Vol. 1° -  VIII.14.1.

La lotta continua...

I lustri passano, non senza intoppi di salute, ma il desiderio di Carter d’aggiornarsi è costante.

Una riassestata alla carcassa e via, sulle tracce di un fantasma che fantasma non sarebbe se l’uomo, per coprirne le vergogne, gli gettasse addosso perlomeno un manto pietoso.

Il 16 febbraio 1995 George Carter manda a Plant le ultime notizie:

«Pigafetta parla delle Filippine. Il pollo è detto monah, e nelle isole vicine moa. Riguardo la Malesia, egli dà Ayam per il pollo. Così, i nomi non sono cambiati di una sillaba in 500 anni. In America non esiste traccia di moa.

«Il mio libro sul pollo in America si è fermato, in quanto pende dalle labbra di una cosa sola: la datazione delle ossa con C14. Gli Archeologi americani sono adamantini: NESSUN osso di pollo in America prima degli Spagnoli! Abbiamo una probabilità per un osso di aquila, di macao e di pollo, tutti e tre provenienti dalle rovine dello stesso Pueblo - fase Salado - che risalgono senz’altro a prima del 1540. Sarò costretto a negoziare con qualcuno una datazione col C14.

«Finalmente sono riuscito a recuperare l’Handbook of the South American Indians - 3 volumi. I polli vi sono menzionati diverse volte e si fa notare che NON VENIVANO MANGIATI, che era difficile allevarli a causa dei vampiri che li aggredivano, e non c’è nessuno che sia stato sfiorato dal pensiero di domandarsi: perché li allevavano? Ovviamente nessun riferimento su che aspetto avessero questi polli. Io ritengo che i polli dalle uova blu erano distribuiti, e in parte lo sono ancora, in tutto il Sudamerica e chiaramente fino all’Honduras. Lo stesso per i polli melanotici.»

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