Lessico


Esadattilia


Premesse

Nello 0,1-0,2% degli esseri umani l'anomalia più comune al momento della nascita è rappresentata dalla presenza di un dito soprannumerario al piede o alla mano (lavori di Eduardo E. Castilla del 1996 e del 1998). Il dito in sovrappiù può essere rudimentale oppure completamente formato e funzionale.

Così puntualizzano Frietson Galis, Jacques J.M. van Alphen, Johan A.J. Metz (Università di Leida - NL) in Why Five Fingers? Evolutionary Constraints on Digit Numbers (2001) (PDF). E proseguono dicendo:

"La polidattilia, sia che si tratti di una novità evoluzionistica, oppure il risultato di un atavismo, è un fenomeno comune in altri tetrapodi. Per esempio si dice che Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno, e quello di Giulio Cesare avessero addirittura tre dita invece di uno e che fossero di un'eccellenza rimasta leggendaria. Chiaramente l'assenza di polidattilia nel corso dell'evoluzione non rappresenta l'assenza di una mutazione ereditabile per questo tratto genetico. Pertanto, deve esserci una selezione che si oppone a mutazioni che causano polidattilia o altri capovolgimenti nella riduzione di un arto. [...] Tuttavia nel topo, nel pollo e negli esseri umani le mutazioni che comportano una variazione del numero delle dita sono associate a numerose e serie anomalie. La polidattilia è caratteristica di molte sindromi umane, come quella di Ellis van Crefeld, di Bardet-Biedl, della trisomia 13 e della  sindrome di Down. Nel 15% dei bimbi nati con un dito soprannumerario, vengono scoperte altre anomalie. [...] In campo umano, il riscontro di dita soprannumerarie deve mettere in allerta i medici sulla possibilità di problemi che potrebbero manifestarsi successivamente nel corso della vita."

Quanto affermano gli autori olandesi è vero per un gene autosomico in grado di determinare nel pollo una polidattilia. Si tratta del gene po-2 - recessive polydactyly dotato di letalità embrionale e postnatale, come sta scritto nel paragrafo relativo a questo gene: "La mortalità dei pulcini affetti era circa il doppio di quella dei soggetti normali. Circa il 25% morì allo stadio di embrione tardivo, mentre un ulteriore 17% morì intorno a sei settimane d’età. I soggetti ancora vivi oltre le sei settimane abitualmente mostrarono delle deformità alle gambe."

A mio avviso non si può escludere che l'esadattilia umana si attui con lo stesso meccanismo biologico o con un meccanismo simile a quello che dà origine alla pentadattilia e alla polidattilia del pollo, cioè l'assenza di apoptosi quando le dita sono in via di formazione, dovuta all'espressione di particolari geni indagati in Skeletal analysis and characterization of gene expression related to pattern formation in developing limbs of Japanese Silkie Fowl di Kenjiro Arisawa, Shigenobu Yazawa, Yusuke Atsum, Hiroshi Kagami and Tamao Ono (The Journal of Poultry Science, 43 : 126-134, 2006) (PDF).

Tra non molti anni la scienza avvallerà la mia timida ipotesi, oppure la getterà per sempre tra i rifiuti.

A proposito non dell'esadattilia, ma della normale embriologia delle dita umane – che si definiscono quando l'embrione ha da 4 a 6 settimane di vita - citiamo un brano tratto da Apoptosis di Ryan Nello Dockery, un lavoro databile intorno al 2004 che riassume gli insegnamenti del Dr Ralph Buttyan della Columbia University di New York.

"L'idea di morte programmata come importante percorso del funzionamento cellulare è emersa nella letteratura scientifica degli anni 1930 e 1940. Le ricerche in cinque distretti dell'organismo hanno stabilito che l'apoptosi rappresenta un importante contributo allo sviluppo e all'omeostasi di un organismo.
1° distretto: sviluppo embrionale
Nel 1942 Saunders pubblicò su Science uno studio sullo sviluppo dell'abbozzo di arti in embrioni di uccelli. Aveva notato che a un certo momento dello sviluppo dell'embrione era presente nell'abbozzo dell'arto una sequenza distinta ed estesa di morte cellulare. Questa morte cellulare era importante nella morfogenesi dell'abbozzo.
In modo del tutto simile, negli abbozzi di arti di esseri umani in via di sviluppo, dopo 4-6 settimane dall'impianto in utero, aree di cellule poste fra le dita che si stanno sviluppando cominciano a morire. Nel giro di 3 giorni tutte queste cellule mesenchimali interdigitali sono morte, lasciando il feto con 5 dita distinte per ogni abbozzo di arto. Questa morfogenesi, che si attua attraverso la morte cellulare, è necessaria per lo sviluppo di numerose caratteristiche morfologiche dell'adulto."

Malformazioni congenite umane
e loro eziologia

Fattori genetici

Tutte le fasi dello sviluppo sono controllate e regolate da precise attivazioni e repressioni dei geni che compongono il genoma dell'individuo. I prodotti codificati da tali geni si troveranno, nelle varie fasi dello sviluppo, in delicati equilibri e interrelazioni metaboliche. Le anomalie che alterano queste relazioni possono essere di tipo qualitativo (mutazioni monogenetiche) o quantitativo (sbilanciamenti cromosomici). La patologia genetica viene suddivisa in tre gruppi principali a diversa prevalenza in rapporto all'epoca dello sviluppo:
1) malattie mendeliane (monogenetiche), determinate da mutazioni in un singolo gene responsabile del carattere;
2) malattie cromosomiche dovute ad aberrazioni di numero o a riarrangiamenti di struttura dei cromosomi;
3) malattie multifattoriali, a trasmissione non mendeliana che interessano più geni. Questo è il modello più importante nelle cause delle malformazioni congenite.

Fattori teratogeni

Numerosi fattori esterni possono venire a contatto con il prodotto del concepimento influenzando lo sviluppo. La maggior parte delle informazioni provengono da sperimentazioni sugli animali. Si prevede per il futuro un aumento dei fattori teratogeni, poiché vengono immessi nell'ambiente nuovi prodotti sintetici, ed è in aumento l'uso non necessario di farmaci. Esistono periodi di massima vulnerabilità per un determinato organo o apparato da parte di fattori teratogeni.

Doenças hereditárias
autora Any Carolina Costa
e-mail anycarol@buynet.com.br

Polidactilia
herança autossômica dominante

Polidactilia é uma doença caracterizada pela presença de um dedo extra causado por uma malformação congênita. Há uma variação muito grande na expressão dessa característica, desde a presença de um dedo extra, completamente desenvolvido, até a de uma simples profusão carnosa. Distinguem-se essencialmente dois tipos de polidactilia:

- a pós-axial (do lado cubital da mão ou do lado peroneal do pé)

- a pré-axial (do lado radial da mão ou tibial do pé).

A polidactilia pós-axial tem herança autossômica dominante com penetrância incompleta, porém alta, e é cerca de 10 vezes mais freqüente em negros do que em caucasóides. Já a polidactilia pré-axial é entidade heterogênea e compreende vários tipos de defeitos (polidactilia do polegar, polidactilia do dedo indicador, polissindactilia, etc). A remoção cirúrgica é o único tratamento, de simples resolução.

Na Polidactilia um fenótipo é expresso da mesma maneira em homozigotos e heterozigotos. Toda pessoa afetada em um heredograma possui um genitor afetado, que por sua vez possui um genitor afetado, e assim por diante, como no heredograma abaixo, por isso o gene é clinicamente observado em praticamente todas as pessoas (penetrância completa).

Nos casamentos que produzem filhos com uma doença autossômica dominante, um genitor geralmente é heterozigótico para a mutação e o outro genitor é homozigótico para o alelo normal.

Dados revelaram que na aldeia de Golida, Índia existe uma família com cerca de 125 pessoas onde aproximadamente um terço tem 6 dedos em cada mão.

Regras para identificar a Herança Autossômica Dominante:
1. Deve ocorrer em homens e mulheres em igual freqüência.
2. Pais normais só podem ter filhos normais.
3. Pais afetados podem ter filhos afetados e normais
4. Não ocorrem saltos de gerações.

   

                                

Un caso di associazione
tra Sindrome di Carpenter e Schizofrenia

F. Maddalena, M. Pasquini, V. Orlandi, G. Bersani
2003

La sindrome di Carpenter (MIM*201000) è una patologia autosomica recessiva conosciuta anche come acrocefalosindattilia di tipo II. Le caratteristiche principali della sindrome prevedono acrocefalia, polidattilia preassiale con brachidattilia, clinodattilia, camptodattilia (dita ricurve) e obesità. Sono inoltre presenti dismorfismi facciali quali: naso a sella, dislocazione laterale dell’angolo interno dell’occhio, mandibola ipoplastica, orecchie malformate e posizionate in basso. In una percentuale variabile di pazienti possono essere osservate caratteristiche non costanti come difetti cardiaci congeniti, ipogenitalismo, criptorchidismo ed ernia ombelicale.

Dal punto di vista neuromorfologico sono state riportate malformazioni cerebrali, dimostrate attraverso MRI, quali: atrofia frontale, dilatazione ventricolare, agenesia del corpo calloso e atrofia del verme cerebellare. Le prestazioni intellettuali dei pazienti affetti da tale sindrome genetica sono ridotte nel 75% dei casi. La sindrome di Carpenter è stata classificata come una distinta craniosinostosi genetica nel 1966.

La sindrome di Townes-Brock

La sindrome di Townes-Brocks è una malattia ereditaria a trasmissione autosomica dominante a penetranza completa ed espressività molto variabile dovuta al gene SALL1 localizzato sul cromosoma 16. Non stiamo ad elencare tutte le anomalie che questo gene sarebbe in grado di determinare, puntualizzando solo ciò che a noi interessa: nel 50% dei casi è presente anomalia dell'asse radiale che si esprime con pollice dotato di 3 falangi, oppure con pollice bifido, oppure con esadattilia (Sandrine Marlin, 1998).

Esadattilia di San Marco e San Luca
Chiesa di San Pietro in Vincoli
Località Maddalena - Pontechianale (Cuneo)

Pontechianale è un comune di 95,72 km2 con 204 abitanti della provincia di Cuneo, nell'alta Valle Varaita. Sede comunale è Maddalena, 66 km a nordovest di Cuneo, a 1614 m slm alla sinistra del torrente Varaita di Chianale, a monte del lago artificiale di Castello. Produzione di patate, cereali e foraggi; sfruttamento del bosco; allevamento del bestiame. Turismo.

Un rebus a 6 dita?
di Fabio Fox Gariani
http://forum.marcopolo.tv/default.asp

Correndo sulla strada che porta a Cuneo, in Piemonte, si viaggia verso un enigma storico. Un mistero che è legato all’arte e, al contempo, a un rebus. Imboccando il percorso che conduce lungo tutta la Valle Varaita fino a Casteldelfino, si prosegue verso Pontechianale, una frazione del paesino di Maddalena, praticamente quasi alle falde del Monviso.

La frazione di Maddalena è la sede dello sparso comune di Pontechianale. Qui, nell’antica chiesa, si conservano quattro grandi e notevoli dipinti che ritraggono con notevole bellezza artistica i quattro evangelisti. Avvolta dalle nebbie del mistero, secondo gli studiosi locali la loro origine è piuttosto incerta, collocabile nel XVII secolo. Da un’attenta disamina di alcuni storici dell’arte, gli autori dei dipinti sarebbero stati due, ma di uno solo è leggibile la firma nel dipinto che riproduce San Luca: Francesco Maria Ravizza.

San Marco

San Luca

Mano di San Marco e piede di San Luca

Qual è il vero mistero che gravita all’interno della Chiesa di San Pietro in Vincoli a Pontechianale? Perché tutto questo interesse per opere che, secondo gli esperti, hanno un valore artistico modesto? I dettagli anatomici delle figure degli evangelisti mostrano delle anomalie, possibili mutazioni genetiche: le mani e i piedi di tutti e quattro i Santi posseggono sei dita. La scoperta, rilevata e segnalata per la prima volta dal ricercatore Roberto D’Amico, ha intrigato gli studiosi. L’esadattilia, la malformazione che consiste nella crescita di un dito in più nelle mani o nei piedi di un essere umano, risulta in modo macroscopico nella mano destra di San Marco e nel piede sinistro di San Luca. L’evidenza è sconcertante e riporta per un istante allo storico e aspramente dibattuto Santilli Footage, il filmato di un’autopsia eseguita su un presunto cadavere alieno, associabile, o meno, all’incidente di Roswell. Le immagini, si ricorderà, evidenziavano la presenza di sei dita ai piedi e nelle mani dell’essere. Analogie o casualità?

Come possiamo spiegare il mistero di Pontechianale e dei suoi Santi a sei dita, oggi chiaramente visibili nella chiesa di San Pietro in Vincoli? In prima battuta si potrebbe pensare a un errore nel processo di pittura, condotto da uno dei due autori, ma risulta assai difficile credere che possa essere stato ripetuto per quattro volte! Approfondendo le ricerche, D’Amico raccolse in paese voci e leggende che hanno indotto a ritenere che gli autori degli affreschi abbiano in qualche modo riprodotto il difetto anatomico dai modelli originali, cioè dalle persone che si prestarono a essere ritratte.

È importante menzionare in questo contesto che l’esadattilia, malattia nota alla scienza medica anche se abbastanza rara, è un fenomeno mutante che ha indotto nell’arco dei secoli credenze, superstizioni e leggende più o meno oscure. Generalmente, chi nel passato possedeva sei dita ai piedi o alle mani era da considerare un alleato o un messaggero del lato oscuro, in associazione a forze demoniache.

In taluni casi l’esadattilia si collegava alla presenza di culti stregoneschi o satanici nella zona in cui viveva il malcapitato che ne era stato colpito, con conseguenze per lui altresì dannose. In tempi ancora più antichi, ne giunge conferma sinanche da testimonianze riportate nella Bibbia, in un passo citato nel II Libro di Samuele (21,20): "... vi era un uomo di grande statura che aveva sei dita per ogni mano e sei dita per ogni piede, in tutto ventiquattro; anch’egli discendeva da Rafa. Oltraggiò Israele, ma Gionata, figlio di Simeià, fratello di Davide lo abbatté." Già da tempi biblici, quindi, appare palese che la presenza di esseri umani con sei dita venisse interpretata come un’emanazione del male, che i soggetti venissero banditi o addirittura cacciati dai "normali", allontanati dalla loro comunità.

E anche per il mito dei Giganti, vale il nostro percorso cognitivo: a questa razza antica, composta da creature frutto dell’unione carnale tra gli angeli decaduti e le donne della Terra, venne data connotazione negativa. Per altre tradizioni, invece, chi nasce affetto da esadattilia sarà un uomo o una donna fortunato, ottenendo, da questa propria anomalia biologica, potere, conoscenza e ricchezza in ogni campo.

La presenza di quel dito in più ha influenzato credenze di ogni genere. Lo abbiamo accennato. E vanno ricordati aspetti che si collegano in qualche modo, seppur concettualmente, con il mistero dei Santi a sei dita di Pontechianale. Un’analogia simile è presente anche in Spagna, a Barcellona nella regione della Catalogna. Qui, all’interno dell’imponente e svettante struttura architettonica della Sagrada Familia, creata dall’architetto Gaudì, il visitatore resterà ammaliato dalla sconcertante bellezza del bassorilievo de La strage degli Innocenti di Lorenzo Matamala.

L’artista vi realizzò un soldato legionario romano, armato di tutto punto, che mostra chiari segni di esadattilia ai piedi. Matamala, si apprese in seguito, si ispirò all’anomalia presente negli arti inferiori di un cameriere vivente nella stessa città.

Proiettiamoci ora in un monastero del Tibet. Qui i monaci conservano un’interessante e controversa reliquia criptozoologica: un’enorme mano mummificata dotata di sei lunghe dita. La storia la vuole associata al famoso Yeti himalayiano che i buddisti credono si aggiri nelle catene montuose locali. E, infine, ancora in Italia, stavolta in Trentino Alto Adige: presso la chiesa di Burgusio, nella zona di Malles Venosta, in provincia di Bolzano, si può ammirare un curiosa scultura di una creatura simile a un folletto che occhieggia verso i visitatori. Le piccole mani sono anch’esse dotate di sei dita, finemente lavorate e cesellate nella roccia.

In sintesi, la mutazione è la variazione del patrimonio ereditario di un organismo, trasmissibile alla discendenza e capace di produrre dei cambiamenti morfologici nell’organismo (nel nostro caso l’esadattilia, n.d.a.). Le mutazioni possono essere spontanee o indotte da agenti mutageni fisici (le radiazioni), chimici o biologici (i virus). Una mutazione, dunque, è una modificazione rara e stabile del materiale genetico di un essere.

Una regola grossolana per scoprire una mutazione in un organismo è quella di accertare che il sospetto carattere mutante non si trovi nei consanguinei. In natura, non è facile applicare tale criterio di analisi per diverse popolazioni - tra cui la razza umana. Lo è invece con popolazioni incrociate sperimentalmente. Ad esempio, nel 1910, in una grande coltura di un ceppo di Drosophila con occhi rossi, il dottor Morgan, biologo, rinvenne un maschio vivo con occhi bianchi. Dall’analisi degli incroci, lo scienziato scoprì che il carattere era ereditario: infatti esso si presentava nella metà dei nipoti maschi del variante originario. Dal momento che le mutazioni sono molto rare, il ricercatore deve essere in grado di studiare attentamente popolazioni ampie e di ottenere che la preziosa eccezione biologica si riproduca in poco tempo.

Di conseguenza, per studiare il processo delle mutazioni, molti genetisti hanno usato dei sistemi biologici relativamente semplici, ovvero i Procarioti e gli Eucarioti aploidi, quali le muffe. Il processo di modifica avviene attraverso due tipi di agenti mutageni: quelli fisici e quelli chimici. I primi sono associati alle radiazioni elettromagnetiche, alcuni tipi di particelle (i neutroni per esempio, n.d.a.) e la temperatura stessa. I primi chiari effetti mutageni sono stati ottenuti con radiazioni X. Anche altre forme di radiazioni elettromagnetiche, in particolare i raggi ultravioletti, in certe circostanze possono produrre mutazioni. Ma poiché i raggi UV hanno un basso contenuto di energia, essi penetrano meno in profondità nei tessuti. Il secondo fattore di mutazione è quello fisico. Gli agenti di questo tipo inducono mutazioni in quanto forniscono l’energia necessaria per rompere i legami chimici preesistenti o quella necessaria per formare dei legami anomali di DNA o in altre molecole circostanti. L’attivazione di queste altre molecole mediante mezzi fisici consente loro di reagire metabolicamente con il DNA determinando un’alterazione della sua struttura.

L'esadattilia citata da Samuele

Samuele fu profeta e giudice d'Israele (1020-950 ca. aC). I due libri di Samuele formavano in origine un'unica opera con quelli dei Re (Libri I-II), coi quali appartengono ai “Profeti anteriori”. Si dividono in 7 parti: giovinezza di Samuele; Samuele e Saul; Saul e David; David re di Giuda; David re di tutto Israele, sue conquiste; storia del trono davidico; appendice. I libri di Samuele contengono materiali molto antichi (inizio sec. X a. C.), ma la redazione finale è da attribuirsi alla scuola dei Deuteronomisti, che ha lasciato però una serie di sezioni intatta; a tale scuola si attribuiscono alcuni passi-chiave per la comprensione dell'opera, nella quale molti vedono uno dei più antichi tentativi di storiografia organica.

Versione dei Settanta
del II libro di Samuele 21, 20-22

20 καὶ ἐγένετο ἔτι πόλεμος ἐν Γεθ. καὶ ἦν ἀνὴρ μαδων, καὶ οἱ δάκτυλοι τῶν χειρῶν αὐτοῦ καὶ οἱ δάκτυλοι τῶν ποδῶν αὐτοῦ ἓξ καὶ ἕξ, εἴκοσι τέσσαρες ἀριθμῷ, καί γε αὐτὸς ἐτέχθη τῷ Ραφα. 21 καὶ ὠνείδισεν τὸν Ισραηλ, καὶ ἐπάταξεν αὐτὸν Ιωναθαν υἱὸς Σεμει ἀδελφοῦ Δαυιδ. 22 οἱ τέσσαρες οὗτοι ἐτέχθησαν ἀπόγονοι τῶν γιγάντων ἐν Γεθ τῷ Ραφα οἶκος, καὶ ἔπεσαν ἐν χειρὶ Δαυιδ καὶ ἐν χειρὶ τῶν δούλων αὐτοῦ.

Traduzione di Elio Corti
della versione dei Settanta del II libro di Samuele 21, 20-22

20. Ci fu poi ancora una battaglia a Gat. E c'era un uomo, e le dita delle sue mani e le dita dei suoi piedi erano sei più sei, in tutto 24, e anche lui era della discendenza di Rafa. 21. E insultò Israele, e Gionata, figlio di Simea, fratello di Davide, lo colpì mortalmente. 22. Questi quattro discendenti di giganti erano nati in Gat, dalla stirpe di Rafa, e caddero per mano di Davide e dei suoi subordinati.

Vulgata
liber secundus Samuelis 21, 20-22

20. quartum bellum fuit in Geth in quo vir excelsus qui senos in manibus pedibusque habebat digitos id est viginti et quattuor et erat de origine Arafa 21. blasphemavit Israhel percussit autem eum Ionathan filius Sammaa fratris David 22. hii quattuor nati sunt de Arafa in Geth et ceciderunt in manu David et servorum eius.

Nova Vulgata (1979)
liber secundus Samuelis 21, 20-22

20. Et adhuc fuit bellum in Geth, in quo vir excelsus, qui senos in manibus pedibusque habebat digitos, id est viginti et quattuor, et is quoque erat de origine Rapha, 21. exprobravit Israel; percussit autem eum Ionathan filius Samma fratris David.22. Hi quattuor erant de genere Rapha ex Geth et ceciderunt per manum David et servorum eius.

Bible of King James
 
versione autorizzata da Giacomo I re d’Inghilterra e Scozia - 1611
2 Samuel 21, 20-22

20: And there was yet a battle in Gath, where was a man of great stature, that had on every hand six fingers, and on every foot six toes, four and twenty in number; and he also was born to the giant. 21: And when he defied Israel, Jonathan the son of Shimea the brother of David slew him. 22: These four were born to the giant in Gath, and fell by the hand of David, and by the hand of his servants.

Deuteronomisti

Alla scuola dei Deuteronomisti viene attribuita la rielaborazione dei libri storici biblici Giosuè, Giudici, Samuele e Re; nel secondo e nel quarto si tratta di una vera e propria ristrutturazione, che inserisce le antiche narrazioni in un contesto nuovo; nel primo e nel terzo si trovano invece interi capitoli deuteronomistici inseriti in punti-chiave per la comprensione del testo. Punto di partenza per il Deuteronomista è la catastrofe del regno di Giuda (587 aC), che i popoli pagani interpretavano come una sconfitta dell'Iddio d'Israele, mentre invece il Deuteronomista dice essere un giudizio divino, annunziato dai Profeti e confermato dal Deuteronomio (il quinto libro del Pentateuco); le regole di quest'ultimo vengono anzi sottoposte a verifica proprio grazie a questo tipo originalissimo di storiografia. Ne nasce una dottrina della remunerazione, specie di contrappasso sul piano storico, elemento costitutivo per una parte del giudaismo post-esilico, condotta all'esasperazione dalla storiografia delle Cronache.

L'esadattilia di Basilea citata da Licostene

in Prodigiorum ac ostentorum chronicon - 1557

anno Domini 1556

Basileae Rauracorum agricolam in utraque manu sex digitos iustae magnitudinis ac aptae proportionis habentem, & gallinae pullum quatuor pedibus, vidimus.

Ho visto a Basilea un contadino della stirpe dei Rauraci che ad ambedue le mani presentava sei dita di giusta grandezza e adeguatamente proporzionate, nonché un pollo con quattro zampe.

Esadattilie nello Sposalizio della Vergine
del Perugino e di Raffaello

Un'accoppiata forse non del tutto casuale
scoperta da Andrea Bertolazzi

Credo che un giorno Andrea Bertolazzi entrerà nel Guinness dei primati: forse è stato il primo a individuare nel celebre dipinto del Perugino ben due personaggi con esadattilia, ma aveva già scoperto l'esadattilia di San Giuseppe nell'omonimo dipinto dell'allievo Raffaello. Per quanto ho potuto appurare nel web, la letteratura specifica è completamente muta circa siffatta soluzione pittorica con espliciti risvolti teratologici immortalata sia dal Perugino e che dal discepolo Raffaello, un'anomalia che solo un occhio inesperto ma molto attento come quello di Andrea è riuscito a scovare. Infatti Andrea non è assolutamente un critico d'arte né appartiene alla famigerata schiera dei discepoli d'Ippocrate.

Il Perugino

Il celebre pittore Pietro di Cristoforo Vannucci (Città della Pieve, Perugia 1445 ca. - Fontignano, Perugia 1523), noto come Il Perugino o Pietro Perugino, svolse la sua attività soprattutto in Umbria, Marche, Firenze e Roma, inviando le sue opere a Lucca, Cremona, Venezia, Bologna, Ferrara, Milano e Mantova. Fuse la luce e la monumentalità di Piero della Francesca con il naturalismo e i modi lineari di Andrea del Verrocchio filtrandoli attraverso i modi gentili della pittura umbra, non disdegnando affatto la semplicità e l'eccezionale simmetria della composizione.

Tra le sue opere a noi interessa Lo sposalizio della Vergine del 1503-1504 circa, conservato nel Musée des Beaux-Arts di Caen, capoluogo del dipartimento del Calvados e della Regione della Bassa Normandia. Di questi anni è anche l'amicizia che intrattenne col giovane Raffaello Sanzio.

Esadattilia  del piede destro di San Giuseppe
e di quello sinistro della donna che affianca Maria

La storia del dipinto è lunga e variopinta e muove dalla commissione al Pinturicchio nel 1489 da parte del Consiglio comunale di Perugia di una pittura su tavola per la nuova cappella in duomo che conservava la reliquia dell’anello nuziale della Vergine. Essendo il Pinturicchio venuto meno all’impegno, il lavoro venne affidato al maestro Perugino e ultimato con ogni probabilità entro il 1504 dopo diverse interruzioni. Nel 1504 la tavola è attestata sull’altare della cappella dove rimase sino al 1797, anno della requisizione napoleonica. Arrivata in Francia, per un anno fu al Louvre e poi, dopo alcuni interventi di restauro dovuti ai guasti subiti nel raggiungere Parigi, nel 1804 lo Sposalizio approdò a Caen. Dopo la caduta di Napoleone neppure l’interessamento di Antonio Canova riuscì a ottenere la restituzione dell’opera definita irrintracciabile, ed è così che si trova tuttora nella città normanna.

Raffaello Sanzio

Celebre pittore e architetto italiano (Urbino 1483 - Roma 1520). Più che i primi insegnamenti fornitigli dal padre pittore Giovanni Santi, dovettero influire sulla primissima formazione di Raffaello gli stimoli di un centro di altissima cultura come Urbino che gli offriva come strumenti di studio le opere di Piero della Francesca e di Luciano Laurana. Ma il vero maestro di Raffaello fu il pittore più celebre e ricercato nell’Italia di fine Quattrocento: Pietro Perugino. La datazione di questo connubio è tuttora controversa, ma certamente si può considerare avvenuta entro il 1500, quando il giovane artista si trasferì a Città di Castello. Anche durante l'apprendistato nella bottega del Perugino, il giovanissimo allievo dimostrò di essere in grado di assimilare e superare con straordinaria facilità la lezione del maestro, in un rapido percorso che va dalla predella della pala peruginesca per Santa Maria Nuova a Fano (1497) al primo programmatico capolavoro, lo Sposalizio della Vergine per la chiesa di San Francesco a Città di Castello (1504), ora a Milano nella Pinacoteca di Brera.

Esadattilia del piede sinistro di San Giuseppe
magari  suggerita da quella del Perugino

Il tema è ripreso da una leggenda medievale secondo la quale, tra i molti pretendenti della Vergine Maria, Giuseppe venne scelto grazie a un segno divino che fece improvvisamente fiorire il suo bastone. Sulla destra appare un pretendente deluso nell'atto di spezzare il proprio bastone sul ginocchio. A sinistra appare il gruppo delle vergini, le compagne di Maria durante la sua educazione nel Tempio di Gerusalemme.

Lo Sposalizio della Vergine, eseguito nel 1504 come ultima tra le pale d’altare per le Chiese di Città di Castello, fu la prima opera datata e firmata dall’autore, realizzata a olio su tavola (m 1,70 x 1,17). La composizione gli era stata commissionata dalla famiglia Albizzini. Sull’architrave che sormonta l’arco centrale del tempio sta scritto Raphaelus Urbinas, mentre ai lati dell'arco troviamo la data: mdiiii.

Il dipinto fu eseguito da Raffaello a conclusione della prima fase della sua attività e nel periodo immediatamente precedente il viaggio a Firenze. Il Vasari nelle sue Vite annotava al riguardo: “In San Francesco ancora della medesima città fece in una tavoletta lo sposalizio di nostra Donna, nel quale espressamente si conosce l’augumento della virtù di Raffaello venire con finezza assottigliando e passando la maniera di Pietro. In questa opera è tirato un tempio in prospettiva con tanto amore, che è cosa mirabile a vedere de difficoltà che egli in tale esercizio andava cercando”. A Pietro Perugino, che era stato maestro di Raffaello, s’ispirava appunto l’opera, con particolare riferimento al dipinto dallo stesso titolo compiuto dall’artista ultracinquantenne tra il 1500 e il 1504.

Un pozzo senza fondo

Che Raffaello, ispirato dal Perugino, si fosse innamorato dall'esadattilia? Sembrerebbe proprio di sì. Infatti in La bella giardiniera (1507/1508 - Parigi, Louvre) risultano esadattili, anche se con fenotipo diverso, sia Giovanni Battista che la Madonna, salvo che Maria fosse incappata in un'incompleta asportazione chirurgica o traumatica del dito soprannumerario del piede sinistro che ne spiegherebbe lo spazio vuoto.

Raffaello - La bella giardiniera - 1507/1508
Parigi - Louvre
Risultano esadattili al piede sinistro
seppur con fenotipo diverso
sia la Madonna che il giovanissimo Giovanni non ancora Battista.

Raffaello - Madonna Sistina - 1512/1514
Dresda - Gemäldegalerie
Il greco San Sisto II, papa nel 257, martire sotto Valeriano nel 258.
Santa Barbara di Nicomedia in Bitinia, vissuta nel III secolo.
Suo padre ne fu il carnefice, ma poco dopo un fulmine lo incenerì.

Anche se le diatribe non mancano, a mio avviso risulta chiaramente esadattila anche la mano destra di Papa Sisto II della Madonna Sistina (1512/1514 - Dresda, Gemäldegalerie).

Perché mai Raffaello si sbizzarrì a dipingere esadattilie? Le ipotesi sono molteplici e variopinte. Ne citiamo una dal sapore prettamente metafisico partorita da Max Heindel (1865-1919): "By the six fingers in  the  Pope's picture and the six toes of Joseph,  Raphael wants to show us that both possessed  a  sixth sense such as is awakened by Initiation." (Ancient and modern Initiation - pag. 66).

Quindi, secondo Heindel, nei soggetti ai quali appioppava un'esadattilia, Raffaello voleva simboleggiare la presenza di un sesto senso frutto dall'iniziazione. Non so se Heindel fosse pure al corrente della duplice esadattilia della Bella giardiniera. In base al suo testo sembra di no, dal momento che cita solamente Sisto II e San Giuseppe.

Sisto II di Botticelli ha la mano destra pentadattila

Sisto II succedette nel 257 a Stefano I. Riprese le relazioni con Cipriano e le Chiese d'Africa e d'Asia Minore, interrotte a causa della controversia sul battesimo degli eretici. Egli comunque proseguì nella pratica romana di non ribattezzare gli eretici. Fu martirizzato sotto Valeriano nel 258. Festa il 6 agosto. Dopo la disfatta della Meloria - che prese il via il 6 agosto 1284 - i Pisani non festeggiarono più il loro santo patrono.

Anche nel caso della Bella giardiniera - come nel caso di Sisto II e di San Giuseppe - Heindel avrebbe pienamente ragione. Risulta ovvio che nella Bella giardiniera solo Maria e Giovannino sono stati ripagati con il sesto senso, mentre Gesù ne è stato debitamente escluso: essendo Dio, non aveva certo bisogno di questo senso supplementare, del tutto inconciliabile con la sua infinita scienza e sapienza.

Pertanto, se nella Bella giardiniera Gesù fosse stato metafisicamente equiparato a Giovanni e Maria, per esprimerne l'infinita sapienza Raffaello avrebbe dovuto dotarlo di una miriadattilia, ci saremmo cioè trovati di fronte a un Gesù con tante di quelle dita da superare il numero dei serpenti fluttuanti sulla testa di tutte e tre le Gorgoni messe insieme, le sorelle Steno, Euriale e Medusa (la Gorgone per eccellenza).

Io sono dell'avviso che Raffaello si fosse innamorato dell'esadattilia per motivi che richiederebbero una sua precisa risposta. Ma farlo resuscitare è per ora impossibile.

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (Milano 1571 - Port'Ercole 1610)
Medusa - 1598 - Firenze - Uffizi
olio su tela montato su  uno scudo convesso da parata


Guinness dei primati

Il Guinness dei primati (in lingua inglese Guinness World Records) è un libro edito annualmente dal 1955 che raccoglie tutti i record del mondo, da quelli naturali a quelli umani, a quelli più originali.

L'idea di collezionare ogni possibile tipo di primato venne da sir Hugh Beaver (amministratore delegato delle birrerie Guinness, la casa produttrice di birra fondata a Dublino nel 1759 da Arthur Guinness) il quale, durante il ricevimento che seguì una battuta di caccia alla volpe, osservò come alcuni pivieri dorati fossero riusciti a fuggire grazie alla loro velocità. Nacque così tra gli astanti una discussione tesa a definire se il piviere dorato fosse o meno l'uccello più veloce esistente in Europa.

Sir Beaver pensò che queste discussioni dovessero essere molto frequenti ed ebbe l'idea di creare un libro dove chiunque potesse soddisfare la propria curiosità in ambito di record. Così si rivolse ai gemelli Ross e Norris McWhirter, specialisti di record di atletica, e affidò loro la stesura della prima edizione del Guinness dei primati.

Il libro uscì il 27 agosto 1955: il successo fu istantaneo; anche oggi dopo la scomparsa dei McWhirter il testo è il libro soggetto a copyright (e il terzo in assoluto dopo Bibbia e Corano) più venduto al mondo, avendo venduto più di 100 milioni di copie in 100 paesi diversi (il record è esibito nello stesso libro). È stato tradotto in 37 lingue diverse.

Sebbene non esista alcun riconoscimento ufficiale che il libro (e chi lo scrive) siano da considerare i giudici universali per ogni tipo di record, la fama e la reputazione che il libro ha assunto nel corso degli anni lo rendono l'organismo più affidabile per la consultazione dei record.

Il libro ha anche una fortunata variante televisiva: in ben 35 Paesi sono stati creati programmi ispirati ad esso.

Il sito web ufficiale del Guinness World Records in lingua italiana offre una discreta lista di record consultabile online con la possibilità di inviare richieste per record nuovi in qualche modo conosciuti.

Curiosità

Dalla sua nascita il libro è sempre stato legato ad alcuni primati, sempre esibiti nel libro (di solito si tende a mostrare i record recenti). Tra questi vi è il record di Robert Pershing Wadlow, l'uomo più alto del mondo (2,72 metri), quello di Kim Goodman, la donna con gli occhi più sporgenti al mondo (11 mm) o quello di Roy C. Sullivan, il "conduttore umano di fulmini": colpito ben sette volte, ma, aggiunge ironicamente il libro, morto per un altro tipo di colpo di fulmine (si suicidò infatti per una delusione amorosa).

Nella prima pagina c'è sempre una postilla: La Guinness World Records impiega complesse procedure per la verifica dei record, ma non può essere ritenuta responsabile di eventuali errori o imprecisioni contenuti in quest'opera. Saranno gradite osservazioni in merito da parte dei lettori. In effetti, sebbene i giudici Guinness siano noti per la loro severità nell'accettare nuovi record, certi primati sono frutto di imprecisioni o millanterie: diverse volte sono stati accettati ricorsi da parte di recordmen ingiustamente non nominati nel libro.

Il nome Guinness deriva dalle birrerie Guinness di sir Beaver; però da molti anni il libro e l'industria non sono più associati. I nuovi editori del libro hanno deciso di mantenere il nome per mantenere i legami col passato, mentre le birrerie non hanno protestato perché lo hanno visto come un modo vantaggioso di farsi pubblicità senza essere sponsor del libro.

La gita a Brera di Andrea e Fernando
e la scoperta di Timoteo Viti

Altro che «Codice da Vinci»! La questione dell’esadattilia è di gran lunga più interessante!

A tutti coloro che abbiano la possibilità di visitare a Milano la Pinacoteca di Brera, consigliamo di farci un salto senza indugio: troverebbero un altro quadro con un personaggio polidattilo, oltre al famoso “Sposalizio della Vergine” di Raffaello in cui San Giuseppe ha sei dita al piede sinistro.

Io e nonno Fernando non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di visitarla e così il 25 Novembre 2006, una volta varcato il portone d’ingresso alla galleria d’arte, siamo stati accolti da moltissime opere, alcune famose, altre meno. Tra gli artisti più rinomati che trovano rifugio nella Pinacoteca possiamo citare Michelangelo Merisi (il Caravaggio), Piero della Francesca, Andrea Mantegna, i fratelli Bellini, Jacopo Robusti (il Tintoretto), Donato Bramante. E molti altri.

Però a un certo punto della visita ciò che ha attirato la nostra attenzione è stato un quadro che si trova nella sala XXVII, un dipinto in cui San Giovanni è rappresentato con sei dita in un piede. È da premettere che per la gioia dei nostri occhi abbiamo guardato i piedi e le mani di ogni personaggio di ogni singola opera, ma abbiamo notato un’anomalia digitale solo in questo San Giovanni, oltre all'ormai arcinoto San Giuseppe dello sposalizio della Vergine di Raffaello che si trova nella sala XXVI.

Così, furtivamente, e contravvenendo alle regole della galleria che vietano di scattare fotografie, abbiamo catturato il particolare del piede esadattilo. Però, nella concitazione di essere scoperti, ci siamo dimenticati di annotare il nome dell’opera col piede incriminato. Successivamente abbiamo tentato di individuare il quadro servendoci della “Guida alla Pinacoteca”, ma sfortunatamente non era riportato. Così la questione è morta lì.

Furto perpetrato per puri scopi culturali
del piede destro di San Giovanni Battista di Timoteo Viti

Un mese dopo, visitando il sito internet della Pinacoteca e cercando il quadro in questione nell’elenco delle opere presenti nella sala XXVII, per un colpo di fortuna l’ho trovato: è “La Vergine annunciata e Santi Giovanni Battista e Sebastiano” di Timoteo Viti.

Ho così confrontato la foto del particolare scattata a Brera con la riproduzione presente nel sito, e coincidevano!

Pinacoteca di Brera - Milano
La Vergine annunciata e Santi Giovanni Battista e Sebastiano - 1515
Timoteo Viti

Mi sono subito messo alla ricerca di qualche informazione riguardante Timoteo Viti e ricorrendo all’enciclopedia Encarta 2006 ho scoperto quanto segue: “...per tutte le Marche, tra la fine del Quattrocento e il principio del secolo successivo, andavano intrecciandosi le più disparate civiltà: se infatti vigevano ancora le antiche scuole pittoriche marchigiane... tra cui quella di Timoteo Viti... racchiuso in un carattere tutto sommato provinciale tranne per qualche scatto peruginesco...”.

Allora mi sono insospettito: che Viti sia stato discepolo del Perugino?

Professor Internet mi ha aiutato nella ricerca, fornendo varie documentazioni sulla vita di Timoteo. Egli nacque nel 1470 ca. a Urbino e vi morì nel 1523. Si formò nella bottega del Francia a Bologna e nel 1495 tornò nelle Marche.

Secondo la Biblioteca Ambrosiana “fu un collaboratore del Francia, sospeso tra suggestioni raffaellesche e componenti emiliane...”.

Secondo il sito in lingua inglese Arts and Architects “His works were strongly influenced by Raphael...”.

Come districarsi tra queste frasi apparentemente discordanti?

La soluzione viene proprio da professor Internet. Nella biografia di Raffaello si legge che “Nell’officina paterna apprese tutti gli insegnamenti di base che successivamente approfondì, quando, con la morte del padre, nel 1494, entrò nella bottega di Timoteo Viti prima, e del Perugino poi, per completare la sua educazione artistica. Gli insegnamenti del padre Giovanni, del Viti e del Perugino influenzeranno molto la formazione di Raffaello, soprattutto nelle prime esperienze artistiche”.

Questa tesi è accettabile per due motivi:
1 - Raffaello era più giovane di Viti di quindici anni;
2 - Perugino era più anziano di Viti di venticinque anni.

Occupiamoci ora dell’esadattilia presente nell’opera di Raffaello in relazione all’analisi sin qui condotta. Perugino, in quanto artista più anziano, rappresentò due personaggi esadattili (San Giuseppe e una dama) ne “Lo sposalizio della Vergine” del 1500. Viti, molto probabilmente, conobbe l’opera del Perugino.

Raffaello, da artista più giovane di Viti e di Perugino, nonché loro allievo, conobbe queste “deformazioni artistiche” e le ripropose ne “Lo sposalizio della Vergine” del 1504.

Resta però una questione in sospeso: se l’iniziatore dell’esadattilia fu il Perugino. E da dove prese l’ispirazione per questa rappresentazione così particolare?

Anche qui ci si può sbizzarrire, ma occorre analizzare i pro e i contro di ogni ipotesi. Forse che Perugino ne “Lo sposalizio della Vergine” utilizzò come modello un uomo con esadattilia al piede sinistro e di conseguenza Raffaello, riprendendo lo stesso soggetto, rappresentò anch’egli un piede esadattilo?

Come sostenuto dai curatori del sito www.bmj.com, analizzando le opere di Raffaello “Lo sposalizio della Vergine” e “La bella giardiniera” si riscontrano due soggetti (San Giuseppe nel primo e San Giovannino nel secondo) che presentano un’esadattilia al piede sinistro. Quindi Raffaello utilizzò non uno, bensì due modelli imparentati (in questo caso padre e figlio) per realizzare le sue opere. Questo potrebbe anche essere dovuto al fatto che il gene autosomico dell’esadattilia è dominante. Dunque Raffaello, essendo stato discepolo del Perugino, imparò questa tecnica dal maestro e la riutilizzò in seguito.

L’ipotesi è molto valida poiché, avendo interpellato Angela Scuderi - professoressa di storia dell’arte al liceo Foscolo di Pavia - molto esperta e informata nel suo campo didattico, ho scoperto che dal 1500 si cominciò a utilizzare persone vere come modelli delle opere d’arte. Dunque questa potrebbe essere la soluzione, ma proseguiamo nella formulazione di altre ipotesi.

Può essere che non si tratti di casi di esadattilia, bensì di deformazioni del piede - o pieghe - dovute alla postura dei personaggi, o persino di errori degli artisti?

La prof.ssa Scuderi ha analizzato lo “Sposalizio della Vergine” sia di Perugino che di Raffaello ed è giunta alla conclusione che non sono piedi esadattili, ma pieghe del piede dovute alla innaturale postura dei personaggi rappresentati. Quindi, dato che Raffaello riprese da Perugino, si riscontra lo stesso motivo artistico in entrambe le opere. Tuttavia, visionando “La bella giardiniera” di Raffaello non ha potuto negare che il San Giovannino al piede sinistro ha sei dita anziché cinque.

Che in tutte queste opere ci sia qualche significato nascosto, legato a una misteriosa simbologia? Si aprono a questo punto due strade.

La prima - sostenuta da mia mamma ex insegnante di religione e dallo stesso Elio Corti che ne ha già accennato nei suoi studi sull'esadattilia - prevede l’utilizzo del numero sei in relazione al mondo delle tenebre e degli spiriti. Ma perché rappresentare evangelisti, o addirittura santi, come messaggeri di Satana?

La seconda strada, sostenuta dallo storico Heindel, designa il 6 come numero attribuito a un personaggio che tramite un’iniziazione ha acquisito un sesto senso (vedi sopra). Ma perché allora solo determinati personaggi presentano un’esadattilia?

Se così fosse, Gesù, in quanto figlio di Dio, dovrebbe avere centinaia o migliaia o miliardi di dita in più. Ma così non è.

Possiamo fermarci qui. La prima ipotesi –  quella dell'utilizzo di persone vere come modelli delle opere d’arte a partire dal 1500 - non può essere negata in quanto si basa su dati storici concreti.

Raffaello può per il momento riposare in pace. La questione di fondo rimane. Perché, con tutte le persone al mondo, Perugino ne scelse due con un’esadattilia ai piedi? Non è possibile trovare una risposta certa a questa domanda, occorrerebbe interpellare Perugino, ma non penso sia possibile estorcergli una risposta sul suo operato, salvo ricorrere a un medium o, se preferiamo, a una medium.

La ricerca termina qui, ma non sono da escludere futuri sviluppi.

Se avete domande o desiderate saperne di più sull’argomento potete per ora ricorrere  non a una medium, ma a una semplice e-mail.

Timoteo Viti o Della Vite

Pittore italiano (Urbino ca. 1470 - 1523). Dopo l'alunnato bolognese nella bottega del Francia (Raibolini Francesco, Bologna ca. 1450 - 1517), fu sempre attivo nella città natale. Nelle sue opere migliori (Madonna col Bambino e Santi per il duomo, ora a Milano, Brera; tavole con Apollo e Talia, facenti parte della decorazione del tempietto delle Muse in Palazzo Ducale, ora a Firenze, collezione Corsini; vetrate con l'Annunciazione, Urbino, Galleria Nazionale delle Marche) mantenne, con ritmo elegante, il sereno e pacato classicismo di impronta bolognese. Non riuscì invece, nelle opere più tarde, ad adeguarsi alle novità introdotte dal Perugino e da Raffaello.

TIMOTEO VITI PITTORE
DISCEPOLO IN BOLOGNA
DEL RAIBOLINI DETTO IL FRANCIA
MAESTRO IN PATRIA
AL DIVINO RAFFAELLO
COMPAGNO A LUI IN ROMA
NEL DIPINGERE IN S. MARIA DELLA PACE
I PROFETI E LE SIBILLE
NACQUE IN URBINO NEL 1470
QUI MORÍ NELL'OTTOBRE DEL 1525
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LA COMP. DEL CORPUS DOMINI EREDE POSE NEL ....

La lapide si trova a Urbino in piano del Monte 2