Conrad Gessner

Historiae animalium liber III qui est de Avium natura - 1555

De Gallo Gallinaceo

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Tanagrici plerunque Rhodiis et Medicis amplitudine pares, non multum moribus a [381] vernaculis distant, sicut et Chalcidici, Columella[1]: cum paulo ante dixisset Rhodii generis aut Medici propter gravitatem neque gallos nimis salaces, nec foecundas esse gallinas. Et rursus[2], Deliaci (scriptores[3]) quoniam procera corpora et animos ad praelia pertinace{i}s requirebant, praecipue Tanagricum genus et Rhodium probabant, nec minus Chalcidicum et Medicum, quod ab imperito vulgo litera mutata Melicum appellatur. Ex gallinaceis quidam ad bella tantum et praelia assidua nascuntur, quibus etiam patrias nobilitarunt Rhodum {ac} <aut> Tanagram. Secundus est honos habitus Melicis et Chalcidicis, ut plane dignae aliti tantum honoris {praebeat} <perhibeat> Romana purpura, Plinius[4].

Quelli di Tanagra per lo più uguagliano in grandezza quelli di Rodi e della Media, e per comportamento non si distaccano molto da quelli nostrani, così come quelli di Calcide, Columella: mentre poco prima aveva detto che della razza di Rodi o della Media a causa del peso né i galli sono eccessivamente lussuriosi né le galline prolifiche. E ancora: Quelli di Delo (scrittori allevatori) siccome ricercavano corpi di alta statura e spiriti ostinati nei combattimenti, apprezzavano soprattutto le razze di Tanagra e di Rodi, e altrettanto quelle di Calcide e della Media, che dalla gente incompetente, con lo scambio di una lettera, viene detta Melica. Tra i gallinacei alcuni nascono soltanto per continue lotte e combattimenti, grazie ai quali hanno anche reso famosa la loro patria, Rodi o Tanagra. Il secondo posto è stato dato a quelli della Media e di Calcide, cosicché i porporati romani rendono tanto onore a un uccello del tutto meritevole, Plinio.

Κολοίφρυξ (Varinus habet κολοίβρυξ per β.) gallus Tanagraeus, et mons Boeotiae, Hesych.[5] Κολοκτρύων[6], ἀπὸ τοῦ κολονοῦ ἀλεκτρυόνος μεγάλου γέγονεν, Iidem. Κολεκτρυὼν, γένος τι Περσικόν {ἀττιλέβοις} <ἀττελέβοις> ὅμοιόν ἐστι, Suidas. Sed videntur in hisce Graecis quaedam corrupta. Ταναγραῖοι ἀλεκτορίσκοι id est Tanagraei gallinacei, pugnaces et animosi (θυμικο) sunt instar hominum, Suidas: qui et haec Babrii verba citat, Ἀλεκτορίδων ἤν μάχη Ταναγραίων, οἷς φασιν εἶναι θυμὸν ὥσπερ ἀνθρόποις. et hoc proverbium, Ἀλεκτρυόνα καὶ ἀθλητὴν ταναγραῖον. celebrantur autem (inquit) tanquam generosi. Vide infra inter proverbia. Χαλκιδικός, genus gallinacei, Hesychius et Varinus. Rhodiae aves foetus suos non commode nutriunt, Columella[7].

Koloíphryx (Guarino ha koloíbryx con la β) è un gallo di Tanagra e un monte della Beozia, Esichio. Koloktrýøn, apò toû kolonoû alektryónos megálou ghégonen, - Koloktrýøn ha preso origine dalla grandezza del kolonoû del gallo, gli stessi autori. Kolektryøn, ghénos ti Persikón attelébois hómoión esti, - Kolektryøn è un genere persiano simile alle locuste, lessico Suida. Ma sembra che alcuni di questi termini greci siano corrotti. Tanagraîoi alektorískoi, cioè i galli di Tanagra, sono combattivi e coraggiosi (thymikoí) come gli esseri umani, lessico Suida: che cita anche queste parole di Babrio: Alektorídøn ën máchë Tanagraíøn, hoîs phasin eînai thymòn høsper anthrópois.Ecco il combattimento dei galli di Tanagra, e dicono che essi posseggono un coraggio come gli uomini. E cita questo proverbio: Alektryóna kaì athlëtën tanagraîon – Il gallo e l’atleta di Tanagra. Infatti – dice – vengono decantati come di buona razza. Vedi più avanti tra i proverbi - pag. 410. Chalkidikós, è una razza di galli, Esichio e Guarino. Le galline di Rodi non si prendono cura in modo adeguato dei loro piccoli, Columella.

Antiqui ut Thetin Thelin dicebant, sic Medicam Melicam vocabant. Hae primo dicebantur, quia ex Media propter magnitudinem erant allatae, quaeque ex his generatae<,> postea propter similitudinem <amplae omnes>, Varro[8] et Festus. Turnerus Gallum Medicum interpretatur Anglice a bauncok, vel a cok of kynde. Medicae, generi villatico adscribuntur, propter magnitudinem in Italiam translatae. cuiusmodi Patavinae modo sunt, Pulverariae cognominatae a vico, ubi grandissimae ac spectabiles maxime nascuntur: quas Turcarum rex, is qui Constantinopolim aetate nostra coepit vi, muneris magni loco a senatu missas habuit, Hermolaus[9]. Patavinae saginatae libras sedecim pondere exuperant, Grapaldus. Quidam Germanice circumscribentes interpretantur, groß Welsch hennen, id est grandes Italicas gallinas. Nos tales habemus gallinaceos, altis cruribus, absque cauda. Grande genus gallinaceorum, quod pedibus ad pectus usque sublatis incedit, plumis ex auro fulvis, patrum memoria in Germaniam ex proximis provinciis advectum est. Videntur autem Medici. quanquam non Media modo, verum Boeotiae civitas Tanagra et Rhodus Chalcisque insulae insignes corpore suffecerunt. unde istos vel Medicos vel Tanagricos vel Rhodios vel Chalcidicos appellare licebit. Vulgus Longobardicos nuncupat. pauci a villicis educantur quod parum foecundi sint, Gyb. Longolius. Gallinaceos (ἀλεκτρυόνας, pro toto genere) aiunt in Perside primum natos, atque inde alio deportatos esse, Menodotus Samius apud Athenaeum[10]. Aves Persicas vocabant aves Ecbatanis (advectas) propter raritatem, Scholiastes Aristophanis in Aves. dubitat autem an avis ulla proprie Μῆδος dicatur. nam poeta illic[11] avem quandam (cristatam) peregrinam Μῆδον nominârat. Et rursus in eadem fabula[12], sub Epopis persona, Ὄρνις ἀφἡμῶν τοῦ γένους τοῦ Περσικοῦ, | Ὅσπερ λέγεται δεινότατον εἶναι πανταχοῦ | Ἄρεως νεοττὸς, de gallinaceo ut plerique interpretantur. Varinus etiam avem Persicam gallum exponit: Suidas avem Medicam, pavonem. Quin et gallum aliquando Persis imperasse Comicus[13] fabulatur. Sunt autem Medi Persis finitimi, ut eadem avis ab utrisque denominata sit.

Gli antichi, così come Thetis lo pronunciavano Thelis – Tetide, allo stesso modo chiamavano Melica la gallina della Media. Queste galline erano originariamente così chiamate in quanto a causa delle loro dimensioni erano importate dalla Media, nonché quelle da loro generate; poi per analogia tutte quelle corpulente, Varrone e Festo. William Turner il gallo della Media lo traduce in inglese con a bauncok, oppure a cok of kynde. Le galline della Media vengono annoverate tra le razze da cortile, portate in Italia a causa della loro stazza. Di questo categoria sono solo quelle di Padova, dette di Polverara da un borgo in cui diventano di enormi dimensioni e di aspetto estremamente bello: il re dei Turchi, quello che ai nostri tempi ha conquistato Costantinopoli con la forza – Maometto II, le ricevette come sostanzioso tributo inviategli dal senato – veneziano, Ermolao Barbaro. Le galline padovane ingrassate superano in peso le 16 libbre – 6 kg e mezzo circa, Francesco Mario Grapaldi. Alcuni definendole in tedesco le traducono con groß Welsch hennen, cioè grandi galline italiane. Noi possediamo siffatti polli, dalle zampe lunghe e senza coda. Una razza grande di gallinacei, che cammina con i piedi sollevati fino al petto, con le piume giallo oro, che, stando alla memoria degli antenati, è stata portata in Germania dalle province vicine. In effetti sembrano polli della Media, anche se non solo la Media, ma anche la città di Tanagra in Beozia e le isole di Rodi e di Calcide fornirono degli esemplari dalla corporatura ragguardevole, per cui sarà lecito chiamare questi soggetti o della Media, o di Tanagra, o di Rodi, o di Calcide. La gente comune li chiama lombardi. Dai contadini vengono allevati in numero ridotto in quanto sarebbero poco fecondi, Gisbert Longolius. Dicono che i polli (alektryónas, intendendo tutto il genere) hanno avuto origine in Perside e che da lì sono stati portati altrove, Menodoto di Samo in Ateneo. Chiamavano uccelli persiani gli uccelli importati da Ecbatana a causa della loro rarità, lo scoliaste di Aristofane nel commento a Gli uccelli. In realtà dubita che qualche uccello venga correttamente detto della Media. Infatti il poeta in tale composizione avrebbe chiamato della Media un uccello esotico (con il ciuffo). E di nuovo, come la pensano parecchi, nella stessa commedia si riferisce al gallo nei panni del personaggio dell’Upupa, Órnis aph’hëmøn toû ghénous toû Persikoû,|Hósper léghetai deinótaton eînai pantachoû Áreøs neottós, - Un uccello tra voi del genere persiano, quello che ovunque si dice essere il più terribile uccellino di Ares. Anche Guarino traduce uccello persiano in gallo: il lessico Suida come uccello della Media, pavone. Il poeta comico favoleggia che un tempo anche un gallo regnò sui Persiani. In effetti i Medi confinano coi Persiani, cosicché lo stesso uccello avrebbe preso il nome da ambedue le popolazioni.

Circa Tarnasari urbem Indiae gallos gallinasque proceriores vidisse memini quam usquam alibi, Ludovicus Patritius.[14] ¶ In Alexandria quae ad Aegyptum spectat, gallinae quaedam habentur monosirae, (ex quibus pugnaces oriuntur galli,) bis ac ter anno incubantes, post absolutionem scilicet pullis ipsis subtractis, seorsumque enutritis, Florentinus. ¶ Arabiae pars austrum versus contra Aethiopiam assurgens[15], avium omnium copia abundat praeter anseres ac gallinas, Strabo[16].

Mi ricordo di aver visto nei dintorni di una città della regione del Tarnasari in India dei galli e delle galline più grandi che da qualsiasi altra parte, Lodovico de Varthema. ¶ Ad Alessandria, quella appartenente all’Egitto, si trovano certe galline monosire (dalle quali nascono dei galli combattivi), che covano due e tre volte all’anno, dopo che sono state liberate, cioè dopo che sono stati loro sottratti i pulcini, che vengono allevati separatamente, Florentino. ¶ La parte dell’Arabia rivolta verso Austro – verso sud – e che si erge dirimpetto all’Etiopia, possiede in abbondanza uccelli di ogni tipo eccetto oche e galline, Strabone.

Gallinaceo generi soli fidipedum[17] altilium colores diversi, nam et aliae huius generis alites aliis coloribus visuntur, et in singulis vel color unus per omne corpus, vel varii. A gallo candido abstineas. vide inter proverbia in h. ¶ Gallinacei habent ossium consistentiam laxam, cavam et levem, Galenus undecimo de usu partium.[18] ¶ Quaecunque aves pennas duras habent, fortes sunt, ut coturnices, galli, Aristot. in Physiognom.[19]

Solo il genere dei gallinacei tra i volatili da ingrasso dal piede fesso possiede delle colorazioni diverse, infatti si possono anche vedere dei volatili di questa specie con colori diversi e, nei singoli soggetti, o un solo colore su tutto il corpo, o diversi colori. Sta lontano dal gallo bianco. Vedi tra i proverbi nel paragrafo H. ¶ I gallinacei hanno una struttura delle ossa fragile, cava e leggera, Galeno nel libro XI del De usu partium corporis humani. ¶ Tutti gli uccelli dotati di penne dure sono forti, come le quaglie, i galli, Aristotele in Physiognomonica.

In rationis expertibus mari praerogativum honorem atque praestantiam quandam natura largita est. serpens cristatus est: gallus item formae excellentia illustratur, Aelian.[20] Gallus est avis faucibus et capite cristata, Obscurus de nat. rerum. Solus inter aves peculiarem sibi cristam sortitus est, sic institutam ut ne caro sit, nec a natura carnis omnino aliena, Aristot.[21] Spectatissimum insigne gallinaceis, corporeum, serratum: nec carnem {id} <ita> esse, nec cartilaginem, nec callum iure dixerimus, verum peculiare, Plinius[22]. Gallinae {plicabilis} <plicatilis>[23] crista per medium caput, gallinaceo erecta, Perottus. Magi in febrium medicina utuntur gallinaceorum cristis, auribus, unguibus, <si luna> et radiis (alias rasis) barbis eorum, ut Plinius prodidit[24]. Gallinaceus cristam habet rubram: carnem quae rostrum cingit undique, mentum quidam vocant, Columella etiam genam[25]. Membranosa cutis quae sub mento et collo dependet utrinque paleae (tanquam palearia, Beroaldus in Columellam) dicuntur. at plumae longiores quae collum et cervicem undique cingunt, quasque pugnaturi et irati etiam explicant, iubas Columellam[26] nuncupasse video. Sub his prominet ceu aqualiculus, omnibus tamen avibus communis: id primum ciborum receptaculum est, quod a Graecis stómachos dicitur, Gybertus Longolius. Pavo Indicus neque genis praeditus est, Idem. Mentum vocant quae gallinarum rostris adiacet carnem, Caelius. Grammatici quidam paleam exponunt cartilaginem defluam a collo galli gallinacei. Paleae ex rutilo albicantes, quae velut incanae barbae dependent, Columella de gallinaceo[27].

Negli animali privi di intelligenza la natura ha elargito al maschio un onore preferenziale e una certa superiorità. Il serpente è fornito di ciuffo: allo stesso modo il gallo viene abbellito dall’eccellenza dell’aspetto, Eliano. Il gallo è un uccello con la bocca e la testa fornite di cresta, un autore sconosciuto che scrisse di cose naturali. Lui solo tra gli uccelli ha avuto in sorte una cresta che gli è peculiare, così costituita da non essere né carne, né del tutto estranea alla struttura della carne, Aristotele. L’ornamento più notevole la natura l’ha dato ai galli, carnoso, dentellato; né a buon diritto possiamo dire che è tale da essere carne o cartilagine o una callosità, ma qualcosa di peculiare, Plinio. La gallina ha una cresta flessibile che si trova al centro della testa, il gallo ce l’ha eretta, Nicolò Perotto. I mediconi nella terapia antipiretica si servono delle creste dei galli, degli orecchioni, delle unghie, se c’è la luna anche degli speroni e dei bargigli (oppure, dei bargigli recisi), come ha tramandato Plinio. Il gallo ha una cresta rossa: alcuni chiamano mento la carne che circonda tutto quanto il becco, Columella la chiama anche gota. Quella pelle membranacea, che da ambo le parti pende sotto il mento e il collo, riceve il nome di bargigli (come se si trattasse di giogaie, Filippo Beroaldo il Vecchio nel commento a Columella): ma le piume più lunghe che cingono tutt’intorno il collo e la nuca, e che rizzano quando stanno per combattere e anche quando sono adirati, mi accorgo che Columella le ha chiamate iubae – criniere. Al di sotto di queste piume della mantellina sporge come un piccolo recipiente, che tuttavia è abituale in tutti gli uccelli: questo è il primo ricettacolo dei cibi, che viene detto stómachos dai Greci, Gisbert Longolius. Il pavone indiano – Pavo cristatus - non è neppure dotato di gote, ancora Longolius. Chiamano mento quella carne che è adiacente ai becchi delle galline, Lodovico Ricchieri. Alcuni grammatici intendono come bargiglio la carne compatta che pende dal collo del gallo. Bargigli rossi soffusi di bianco che pendono come le barbe di persone attempate, Columella a proposito del gallo.


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[1] De Re Rustica, VIII: (2,12) Talibus autem maribus quinae singulis feminae comparantur. Nam Rhodii generis aut Medici propter gravitatem neque patres nimis salaces nec fecundae matres, quae tamen ternae singulis maritantur. Et cum pauca ova posuerunt, inertes ad incubandum multoque magis ad excludendum, raro fetus suos educant. Itaque quibus cordi est ea genera propter corporum speciem possidere, cum exceperunt ova generosarum, vulgaribus gallinis subiciunt, ut ab his excusi pulli nutriantur. (2,13) Tanagrici plerumque Rhodiis et Medicis amplitudine pares non multum moribus a vernaculis distant, sicut et Chalcidici. Omnium tamen horum generum nothi sunt optimi pulli, quos conceptos ex peregrinis maribus nostrates ediderunt, et salacitatem fecunditatemque vernaculam retinent.

[2] De Re Rustica, VIII,2,4: Huius igitur villatici generis non spernendus est reditus, si adhibeatur educandi scientia, quam plerique Graecorum et praecipue celebravere Deliaci. Sed et hi, quoniam procera corpora et animos ad proelia pertinacis requirebant, praecipue Tanagricum genus et Rhodium probabant, nec minus Chalcidicum et Medicum, quod ab imperito vulgo littera mutata Melicum appellatur.

[3] Gessner cade in un incomprensibile errore nonché illazione in cui non cade a pagina 386. Infatti quelli di Delo non erano scrittori, bensì allevatori. La fortuna e la fama degli abitanti di Delo come allevatori di polli ci è confermata da Varrone, Plinio e Columella, nonché da Cicerone. Varrone Rerum rusticarum, III,9,2: Gallinae villaticae sunt, quas deinceps rure habent in villis. De his qui ornithoboscion instituere vult, id est adhibita scientia ac cura ut capiant magnos fructus, ut factitaverunt Deliaci, haec quinque maxime animadvertant oportet;[...] - Plinio Naturalis historia X,139: Gallinas saginare Deliaci coepere, unde pestis exorta opimas aves et suopte corpore unctas devorandi. - Columella De Re Rustica, VIII,2,4: Huius igitur villatici generis non spernendus est reditus, si adhibeatur educandi scientia, quam plerique Graecorum et praecipue celebravere Deliaci. - Cicerone Academica II,57: Videsne ut in proverbio sit ovorum inter se similitudo? Tamen hoc accepimus, Deli fuisse complures salvis rebus illis, qui gallinas alere permultas quaestus causa solerent: ei cum ovum inspexerant, quae id gallina peperisset dicere solebant.

[4] Naturalis historia X,48: Iam ex his quidam ad bella tantum et proelia adsidua nascuntur - quibus etiam patrias nobilitarunt, Rhodum aut Tanagram; secundus est honos habitus Melicis et Chalcidicis -, ut plane dignae aliti tantum honoris perhibeat Romana purpura.

[5] Hesychius’ lexicographical work is edited by M. Schmidt (Jena, 1858-61), in two volumes; by Kurt Latte, new edition, I (1953) at Copenhagen. Varinus (Favorinus, Phavorinus), bishop of Nocera Camelana [Corti: today Nocera Umbra (PG), the old Nuceria Camellaria], published his Greek lexicon at Rome, 1523. Its Greek title can be translated thus: The Large and Very Helpful Lexicon Which Garinos Phavorinus Kamers... Collected from Many Different Books and Set Down Alphabetically; at the Press of Zacharios Kalliergos. There is an edition by J. Camerarius (Basle, 1538-41), and another by A. Bortoli, (Venice, 1712). (Lind, 1963)

[6] In Hesych., supposed to be based on an ancient error in MS. Ravenn. of Ar. Ran. 935, for κἀλεκτρυόνα. (D’Arcy W. Thompson, A Glossary of Greek Birds, 1966 (1895))

[7] De Re Rustica, VIII,2,12: Talibus autem maribus quinae singulis feminae comparantur. Nam Rhodii generis aut Medici propter gravitatem neque patres nimis salaces nec fecundae matres, quae tamen ternae singulis maritantur. Et cum pauca ova posuerunt, inertes ad incubandum multoque magis ad excludendum, raro fetus suos educant. Itaque quibus cordi est ea genera propter corporum speciem possidere, cum exceperunt ova generosarum, vulgaribus gallinis subiciunt, ut ab his excusi pulli nutriantur. - 11,11: Neque est quod committatur ut Rhodiacae aves pavoninis incubent, quae ne suos quidem fetus commode nutriunt. Sed veteres maximae quaeque gallinae vernaculi generis eligantur, [...]

[8] Rerum rusticarum III,9,19-20: Veneunt propter penuriam magno. De tribus generibus gallinae saginantur maxime villaticae. Eas includunt in locum tepidum et angustum et tenebricosum, quod motus earum et lux pinguitudinis vindicta, ad hanc rem electis maximis gallinis, nec continuo his, quas Melicas appellant falso, quod antiqui, ut Thetim Thelim dicebant, sic Medicam Melicam vocabant. Hae primo dicebantur, quae ex Media propter magnitudinem erant allatae quaeque ex iis generatae, [20] postea propter similitudinem amplae omnes.

[9] Corollarium in Dioscoridem (1516) gallinaceus ccliii - Nam medicae a media quasi medicae generi villatico ascriptae sunt: propter magnitudinem in Italiam translatae: cuiusmodi Patavinae modo sunt: Pulverariae cognominatae a vico ubi grandissimae, ac spectabiles maxime nascuntur: quas Turcarum rex is: qui Constantinopolim aetate nostra coepit: vi muneris magni loco a senatu missas habuit.

[10] Deipnosophistaí XIV,70,655a: Μηνόδοτος δ'ὁ Σάμιος ἐν τῷ περὶ τῶν κατὰ τὸ ἱερὸν τῆς Σαμίας Ἥρας φησίν· 'οἱ ταοὶ ἱεροί εἰσι τῆς Ἥρας. καὶ μήποτε πρώτιστοι καὶ ἐγένοντο καὶ ἐτράφησαν ἐν Σάμῳ καὶ ἐντεῦθεν εἰς τοὺς ἔξω τόπους διεδόθησαν, ὡς καὶ οἱ ἀλεκτρυόνες ἐν τῇ Περσίδι καὶ αἱ καλούμεναι μελεαγρίδες ἐν τῇ Αἰτωλίᾳ.' - Menodoto di Samo nel trattato relativo alle cose che riguardano il tempio di Era di Samo dice: "I pavoni sono consacrati a Era. E forse i primi fra tutti ebbero origine e furono allevati in Samo e da qui si diffusero all'estero, come anche i galli in Perside e le cosiddette meleagridi in Etolia." (traduzione di Elio Corti, 2007) - Menodotus the Samian also, in his treatise On the Treasures in the Temple of the Samian Hera, says: "The peacocks are sacred to Hera; and perhaps Samos may be the place where they were first produced and reared, and from thence it was that they were scattered abroad over foreign countries, in the same way as cocks were originally produced in Persia, and the birds called guinea-fowl (μελεαγρίδες) in Aetolia." (translated by C.D.Yonge, 1854)

[11] Gli uccelli 277: ὄνομα τούτῳ Μῆδός ἐστι. (D’Arcy W. Thompson, A Glossary of Greek Birds, 1966 (1895)) - Upupa (Bubbola): E anch'ei si trova sopra un suolo a lui straniero! - Pistetero (Gabbacompagno): E chi è? – Upupa: L'Augel profeta! – Pistetero: Oh, com'è spocchioso e strano! [277] Upupa: E si chiama Uccello Medo. – Evelpide (Sperabene): Medo! Oh Ercole sovrano! Come mai senza cammello qui volò, se proprio è Medo? – Pistetero: A noi viene un altro uccello con la cresta. (traduzione di Ettore Romagnoli)

[12] Gli uccelli: Pistetero (Gabbacompagno): Uno dei vostri, qui, l'uccel persiano.|Dicono dappertutto, ch'egli è d'Ares|terribile rampollo! (traduzione di Ettore Romagnoli) – Il personaggio dell’Upupa – tradotto da Ettore Romagnoli in bubbola – nasconde Tereo che, secondo il mito, era in origine un uomo - mitico re di Tracia, uno dei figli di Ares - trasformato da Zeus per punizione in un uccello insieme alla regina, sua moglie Procne; la colpa di Tereo era l'averla tradita con la sorella di lei e, per vendetta, Procne gli aveva servito come cibo la carne del loro figlio.

[13] Gli uccelli: Pistetero (Gabbacompagno): Che uccelli, e non già Numi fûr negli antichi tempi|padroni e re degli uomini, lo provan molti esempi.|Per cominciare, il gallo regnava in Persia, pria|dei Darî e i Megabazi tutti: quindi venía|chiamato Uccel di Persia. (traduzione di Ettore Romagnoli)

[14] La notizia, con aggiunte, viene ripetuta a pagina 387.

[15] L’area geografica – secondo Nicola Biffi – corrisponderebbe al territorio dell’Arabia che si estende a sud di Najrân, fra la valle del Wâdî Bayhân e l’angolo sudovest dello Yemen, chiuso dal Golfo di Aden e dal Mar Rosso.

[16] Geografia XVI,4,2: Τὰ δ’ἔσχατα πρὸς τὸν νότον καὶ ἀνταίροντα τῇ Αἰθιοπίᾳ βρέχεταί τε θερινοῖς ὄμβροις καὶ δισπορεῖται παραπλησίως τῇ Ἰνδικῇ, ποταμοὺς δ’ἔχει καταναλισκομένους εἰς πεδία καὶ λίμνας, εὐκαρπία δ’ἐστὶν ἥ τε ἄλλη καὶ μελιτουργεῖα δαψιλῆ, βοσκημάτων τε ἀφθονία πλὴν ἵππων καὶ ἡμιόνων καὶ ὑῶν, ὄρνεά τε παντοῖα πλὴν χηνῶν καὶ ἀλεκτορίδων. – L’estrema parte meridionale è dirimpettaia all’Etiopia ed è soggetta alle piogge estive; consente due raccolti all’anno, come l’India. Vi scorrono dei fiumi che si dissipano nella pianura o nei laghi. Qui la produzione agricola, fra cui anche quella del miele, è generalmente buona; c’è abbondanza di bestie da pascolo, eccetto i cavalli, i muli e i maiali, e vi sono volatili di ogni specie, eccetto le oche e le galline. (testo e traduzione a cura di Nicola Biffi, Il Medio Oriente di Strabone, Edipuglia, Bari, 2002)

[17] L’aggettivo fidipes non è attestato nei lessici, ma esiste fissipes usato da Ausonio in Epistulae 5,3: Tertia fissipedes renovavit Luna iuvencas, - 7,49: Nec iam fissipedis per calami vias. - Secondo noi fidipedum può essere accettato, in quanto la sua radice risale comunque al verbo find-o (fid-i, fess-um), ěre.

[18] Per motivi di uniformità i titoli delle opere di Galeno corrispondono a quelli elencati da Marzia Mortarino in: Galeno – Sulle facoltà naturali (Mondadori, 1996).

[19] Pseudo Aristotele Fisiognomica 806b: È possibile osservare questo stesso anche tra gli uccelli, giacché in generale quanti hanno la ali dure sono coraggiosi, quanti le hanno morbide, pavidi e in particolare è possibile osservare questo stesso anche tra le quaglie e i galli. (traduzione di Giampiera Raina, BUR, 1993).

[20] Gessner non annota a quale brano delle opere di Eliano sta facendo riferimento. Dovrebbe senz’altro trattarsi di La natura degli animali XI,26, (A quanto sembra, anche tra gli animali la natura ha favorito quelli di genere maschile. Ad esempio il drago (drákøn) di sesso maschile ha il ciuffo (lóphon) e la barba (ypënën), anche il gallo ha la cresta (lóphon) e i bargigli (kállaia); il cervo ha le corna, il leone la criniera e la cicala il canto.) per la cui analisi si rimanda alla voce serpente con il ciuffo del lessico. Si tratta comunque di una citazione errata la cui fonte non viene precisata da Gessner, salvo che l’interpretazione del passo di Eliano sia un frutto totalmente suo, ma ne dubito. A mio avviso ha fatto un download senza controllare.

[21] Historia animalium II,12,504b: Inoltre certi uccelli presentano una cresta, che normalmente consiste di piume erette; unica eccezione il gallo, che ha una cresta particolare, formata non proprio di carne ma di qualcosa non molto dissimile dalla carne. (traduzione di Mario Vegetti)

[22] Naturalis historia XI,122: Diximus et cui plicatilem cristam dedisset natura. Per medium caput a rostro residentem et fulicarum generi dedit, cirros pico quoque Martio et grui Balearicae, sed spectatissimum insigne gallinaceis, corporeum, serratum; nec carnem ita esse nec cartilaginem nec callum iure dixerimus, verum peculiare datum.

[23] Nicolò Perotto, sulla scia di Plinio, potrebbe aver usato plicabilis anziché plicatilis.

[24] Naturalis historia XXX,95-97: Bubonis quidem oculorum cinerem inter ea, quibus prodigiose vitam ludificantur, acceperim, praecipueque febrium medicina placitis eorum renuntiat. [96] Namque et in duodecim signa digessere eam sole transmeante iterumque luna, quod totum abdicandum paucis e pluribus edocebo, siquidem crematis tritisque cum oleo perungunt iubent aegros, cum geminos transeat sol, cristis et auribus et unguibus gallinaceorum; [97] si luna, radiis barbisque eorum; si virginem alteruter, hordei granis; si sagittarium, vespertilionibus alis; si leonem luna, tamaricis fronde, et adiciunt sativae; si aquarium, e buxo carbonibus tritis. Ex istis confessa aut certe verisimilia ponemus, sicuti lethargum olfactoriis excitari et inter ea fortassis mustelae testiculis inveteratis aut iocinere usto. His quoque pulmonem pecudis calidum circa caput adalligari putant utile.

[25] De re rustica VIII,5,22: Nam si pituita circumvenit oculos et iam cibos avis respuit, ferro rescinduntur genae, et coacta sub oculis sanies omnis exprimitur.

[26] De re rustica VIII,2,9: [...] iubae deinde variae vel ex auro flavae, per colla cervicesque in umeros diffusae.

[27] De re rustica VIII,2,9.