Conrad Gessner

Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555

De Gallina

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Ad idem, Comminutam Laconicam testam ac furfuri mistam laevigatamque [426] vino eis propone, aut ipsius testae contritae acetabulum unum duobus choenicibus furfuris miscens, edendum dato. Sunt qui ad eundem effectum alimento minium[1] (μίλτον, rubricam, Cornarius) permisceant, Leontinus. Gralegae (Rutae caprariae) semen dicunt mirabiliter foecunditatem gallinarum augere, Crescentiensis[2]. Gallinis quae ova parere nequeunt, gith dato, Obscurus. Gallinae semine cannabis pastae, per totam hyemem ova pariunt, quod et urticae semen facere certum est, Brasavola. Atqui Symeon Sethi, cannabis semen in homine genituram exiccare scribit instar caphurae. Urticae siccantur, atteruntur manibus, servantur in hyemem, et in aqua fervefiunt pro gallinarum cibo per hyemem, ut inde foecundiores reddantur. Sunt qui furfuribus coctis tanta crassitie, quanta sumi a gallinis poterunt, matura urticae semina immiscent: et sic eas per hyemem incalescere et foecundiores fieri aiunt. Sed de alimentis quae horum alitum foecunditatem augent, inferius etiam in mentione de cibis earum dicetur. Aliqui viscum etiam pro gallinis coquunt. Visci quidem pabulo foecunditatem dari cuicunque animali sterili arbitrari nonnullos, author est Plinius[3]. Gallinarum quae absinthium edunt, ova, amariuscula fiunt, Matthaeolus.

Per lo stesso scopo – per far deporre uova grandi – dà loro della terracotta della Laconia sminuzzata e ridotta in polvere e mischiata a della crusca con del vino, oppure dà da mangiare un calice per aceto di questa stessa terracotta sminuzzata mischiandolo a due chenici – circa 2 l – di crusca. Alcuni per ottenere lo stesso effetto mescolano al cibo del carminio (mílton – ocra rossa, Janus Cornarius lo traduce con ocra rossa), Leontinus. Dicono che il seme il seme della galega (della capraggine) aumenta in modo straordinario la fecondità delle galline, Pier de’ Crescenzi. Alle galline che non riescono a deporre uova si dia il seme della nigella - gith, un autore sconosciuto. Le galline nutrite con il seme della canapa depongono uova per tutto l'inverno, ed è assodato che il seme dell'ortica ottiene lo stesso risultato, Antonio Brasavola. Tuttavia Simeon Sethi scrive che il seme della canapa rende sterili gli esseri umani come la canfora. Le ortiche si fanno seccare, si sminuzzano con le mani, vengono conservate in vista dell’inverno, e le fanno cuocere bene in acqua come cibo invernale per le galline, affinché così diventino più feconde. Alcuni mescolano i semi maturi di ortica alla crusca cotta fino a farla diventare tanto densa quanto può essere assunta dalle galline, e assicurano che in questo modo durante l’inverno si riscaldano e diventano più feconde. Ma sugli alimenti che aumentano la fecondità di questi volatili se ne parlerà anche più avanti quando menzioneremo i loro cibi. Alcuni per le galline fanno cuocere anche il vischio. In effetti Plinio afferma che alcuni sono dell'avviso che attraverso un'alimentazione con vischio viene garantita la fecondità a qualunque animale sterile. Le uova delle galline che mangiano l'assenzio diventano piuttosto amare, Pierandrea Mattioli.

DE INCUBATIONE:
ET PRIMUM QUAENAM OVA SUBIICIENDA
,
et quot numero: et quibus gallinis, et quando. Deinde quae cura parientibus
et incubantibus adhibenda.
De ovis diversarum avium, quae gallinis
subiici possunt. De iis quae ova propria edunt, etc.

SULL'INCUBAZIONE:
E INNANZITUTTO QUALI SONO LE UOVA
DA METTERE A COVARE
,
e in quale numero: e a quali galline, e quando.
Quindi quali cure bisogna prestare
a quelle che le depongono e a quelle che le covano.
Le uova di uccelli diversi
che possono essere fatte covare dalle galline.
A proposito delle galline che mangiano le loro uova etc.

Ova quae incubanda subiicies, potius {e vetulis sunto, quam e pullastris} <vetulis quam pullastris>, Varro[4]. Aptissima sunt ad excludendum recentissima quaeque, possunt tamen etiam requieta supponi, dum ne vetustiora sint quam dierum decem, Columella[5]. Ova incubari infra decem dies {a}edita utilissimum. vetera aut recentiora infoecunda, Plinius[6]. Ova decem dierum bene foventur, et pauciorum usque ad ova quatriduana. quae infra aut supra hoc tempus sunt, minus valere probantur, Albertus. Ova plena sint, atque utilia, (foecunda, Albertus) nec ne, animadverti aiunt posse, si miseris in aquam: quod inane natat, plenum desidit. Qui, ut hoc intelligant, concutiunt, errare, quod in eis vitales venas confundunt[7]. In iis idem aiunt, cum ad lumen sustuleris, quod perlucet, id esse ob< >inane, Varro[8], Florentinus et Plinius[9]. Plura vide supra in C. ubi de ovis urinis dictum est, et inferius ubi de incubatione scribetur. Ova ad incubationem eliguntur, in quibus Soli obtentis semen galli apparet. tum a septem dierum incubitu iterum inspiciuntur: et si quod est quod Soli obtentum non appareat alteratum, eijcitur tanquam subventaneum et inutile, Albertus. Sed alii (ut infra recitabimus, ubi de cura incubantium sermo erit) versus Solem an semen galli appareat contemplari solent, non in iis ovis quae ad incubationem initio deliguntur, sed quae per aliquot dies incubitum iam pertulerunt. Cum quis volet quamplurimos mares excludi, longissima quaeque et acutissima ova subiiciet: et rursus cum foeminas, quam rotundissima, Columella[10]. Vide supra in C. In supponendo ova observant, ut sint numero imparia, Varro, Plinius, Palladius et Florentinus.[11]

Le uova che metterai a covare è preferibile darle a galline un po' vecchiotte anziché a pollastre, Varrone. Sono molto adatte alla schiusa tutte quelle appena deposte, tuttavia si possono mettere a cova anche quelle non fresche, purché non siano più vecchie di dieci giorni, Columella. È assai conveniente mettere da covare le uova deposte da dieci giorni. Quelle più vecchie o più recenti sono sterili, Plinio. Le uova di dieci giorni vengono covate bene, e quelle di pochi giorni fino alle uova vecchie di quattro giorni. Quelle che si trovano al di sotto o al di sopra di questo tempo vengono giudicate come meno buone, Alberto. Dicono che si può accorgersi se le uova siano piene e utili - per la cova - (Alberto dice feconde) oppure no, se le metterai in acqua: quello vuoto galleggia, quello pieno va a fondo. Coloro che per rendersene conto le scuotono, commettono un errore, perché così facendo vi mettono sottosopra le vene vitali. A tale riguardo sempre loro dicono che, ponendole davanti a una lucerna, quello che lascia passare la luce è perché è vuoto, Varrone, Florentino e Plinio. Vedi una maggiore quantità di dati nel precedente paragrafo C dove si è parlato delle uova piene di vento e più avanti quando si parlerà dell'incubazione. Si scelgono per essere incubate quelle uova nelle quali, messe contro sole, è visibile il seme del gallo. Quindi vengono riesaminate dopo un'incubazione di sette giorni: e se si verifica che messone uno contro sole non appare modificato, esso viene eliminato, essendo pieno di vento e inutile, Alberto. Ma altre persone (come dirò più avanti quando si parlerà delle attenzioni da prestare alle covatrici) sono soliti guardare contro sole se si vede il seme del gallo non in quelle uova che vengono prescelte per l'incubazione, ma in quelle che sono già state covate per alcuni giorni. Quando qualcuno vorrà far nascere moltissimi maschi, metterà da covare tutte quelle uova che si presentano estremamente allungate e appuntite: e a sua volta quando desidererà delle femmine, quelle estremamente arrotondate, Columella. Vedi prima nel paragrafo C. Nel mettere le uova a covare fanno attenzione che siano in numero dispari, Varrone, Plinio, Palladio e Florentino.

¶ Quae velis incubet, negant plus vigintiquinque oportere ova incubare, quamvis propter foecunditatem peperit plura, Varro et Plinius[12]. Mulieres nostrae ultra septendecim vel novendecim ova non supponunt, Crescentiensis. Numerus ovorum quae subijciuntur, impar observatur, nec semper idem: nam primo tempore, id est mense Ianuario quindecim, nec unquam plura subiici debent, Martio XIX. nec his pauciora. unum et viginti Aprili. tota deinde aestate usque in calendas Octobris totidem. Postea supervacua est huius rei cura, quod frigoribus exclusi pulli plerunque intereant, Columel.[13] A calendis Novembris gallinis ova supponere nolito, donec bruma conficiatur. In eum diem ternadena subijcito aestate tota, hyeme pauciora, non tamen infra novena, Plinius[14].

¶ Quella che vuoi che covi dicono che non conviene che covi più di 25 uova, anche se a causa della fecondità ne ha deposte di più, Varrone e Plinio. Le nostre donne non mettono a covare più di 17 o di 19 uova, Pier de' Crescenzi. Il numero di uova che si pongono sotto la chioccia deve essere dispari e non sempre lo stesso: infatti, nel primo periodo, cioè nel mese di gennaio, se ne debbono mettere 15 e mai di più, in marzo 19 e non meno di questo numero. In aprile 21. Quindi altrettante per tutta l’estate fino alle calende di ottobre. Dopo è inutile dedicarsi a quest'attività perché in genere i pulcini nati durante il freddo muoiono, Columella. A partire dalle calende di novembre non mettere a covare uova sotto alle galline fino a quando l'inverno non è finito. Verso questo periodo e per tutta l'estate mettine a covare 13 alla volta, quando fa freddo un po' di meno, tuttavia non meno di 9 per volta, Plinio.

Supponantur gallinae, foecundae[15] quidem non plura quam vigin<ti>tria ova, pauciora vero non tali: scilicet pro uniuscuiusque natura, Florentinus. Fere autem, cum primum partum consummaverint, gallinae incubare cupiunt ab Idibus Ianuariis, quod facere non omnibus permittendum est, quoniam quidem novellae magis edendis, quam excubandis ovis utiliores sunt. Inhibeturque cupiditas incubandi pinnula per nares traiecta. Veteranas igitur aves ad hanc rem eligi oportebit, quae iam saepius id fecerint, moresque earum maxime pernosci, quoniam aliae melius excubant, aliae editos pullos commodius educant. At e contrario quaedam et sua et aliena ova comminuunt, atque consumunt, quod facientem protinus submovere conveniet, Columella[16]. Ova subijciantur, non quidem iis quae florent aetate, aut parere possunt, gallinis, sed provectioribus, vigent enim atque florescunt anniculae ad emissiones (partiones) ovorum, potissimum autem bimae sed minus quae sunt seniores, Florentinus. Appositissimae ad partum sunt anniculae aut bimae, Varro[17]. Gallinae incubationi destinandae, rostra aut ungues non habeant acutos. tales enim debent potius in concipiendo occupatae esse, quam incubando, Idem. Quae non secus quam gallinacei calcaribus spiculatis armantur, cavendum est ne eae incubent. pertundunt enim ova, Florentinus. Oportet qua die subditurus es ova, non unam tantum gallinam, sed tres superponere aut quatuor, Idem.

Si mettano a covare sotto a una gallina feconda non più di 23 uova, ma di meno se non è tale: cioè, a seconda della natura di ciascuna, Florentino. Ma quando hanno ultimato il primo periodo depositivo, le galline desiderano covare, a partire dalle idi di gennaio – 13 gennaio; ma non bisogna permettere a tutte di farlo; infatti, le galline giovani sono più adatte a deporre le uova che a farle schiudere. E si inibisce il desiderio di covare facendo passare una piccola piuma attraverso le narici. Pertanto per la cova bisognerà scegliere le veterane, che l’hanno già fatto più volte; e bisogna conoscere molto bene il loro comportamento, perché alcune sono migliori nel covare, altre allevano in modo più adeguato i pulcini quando sono nati. Ma al contrario ce ne sono alcune che rompono sia le loro uova che quelle altrui, e le divorano, e converrà eliminare immediatamente colei che lo fa, Columella. Le uova debbono essere messe sotto non a quelle galline che sono nel fior fiore dell'età o che possono deporne, ma a quelle di età più avanzata, infatti quelle di un anno d'età sono nel pieno e nel fior fiore della produzione (della deposizione) delle uova, soprattutto quelle che hanno due anni, ma di meno quelle che sono più vecchie, Florentino. Sono estremamente adatte alla deposizione quelle di un anno o due anni d'età, Varrone. Le galline che debbono essere destinate all'incubazione non debbono avere il becco o le unghie aguzze. Infatti costoro debbo essere preferibilmente impiegate per la deposizione che per la cova, ancora Florentino. Quelle che non sono armate d'altro che da speroni acuminati da gallo, bisogna fare attenzione che non si mettano a covare. Infatti forano le uova, Florentino. È necessario che quel giorno in cui metterai le uova a covare, vi metti sopra non solo una gallina, ma tre o quattro, ancora Florentino.

¶ Frigoribus exclusi pulli plerunque intereunt. Plerique tamen et ab aestivo solstitio non putant bonam pullationem, quod ab eo tempore etiam si facilem educationem habent, iustum tamen non capiunt incrementum. Verum suburbanis locis, ubi a matre pulli non exiguis {preciis} <pretiis> veneunt, nec plerunque intereunt, probanda est aestiva educatio, Columella[18]. Aiunt optimum esse partum {aequinoctio [427] verno, aut autumnali} <ab aequinoctio verno ad autumnale>. Itaque quae ante, aut postea nata sunt, et etiam prima eo tempore, non supponenda, Varro[19].

¶ I pulcini nati durante il freddo, per lo più muoiono. La maggior parte degli allevatori non ritengono buona neppure la produzione dei pulcini a partire dal solstizio d’estate, perché a partire da questo momento, anche se si possono allevare con facilità, non possono tuttavia raggiungere un accrescimento adeguato. Ma nelle fattorie suburbane, dove i pulcini appena separati dalla chioccia si vendono a non basso prezzo, e per  lo più non muoiono, l’allevamento estivo è raccomandabile, Columella. Dicono che è ottima la deposizione che avviene dall’equinozio di primavera a quello d’autunno. Pertanto quelle che sono state deposte prima o dopo, e anche le prime deposte in tale periodo, non sono da mettere a covare, Varrone.


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[1] Si opta per la traduzione di minium con carminio. Gli abituali significati di minium corrispondono a minio oppure a cinabro, ma essi implicano componenti a mio avviso tossici. Infatti il minio è un ossido salino di piombo e il cinabro è solfuro di mercurio. Invece il carminio è una sostanza colorante rossa innocua ricavata dalla cocciniglia (appartenente agli Insetti Emitteri della famiglia Coccidi), sostanza costituita principalmente da acido carminico mescolato con sostanze organiche azotate e sostanze minerali.

[2] Gessner deve aver tratto il testo di de' Crescenzi da un'edizione latina di Ruralium commodorum libri XII e magari da quella edita a Basilea nel 1548 che va sotto il nome di De omnibus agriculturae partibus et de plantarum et animalium generibus. Infatti nell'edizione del 1490 della traduzione italiana di Ruralia commoda non ricorre la voce singola Gralega come invece avviene nell'edizione latina del 1548, perlomeno nel libro VI dedicato alle erbe. – Ecco il testo di de' Crescenzi: Gralega dicitur impinguare terram si viridis vertatur in eam. Itidem dicitur quod eius semen mirabiliter facit ovare gallinas. (liber VI, pag. 216 De omnibus agriculturae partibus et de plantarum et animalium generibus, 1548)

[3] Plinio, parlando del visco: Naturalis historia XVI,251: Fecunditatem eo poto dari cuicumque animalium sterili arbitrantur, contra venena esse omnia remedio. tanta gentium in rebus frivolis plerumque religio est. - XXIV,12:  Quidam et galbanum adiciunt pari pondere singulorum eoque modo et ad vulnera utuntur. unguium scabritias expolit, si septenis diebus illinantur nitroque conluantur. quidam id religione efficacius fieri putant prima luna collectum e robore sine ferro, si terram non attigerit; comitialibus mederi, conceptum feminarum adiuvare, si omnino secum habeant; ulcera commanducato inpositoque efficacissime sanari.

[4] L'edizione Aldina del 1533, forse quella usata da Gessner, contiene sia pullastris sia e vetulis quam e pullastris § Il testo di Varrone delle edizioni moderne non contiene né la parola pullastris, bensì pullitris, né la preposizione e in grado di sovvertire ciò che un allevatore deve fare. Ecco cosa dice la versione in mio possesso del Rerum rusticarum III,9,9: Itaque quae ante aut post nata sunt et etiam prima eo tempore, non supponenda; et ea quae subicias, potius vetulis quam pullitris, et quae rostra aut ungues non habeant acutos, quae debent potius in concipiendo occupatae esse quam incubando. Adpositissimae ad partum sunt anniculae aut bimae. (a cura di Antonio Traglia - UTET - Torino - 1974) § Alcuni codici hanno pullistris. § Ma il testo di Varrone citato da Gessner e presente nell'edizione Aldina non ha assolutamente senso per un allevatore, per cui viene emendato.

[5] De re rustica VIII,5,4: Observare itaque dum edant ova et confestim circumire oportebit cubilia, ut quae nata sunt recolligantur, notenturque quae quoque die sunt edita, et quam recentissima supponantur gluttientibus (sic enim rustici appellant avis eas quae volunt incubare), cetera vel reponantur vel aere mutentur. Aptissima porro sunt ad excludendum recentissima quaeque. Possunt tamen etiam requieta subponi, dum ne vetustiora sint quam dierum decem.

[6] Naturalis historia X,151: Ova incubari intra decem dies edita utilissimum; vetera aut recentiora infecunda. Subici inpari numero debent. Quarto die post quam coepere incubari, si contra lumen cacumine ovorum adprehenso ima manu purus et unius modi perluceat color, sterilia existimantur esse proque iis alia substituenda. Et in aqua est experimentum: inane fluitat, itaque sidentia, hoc est plena, subici volunt. Concuti vero experimento vetant, quoniam non gignant confusis vitalibus venis.

[7] Tale pregiudizio risale all’insegnamento di Aristotele (Hist. an., VI, 3) secondo cui nel bianco di ogni uovo c’è come una goccia di sangue da cui si sviluppa l’embrione del pulcino, al quale il tuorlo offre il nutrimento. Plinio invece (N. H., X, 148, 151) pensa che questa goccia di sangue sia nel tuorlo stesso. (nota di Antonio Traglia, utet, Torino, 1974) – Si può aggiungere che non si tratta di un semplice pregiudizio, bensì di una norma che oggi sappiamo essere dettata dalla biologia. Infatti non conviene scuotere eccessivamente le uova che si vorrà mettere a covare, in quanto l'embrione è in attesa del calore della chioccia per proseguire nel suo sviluppo, il quale si è arrestato per il brusco abbassamento della temperatura dopo che l'uovo è stato deposto. Vedi il lessico alla voce embrione di pollo.

[8] Rerum rusticarum III,9,11: Curator oportet circumeat diebus interpositis aliquot ac vertere ova, ut aequabiliter concalefiant. Ova plena sint atque utilia necne, animadverti aiunt posse, si demiseris in aquam, quod inane natet, plenum desidit. Qui ut hoc intellegant concutiant, errare, quod vitale venas confundant in iis. Idem aiunt, cum ad lumen sustuleris, quod perluceat, id esse inane.

[9] Naturalis historia X,151: Ova incubari intra decem dies edita utilissimum; vetera aut recentiora infecunda. Subici inpari numero debent. Quarto die post quam coepere incubari, si contra lumen cacumine ovorum adprehenso ima manu purus et unius modi perluceat color, sterilia existimantur esse proque iis alia substituenda. Et in aqua est experimentum: inane fluitat, itaque sidentia, hoc est plena, subici volunt. Concuti vero experimento vetant, quoniam non gignant confusis vitalibus venis.

[10] De re rustica, VIII,5,11: Cum deinde quis volet quam plurimos mares excudi, longissima quaeque et acutissima ova subiciet, et rursus cum feminas quam rutundissima. – Plinio Naturalis historia X,145: Quae oblonga sint ova, gratioris saporis putat Horatius Flaccus. Feminam edunt quae rotundiora gignuntur, reliqua marem.

[11] È probabile che si tratti di dottrina neoplatonica. In realtà, nel campo musicale, Pitagora scoprì le consonanze musicali, ossia le proporzioni 2:1, 3:2 e 4:3, che rappresentano la lunghezza di corde corrispondenti all’ottava e l’armonia fondamentale (il cinque e il quattro). (Roberto Ricciardi) – Varrone Rerum rusticarum III,9,8: Quae velis incubet, negant plus XXV oportere ova incubare, quamvis propter fecunditatem pepererit plura. – Columella De re rustica VIII,5,8: Numerus ovorum quae subiciuntur inpar observatur nec semper idem. Nam primo tempore, id est mense Ianuario, quindecim nec umquam plura subici debent, Ma<rt>io novem nec his pauciora, undecim Aprili, tota deinde aestate usque in Kalendas Octobris tredecim. – Palladio Opus agriculturae I,27: Supponenda sunt his semper ova numero impari, luna crescente, a decima usque in quintadecimam.

[12] Naturalis historia X,150: Plus vicena quina incubanda subici vetant.

[13] De re rustica VIII,5,8: Numerus ovorum quae subiciuntur inpar observatur nec semper idem. Nam primo tempore, id est mense Ianuario, quindecim nec umquam plura subici debent, Ma<rt>io novem nec his pauciora, undecim Aprili, tota deinde aestate usque in Kalendas Octobris tredecim. Postea supervacua est huius rei cura, quod frigoribus exclusi pulli plerumque intereunt. – Il testo è tratto dall'edizione di Einaudi del 1977, ma questo codice usato da Einaudi dà i numeri nel vero senso della parola. Infatti la sequenza numerica fornita da Gessner è del tutto consona alla realtà e alle condizioni climatiche.

[14] Naturalis historia XVIII,231: A kal. Novemb. gallinis ova supponere nolito, donec bruma conficiatur. In eum diem ternadena subicito aestate tota, hieme pauciora, non tamen infra novena.

[15] Diversamente dalla fonte qui usata da Gessner, la traduzione di Janus Cornarius (contenuta in Cassii Dionysii Uticensis de agricultura libri XX,1543) è aderente alla realtà. Infatti Cornarius non dà foecundae, bensì optimae, e questo optimae può essere riferito a qualsivoglia caratteristica della gallina, e nel caso specifico al suo carattere, che se è ottimo si comporterà ottimamente durante la cova. Invece non si riesce a capire come mai una gallina feconda debba essere anche una buona chioccia. Dimostrazione lampante è la gallina Livorno e di qualsiasi altra razza ovaiola: più una gallina fa uova meno insorge in lei l'istinto di cova. – La conferma l'abbiamo dal testo di Florentino tratto da Geoponica sive Cassiani Bassi Scholastici De re rustica eclogae (Henricus Beckh Teubner, 1994): Ὑποτίθεται τῇ μὲν ἀγαθῇ ὄρνιθι μὴ πλέον τῶν κγʹ ὠῶν [...] – In genere, per dire fecondo, in greco si usa l'aggettivo γόνιμος, mentre ἀγαθός esprime buono in senso morale, riferito ovviamente a una persona, ma che possiamo benissimo attribuire anche a una gallina dal carattere tranquillo. Anche se calmo, tranquillo, si dice ἀόργητος, da ὀργάω che significa essere smanioso o eccitato come colui che è prossimo all'orgasmo. Si ricordi ciò che ci insegnarono in liceo: ἀνήρ καλός κἀγαθός, uomo bello e buono, cioè, uomo dabbene, eccellente, perfetto, riferito alle caratteristiche pretese in un cittadino. – Il colpevole di questa disquisizione altri non è che Andrés de Laguna Geoponica libri XIII-XX (1541): Disponantur autem gallinae, foecundae quidem, non plura quam vigintitria ova [...]. Laonde per cui si emenda il decurtato vigintria di Gessner con l'ineccepibile vigintitria di Andrés de Laguna.

[16] De re rustica VIII,5,5-6: [5] Fere autem cum primum partum consummaverunt gallinae, incubare cupiunt ab Idibus Ianuariis. Quod facere non omnibus permittendum est, quoniam quidem novellae magis edendis quam excudendis ovis utiliores sunt, inhibeturque cupiditas incubandi pinnula per nares traiecta. [6] Veteranas igitur avis ad hanc rem eligi oportebit, quae iam saepius id fecerint, moresque earum maxime pernosci, quoniam aliae melius excudant, aliae editos pullos commodius educent. At e contrario quaedam et sua et aliena ova comminuunt atque consumunt, quod facientem protinus summovere conveniet.

[17] Rerum rusticarum III,9,9: Itaque quae ante aut post nata sunt et etiam prima eo tempore, non supponenda; et ea quae subicias, potius vetulis quam pullitris, et quae rostra aut ungues non habeant acutos, quae debent potius in concipiendo occupatae esse quam incubando. Adpositissimae ad partum sunt anniculae aut bimae.

[18] De re rustica VIII,5,8-9: Postea supervacua est huius rei cura, quod frigoribus exclusi pulli plerumque intereunt. [9] Plerique tamen etiam ab aestivo solstitio non putant bonam pullationem, quod ab eo tempore, etiam si facile educationem habent, iustum tamen non capiunt incrementum. Verum suburbanis locis, ubi a matre pulli non exiguis pretiis veneunt, probanda est aestiva educatio.

[19] Si emenda in base al testo edito dalla utet nel 1974 e che è il seguente: ab aequinoctio verno ad autumnale. Infatti il testo di Varrone citato da Gessner non ha assolutamente senso. – Varrone Rerum rusticarum III,9,9: Optimum esse partum ab aequinoctio verno ad autumnale. Itaque quae ante aut post nata sunt et etiam prima eo tempore, non supponenda; et ea quae subicias, potius vetulis quam pullitris, et quae rostra aut ungues non habeant acutos, quae debent potius in concipiendo occupatae esse quam incubando. Adpositissimae ad partum sunt anniculae aut bimae.