Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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Ortelius hodie isola de [254] Arbenga dici putat. Gallinaria {sylva} <silva> Straboni[1], et Ciceroni[2] in Campania. {Pompeio} <Pomponio> vero Sabino[3] in Cumano. Sanfelicius dicit hodie la peneta[4] de {patria} <Patria>[5] vocari. Alectoriae quaedam pil{l}ulae alvum purgantes a Nicolao Myrepso[6] describuntur, quas sic dictas apparet, eo quod vi sua purgandi eos, qui sumpserint, a lecto excitent: quo modo Gallum ἀλέκτορα etiam dici antea scripsimus[7].

Abraham Oertel ritiene che oggi - l'isola Gallinara - debba essere chiamata isola de Arbenga - isola di Albenga. Per Strabone e Cicerone la selva Gallinaria si trova in Campania. Anzi, per Giulio Pomponio Leto si trova nel territorio di Cuma. Antonio Sanfelice dice che oggi è detta la peneta de Patria – la pineta del Lago di Patria. Da Nicolaus Myrepsus vengono descritte certe pillole alettorie che purgano l’intestino, ed è chiaro che sono così denominate in quanto grazie al loro potere purgativo fanno alzare dal letto coloro che le hanno assunte: allo stesso modo per cui, come prima abbiamo scritto, il gallo viene anche detto aléktora.

PRAESAGIA.

PRESAGI

Imminentes pluvias ab his avibus potius, quoniam nobiscum degunt, quam ab aliis cognoscimus. Eas autem in primis Gallus praesagit, cum paulo post solis occasum, vel primis noctis horis statim a vespertino crepusculo insolens in raucisonum cucurritum non sine alarum motu indefessus prorumpit. Gallinacei, inquit Aelianus[8], caeteraque domesticae aves alarum percussione concrepantes, et cucu<r>rientes, et sua quadam voce obstrepentes tempestatem nunciant. Rationem eius alias assignavimus, quod scilicet Auster una cum vaporoso aere vocalia instrumenta ut sensim replet, ita multa pituita infarcit: cuius motum sentientes Galli per eum caeli, et corporis statum facile raucescunt. Caeterum ne gravante hac sarcinula vocis, et motus praesidio sese exonerent, ad cantum modo insolito stimulantur. Adde, si videbitur, laryngis per humidum aëris statum dilatationem, quae ut vocem graviorem, ita raucam, et clangosam solet reddere. Hinc Germani, teste Ornithologo[9], Gallum tempestatis ein {wetterhan} <Wetterhan> appellant, quasi cantu suo peculiari quadam facultate ad indicandas <aeris> mutationes praeditus videatur.

Siamo in grado di venire a conoscenza di piogge imminenti più da questi volatili, in quanto vivono con noi, anziché dagli altri. Infatti le presagisce innanzitutto il gallo quando poco dopo il tramonto del sole o durante le prime ore della notte appena dopo il crepuscolo serale in modo inusuale si scatena instancabile in un canto roco accompagnato dallo sbattere delle ali. Eliano dice: I galli e gli altri uccelli domestici quando strepitano sbattendo le ali, e quando fanno chicchirichì, e fanno rumore con un qualche tipo di voce, annunciano il cattivo tempo. Ne abbiamo attribuito il motivo in un altro passo, e cioè che Austro così come pian piano colma con l’aria umida gli apparati vocali, allo stesso modo li riempie con parecchio catarro: i galli, avvertendo il suo movimento, facilmente diventano rauchi a causa di quella condizione del clima e del corpo. Inoltre, affinché con l’aggravarsi di questa piccola noia a carico della voce non si privino anche della protezione del movimento, vengono stimolati in modo inusuale al canto. Aggiungi, se ti sembrerà giusto, la dilatazione della laringe a causa dello stato umido dell’aria, che suole rendere roca e altisonante la voce così come la rende più profonda. Da cui i Tedeschi, come dice l’Ornitologo, chiamano il gallo del maltempo ein Wetterhan, quasi sembrasse dotato di una peculiare capacità di indicare i cambiamenti atmosferici.

Aëris etiam mutationem, et ventum praenunciant, si noctu, quam solent, citius canant. Item si Gallinae cum pullis suis in principio pluviae domum se recipiant, aut mane exire recusent, pluviarum copiam indicant futuram. Pediculos quaerentes, aut paludes, vel mare alis more Anatis verberantes, teste Theophrasto, easdem pertendunt. Avienus Arati interpres Latinus etiam inter pluviae signa ponit.

Pectora cum curvo purgat Gallinula rostro.

Preannunciano anche un cambiamento atmosferico e il vento se di notte cantano prima del solito. Parimenti se le galline coi loro pulcini quando comincia a piovere si ritirano nel pollaio, oppure al mattino si rifiutano di uscire, indicano che ci sarà un’abbondanza di piogge. Quando vanno alla ricerca di pidocchi, oppure quando con le ali danno delle sferzate come fa un’anatra con l’aqua degli stagni o del mare, stando a Teofrasto, vogliono esprimere che pioverà. Anche Rufo Festo Avieno, traduttore latino di Arato di Soli, pone tra i segnali di pioggia

Quando la gallinetta si ripulisce il petto con il becco ricurvo.

Si denique ultra solitum sese in arena concutiant, vel segregentur plures earum in uno loco simul, et in pluviae principio quaerant locum opertum, ubi a pluvia protegantur, signum est maximorum imminentium imbrium.

Infine, se si rigirano nella sabbia oltre il solito, oppure se parecchie di loro si isolano contemporaneamente in un solo posto, e all’inizio della pioggia vanno alla ricerca di un luogo coperto dove possano proteggersi dalla pioggia, è un segnale di abbondantissime piogge imminenti.

Contra Gallum tempore pluviae canentem, serenitatem {iustantem} <instantem> polliceri plerique credunt[10]. Gallinae in mutatione pennarum, quando ante hyemem decidunt, si a capite incipiunt deplumari, tempestive serendum, serotine vero si a posterioribus, significant.

Invece la maggior parte delle persone crede che un gallo che canta mentre sta piovendo annuncia che è in arrivo il sereno. Le galline durante la muta delle penne, quando cadono prima dell’inverno, se cominciano a perdere le piume a partire dalla testa, bisogna seminare a tempo debito, invece tardivamente se iniziano dalle parti posteriori.

USUS IN SACRIS ETHNICORUM.

IMPIEGO NELLE CERIMONIE SACRE
DEI PAGANI

Non parum profecto gloriari debet hoc volucrum genus, quod tam variis diis quondam sacratum fuerit, atque etiamnum apud quosdam divino afficiatur honore, ut postea probabimus. Suidas ex animatis olim sacrificia in usu fuisse testatur, de ove, sue, bove capra, Gallina, et Ansere. Sed Gallinae nomine Gallum etiam intellexisse verisimillimum est. Nam veteres Gallinaceum Gallum Marti in primis, uti etiam antea, ubi[11] de avis huius pugnacitate, et animositate agebamus, ostendimus, consecrarunt. Causam in eiusmodi fabulam reijciunt. Alectryonem illius Dei, quem ceu bellorum, militiaeque praesidem colebant, comitem, ac satellitem fuisse comminiscuntur, eique tam familiarem, ut dum cum Venere adulterium committeret, foribus eum custodiendis adhibuerit. Sed quia somni violentia oppressus obdormiisset, in avem sui nominis fuisse immutatum, quae hactenus veteris negligentiae memor sedulo Solis adventum praenunciat, ut Lucianus[12] copiosius demonstrat. Ausonius[13] ad hoc illudens cecinit{.}<:>

Ter clara instantis Eoi

Signa canit serus deprenso Marte satelles.

Questo genere di volatili deve gloriarsi non poco, in quanto un tempo è stato consacrato a tante diverse divinità, e ancora adesso da alcuni è trattato con un rispetto riservato agli dei, come poi dimostreremo. Il lessico Suida afferma che un tempo tra gli esseri viventi era consuetudine sacrificare la pecora, il maiale, il bue, la capra, la gallina e l’oca. Ma è assai verosimile che col nome di gallina abbia voluto intendere anche il gallo. Infatti gli antichi consacrarono a Marte innanzitutto il gallo, come abbiamo detto anche in precedenza quando parlavamo della combattività e del coraggio di questo uccello. Attribuiscono il motivo a questa leggenda. Immaginano che Alettrione era compagno e guardia del corpo di quel dio che veneravano come protettore delle guerre e dei soldati, e che gli era tanto amico che quando commetteva adulterio con Venere se ne serviva per sorvegliare l’ingresso. Ma siccome sopraffatto dalla violenza del sonno si era addormentato, venne trasformato nell’uccello che ha il suo nome, il quale tuttora memore della sua antica negligenza preannuncia con diligenza l’arrivo del sole, come Luciano descrive in modo alquanto ricco. Ausonio, alludendo a ciò, ha così cantato:

Dopo che Marte è stato scoperto, la tonta guardia del corpo canta tre volte gli squillanti segnali dell’Aurora che incalza.


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[1] Geografia V,4,4: But according to some, "Cumae" is named after the "Kumata"; for the neighbouring shore is surfy and exposed to the wind. And Cumae also has the best fisheries for the catching of large fish. Moreover, on this gulf there is a forest of scrub trees, extending for many stadia over a waterless and sandy tract, which they call "Silva Gallinaria." Here it was that the admirals of Sextus Pompeius assembled bands of pirates at that critical time when he cause Sicily to revolt. (The Geography of Strabo published in the Loeb Classical Library, 1923) § Il testo greco riporta ἣν Γαλλιναρίαν ὕλην καλοῦσι.

[2] Cicerone cita la Silva Gallinaria in una delle numerose lettere che scrisse all'amico Papirio Peto: Ad Familiares IX,23. Scr. in Cumano post V. Kal. Intercal. priores a.u.c. 708. - Cicero Paeto. Heri veni in Cumanum; cras ad te fortasse, sed, cum certum sciam, faciam te paullo ante certiorem; etsi M. Caeparius, cum mihi in silva Gallinaria obviam venisset quaesissemque, quid ageres, dixit te in lecto esse, quod ex pedibus laborares; tuli scilicet moleste, ut debui, sed tamen constitui ad te venire, ut et viderem te et viserem et coenarem etiam; non enim arbitror cocum etiam te arthriticum habere. Exspecta igitur hospitem cum minime edacem, tum inimicum coenis sumptuosis. § Papirius Paetus was a friend of Cicero who lived in the outskirts of [Naples], the most working (Greek) Epicurean centre of attraction, together with Verrius [Fam., IX, 26, 1], C. Camillus [Att., V, 8, 3 ; Fam., V, 20, 3 ; Fam., XIV]. He beared with detachment some forfeitures following the civil war, and gave a humble dinner party simulating a state of decay as a joke. Cicero recognized his good taste and conviviality ("yours Epicurean drinking party mates" (among them Syro of course) [Ep. CXCV and, after the seclusion from political life wrote to him: "What do you want I do? I ask it to you, a disciple of a philosopher" [Fam. IX, 25]."I have thrown myself in the side of Epicurus [...] but imitating your conviviality" [Fam., IX, 20. Rome, in August 46]. As a consolation for big losses from civil war Cicero advised him: "follow your wisdom: hope for good luck, envisage the critical spot, resign yourself to what shall happen [Fam. IX, 17]. In 45 Cicero wished also, through him and mutual "happy" Epicurean friends, to get some bonds of friendship with Siro ("a reliable person") [Fam VI,11.3], who "is memorizing all Epicurus' doctrine" [Acad. 2, 33, 106 & 45]. In 43 BC Cicero recollect a pillar of Epicurus' therapy for his friend: "in order to live serenely: pass your life with decent, amiable and fond persons for company [...] that relaxation of mind which originates from friendly conversation..." [Fam. IX, 24]. (http://wiki.epicurus.info/Papirius_Paetus)

[3] Ad 6 Aen. (Aldrovandi) - Si tratta del commento al VI libro dell’Eneide di Virgilio.

[4] Anche Giovenale la chiama pineta, ma pineta Gallinaria e non pineta del Lago di Patria, usando pinus – il pino – col significato di pinetum, pineta: armato quotiens tutae custode tenentur | et Pomptina palus et Gallinaria pinus, | sic inde huc omnes tamquam ad vivaria currunt. (Satira III 306-308)

[5] Il merito di aver emendato patria con Patria è del Professor Antonio Garzya di Napoli. Durante la mia telefonata dal Piemonte di domenica 8 giugno 2008 gli dico: "Professore, sono dalla sue parti. È tutto il giorno che sto gironzolando nei paraggi di Cuma e della Selva Gallinaria. Ne scrisse anche Antonio Sanfelice che la chiamava la peneta de patria." Al che Garzya aggiunge: "Ah, sì, del Lago di Patria." § Mi metto alla caccia del Lago di Patria e lo trovo subito. Anche il Campania Antonii Sanfelicii monachi è subito reperibile qualora si volesse controllare l'esattezza di Patria in maiuscolo, ma tale opera è acquistabile al misero prezzo di 300/400 € forse giustamente pretesi dai rivenditori di libri antichi. Non credo valga la pena acquisirlo, visto che si tratta di una P che senza dubbio va scritta maiuscola. Il ridicolo è che in inglese tradussi patria della citazione di Aldrovandi con homeland: Antonio Sanfelice says it is called today la peneta de patriala pineta della patria, homeland pinewood.

[6] Nicolai Myrepsi Alexandrini Medicamentorum opus in sectiones quadragintaocto.

[7] A pagina 184: Unde etiam sol Homero ëléktør nuncupatur, quia homines álektrous facit, sive a lecto discedere, vel potius quod ipse aléktrøs, id est, pervigil sit, hoc est nunquam cubet, ac quiescat.

[8] La natura degli animali VII,7. § La traduzione citata da Aldrovandi è tratta parola per parola, eccetto cucurientes invece del corretto cucurrientes,  da Claudii Aeliani opera quae extant omnia (Tiguri, apud Gesneros fratres, 1556). § I galli [alektryónes] e gli altri uccelli domestici, se svolazzano, se si mostrano irrequieti, se pigolano sommessamente, annunciano cattivo tempo. (traduzione di Francesco Maspero).

[9] Conrad Gessner, Historia Animalium III (1555), pag. 385: Nostri gallum tempestatis (ein Wetterhan) appellant, qui peculiari quadam facultate ad indicandum aeris suo cantu mutationes praeditus videatur.

[10] Io sfaserei un pochino il momento del canto. Infatti, in base alla mia lunga e ripetuta esperienza, i galli cantano quando sta per smettere di piovere, non mentre piove a dirotto. Tant’è che sulla scia di quella vecchia canzone che dice “Quando i grilli cantano,|quando volano le lucciole,|quando mille stelle tremano,|io mi voglio innamorar!” ( - la canta Wilma De Angelis, Milano, 8 aprile 1931) ho coniato questa variante: “Quando i galli cantano|sta per smettere di piovere...”. Ed è vero! Poi magari, dopo una pausa più o meno lunga, riprende a piovere, ma quando sta per smettere, i galli cantano di nuovo.

[11] A pagina 236.

[12] Il sogno ovvero il gallo - Òneiros ë alektryøn.

[13] Griphus ternarii numeri 2.