issopo, una semioncia ciascuno [circa 14 g] di semi di carota, di aneto e di Ammi majus - o rindomolo, tre dracme [circa 10 g] di turbitto. Quindi dopo aver richiuso il ventre fagli fare una cottura in dodici libbre di acqua [circa 4 l] fino a ridurle alla metà: dà da bere quattro o sei once [circa 100-150 g] di brodo fatto cuocere a lungo: talora somministrane anche una libbra [circa 325 g] attraverso l’ano con un clistere. Kiranide contro gli stessi dolori e quelli nefritici loda in modo straordinario le uova di gallina in numero dispari fatte cuocere in urina di asino e poi mangiate: e d’altra parte garantisce che la membrana interna dello stomaco del gallo mischiata al vino, fatta seccare e tritata con del sale, bevuta con vino oppure con vino aromatizzato con pepe e miele guarisce perfettamente i nefritici.


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[1] Sommaire de toute médecine et chirurgie (1530) - Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 394: Clyster ad omnem colicam ex descriptione Io. Goevroti medici regis Galliarum. Gallus quem vetustissimum inveneris, virgis verberatus decolletur, et in situlam aquae inijciatur. deplumati exenteratique ventri immittantur haec medicamenta: Anisi, foeniculi [faeniculi], cumini, polypodii, seminis cneci [cnici], singulorum semuncia. turpeti, senae, agarici in subtili linteo ligati, de singulis drachmae binae. florum chamaemali [chamaemeli] manipulus. decoquantur usque ad ossium separationem. Huius decocti libra cum oleis de anetho et de chamaemalo [chamaemelo] (duabus vel tribus unciis utriusque) et duobus ovi vitellis misceatur, fiatque clyster, qui tepidus ventriculo vacuo exhibeatur.

[2] Lo κνίκος  di Dioscoride, in latino cnicus, dovrebbe corrispondere al cartamo, Carthamus tinctorius.

[3] Camomilla, dal greco chamaímëlon, melo terrestre, mela nana, per l'affinità dell'odore con certe mele.

[4] De simplicibus liber 10. (Aldrovandi)

[5] Gessner riporta vino mielato. Chi è dotato di buona volontà - o di estrema curiosità dettata dalla precisione - può benissimo controllare il testo di Galeno. Comunque, così riferisce Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 399: Medicus quidam Mysus hoc fimum bibendum dabat iis qui diutino coli dolore fuissent vexati ex oenomelite: vel si id non aderat, ex aceto, aut vino aqua diluto, Galenus lib. 10. de simplic.

[6] De compositione medicamentorum secundum locos. (Aldrovandi)

[7] Vedi Pesi e misure.

[8] Appropriazione indebita. Chi arbitratur non è Aldrovandi, bensì Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 396: Gallinae tibiae cum pedibus coctae, et cum sale, oleo acetoque comestae, coli (alias colli) sedant dolorem, Constantinus et Aesculapius. Ego coli legendum puto ex Marcello Empirico, cuius haec sunt verba: Gallinam per totum diem a cibo abstineto. dein postero die cum eam occideris, crura eius cum sale et oleo inassato, et ieiuno colico qui se pridie cibo abstinuerit manducanda dato, mirifice profueris.

[9] De medicamentis empiricis, physicis ac rationalibus liber.

[10] De medicina veteri et nova tum cognoscenda tum faciunda commentarii duo To. 2 dial. 7 (Aldrovandi-Lind)

[11] Diaphoenicon: [...] of the Greek word Phoenix, which signifies also a Palme-tree. Which is a fallacy of equivocation, from a community in name inferring a common nature; and whereby we may as firmly conclude, that Diaphoenicon, a purging Electuary hath some part of the Phoenix for its ingredient; which receiveth that name from Dates, or the fruit of the Palme-tree, from whence as Pliny delivers, the Phoenix had its name [NH XIII,42]. (Sir Thomas Browne (1646; 6th ed., 1672), Pseudodoxia Epidemica III:xii)

[12] Il cardo benedetto - blessed thistle in inglese - ha ricevuto nomi scientifici diversi, tra i quali è poi prevalso quello di Cnicus benedictus datogli da Linneo. Tali nomi erano: Calcitrapa lanuginosa Lam. / Carbenia benedicta Benth et Hook / Carduus benedictus / Centaurea benedicta L.

[13] Il sostantivo greco neutro ámmi, che al genitivo fa ámmios e ámmeøs, in Galeno e in Dioscoride viene identificato con la pianta ammi copticum.

[14] Un clistere viene abitualmente somministrato per via anale, salvo che ai tempi di Günther von Andernach (1505-1574) fosse già in uso la lavanda gastrica, il che giustificherebbe la precisazione ab inferioribus.

[15] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 398: De ventriculo galli interior pellicula in vino missa et siccata ac trita cum sale, posita (pota) cum vino vel condito, nephriticos perfecte sanat, Kiranides.