Conrad Gessner

Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555

De Gallo Gallinaceo

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Gallinaceus tamen calidior et [396] siccior est quam suum, et tenuior, ac minimum terrestris, idque magis etiam si e gallinis sylvestribus fuerit. et tenuitatis ratione profundius penetrat, Galenus 11. de simplicibus, et de compositione med. sec. genera, et Methodi lib. 14. Indurata iuvat, Idem. Anserinus adeps maxime tenuium partium est, ob id in volucrum genere praestat ad scirrhi curationem, gallinacei illi proximus, Iac. Sylvius. Galenus lib. 3. de compos. sec. loc. cum Apollonii ad aurium dolores verba haec recitasset, Anserinum aut gallinaceum adipem liquefactum sensim instilla, subdit: Adeps harum alitum maxime mitigat omnes affectiones dolores inducentes, simulque ipsarum aliquibus magnifice auxiliatur, etc. ut in Anserino scripsi, cum quo hic pleraque communia habet. Adeps pullorum calidior est quam adultarum gallinarum: et galli quam gallinae, Obscurus.

Tuttavia il grasso di pollo è più caldo e asciutto di quello di maiale e meno denso, e pochissimo terroso, e tanto più qualora provenga da galline selvatiche. E a causa della scarsa densità penetra più in profondità, Galeno libro XI del De simplicium medicamentorum temperamentis et facultatibus e del De compositione medicamentorum per genera, e nel libro XIV del Methodus medendi. Giova ai calli, ancora Galeno. Il grasso d’oca è oltremodo costituito da componenti poco densi, e pertanto tra quelli derivati dagli uccelli è il migliore nella cura dello scirro - verosimilmente mammario, e quello di pollo gli si avvicina, Jacques Dubois. Galeno, dopo aver riferito nel III libro del De compositione medicamentorum secundum locos le seguenti parole di Apollonio Erofileo per la terapia dei dolori auricolari: Instilla a poco a poco del grasso liquefatto di oca o di pollo, aggiunge: Il grasso di questi uccelli attenua tantissimo tutte le affezioni che causano dolore, e contemporaneamente giova in modo meraviglioso ad alcune di esse, etc., come ho scritto a proposito di quello d’oca, col quale questo ha molto in comune. Il grasso dei pollastri è più caldo di quello delle galline adulte: e quello di gallo più di quello di gallina,  uno sconosciuto.

¶ Myricae semen cum altilium (gallinarum, ut conijcio) pingui furunculis imponitur, Plin.[1] Ad ambusta: Lardum et adipem gallinaceum adhibito candelae lumine super aquam liqua, et collectum ex aquae superficie pingue inungito, Innominatus. Varos (Varices, Marcellus) adeps gallinaceus cum caepa tritus et subactus (impositus vel perductus adsidue, Marcel.) sanat, Plinius[2]. Idem remedium maculas rubeas delere Rasis annotavit.

¶ Il seme di tamerice con il grasso di volatili domestici (di galline, come credo) viene applicato sui foruncoli, Plinio. Per le scottature: Fa sciogliere sull’acqua del lardo e del grasso di pollo servendoti del lume di una candela, e applica il grasso raccolto dalla superficie dell’acqua, un anonimo. Il grasso di pollo tritato insieme a della cipolla e impastato (applicato oppure spalmato frequentemente, Marcello Empirico) fa guarire i foruncoli (le varici, Marcello), Plinio. Razi ha scritto che lo stesso rimedio cancella le macchie rosse.

¶ Cutem in facie adeps anseris vel gallinae custodit, Plinius[3]. Adeps anseris et gallinaceus utilis est ad nitorem vultus, εἰς προσώπων ἐπιμέλειαν, Dioscorides, ut Marcellus vertit: ad mangonizandam[4] faciem, ut Ruellius. ego cum Plinio potius verterim ad faciei custodiam, adversus ventos scilicet, frigora et Solem. Fissuras in facie sanat, et faciem reddit lucidam, Rasis.

¶ Il grasso di oca o di gallina protegge la pelle del viso, Plinio. Il grasso d’oca e quello di pollo è utile nel far risplendere il volto, eis prosøpøn epiméleian, Dioscoride, come traduce Marcellus Virgilius: per abbellire artificialmente il volto, come traduce Jean Ruel. Io con Plinio preferirei tradurre per proteggere il volto, ossia contro i venti, i freddi e il sole. Fa guarire le screpolature del volto e rende il viso splendente, Razi.

¶ Adiuvat adeps gallinae mirifice ruptas oculorum tuniculas admixtis schisto et haematite lapidibus, Plinius[5]. Eundem praecipue laudant contra pustulas oculorum in pupillis. Has (gallinas) <nec>[6] scilicet eius rei gratia saginant, Idem. Gallinarum adeps pustulas oculorum reprimit, Aesculapius et Constantinus. Si oculus iumenti dissectus sit, adeps anseris vel gallinae prodest, ut scripsi in Ansere.

¶ Il grasso di gallina giova in modo sorprendente alle lacerazioni della congiuntiva mischiandovi i minerali limonite ed ematite, Plinio. Sempre lo stesso grasso lo decantano particolarmente contro le pustole degli occhi a livello delle pupille. Ma, beninteso, non è a tale scopo che le ingrassano (le galline), ancora Plinio. Il grasso delle galline fa regredire gli orzaioli, Esculapio e Costantino Africano. Se l’occhio di un animale da soma ha una ferita da taglio, torna utile il grasso d’oca o di gallina, come ho scritto nel capitolo dell’oca.

¶ Gallinae adeps liquefacta et tepide instillata, quodlibet vitium aurium sanat, Marcellus. Adipem anserinum et alios auricularibus medicamentis Nicol. Myrepsus admiscet. Gliris pingue et gallinae adeps, et medulla bubula liquefacta tepensque infusa auribus plurimum prodest, Marcellus. Apollonius (ut et Rasis) anserinum aut gallinaceum adipem liquefactum dolentibus auribus sensim instillari iubet, ut superius retuli[7]. Adeps gall. cum nardo liquefacta ad dolorem aurium utilis est, et contra nervorum passiones, Kiranides. Eundem instillatum tepidum etiam adversus difficultatem auditus proficere obscurus quidam scripsit. Gallinarum adeps auribus purulentis calida infunditur, Plin.[8] Ad aurium nocumenta ex aqua confert adeps tum anserinus tum vulpinus, tum gallinaceus, Galenus Euporiston 1. 16.

¶ Il grasso di gallina liquefatto e instillato tiepido guarisce qualunque malattia delle orecchie, Marcello Empirico. Nicolaus Myrepsus mescola il grasso d’oca e altri grassi ai medicamenti per le orecchie. Il grasso di ghiro e l’adipe di gallina, e il midollo di bovino liquefatto e tiepido infuso nelle orecchie, giova moltissimo, Marcello Empirico. Apollonio Erofileo (come anche Razi) prescrive di istillare a poco a poco nelle orecchie doloranti del grasso liquefatto di oca o di pollo, come ho riferito prima. Il grasso di pollo liquefatto col nardo è utile contro il dolore delle orecchie, e contro le malattie dei nervi, Kiranide. Uno sconosciuto ha scritto che sempre questo grasso instillato tiepido risulta vantaggioso anche contro la difficoltà dell’udito. Il grasso di gallina viene infuso caldo nelle otiti purulente, Plinio. Contro i danni all’orecchio torna utile il grasso mischiato con acqua sia di oca sia di volpe sia di pollo, Galeno – Oribasio - Euporista I,16.

¶ Adeps ans. aut gall. rimas labiorum egregie curat impositus, Plinius[9] et Marcellus.

¶ Il grasso di oca oppure di pollo applicato localmente cura in modo egregio le screpolature delle labbra, Plinio e Marcello.

¶ Adeps gallinae asperitati linguae confert, Obscurus.

¶ Il grasso di gallina è utile contro la rugosità della lingua, un ignoto.

¶ Dentientium puerorum gingivas gallinaceorum pingui molliendas Aegineta consulit.

¶ Paolo di Egina prescrive che le gengive dei bambini in fase di dentizione vengano ammorbidite con grasso di pollo.

¶ Laudant et gallinarum adipem contra pustulas in papillis: has scilicet eius rei gratia saginant, Vvotton.

¶ Lodano anche il grasso di gallina contro le pustole dei capezzoli: è ovvio che le ingrassano per questo motivo, Edward Wotton.

¶ Adeps anser. aut gall. recens et sine sale conditus, ad vulvae vitia proficit, (vel, ut alibi, mulieribus malis convenit:) sale inveteratus, et qui temporis spatio acrimoniam concepit, vulvae inimicus est, Dioscor. Anserini vel gall. adipis usum ad foetum pellendum in Ansere diximus. Recens laudatur ad dolorem matricis: et in eiusdem apostemate instar emplastri imponitur, Rasis. Cum nardo liquefacta ad muliebria pessaria facit, Kiranides.

¶ Il grasso fresco di oca o di pollo, e senza l’aggiunta di sale, torna utile contro le affezioni vulvari (o, come dice in un altro punto, torna utile nelle malattie ginecologiche): quello fatto stagionare con sale e che col tempo è diventato rancido, è nemico della vulva, Dioscoride. Nel capitolo dell’oca ho parlato dell’impiego del grasso di oca o di pollo per l’espulsione del feto. Quello fresco viene decantato contro il dolore dell’utero: e in caso di ascesso uterino viene applicato come empiastro, Razi. Liquefatto con del nardo serve da pessario per le donne, Kiranide.

¶ Galli cristam contritam morsibus canis rabidi efficaciter imponi aiunt, Plinius[10] et Kiranides. Gallinae cristam aridam da in cibo ei qui mingit in lecto nescienti: curabitur, Rasis. alii hoc remedium ex gula et larynge promittunt. Capitis doloribus remedio est gallinaceus, si inclusus abstineatur die ac nocte, pari inedia eius qui doleat, evulsis collo plumis circumligatisque, vel cristis, Plinius[11], et Marcellus sed paulo aliter.

¶ Dicono che contro i morsi di un cane rabbioso viene applicata con ottimi risultati la cresta tritata di un gallo, Plinio e Kiranide. Metti nel cibo una cresta essiccata di gallina a chi urina nel letto senza saperlo: guarirà, Razi. Altri garantiscono questo rimedio usando la gola e la laringe. Un rimedio per i mal di testa è rappresentato da un gallo se, tenuto rinchiuso, rimane digiuno un giorno e una notte, facendolo digiunare tanto come colui che ha il dolore, e se dopo avergli rimosso le piume dal collo esse vengono avvolte intorno alla testa del paziente, oppure usando le creste, Plinio, e Marcello, ma in modo un po’ diverso.

¶ Ossiculis gallinarum in pariete servatis, fistula salva, {adacto} <tacto> dente, vel gingiva scarificata, proiectoque ossiculo, statim dolorem abire tradunt, Plinius[12]. Inguinibus mirabile exhibet remedium, ex gallinacea ala ossiculum extremum, cochleario terebratum, nodisque septem licio ligatum, atque ita brachio vel cruri eius partis quae inguina habet suspensum, Marcellus.

Riferiscono che il dolore scompare immediatamente se si tocca il dente oppure se si incide la gengiva con degli ossicini di gallina conservati in un muro con la loro cavità midollare intatta, e se l’ossicino viene gettato via, Plinio. L’ossicino più periferico di un'ala di pollo forato con lo strumento appuntito per mangiare le chiocciole - oppure con un succhiello - e legato con sette nodi a un filo, e così sospeso o al braccio o alla gamba di quel lato che presenta delle tumefazioni inguinali, ne rappresenta un rimedio meraviglioso, Marcello.

¶ Gallinae tibiae cum pedibus coctae, et cum sale, oleo acetoque comestae, coli (alias colli) sedant dolorem, Constantinus et Aesculapius. Ego coli legendum puto ex Marcello Empirico, cuius haec sunt verba: Gallinam per totum diem a cibo abstineto. dein postero die cum eam occideris, crura eius cum sale et oleo inassato, et ieiuno colico qui se pridie cibo abstinuerit manducanda dato, mirifice profueris.

Le gambe di gallina fatte cuocere con i piedi e mangiate con sale, olio e aceto fanno calmare il dolore del colon (oppure, del collo), Costantino ed Esculapio. Io ritengo che bisogna leggere del colon da Marcello Empirico le cui parole sono le seguenti: Fa astenere una gallina dal cibo per tutto il giorno. Quindi il giorno seguente, quando l’avrai uccisa, fa arrostire le sue gambe con sale e olio, e dalle da mangiare a digiuno a uno che soffre di dolori al colon, il quale il giorno precedente si sarà astenuto dal cibo, e lo aiuterai in maniera strabiliante.

¶ Gallinacei cerebellum recentibus plagis prodest, Plin.[13] Dioscorides animalia theriaca, id est quae vim morsibus venenatis contrariam habeant enumerans, gallinaceorum etiam cerebella in cibo commendat. Gallinarum cerebellum in vino bibendum datur contra serpentium morsus, Idem. Aesculapius et Constantinus. contra scorpionum ictus, Kiranides. Idem galli cerebrum cum aceto (alias condito) adversus serpentium morsus bibendum consulit. Venena serpentium domantur gallinaceorum cerebro in vino poto: Parthi gallinae malunt cerebrum plagis (morsibus serpentium) imponere, Plinius[14]. Gallinacea cerebella cum vino pota medentur viperarum morsibus, Dioscorid. ex Erasistrato et Aegineta. Ἠὲ σὺ γ’ἐγκεφάλοιο πέριξ μήνιγγας ἀραιὰς | Ὄρνιθος λάζοιο κατοικίδος, Nicander[15]. Petrichus etiam, ut Nicandri Scholiastes refert, contra serpentium morsus gallinae cerebrum commendat. Ad viperae morsum: Galli cerebrum cum posca adiecto pipere, his qui a vipera percussi sunt vel morsi, potui dabis. auxilium maximum experieris, Sextus.

¶ Il cervello di pollo è utile in caso di ferite recenti, Plinio. Dioscoride, elencando gli animali che proteggono dai veleni, cioè quelli dotati di un potere contro i morsi velenosi, raccomanda come cibo anche il cervello dei polli. Il cervello delle galline viene dato da bere con del vino contro il morso dei serpenti, ancora Dioscoride. Esculapio e Costantino lo consigliano contro la puntura degli scorpioni, Kiranide. Sempre lui è dell’avviso che contro il morso dei serpenti si debba bere il cervello del gallo con aceto (oppure con vino speziato aromatizzato con pepe e miele). I veleni dei serpenti vengono resi inoffensivi con il cervello dei polli bevuto con vino: i Parti preferiscono applicare sulle ferite (sui morsi dei serpenti) il cervello di gallina, Plinio. Il cervello dei polli bevuto con vino fa guarire i morsi delle vipere, Dioscoride, che lo ricava da Erasistrato, nonché Paolo di Egina. Ëè sù g'enkepháloio périx mëningas araiás | órnithos lázoio katoikídosPossa tu afferrare l'uccello domestico intorno alle sottili meningi del cervello, Nicandro di Colofone. Anche Petrico, come riferisce il commentatore di Nicandro, raccomanda il cervello di gallina contro il morso dei serpenti. Contro il morso della vipera: A coloro che sono stati colpiti o morsicati da una vipera darai da bere del cervello di gallo con acqua e aceto con l’aggiunta di pepe. Sperimenterai un enorme aiuto, Sesto Placito Papiriense.


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[1] Naturalis historia XXIV,71: Semen drachmae pondere adversus phalangia et araneos bibitur, cum altilium vero pingui furunculis inponitur, efficax et contra serpentium ictus praeterquam aspidum.

[2] Naturalis historia XXX,30: Vulturinus sanguis cum chamaeleontos albae, quam herbam esse diximus, radice et cedria tritus contectusque brassica lepras sanat, item pedes locustarum cum sebo hircino triti, varos adeps gallinaceus cum cepa subactus. utilissimum et in facie mel, in quo apes sint inmortuae, praecipue tamen faciem purgat atque erugat cygni adeps. Stigmata delentur columbino fimo ex aceto.

[3] Naturalis historia XXX,29: Cutem in facie custodit adeps anseris vel gallinae.

[4] Il sostantivo neutro greco mágganon significa incantesimo, sortilegio, magia. Il verbo magganeúø significa fare magie o incantesimi, abbellire con artifizi, falsificare. Ne deriva il sostantivo maschile latino mango, che designa quel mercante che con mezzi artificiali abbellisce la sua merce o la falsifica, soprattutto se è rappresentata da pietre preziose, balsami o unguenti, vino, e anche da schiavi, in quanto il mango doveva eccellere nell’arte di renderne più attraenti volto e fattezze per nasconderne i difetti.

[5] Naturalis historia XXIX,124: Laudant et gallinae fel et praecipue adipem contra pusulas in pupillis, nec scilicet eius rei gratia saginant. Adiuvat mirifice et ruptas oculorum tuniculas admixtis schisto et haematite lapidibus.

[6] L’aver tralasciato nec sovverte ciò che Plinio magari voleva esprimere, per esempio, che ingrassavano le galline soprattutto per mangiarsele.

[7] All’inizio di questa pagina.

[8] Naturalis historia XXIX,139: Ventris gallinaceorum membrana, quae abici solet, inveterata et in vino trita auribus purulentis calida infunditur, gallinarum adeps. – Il gallinarum adeps, messo da Plinio come una postilla esplicativa di cosa sia la membrana che abitualmente si getta via, è invece un ulteriore rimedio contro l’otite purulenta. – Certo è che i testi di Plinio potrebbero essere abbondantemente utilizzati per confezionare i rebus della Settimana Enigmistica!

[9] Naturalis historia XXX,27: Linguae ulcera et labrorum hirundines in mulso decoctae sanant, adeps anseris aut gallinae rimas, oesypum cum galla, araneorum telae candidae et quae in trabibus parvae texuntur.

[10] Naturalis historia XXIX,100: Aiunt et cristam galli contritam efficaciter inponi et anseris adipem cum melle.

[11] Naturalis historia XXIX,113: Cornicis cerebrum coctum in cibo sumptum vel noctuae, gallinaceus, si inclusus abstineatur die ac nocte, pari inedia eius, cuius doleat, evulsis collo plumis circumligatisque vel cristis, mustelae cinis inlitus, surculus ex nido milui pulvino subiectus, murina pellis cremata ex aceto inlito cinere, limacis inter duas orbitas inventae ossiculum per aurum, argentum, ebur traiectum in pellicula canina adalligatum, quod remedium pluribus semperque prodest.

[12] Naturalis historia XXX,26: Ossiculi gallinarum in pariete servati fistula salva tacto dente vel gingiva scariphata proiectoque ossiculo statim dolorem abire tradunt, [...].

[13] Naturalis historia XXX,117: Draconum quoque adeps siccatus in sole magnopere prodest, item gallinacei cerebrum recentibus plagis.

[14] Naturalis historia XXIX,78: Carnibus gallinaceorum ita, ut tepebunt avulsae, adpositis venena serpentium domantur, item cerebro in vino poto. Parthi gallinae malunt cerebrum plagis inponere. Ius quoque ex iis potum praeclare medetur, et in multis aliis usibus mirabile. Pantherae, leones non attingunt perunctos eo, praecipue si et alium fuerit incoctum.

[15] Theriaca versi 557-558 (Jacques, Paris, 2002) – Così suona nella traduzione latina di Jean de Gorris (1505-1577): Quaeque cohortalis gallinae parva cerebrum | membrana involvit, [...]. (Parigi, 1557)