Conrad Gessner

Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555

De Gallo Gallinaceo

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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¶ Galli quidam pugnaces sunt nimium et rixosae libidinis: qui et caeteros infestant, nec patiuntur inire foeminas, [384] cum ipsi pluribus sufficere non queant. horum procacitas quomodo cohiberi debeat, ex Columella scribemus infra in E. Plura etiam de pugna gallinaceorum qui ad certamina ab hominibus committuntur ibidem leges. In gallorum pugna qui superat, coit cum gallinis, et erigit caput ac caudam, victus tabescit ob servitutem, Albertus. Vide plura mox in D.

¶ Alcuni galli sono eccessivamente combattivi e di una sessualità litigiosa: costoro per lo più molestano gli altri e non permettono loro di accoppiarsi con le femmine, mentre essi stessi non sono in grado di soddisfarne parecchie. In che modo si debba frenare la loro libidine lo scriverò più avanti nel paragrafo E desumendolo da Columella. Nello stesso paragrafo potrai leggere anche molte cose a proposito del combattimento dei galli che vengono fatti combattere dagli esseri umani. Quello che nel combattimento tra galli risulta vincitore, si accoppia con le galline, ed erge la testa e la coda, quello che è stato sconfitto languisce a causa della sudditanza, Alberto Magno. Vedi una maggiore quantità di dati tra poco al paragrafo D.

Galli prae omnibus avibus pugnaces et libidinosi sunt, Oppianus, in Ixeuticis. Gallinaceorum genus copia libidinis gaudet, Aristot.[1] Clearchus[2] scribit perdices, passeres, coturnices, et gallos gallinaceos non modo cum vident foeminas, semen emittere, sed etiam cum earum vocem audiunt: causam esse in animo impressionem, quod ipsum coitus tempore cognosces, si contra eos speculum posueris: Nam ad imaginem suam, quae inaniter in speculo repraesentatur accurrentes, semen emittunt: exceptis gallinaceis, quos imago conspecta ad pugnam tantum provocat, Athenaeus. Gallinaceus alteri mari cum gallina coitum absque pugna non permittit, Athenaeus. Idem ex Theophrasto refert gallos agrestes domesticis libidinosiores esse: et mares statim a cubili velle coire, foeminas autem magis procedente die: quod et Aelianus repetiit. Gallus avis salax ad unum ovum foecundandum multotiens cum eadem coit gallina, quod si multi sint galli, enecant gallinas nimio coitu, Albertus. Unicus gallus sufficit multis gallinis, Io. Textor. Gallinaceus unus pro sex gallinis destinari solet, Florentinus. Canes Indici ex bellua quadam simili et Cane generantur: nec non in avibus salacioribus idem fieri visum est, ut perdicibus et gallinis, Aristot.[3] Quae non unigena coeunt, primos partus similes sibi edunt, communi generis utriusque specie. quales ex vulpe et cane generantur, aut ex perdice et gallinaceo: sed tempore procedente ex diversis prognata parentibus soboles, forma foeminae instituta evadit, Alex Benedictus. Si foeminarum facultas non sit, omnes subigunt in cohortem suam recentem venientem, Aelianus[4]. Perdices maritos suos fallunt, (occultantes se dum incubant.) tunc inter se dimicant mares desiderio foeminarum. victum aiunt Venerem pati. id quidem et coturnices Trogus et gallinaceos aliquando, Plinius[5]. Gallinacei etiam idem interdum quod perdices faciunt, in templis enim ubi sine foeminis munerarii dicatique versantur, non temere eum qui nuper dicatus accesserit, omnes subigunt, Aristot.[6] Novissime sacratum priores accedentes subigunt donec alius quispiam offeratur: quod si nullus oblatus fuerit, pugnant inter se victumque semper subigit victor, Athenaeus ex Aristo. In regione quae vocatur Leylychynie[7] omnes galli iuniores, nec dum provecti aetate, inter se pugnant: et victor cum victo coit, quum gallinae defuerint, Albertus.

In confronto a tutti gli uccelli, i galli sono combattivi e libidinosi, Oppiano di Apamea in Ixeutica. Il genere dei galli sguazza in una marea di libidine, Aristotele. Clearco scrive che le pernici, i passeri, le quaglie e i galli emettono il seme non solo quando vedono le femmine, ma anche quando ne odono la voce: la causa risiede in un marchio presente nella mente, e te ne renderai conto proprio nel periodo degli accoppiamenti se metterai davanti a loro uno specchio. Infatti, precipitandosi verso la loro immagine che invano viene riprodotta nello specchio, emettono il seme: eccetto i galli, che la visione della propria immagine incita solo al combattimento, Ateneo. Un gallo non concede a un altro maschio di accoppiarsi con una gallina senza azzuffarsi, Ateneo. Sempre lui riferisce da Teofrasto che i galli che vivono liberi nei campi sono più libidinosi di quelli domestici: e i maschi non appena scendono dai posatoi vogliono accoppiarsi, invece le femmine lo vogliono di più con l’avanzare del giorno, e ciò l’ha ribadito anche Eliano. Il gallo, uccello libidinoso, si accoppia numerose volte con la stessa gallina allo scopo di fecondare un solo uovo, per cui se i galli sono parecchi, uccidono le galline con l’eccessivo coito, Alberto Magno. Un solo gallo è sufficiente per molte galline, Jean Tixier. Un solo gallo viene solitamente assegnato a sei galline, Florentino. I cani d’India vengono generati da una belva che somiglia a un cane e da un cane: si è visto che lo stesso accade anche negli animali più libidinosi, come le pernici e le galline, Aristotele. Quegli animali che non si accoppiano con soggetti della stessa specie, generano la prima prole che è simile a loro, con delle caratteristiche comuni ad ambedue le specie. Come quei soggetti che si generano dalla volpe e dal cane, o dalla pernice e da un pollo: ma col passare del tempo la prole derivante da genitori diversi risulta dotata dell’aspetto della femmina, Alessandro Benedetti. Se non esiste disponibilità di femmine, tutti quanti montano chi è appena arrivato nel loro cortile, Eliano. Le pernici sfuggono i loro mariti (nascondendosi quando covano). Allora i maschi combattono tra loro per la brama di femmine. Dicono che quello che rimane sconfitto subisce l’atto sessuale. E fanno ciò anche le quaglie, Pompeo Trogo, e talora anche i galli, Plinio. Anche i galli talora fanno ciò che fanno le pernici, infatti nei templi dove vivono senza femmine, essendo dei soggetti offerti e consacrati, con giusta ragione tutti quanti montano quello che arriva poco dopo che è stato offerto, Aristotele. Quelli che sono giunti prima montano quello che è stato appena consacrato fino a quando non ne viene offerto un altro: e se nessuno verrà offerto, combattono tra loro e il vincitore monta sempre quello che è stato sconfitto, Ateneo da Aristotele. Nella regione che viene chiamata Leylychynie tutti i galli più giovani, e non ancora avanti in età, combattono tra loro: e il vincitore si accoppia con il vinto qualora manchino le galline, Alberto.

 

¶ Gallus exertam semper habet cristam atque rubentem, nisi male valeat. Gallinacei herba quae vocatur helxine (alsine potius, de qua dicam in H.a.) annuum fastidium purgant, Plinius[8]. Galli cum sanguinis immoderati copia gravantur, per cristam sese purgare solent, unguibus scilicet scalpentes, ut cruorem proliciant. Carnem quae rostrum cingit undique mentum quidam vocant, Columella[9] etiam genam. hac vulnerata cum pituita laborant, quicquid abscessit, exprimitur, atque ita animal liberatur, Gyb. Longolius. Gallinacei generis pituitas fumo sabinae sanari tradunt, Plinius[10]. Ligustri acini gallinaceorum pituitas sanant, Idem. Allia et caepe gallinaceos pituita tentatos sanant, Galenus 2. Methodi. Allium contra pituitam et gallinis et gallinaceis prodest mixtum farre in cibo, Plinius Plura vide infra in Gallina E. Gallinacei casus ex tumore scirrhoso in tunica cordis describitur a Galeno lib. 5. de locis affectis. De gallo qui per Moscoviam super curru vectus prae nimio frigore iam morti vicinus erat, crista quae iam gelu concreta erat subito abscissa restitutus est, superius hoc in capite mentionem fecimus.

¶ Il gallo ha sempre la cresta eretta e rossa, a meno che stia male. I polli curano la disappetenza che si presenta annualmente con l’erba che si chiama helxine - forse la Parietaria officinalis - (o piuttosto, alsine, di cui parlerò in H.a.), Plinio. I galli, quando sono appesantiti da un’eccessiva quantità di sangue, sogliono alleggerirsi attraverso la cresta, cioè grattandola con le unghie, per favorire il sanguinamento. La carne che circonda il becco tutt’intorno alcuni la chiamano mento, Columella anche gota. Dopo averla incisa, quando soffrono di pipita, tutto ciò che è diventato pus viene spremuto via, e così l’animale ne viene liberato, Gisbert Longolius. Dicono che le pipite del genere gallinaceo vengono guarite dal fumo dell’erba sabina - Juniperus sabina, Plinio. Le bacche del ligustro fanno guarire le pipite dei polli, sempre lui. I vari tipi di aglio e la cipolla fanno guarire i polli colpiti dalla pipita, Galeno nel II libro del Methodus medendi. L’aglio, mischiato al farro nel mangime, giova alle galline e ai galli, Plinio. Dà un’occhiata alle molte notizie contenute più avanti nel paragrafo E relativo alla Gallina. Il caso di un pollo affetto da un tumore scirroso a livello del pericardio viene descritto da Galeno nel V libro del De locis affectis. Del gallo trasportato sopra a un carro attraverso Mosca e che a causa del freddo eccessivo era prossimo alla morte, e della cresta che, congelata, veniva subito rimossa, e il quale si ristabilì, ne ho parlato prima in questo capitolo -  a pagina 383.

 

¶ Taxi fructus edentes in Italia {gallinae} <aviculae> nigrescunt, Dioscorides[11]. Sparti etiam semine depasto moriuntur. Audio et aquam vitae (ut vocant) eis letalem esse. Stercus hominis qui bibit elleborum album, necat gallinas, Avicenna. Auro superlato vis venefica est gallinarum quoque et pecorum foeturis. Remedium est abluere illatum, et spargere eos quibus mederi velis, Plinius[12]. forte et gallinae vicissim auro venenum sunt: id enim dum simul coquuntur in se attrahunt, ut alibi docet Plinius[13] nescio quam vere. Salamandra si in acervo tritici reperiatur, totum infici audio, adeo ut et gallinae inde vescentes pereant. Cimicis natura contra serpentium morsus et praecipue aspidum valere dicitur: item contra venena omnia {argumentum, quod dicunt} <, argumento, quod dicant> gallinas quo die id ederint, non interfici ab aspide, Plinius[14].

¶ I piccoli uccelli che in Italia mangiano i frutti del tasso diventano neri - ingrassano, Dioscoride. Muoiono anche dopo aver mangiato il seme dello sparto. Sento dire che anche l’acquavite (come la chiamano) è per loro letale. Le feci di un essere umano che beve l’elleboro bianco - o veratro bianco? – uccide le galline, Avicenna. L’applicazione di oro rappresenta una forza venefica anche per chi dovrà partorire galline e greggi. Il rimedio consiste del lavare via quello che è stato applicato e sciacquare con acqua i soggetti che vorresti guarire, Plinio. Forse anche le galline a loro volta sono un veleno per l’oro: infatti quando vengono cotte insieme esse lo attraggono al loro interno, come riferisce Plinio in un altro paragrafo, ma non so quanto corrisponda al vero. Se una salamandra viene rinvenuta in un cumulo di frumento, sento dire che tutto quanto diventa guasto, a tal punto che anche le galline che se ne cibano muoiono. Si dice che la natura della cimice è efficace contro il morso dei serpenti e specialmente degli aspidi – Vipera aspis: parimenti contro tutti i veleni, motivo per cui dicono che le galline, quel giorno che hanno mangiato tale insetto, non vengono uccise dalla vipera, Plinio.

 

D.

D

 

Gallus gallinis aliquando mortuis tabescit, Albertus. Contra serpentes et milvos pro gallinis dimicat, Textor. Gallinas diligenter custodiunt, et alienos a grege abigunt, pro illis dimicantes, Humelbergius. Mares visi nonnulli sunt, qui cum forte foemina interisset, ipsi officio matris fungerentur, in pullos ductando, fovendo, educando, ita, ne de caetero vel cucur<r>ire, vel coire appeterent, Aristot.[15] Narrantur et mortua gallina mariti earum visi succedentes in vicem, et reliqua foetae more facientes, abstinentesque se a cantu, Plinius[16]. Quin et iam inde a primo ortu naturae, ita nonnulli mares effoeminati proveniunt, ut neque cucur<r>iant, neque per coitum agere velint, et venerem eorum qui tentent supervenire patiantur, Aristot.[17] Matrice gallina extincta, is ipse incubat, et pullos ex ovis excludit, ac tum silentio utitur, quod sane sibi conscius sit se muliebre munus obire, et parum viriliter facere, Aelianus[18]. Galli partus gallinarum levare, et doloris participatione solari videntur, dum placida et exili voce eis accinunt, Oppianus in Ixeut. Maritus etiam inter bruta partus dolores intelligit, et plurimi ex eis parientibus foeminis condolent, συνωδίνει, ut gallinacei: quidam etiam excludendo iuvant, ut columbi, Porphyrius 3. de abstin. ab animatis.

Talora, quando le galline sono morte, il gallo languisce, Alberto. Per le galline combatte contro i serpenti e i nibbi, Jean Tixier. Sorvegliano con diligenza le galline, e allontanano dal gruppo gli estranei, combattendo per esse, Gabriel Hummelberg. Si sono visti alcuni maschi i quali, se per caso era morta la femmina, essi stessi si assumevano il compito di madre guidando, riscaldando, allevando i pulcini, tant’è che non si curavano d’altro, né di cantare né di accoppiarsi, Aristotele. Si narra anche che, dopo la morte di una gallina, si sono visti i loro maschi darle il cambio e compiere come una puerpera le cose rimaste da fare e astenersi dal canto, Plinio. Ma anzi, alcuni maschi già fin dalla nascita si ritrovano naturalmente così effeminati che né cantano, né vogliono accoppiarsi, e subiscono le bramosie sessuali di quelli che tentano di montarli, Aristotele. Quando muore una gallina che depone, lui stesso cova, e fa uscire i pulcini dalle uova, e allora se ne sta in silenzio, in quanto è davvero conscio di assumersi un compito femminile, e che si comporta in modo poco mascolino, Eliano. Sembra che i galli diano sollievo al parto delle galline e che le consolano compartecipando al dolore quando le accompagnano nel canto con una voce tranquilla ed esile, Oppiano di Apamea in Ixeutica. Anche tra gli animali sprovvisti di raziocinio il maschio riesce a comprendere i dolori del parto, e moltissimi di loro partecipano al dolore - synødínei - quando le femmine partoriscono, come i galli: alcuni aiutano anche nell’incubazione, come i colombi, Porfirio nel III libro del De abstinentia ab animatis.

 


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[1] Probabilmente Gessner fa riferimento a Historia animalium I,1 488b: Ancora: alcuni sono portati al piacere, come il genere delle pernici e quello dei galli; altri sono indifferenti all’accoppiamento, ad esempio il genere dei corvidi, uccelli che si accoppiano raramente. (traduzione di Mario Vegetti)

[2] Si tratta di Clearco di Soli, filosofo ed erudito del secolo IV-III aC. In Ateneo Deipnosophistaí IX,42,389f.

[3] De generatione animalium II,7 746a-b. - Aubert e Wimmer riconoscono nel cane d’India lo sciacallo. Platt è invece molto incerto.

[4] La citazione di Gessner è tratta da un'opera compilata da Pierre Gilles: Ex Aeliani historia per Petrum Gyllium latini facti, itemque ex Porphyrio, Heliodoro, Oppiano, tum eodem Gyllio luculentis accessionibus aucti libri XVI. De vi et natura animalium. Ejusdem Gyllii Liber unus, De Gallicis et Latinis nominibus piscium. Lugduni apud Seb Gryphium mdxxxiii. - Infatti Gilles così scrive nel libro XIV capitolo 28 De Gallinaceo: Si foeminarum facultas non sit, omnes subigunt in cohortem suam recentem venientem. § Ed ecco il testo greco di Eliano tradotto in latino contenuto in Claudii Aeliani opera quae extant omnia Tiguri apud Gesneros Fratres 1556 - De animalium natura libri XVII – Petro Gillio Gallo et Conrado Gesnero Helvetio interpretibus. IV,16: De Gallorum et Perdicum libidine, et quomodo a Perdicibus cicuribus feri allectentur, etc. – Ἀλεκτρυόνες ἐν ἀγέλῃ τὸν νέηλυν, οὔσης θηλειῶν ἀπορίας, ἀναβαίνουσι πάντες. - Gallinacei, si foeminae desint in corte[m?], eum qui recentior advenerit, omnes ineunt. § Per una disquisizione relativa a questo passo di Eliano, diverso a seconda delle edizioni, si veda il lessico alla voce Leylychynie.

[5] Naturalis historia X,100-101: Perdices spina et frutice sic muniunt receptaculum, ut contra feram abunde vallentur. Ovis stragulum molle pulvere contumulant nec in quo loco peperere incubant: ne cui frequentior conversatio suspecta sit, transferunt alio. Illae quidem et maritos suos fallunt, quoniam intemperantia libidinis frangunt earum ova, ne incubando detineantur. Tunc inter se dimicant mares desiderio feminarum; victum aiunt venerem pati. [101]  Id quidem et coturnices Trogus et gallinaceos aliquando, perdices vero a domitis feros et novos aut victos iniri promiscue. Capiuntur quoque pugnacitate eiusdem libidinis, contra aucupis inlicem exeunte in proelium duce totius gregis. Capto eo procedit alter ac subinde singuli. rursus circa conceptum feminae capiuntur contra aucupum feminam exeuntes, ut rixando abigant eam.

[6] Historia animalium  IX,8 614a 5-7: A similar proceeding takes place occasionally with barn-door cocks: for in temples, where cocks are set apart as dedicate without hens, they all as a matter of course tread any new-comer. (translated by D'Arcy Wentworth Thompson, 1910) - Idem evenit etiam coturnicibus. Interdum etiam gallis. Nam in templis ubi sine gallinis dicati degunt, ut quisque donatus fuerit, eum omnes sane subigunt. (traduzione di Giulio Cesare Scaligero)

[7] Falliti numerosi tentativi fatti a dritta e a manca per localizzare Leylychynie, che è assente nel web in data 1 settembre 2005. - Assente anche nel sito di toponomastica latina pre-1801 la cui URL è www.lib.byu.edu. - Negativa anche la ricerca del Dr. Peter Wittmann del Leibniz-Institut für Länderkunde e.V. di Lipsia, referente della Deutsche Gesellschaft für Geographie, il quale in un colloquio telefonico dell'11 settembre 2006 con Francesca Marchisio ha dichiarato l'impossibilità di identificare la fantomatica Leylychynie. § La soluzione definitiva del quesito, da catalogare in fantageografia, è avvenuta il 30 giugno 2007 grazie alla collaborazione di Roberto Ricciardi, Aafke van Oppenraay, Silvia Donati e Henryk Anzulewicz. Per i dettagli si veda il lessico alla voce Leylychynie.

[8] Naturalis historia VIII,101: Palumbes, graculi, merulae, perdices lauri folio annuum fastidium purgant, columbae, turtures et gallinacei herba quae vocatur helxine, anates, anseres ceteraeque aquaticae herba siderite, grues et similes iunco palustri.

[9] De re rustica VIII,5,22: Nam si pituita circumvenit oculos et iam cibos avis respuit, ferro rescinduntur genae, et coacta sub oculis sanies omnis exprimitur.

[10] Naturalis historia XX,57: Cetero contra pituitam et gallinaceis prodest mixtum farre in cibo. - XXIV,74: Ligustrum si eadem arbor est, quae in oriente cypros, suos in Europa usus habet. Sucus discutit nervos, articulos, algores; folia ubique veteri ulceri, cum salis mica et oris exulcerationi prosunt, acini contra phthiriasin, item contra intertrigines vel folia. Sanant et gallinaceorum pituitas acini. - XXIV,102: Herba Sabina, brathy appellata a Graecis, duorum generum est, altera tamarici folium similis, altera cupresso; quare quidam Creticam cupressum dixerunt. A multis in suffitus pro ture adsumitur, in medicamentis vero duplicato pondere eosdem effectus habere quos cinnamum traditur. Collectiones minuit et nomas conpescit, inlita ulcera purgat, partus emortuos adposita extrahit et suffita. Inlinitur igni sacro et carbunculis cum melle; ex vino pota regio morbo medetur. Gallinacii generis pituitas fumo eius herbae sanari tradunt.

[11] De materia medica liber 4, caput 75. (Aldrovandi) - Τοδὲ ἐν Ἰταλίᾳ γεννωμένου τὸν καρπὸν ὀρνίθια ἐσθίοντα, μελαίνεται. (Testo greco di Aldo Manuzio e Jean Ruel) – L’unica citazione dei frutti del tasso da parte di Dioscoride - riportata da Conrad Gessner in questa pagina - suona così: Taxi fructus edentes in Italia gallinae nigrescunt, Dioscorides. Quindi, stando al Dioscoride gessneriano, ma solo di questo trattato, e di fonte sconosciuta e strana, le galline – che possono aver indotto Aldrovandi a tradurre órnithes con galline diventano abbronzate mangiando i frutti del tasso, e ciò accade in Italia. E magari si abbronzano perché i semi sono nerastri... Oppure nigrescunt in quanto diventano cianotiche perché muoiono... – Infatti una delle edizioni odierne di Dioscoride parla delle bacche del tasso nel libro 4 capitolo 79. E Dioscoride affermerebbe che le bacche del tasso uccidono gli uccelli. Non è vero! - Velenoso è il seme del tasso avvolto dall’arillo rosso praticamente atossico, ma sono pronto a scommettere che non c’è ventriglio di uccello che si dedichi alla digestione del seme, che invece verrà espulso tale e quale. L’arillo, pur contenendo tracce del letale alcaloide tassina, non è tossico se mangiato in quantità moderate, ed è ricco di sostanze zuccherine. Gli uccelli – o meglio, gli uccellini, in quanto la traduzione di Jean Ruel seguita sia da Gessner che da Aldrovandi nonché da Pierandrea Mattioli riporta aviculae, esatta traduzione del greco ὀρνίθια di Dioscoride – gli uccellini, ghiotti di questi frutti, contribuiscono alla disseminazione del tasso attraverso gli escrementi, e in questa disseminazione le galline non contribuiscono in modo sostanziale dal momento che il loro habitat è alquanto ristretto ed essenzialmente domestico. Per cui non era necessario che Aldrovandi a pag. 243 [Insigne contra immunitatis privilegium Gallinis (sic enim apud Dioscoridem {ὄρνιθες} <ὀρνίθια> transfero) accessit, cum impune baccis taxi, quae alioqui reliquis animalibus pestiferae sunt, vescantur.] mitizzasse le galline rendendole degli uccelli inattaccabili dal letale tasso, in quanto tutti gli uccelli - gli ὀρνίθια di Dioscoride – non muoiono per aver ingerito le bacche del tasso, e non morirebbero neppure le galline. Ovviamente, se Dioscoride afferma che gli uccelli muoiono mangiando le bacche, dal momento che contribuiscono alla disseminazione, essi moriranno dopo aver defecato oppure contribuiranno alla disseminazione quando il loro cadavere avrà finito di putrefarsi, liberando così i semi. Ma quest’ultima è un’interpretazione alquanto balzana.§ Dopo una fruttuosa discussione con Lily Beck (2007) e grazie alla collaborazione di Roberto Ricciardi si è giunti alla conclusione biologicamente corretta che gli uccellini che mangiano le bacche del tasso ingrassano, accumulando energie per l'inverno imminente, mentre se l'uomo si abbuffa di arilli deve aspettarsi una profusa diarrea. Si veda l'esilarante via cruscis linguistica - per la quale dobbiamo ringraziare gli amanuensi - alla voce tasso del lessico.

[12] Naturalis historia XXXIII, 84: Aurum pluribus modis pollet in remediis volneratisque et infantibus adplicatur, ut minus noceant quae inferantur veneficia. Est et ipsi superlato vis malefica, gallinarum quoque et pecuariorum feturis. Remedium abluere inlatum et spargere eos, quibus mederi velis. Torretur et cum salis gemino pondere, triplici misyis ac rursus cum II salis portionibus et una lapidis, quem schiston vocant. ita virus trahit rebus una crematis in fictili vase, ipsum purum et incorruptum.

[13] Naturalis historia XXIX,80: Non praeteribo miraculum, quamquam ad medicinam non pertinens: si auro liquescenti gallinarum membra misceantur, consumunt id in se; ita hoc venenum auri est. at gallinacei ipsi circulo e ramentis addito in collum non canunt.

[14] Naturalis historia XXIX,61: Quaedam pudenda dictu tanta auctorum adseveratione commendantur, ut praeterire fas non sit, siquidem illa concordia rerum aut repugnantia medicinae gignuntur, veluti cimicum, animalis foedissimi et dictu quoque fastidiendi, natura contra serpentium morsus et praecipue aspidum valere dicitur, item contra venena omnia, argumento, quod dicant gallinas, quo die ederint, non interfici ab aspide, carnesque earum percussis plurimum prodesse.

[15] Historia animalium IX,49 631b 13-16: Ἤδη δὲ καὶ τῶν ἀρρένων τινὲς ὤφθησαν· ἀπολομένης τῆς θηλείας αὐτοὶ περὶ τοὺς νεοττοὺς τὴν τῆς θηλείας ποιούμενοι σκευωρίαν, περιάγοντές τε καὶ ἐκτρέφοντες οὕτως ὥστε μήτε κοκκύζειν ἔτι μήτ’ὀχεύειν ἐπιχειρεῖν. - E si sono visti persino alcuni maschi, essendo morta la femmina, prendersi essi stessi cura dei pulcini come la femmina, portandoli in giro e allevandoli cosicché non si mettono né a cantare e neanche ad accoppiarsi. - Iam vero mares quidam visi sunt amissa gallina, ipsimet apparatum ferre pullis: eos etiam circumducere et enutrire ita, ut non amplius cucuriant, aut veneri operam dent. (traduzione di Giulio Cesare Scaligero)

[16] Naturalis historia X,155: Narrantur et mortua gallina mariti earum visi succedentes in vicem et reliqua fetae more facientes abstinentesque se cantu.

[17] Aristotle H. A. 9.49.631b 15. (Lind, 1963)

[18] La natura degli animali IV,29: Τῆς δὲ ὄρνιθος ἀπολωλυίας, ἐπῳάζει αὐτὸς, καὶ ἐκλέπει τὰ ἐξ ἑαυτοῦ νεόττια σιωπῶν· οὐ γὰρ ᾄδει τότε θαυμαστῇ τινι καὶ ἀπορρήτῳ αἰτίᾳ, ναὶ μὰ τόν· δοκεῖ γάρ μοι συγγινώσκειν ἑαυτῷ θηλείας ἔργα καὶ οὐκ ἄρρενος δρῶντι τηνικάδε. - Morta la gallina, egli stesso cova, e fa schiudere i propri figlioletti standosene in silenzio; perché non canta in quel periodo di tempo è dovuto a un qualche motivo strano e misterioso, per Zeus; infatti mi sembra sia consapevole che così sta svolgendo le mansioni di una femmina e non di un maschio.