Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Calculos terit, teste Avicenna, cinis putaminum ovorum a quibus exclusi sunt pulli. Constantinus membranam interiorem nimirum ventriculi cum vino potam non frangere solum lapides scribit sed per urinam etiam eijcere. Nam nonnulli etiam, ut refert Alexander Benedictus inter calculi remedia eam membranam celebrant. Sed et ante Plinii tempora hac facultate pollere credebatur, ut diserte ipse testatur, inquiens[1]. Membrana<m> e ventriculo Gallinacei aridam, vel, si recens sit, tostam utiliter contra calculos bibi traditur. Fieri quidem potest, ut aliqui huic membranae vim calculos dissolvendi inesse sibi persuaserint ex eo quod Gallinae etiam lapillos concoquere vulgo credantur, ut Dioscorides[2] etiam credidit. Ego quia experientiam huius effectus hactenus nullam audivi, nec rationem aliquam, qua id effici possit video, {assertionem} <assensionem>[3] meam adhuc cohibeo. Alex. Benedictus inter calculorum remedia a recentioribus authoribus ovorum testas celebrari scribit: et Plinius[4] ex aliorum relatu calculos ovi candido pelli prodidit. Qui in vesicae dolore semunciam amyli cum ovo, et passi{s} tribus ovis (ea nimirum passi mensura, quantam tres ovorum testae caperent) suffervefacta<m> a balneo probat. Sed Dioscorides in vesicae rosionibus ovum {acrochilaron} <acrochliaron>[5], hoc est, leviter calefactum, sorptumque prodesse tradidit, et renum exulcerationibus, tanquam privatim de albumine: videtur tamen de toto ovo sorbili recte eadem vis praedicari posse.

Come testimonia Avicenna, la cenere dei gusci d’uovo dai quali sono nati i pulcini frammenta i calcoli. Costantino Africano scrive che la membrana interna, ovviamente dello stomaco, bevuta con vino non solo frammenta i calcoli ma li fa anche eliminare con la minzione. Infatti, come riferisce Alessandro Benedetti, alcuni decantano anche tale membrana tra i rimedi per la calcolosi. Ma anche prima dei tempi di Plinio si credeva che primeggiasse per questa proprietà, come testimonia chiaramente egli stesso dicendo: Si tramanda che contro i calcoli viene bevuta con successo la membrana dello stomaco di pollo fatta seccare, oppure arrostita se fosse fresca. In realtà può darsi che alcuni si siano convinti che questa membrana possiede la facoltà di dissolvere i calcoli in quanto da parte della gente comune le galline vengono ritenute capaci di digerire anche le pietruzze, come ha creduto anche Dioscoride. Siccome sinora non ho sentito parlare di alcuna esperienza relativa a questo potere né intravedo alcun motivo per cui ciò possa verificarsi, per ora metto un freno nel dare il mio assenso. Alessandro Benedetti scrive che da parte degli autori più recenti vengono decantati i gusci d’uovo tra i rimedi per i calcoli: e Plinio, basandosi su quanto riferito da altri, ha tramandato che i calcoli vengono espulsi dall’albume d’uovo. Costui decanta una semioncia [circa 14 g] di amido con un uovo e tre uova di vino passito (ovviamente quella quantità di vino passito che tre gusci d’uovo erano in grado di contenere) portata quasi all'ebollizione a bagnomaria. Ma Dioscoride ha tramandato che in caso di bruciori vescicali e di dolori renali violenti giova un uovo acrochlíaron, cioè intiepidito, e sorbito, come se si trattasse in modo specifico dell’albume: tuttavia a ragion veduta sembra che si possa decantare la stessa efficacia a proposito di tutto quanto l’uovo da bere.

Sunt qui guttur Gallinae combustum ieiuno in tepida <aqua> potum incontinentiae urinae mederi affirmant. Galenus[6] vero ad sistendam {exuperantiam} <exuberantiam> mictionis[7] hoc recenset remedium. Accipe pelliculas, quae sunt in ventre Gallinarum, ex quibus in Sole siccatis drachmam miscebis cum thure masculo, glande sicca, balaustiis, galla ana 3 iii. Trita omnia melle rosato excipies, et ex frigida propinabis ieiuno. Et rursum[8] ad involuntarium mictum in stratis: Galli guttur ustum lingulae mensura ieiuno ex aqua propinato. Et rursus[9]: Gallinae gulam pariter cum gutture ure, et tere diligentissime, ac ex vino vetere propina. Idem remedium Rasis e crista Gallinae[10] promittit, inquiens: Cristam Gallinae aridam da in cibo ei, qui mingit in lecto, nescienti, curabitur.

Alcuni affermano che il gozzo di gallina incenerito bevuto a digiuno in acqua tiepida guarisce dall’incontinenza urinaria. In verità per bloccare la minzione eccessiva Galeno riferisce questo rimedio. Prendi le membrane che si trovano nello stomaco delle galline e dopo averle essiccate al sole ne mischierai una dracma [3,41 g] a tre dracme ognuna di incenso migliore, di ghianda secca, di fiori di melograno e di noce di galla. Dopo aver tritato tutti questi ingredienti li metterai in miele rosato e li somministrerai a digiuno in acqua fredda. E inoltre contro la nicturia involontaria a letto: somministra a digiuno in acqua un cucchiaio di gozzo incenerito di gallo. E ancora: riduci in cenere la gola di una gallina insieme al gozzo, e trita per bene, e somministra con vino vecchio. Razi garantisce lo stesso rimedio con una cresta di gallina dicendo: Dà come cibo a colui che senza saperlo urina a letto la cresta essiccata di una gallina, e guarirà.

Galenus[11] rursum ad involuntarium urinae exitum in stratis, Galli testem unum edendum apponi iubet. Quod si vere lotium cum ardore exeat, eiusmodi ardores ova ex aceto decocta mirifice sanant. Sin urina elicienda est, ex ovo recente interiora nempe album, et vitellum effundas, et testam digitis in calicem vinum continentem confriato, et mox pariter ebibito, urina statim sequetur. Ornithologus[12] ex quodam obscuro. Sunt qui ad hoc remedium testa ovi, ex quo pullus exclusus sit utantur. Suidas[13] adversus dysuriam eiusmodi carmen recitat{;}<:>

Gallus bibit, et non mingit, myxus[14] <non> bibit, et mingit.

Di nuovo Galeno contro la nicturia involontaria a letto prescrive di dar da mangiare un testicolo di gallo. Ma se l’urina esce provocando bruciore, le uova stracotte in aceto guariscono in modo straordinario siffatti bruciori. Se invece bisogna provocare la fuoriuscita dell’urina, fa uscire il contenuto di un uovo fresco, cioè il bianco e il tuorlo, e con le dita sminuzza il guscio dentro a un calice contenente vino, e tracannalo all’istante, e immediatamente l’urina sgorgherà. Lo riferisce l’Ornitologo traendo la notizia da un autore sconosciuto. <E soggiunge>: Vi sono alcuni che per realizzare questo rimedio si servono del guscio di un uovo dal quale è nato un pulcino. Il lessico Suida riporta la seguente formula magica contro la ritenzione d’urina:

Il gallo beve e non urina, la lampreda - cioè il pene dell'asino - non beve e urina.

Sed huiusmodi cantilenae credere, quod nimirum contra eiusmodi malum valeat, superstitiosum est. Quare in eodem affectu Nicolaum Florentinum sequere, qui mirifice commendat corticem ovi, e quo pullus exclusus est, cuius a pellicula sua repurgati drachmam propinat. Quod remedium summum esse Gattinaria[15] proprio experimento refert: siquidem cum nobili cuidam faeminae id exhibuisset, duodecim vitrea (vasa) urina plena reiecisse asserit. Alii simpliciter testam ovi e vino propinant. Eosdem cortices, a quibus pullus exierit, et eodem pondere Leonellus cum aqua saxifragae bibi consulit ad provocandam urinam. Idem remedium bestiis etiam, et pecoribus prodesse reperio. Ornithologus autem in Germanico quodam codice manuscripto invenit ventriculi Gallinaceorum membranam[16] utiliter bibi contra stranguriam.

Ma credere a siffatta litania, e cioè che sarebbe efficace contro quella malattia, è superstizioso. Per cui nella stessa affezione dovrai seguire Nicolao Florentino - alias Niccolò Falcucci, che raccomanda in modo straordinario il guscio di un uovo da cui è nato un pulcino, e ne somministra una dracma [3,41 g] dopo averlo ripulito dalle membrane testacee. Marco Gattinara riferisce in base a un suo esperimento che tale rimedio è il massimo: infatti asserisce che avendolo somministrato a una nobile signora, costei emise dodici recipienti di vetro (vasi) ricolmi di urina. Altri somministrano semplicemente guscio d’uovo con vino. Leonello Vittori è dell’avviso che questi gusci da cui il pulcino è uscito e lo stesso peso vadano bevuti con acqua di sassifraga per provocare la fuoriuscita di urina. Trovo scritto che lo stesso rimedio giova anche agli animali e al bestiame. Ma l’Ornitologo in un codice manoscritto tedesco ha trovato che la membrana dello stomaco di pollo viene bevuta con successo contro la stranguria – urinare goccia a goccia.

Si ramex in scrotum descenderit, sunt qui locum cinere e testis ovorum f{a}eliciter illini velint, mixto cum vino. Sic enim intestina in locum suum redire: ex quodam obscuro[17]. Anum (habet autem extalem[18]) nimis prominentem reprimit vitellus Gallinaceus, teste Marcello, si <coctus> integer ab ipso aegro illic calidus <assidue> contineatur. Et Plinius[19] ad cohibendas alvos lutea ovorum per se in aceto cocta, donec indurescant, iterumque cum trito pipere torreri tradit.

Se un’ernia scenderà nello scroto, alcuni sarebbero dell’avviso che l’area sarebbe spalmata con esito positivo usando cenere mista a vino ottenuta da gusci d’uovo. Infatti in questo modo l’intestino ritorna al suo posto: la notizia proviene da un autore sconosciuto. Come testimonia Marcello Empirico il tuorlo dell’uovo di gallina fa regredire l’ano (ma lui dice intestino retto) troppo prominente se, dopo essere stato cotto intero, vi viene tenuto caldo dal paziente stesso con tenacia. E Plinio riferisce che per bloccare la diarrea servono i tuorli d’uovo fatti cuocere da soli in aceto finché non sono diventati sodi e poi di farli abbrustolire con del pepe tritato.

Et quamvis Avicenna inter caetera ova praecipue Passerum venerem promovere dicat, Rasis tamen aliique Gallinae, et Perdicum ova semen augere aiunt, et ad coitum homines stimulare. Gallinacei dexter testis, ut Plinius[20] author est, arietina pelle adalligatus, venerem concitat. Et alibi, Magi, inquit, tradunt inhiberi venerem pugnatoris Galli testiculis Anserino adipe illitis, adalligatisque pelle arietina. Item cuiuscunque Gallinacei si cum sanguine Gallinacei lecto subijciantur. Sed hic locus utpote superiori, ac ipsi vero contrarius ex Sexto ita corriges. Galli testiculi cum adipe Anserino in arietis pelle brachio suspensi concubitum excitant: suppositi lecto cum ipsius sanguine efficiunt ne concumba<n>t, qui iacent: At et postremum illud, nempe quod sanguis Gallinaceus concubitum inhibeat, ut Plinius, et Sextus volunt, vel proprietati cuidam occultae ascribendum est, vel alioquin negandum.

E nonostante Avicenna dica tra le altre cose che sono soprattutto le uova dei passeri a stimolare la libido, tuttavia Razi e altri dicono che le uova di gallina e di pernice incrementano la quantità del seme e stimolano gli esseri umani al coito. Il testicolo destro del gallo, come riferisce Plinio, avvolto in pelle di ariete stimola la libido. E nel paragrafo successivo dice: I maghi riferiscono che la sessualità viene inibita dai testicoli di gallo combattente spalmati con grasso d’oca e avvolti in pelle d’ariete. Lo stesso accade con quelli di qualunque gallo se vengono posti sotto il letto con il sangue del gallo. Ma siccome questo brano contrasta con quello precedente e con se stesso, lo dovrai correggere in base a Sesto Placito Papiriense nel modo seguente: I testicoli di gallo appesi al braccio dentro a una pelle di ariete con grasso d’oca eccitano all’accoppiamento: messi sotto al letto insieme al suo sangue fanno sì che coloro che vi giacciono non riescano ad accoppiarsi. Ma anche quell’ultima cosa, e cioè che il sangue di gallo inibisce l’accoppiamento, come sono dell’avviso Plinio e Sesto, o è da ascrivere a una qualche proprietà occulta, altrimenti va negata.


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[1] Naturalis historia XXX,67: [...] item membranam e ventriculo gallinacei aridam vel, si recens sit, tostam, fimum quoque palumbinum in faba sumi contra calculos et alias difficultates vesicae, [...].

[2] Salvo leggere tutto quanto il testo di Dioscoride nelle svariate edizioni, nonostante un accanimento e una perseveranza da certosino mi è risultato impossibile localizzare questa affermazione di Dioscoride riferita da Aldrovandi e che suona più ampia in Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 383: Gallinae calida natura praeditae sunt. nam et venena conficiunt, et aridissima quaeque semina consumunt. et nonnunquam arenas lapillosque ingluvie sua devoratos dissolvunt, Dioscor. § Dioscoride può benissimo aver affermato tutto ciò, oppure si tratta di un’erronea citazione di Gessner ripresa pedissequamente da Aldrovandi.

[3] L’assenso a quanto affermato da alcuni viene negato non da Aldrovandi, ma da Gessner. Il tipografo può aver scambiato assensionem con assertionem, ma è più verosimile che Aldrovandi anche in questo caso abbia voluto appropriarsi di una considerazione clinica di Gessner senza citarne la fonte. Infatti qui l’Ornitologo non compare proprio. Eppure, vedi caso, ritroviamo lo stesso testo - eccetto assertionem sostituito con assensionem – in Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 398: Celebrant quidam inter calculi remedia gallinacei ventris interiorem membranam, Alex. Benedictus. Fieri quidem potest ut aliqui huic membranae vim calculos dissolvendi inesse sibi persuaserint, ex eo quod gallinae etiam lapillos concoquere vulgo credantur, ut Dioscorides etiam credidit. Ego quoniam experientiam huius effectus hactenus nullam audivi, nec rationem aliquam qua id effici possit video, assensionem meam adhuc cohibeo.

[4] Naturalis historia XXIX,41: Aiunt et vulnera candido glutinari calculosque pelli. - XXII,137: Amylon hebetat oculos, et gulae inutile, contra quam creditur. Item alvum sistit, epiphoras oculorum inhibet et ulcera sanat, item pusulas et fluctiones sanguinis. Genas duras emollit. Datur cum ovo iis, qui sanguinem reiecerint, in vesicae vero dolore semuncia amyli cum ovo et passi tribus ovis subfervefacta a balineo. Quin et avenacea farina decocta in aceto naevos tollit.

[5] L’aggettivo greco akrochlíaros significa caldo alla superficie, in Dioscoride significa tiepido, come dimostra la traduzione di Jean Ruel del De materia medica (1549) II,55 Candidum ovi: summe tepidum prodest vesicae rosionibus [...]. – Stando alla suddivisione in capitoli dell’edizione di Jean Ruel si tratta in effetti dell’azione dell’albume. Invece Pierandrea Mattioli, pur adottando la traduzione di Ruel, congloba nel capitolo II,44 Ovum i capitoli di Ruel 54 Ovi natura e 55 Candidum ovi. Pertanto dal dipanarsi del testo di Dioscoride riferito da Mattioli potrebbe essere aleatorio riuscire a individuare quanto appartiene all’effetto dell’uovo nella sua totalità oppure al solo albume, ma solo se la lettura è assai frettolosa. Questa nota è presente anche a proposito di akrochlíaros di pagina 279 e 280.

[6] Euporiston 2.133. (Aldrovandi)

[7] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 398: Ad sistendam exuberantiam mi<n>ctionis:[...].

[8] Euporiston 2.78. (Aldrovandi)

[9] Euporiston 3.238. (Aldrovandi)

[10] Lo so che in questo caso, in cui non necessitano ormoni, la differenza tra la cresta di un gallo e quella di una gallina non dovrebbe essere causa di insuccesso terapeutico, ma ciascuno di noi, quando è malato, va alla ricerca del meglio. È necessario recuperare il testo originale di Razi. Infatti ne vengono date due versioni. Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 396: Gallinae cristam aridam da in cibo ei qui mingit in lecto nescienti: curabitur, Rasis. - pag. 398: Idem remedium Rasis e crista galli promittit.

[11] Euporiston 3.257. (Aldrovandi)

[12] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 449: Ad eliciendam urinam: Ex ovo recente interiora (album et vitellum) effundas: et testam digitis in calicem vinum continentem confriato: et mox pariter ebibito, urina statim sequetur, Obscurus. Sunt qui ad hoc remedium testa ovi ex quo pullus exclusus sit, utantur.

[13] Il lessico Suida ha μύξος, che nei nostri lessici corrisponde a un pesce: la lampreda. Lo stoppino in greco veniva detto μύξα da cui derivano il latino myxa e myxus, che significano ambedue stoppino. Aldrovandi si è sforzato di tradurre in latino l'incantesimo contro la ritenzione urinaria dell'asino, ma ha dimenticano il non. Senza le correzioni apportate al testo di Gessner, il lessico Suida recita lo stesso incantesimo come riferito da  Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 407: Ἀλέκτωρ πίνει καὶ οὐκ οὐρεῖ, {μυξός} <μύξος> (forte μυοξὸς) οὐ πίνει καὶ οὐρεῖ, incantatio in dysuriam asini apud Suidam.

[14] Il problema esegetico è molto complesso, per cui si veda il lessico alla voce mýxos.

[15] De curis aegritudinum particularium noni almansoris practica uberrima (1504, postumo).

[16] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 398: In Germanico quodam codice manuscripto invenio hasce membranas tritas utiliter bibi contra stranguriam. § Le membrane citate poco prima da Gessner sono gallinae gula cum gutture che sono diverse dalla membrana ventriculi gallinaceorum riferita da Aldrovandi. La disquisizione è puramente accademica, non certo farmacologica.

[17] Stavolta la citazione è corretta. Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 450: Si ramex in scrotum descenderit, utiliter illinitur cinere de testis ovorum mixto cum vino. sic enim intestina in locum suum redeunt, Obscurus.

[18] Marcello Empirico ha perfettamente ragione di chiamarlo extalis - intestino retto - in quanto nel prolasso anale ciò che fuoriesce è la porzione terminale del retto. L’ano infatti è solo un orifizio. Aldrovandi deve essersi lasciato trarre in errore da Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 447: Extalem (id est anum) nimis prominentem reprimit gallinaceus vitellus si coctus integer ab ipso aegro illic calidus assidue contineatur, Marcellus. Ma Aldrovandi ha dimenticato assidue.

[19] Naturalis historia XXIX,49: Et per se lutea ex iis decocuntur in aceto, donec indurescant, iterumque cum trito pipere torrentur ad cohibendas alvos.

[20] Naturalis historia XXX,141: In urina virili enecata lacerta venerem eius, qui fecerit, inhibet; nam inter amatoria esse Magi dicunt. Inhibent et cocleae, fimum columbinum cum oleo et vino potum. Pulmonis vulturini dextrae partes venerem concitant viris adalligatae gruis pelle, item si lutea ex ovis quinis columbarum admixta adipis suilli denarii pondere ex melle sorbeantur, passeres in cibo vel ova eorum, gallinacei dexter testis arietina pelle adalligatus. - XXX,142: Ibium cinere cum adipe anseris et irino perunctis sic conceptos partus contineri, contra inhiberi venerem pugnatoris galli testiculis anserino adipe inlitis adalligatisque pelle arietina tradunt, item cuiuscumque galli, si cum sanguine gallinacei lecto subiciantur. Cogunt concipere invitas saetae ex cauda mulae, si iunctis evellantur, inter se conligatae in coitu.