Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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[336] DE GALLINIS GUINEIS.

Cap. XIII.

CAPITOLO XIII

LE GALLINE DELLA GUINEA

Gallinaceo generi fortassis rectius quam superiores peregrinae alites istae, quas Guinea regio nobis subministrat, annumerandae sunt, quod in omnibus ferme exceptis crista, et calcaribus cum illo conveniant. Cum vero Ornithologus[1] eas exactissime nobis describat, descriptioni illius lubenter acquiescemus. Gallus Mauritanus, inquit, pulcherrima avis est, magnitudine corporis, figura, rostro, et pede Phasiano similis, vertice corneo in apicem corneum a posteriori parte praecipitem, in anteriori leniter acclivem elevato, armatus. Eum natura voluisse videtur inferiori capitis parti tribus veluti laciniis se promittentibus committere, atque deligare: inter oculum, et aurem utrinque una, et in fronte media item una omnibus in eiusdem cum vertice coloris: ita ut insideat capiti eo modo, quo ducalis pileus illustrissimo Duci Veneto, si quod iam adversum est aversum fieret. Rugosus is est inferius per circuitum: qua se attollit in directum in summo collo ad occipitium, nascuntur erecti quidam, atque nigri pili (non plumae) in contrarium versi. Oculi toti nigri, aeque et in orbem palpebrae, atque cilia. Si maculam in summa, et posteriori parte supercilii utriusque demas. Imum caput per longitudinem utrinque caro quaedam cal<l>osa colore sanguineo occupat, quae ne propendeat veluti palea, ut replicaretur, natura voluit, et averso ductu in duos processus acutos a capite liberos finiret. Ex hac carne attollunt se utrinque carunculae, quibus nares in ambitu vestiuntur, et caput in anteriori parte a caetero rostro pallido separatur. Harum ad rostrum margines inferiores, replicantur etiam leviter sub utraque nare.

Forse questi uccelli, di cui ci rifornisce la Guinea, debbono più correttamente essere annoverati tra il genere dei gallinacei anziché tra gli uccelli esotici prima descritti, in quanto gli somigliano sotto ogni profilo, eccezion fatta per cresta e speroni. Siccome l’Ornitologo ce li descrive in modo più che esatto, ci affidiamo volentieri alla sua descrizione. Egli dice: il gallo della Mauritania è un uccello bellissimo, simile al fagiano per dimensioni corporee, aspetto, becco e zampe, munito di una sommità del capo di consistenza cornea che dal lato posteriore scende quasi verticalmente verso uno spuntone corneo e che sul davanti si innalza con un pendio dolce. Sembra che la natura abbia voluto dotarlo e avvolgerlo nella parte inferiore della testa come di tre lembi sporgenti: con uno da ambedue i lati posto tra l’occhio e l’orecchio e parimenti con uno al centro della fronte, tutti dello stesso colore della sommità del capo: cosicché la formazione cornea poggerebbe sulla testa come il berretto da generale dell’illustrissimo Doge Veneziano, ma come se ciò che sta dietro fosse girato sul davanti. Nella parte bassa è rugoso su tutta la circonferenza: dove si alza in linea retta alla sommità del collo in direzione della nuca, lì nascono alcuni peli (non piume) dritti e neri rivolti in direzione contraria. Gli occhi sono completamente neri, come pure le palpebre circolari e le ciglia. Se si esclude una chiazza sulla parte più alta e posteriore di ambedue le sopracciglia. Tipo una carne callosa di colore sanguigno occupa la parte più bassa della testa in tutta la sua lunghezza da ambo i lati, e la natura ha voluto che si ripiegasse in modo da non pendesse come un bargiglio, e che con una direzione contraria terminasse in due estremità acute svincolate dalla testa. Da questa carne si staccano da ambo i lati le caruncole dalle quali le narici vengo rivestite tutt’intono e dalle quali il capo viene separato sul davanti dal rimanente becco pallido. I loro bordi inferiori si ripiegano verso il becco e si comportano leggermente così anche al disotto di ambedue le narici.

Quod inter verticem, et carnem est a dextra, et sinistra parte, squamosa incisura duplici notatae: in posteriori nulla, sed laeves, et veluti punctis quibusdam sui coloris respersae: Color illi sub faucibus exquisite est purpureus: in collo obscure purpureus: in caetero corpore per summa contuenti qualis consurgit, si album, et nigrum pollinem utcunque tenuiter tritum colori fusco rarius aspergas, nec tamen commisceas. Tali colori maculae albae ovales, aut rotundae per totum corpus inesse visuntur, per summa minores, per ima maiores comprehensae intervallis linearum, ut apparet in plumarum compositione naturali, qua se mutuo intersecant obliquo hinc inde ductu per summa tantum corporis, non item per ima. Id non ex toto corpore solum deprehendes, sed ex singulis avulsis pennis. Superiores enim, obliquis lineis se mutuo intersecantibus, aut si mavis orbiculis quibusdam ex albo, et nigro ut dixi, polline confectis, et per extremitatem coniunctis, ut in favis, aut retibus, maculas ovales, aut rotundas in spatiis fuscis comprehendunt: inferiore<s> non item. Utraeque tamen simili lege positae sunt. Nam in aliis plumis, ordine ita iunctae sunt, ut fere triangulos acutos faciant: in aliis, ut ovalem figuram repraesentent. Huius generis ordines tres, aut quatuor in singulis plumis sunt, ita ut minores in maiorum complexu reponantur. In extremis alis, et in cauda rectis lineis aequidistantibus procedunt per longitudinem maculae.

Per quanto riguarda ciò che si trova a destra e a sinistra fra la sommità del capo e la sostanza carnea, le caruncole sono segnate da una duplice incisura: posteriormente non ne esiste nessuna, ma sono lisce e come spruzzate da punti dello stesso colore. Là, sotto la bocca, il colore è squisitamente purpureo: sul collo è porpora scuro: nel resto del corpo, se uno guarda in modo sommario, il colore è come quello che si forma se si cospargesse della polvere bianca e nera anche se tritata finemente con del colore scuro in quantità piuttosto scarsa, senza tuttavia mescolarli. All’interno di tale colore si vedono delle macchie bianche ovali o rotonde che sono presenti su tutto il corpo, nella parte alta più piccole, più grandi nella parte bassa, circondate da spazi di linee come si può osservare nella naturale struttura delle piume là dove si intersecano con una direzione obliqua reciproca da una parte all’altra solo nella parte superiore del corpo, ma non così in quella bassa. Ciò potrai rilevarlo non solo nel corpo preso nel suo insieme, ma anche dalle singole penne strappate. Infatti quelle superiori, che si intersecano tra loro secondo linee oblique o, se preferisci, con dei cerchietti costituiti, come ho detto, da polvere bianca e nera e saldati all’estremità, come nei favi o nelle reti, contengono delle macchie ovali o rotonde all’interno di spazi scuri: quelle inferiori non si presentano allo stesso modo. Ambedue sono tuttavia disposte secondo un criterio simile. Infatti in alcune piume sono unite in modo tale da formare come dei triangoli acuti: in altre in modo da rievocare una figura ovale. Nelle singole piume esistono tre o quattro disposizioni di questo tipo, in modo tale che quelle più piccole vengano abbracciate da quelle più grandi. All’estremità delle ali e nella coda le macchie sono dirette longitudinalmente secondo linee rette equidistanti.

Inter Gallum, et Gallinam vix discernes, tanta, e<s>t similitudo, nisi quod Gallinae caput totum nigrum est. Vox illi est divisus sibilus, non sonorior, non maior voce Coturnicis, sed similior voci Perdicis, nisi quod sublimior ea est, nec ita clara. Haec omnia Caius.

A stento riusciresti a fare una distinzione fra il gallo e la gallina, tanta è la rassomiglianza, senonché la testa della gallina è tutta nera. La voce del gallo è un fischio sdoppiato che non è più sonoro né più intenso della voce della quaglia, ma è più simile alla voce della pernice se non fosse che la prima è di tonalità più acuta e non è così squillante. Tutte queste cose le ha scritte John Kay.

Ego omnino Meleagridem hanc avem, vel Numidicam Gallinam appellarim, de qua suo loco inter Gallinas scripsimus. Eadem nimirum fuerit Afra avis in versu Horatiano[2]. Non Afra avis descendat in ventrem meum etc. Hactenus Ornithologus. Sed eiusmodi opinionem suo loco satis, superque ni fallimur, redarguimus. Insuper verum non est Gallinam totum caput nigrum habere, ut Caius ille scripsit, sed quo ad colorem maris capiti simillimum: at obtusius multo est tuberculum.

Io senza dubbio alcuno avrei chiamato questo uccello meleagride o gallina di Numidia, a proposito della quale abbiamo scritto a suo tempo tra le galline. Senza dubbio sarà stata quello stesso uccello africano presente in un verso di Orazio. L’uccello africano non deve scendere nella mia pancia, ecc.  Fin qui l’Ornitologo. Ma a suo tempo, se non erro, ho biasimato anche troppo siffatta opinione. Inoltre non è vero che la gallina ha tutta quanta la testa nera come ha scritto quel Kay, ma per quanto riguarda il colore è molto simile alla testa del maschio: ma il tubercolo è molto più ottuso.

Describit easdem Gallinas Bellonius[3] hunc fere in modum ex Gallico Latinus factus: Quemadmodum multae merces, quas e Guinea regione ad nos (Gallos) advehunt mercatores nobis primum erant incognitae, ita pariter hae Gallinae ante horum ad eam regionem navigationem nemini nostrum erant notae: sed nunc in aulis magnatum satis obviae, atque vulgares sunt. Aves sunt visu pulcherrimae pennis infinitis maculis candidis in spatiis nigris praeditae. Corpulentia vix nostrates Gallinas superant: tibiae tamen longiores sunt, quare etiam maiores apparent. Ex solo capitis gibbo quivis eam internoscat, quem supra frontem habet camelopardalis instar, calli naturam obtinentem, duritie fere cornu. Eiusmodi Gallinae perquam foecundae sunt, et multiparae.

Pierre Belon descrive le stesse galline più o meno in questo modo, tradotto in latino dal francese: Così come molte merci, che i mercanti portano a noi (Francesi) dalla regione della Guinea, prima ci erano sconosciute, così allo stesso modo prima che essi navigassero verso quella regione queste galline non erano note a nessuno di noi: ma adesso sono abbastanza frequenti nelle dimore dei magnati, e sono  comuni. Sono uccelli bellissimi a vedersi, dotati di penne con un numero infinito di macchie bianche contenute in spazi neri. Per mole corporea superano appena le nostre galline: tuttavia le zampe sono più lunghe, per cui sembrano ancora più grandi. Chiunque sarebbe in grado di distinguere questa gallina in base alla sola gibbosità della testa che possiede sopra alla fronte come la giraffa e che ha la struttura di un callo e somiglia quasi a un corno per la sua durezza. Siffatte galline sono estremamente feconde e mettono al mondo molti pulcini.


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[1] John Caius - John Kay - sent a description and figure, with the name Gallus Mauritanus, to Gessner, who published both in his Paralipomena in 1555, and in the same year Belon also gave a notice and woodcut under the name of Poulle de la Guinee; but while the former authors properly referred their bird to the ancient Meleagris, the latter confounded the Meleagris and the turkey. (http://encyclopedia.jrank.org)

[2] Epodi 2,53.

[3] Histoire de la nature des oyseaux (1555) L.5 c.9.