Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti

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[287] Haud interim iverim inficias ambusta ab albuminibus citius tutiusque sanari. Nam et Serenus[1] ait:

At vero ambustum flammis, qui candidus ovi

Succus inest, penna inductus sanare valebit.

Uteris vero ovis cum lana[2]. Sunt qui lardum, et adipem Gallinaceum adhibitum candelae lumini super aquam liquent, et collectum ex aquae superficie pingue inungant: Ornithologus ex innominato[3].

Nel contempo non posso negare che le ustioni vengono guarite più rapidamente e con maggior sicurezza dagli albumi. Infatti anche Sereno Sammonico dice:

Ma in verità l’ustione da fiamme sarà in grado di guarirla quel liquido candido dell’uovo che si trova all’interno, spalmato con una penna.

Ma potrai usare le uova con la lana. Alcuni fanno sciogliere sull’acqua del lardo e del grasso di pollo avvicinati alla fiamma di una candela, e spalmano il grasso raccolto dalla superficie dell’acqua: lo riferisce l’Ornitologo in base a un autore di cui non si conosce il nome.

Scabiem omnem cutis sanari tradunt aqua ex vitellis ovorum destillata, sed longe efficacius esse oleum eorundem. Arnoldus ad scabiem dependentem ex bile[4], eiuscemodi oleo parum sanguinis Gallinae admiscet. Galenus[5] ad scabiem pruritumque eiuscemodi remedium recenset: Ova Gallinae integra in acetum acerrimum demitte per diem, noctemque quae si tria fuerint, ipsis cum putaminibus in eodem aceto contritis adijce sulphuris ignem non experti, arsenici scissilis, uvae taminiae, (credo intelligere vitis nigrae fructus. Ea enim nobis hodie adhuc, etsi corrupte tannia dicitur, quasi taminia) cerussae, spumae argenti, nerii succi, singulorum unciam unam, olei veteris quantum satis est, omnibus contritis obline in balneo. Sed Plinius[6] scabiem, ac pruritum oleo, et cedria cum ovo mixtis tolli putat. Aetius[7] ex Gallo Vulturino vivo remedium ad elephantiasim praescribit: qualis autem hic Gallus sit, non docet: idem quidem remedium ex Vulture fieri ait: quod cum in Vulturis historia posuerimus[8], hic repetere supervacaneum iudicamus.

Riferiscono che l’acqua distillata dai tuorli d’uovo fa passare qualunque prurito cutaneo, ma che è di gran lunga più efficace il loro olio. Arnaldo da Villanova, contro il prurito dovuto a colestasi, mescola siffatto olio con una piccola quantità di sangue di gallina. Galeno prescrive il seguente rimedio contro il grattamento e il prurito. Metti sotto aceto molto forte per un giorno e una notte delle uova intatte di gallina, e se saranno tre, dopo averle disfatte nel medesimo aceto coi gusci, aggiungici un’oncia ciascuno [circa 27 g] di zolfo che non ha conosciuto il fuoco – latte di zolfo, di arsenico sfaldabile, di uva taminia - brionia nera o tamaro - (credo che intenda i frutti della vite nera; infatti anche se scorrettamente ancor oggi viene detta da noi tannia, come se fosse taminia), di biacca, di litargirio, di succo di oleandro, quanto basta di olio vecchio, e dopo averli pestati applicali facendo un bagno. Ma Plinio ritiene che la scabbia e il prurito vengono rimossi dall’olio d’oliva e dall’olio di cedro mischiati all’uovo. Ezio di Amida prescrive un rimedio contro l’elefantiasi servendosi di un gallo vivo simile all’avvoltoio: ma quale sia questo gallo non lo specifica: dice peraltro che lo stesso rimedio si può ottenere dall’avvoltoio: siccome l’abbiamo messo nel capitolo dell’avvoltoio, ritengo superfluo ripeterlo qui.

Sextus furunculos[9] a Galli stercore ruf{f}o imposito rumpi prodidit, et dolorem tolli. Est autem furunculus, (ut id obiter dicamus) abscessus cum tumore, quem copiose Cornelius Celsus[10] describit, et nascitur passim, ut tradit Plinius[11], in quacunque parte, ac maximo incommodo mortiferum aliquando malum confectis corporibus. Huic eidem malo eundem fimum Plinius[12], sed recentem, et ex aceto illitum ait mederi. Serenus[13] fimum in hoc casu ex albo Gallo eligit:

Praetereaque fimum ex Gallo, quod legeris albo

Imbribus ex acidis fidens appone dolenti.

Sesto Placito Papiriense ha tramandato che i foruncoli scoppiano con l'applicazione di sterco rossiccio di gallo e che il dolore viene eliminato. In effetti il foruncolo (dicendolo incidentalmente) è una raccolta di pus accompagnata da gonfiore che Cornelio Celso descrive dettagliatamente, e si forma qua e là, come riferisce Plinio, da qualunque parte, e con grandissimo disagio, talora un male mortale per dei corpi logorati. Proprio per questa malattia Plinio dice che lo stesso tipo di sterco ma fresco e spalmato con aceto comporta la guarigione. Sereno Sammonico in questo caso sceglie lo sterco di un gallo bianco:

E inoltre poni fiducioso sull’ammalato dello sterco che avrai raccolto da un gallo bianco e sciolto in acqua acida.

Plinius[14] rursus alibi eisdem furunculis {miricae} <myricae> semen cum altilium pingui imponi tradidit. Sunt qui ad ossa fracta, sex, aut septem albumina cum thure albo permisceant, et emplastrum inde paratum eis imponant. Nicolaus Myrepsus[15] ad eminentias expertum medicamentum eiuscemodi recitat: Ovum elixato, donec durum fiat, et repurgato, quod in eo testaceum est, abijcito: interiorem autem eius partem cum albo ipsius in carbones conijcito, et tantisper assato, donec totum albescat: dein vitellum eius conijce in mortarium plumbeum cum cerussa, et oleo rosaceo sufficienti, et omnia simul diligenter subigito, quoad glutinis crassitiem nanciscantur. Dein chamaemelum coquito in aqua ad tertias, et locum cum spongia saepius foveto. Post unctiones desuper cum penna illinito, et sic curato bis die, assiduo observando.

Inoltre Plinio in un altro punto ha tramandato che sempre per i foruncoli bisogna applicare semi di tamerice con grasso di volatili domestici. Alcuni per le fratture delle ossa mescolano sei o sette albumi con incenso bianco e vi applicano un empiastro così preparato. Nicolaus Myrepsus contro i gonfiori declama il seguente medicamento collaudato: Fa cuocere un uovo finché non sia diventato sodo, e ripuliscilo, getta via ciò vi è di guscio: e la sua parte interna con il suo stesso albume mettila su dei carboni e fa tostare per un po’ fino a quando non sia tutto quanto diventato bianco: quindi metti il suo tuorlo in un mortaio di piombo con della biacca e con una quantità sufficiente di olio di rose e impasta tutto quanto insieme con diligenza fintanto che non abbia raggiunto la consistenza della colla. Quindi fa cuocere della camomilla in acqua fino a ridurla a un terzo e fa degli impacchi piuttosto frequenti sull’area interessata servendoti di una spugna. Successivamente applicaci sopra con una piuma gli unguenti e fa questo trattamento due volte al giorno, facendo dei frequenti riscontri.

Ulcera humida in capite ova cyclamino admixta, Plinio[16] teste, tollunt. Ornithologus[17] pulverem e testis ovorum ustis ad ulcus antiquum in crure siccandum componebat, qui talis est: Cortices ovorum, et soleas calceamentorum veterum ure, quibus addes fimum bubulum de Maio mense arefactum, et tritum. De his mixtis pulverem insperge ulceri, et lanuginem typhae superinsperge. Oleum ovorum Arnoldus adversus fistulas, et ulcera melanc<h>olica plurimum commendat. Medici, inquit Plinius[18], liquida resina raro utuntur, et in ovo fere e larice, propter tussim, ulceraque viscerum. Eadem ratione sunt, qui etiam catapotia ex ovo sorbili deglutiant, quod ita facile, commodeque devorentur. Sed hic ovum nihil aliud confert: ad tussim vero ulceraque viscerum ipsum quoque per se nonnihil iuvat. Avicenna ova laudat ad apostemata circa anum, et pectinem, supponit autem cum licinio infuso in eis, et in oleo rosarum: Et alias emplastris apostemata prohibentibus ova miscet: item clysteribus propter ulcera, et apostemata, et erysipelata eisdem utiliter illinuntur cum oleo. Cur vero ova eiusmodi remediis permisceantur docet Petrus Aponensis[19] dum ait: Ova confracta contusa super tumores apostematum, prohibent ea augeri, et oleum rosarum cum eis mixtum. Rasis vero stercus Galli citrinum cataplasmatis instar impositum cum ovi vitello, et exiguo croco quemvis abscessum purulentum author est aperire. In libro quodam manuscripto Ornithologus[20] reperisse sese memorat pelliculam e ventriculo Capi tritam fistulis prius mortificatis utiliter inspergi.

Come riferisce Plinio, le uova mischiate al ciclamino rimuovono le ulcere umide che compaiono sulla testa. L’Ornitologo realizzava una polvere dai gusci d’uovo inceneriti per ottener l’essiccazione di un’ulcera in una gamba di lunga durata, ottenuta in questo modo. Fa bruciare dei gusci d’uovo e delle suole di calzature vecchie, ai quali aggiungerai dello sterco bovino raccolto nel mese di maggio, fatto essiccare e pestato. Cospargi sull’ulcera la polvere ottenuta da queste cose mischiate insieme e cospargici sopra della lanugine di tifa. Arnaldo da Villanova raccomanda moltissimo l’olio d'uovo contro le fistole e le ulcere causate da atrabile. Plinio dice che i medici si servono raramente di resina liquida, e generalmente di quella di larice messa nell’uovo, per la tosse e le ulcerazioni dei visceri. Dello stesso avviso sono coloro che ingoiano anche delle pillole con un uovo da sorbire, in quanto in questo modo vengono assunte con facilità e senza disagio Ma a questo punto l’uovo non giova a null’altro: infatti anche da solo giova abbastanza in caso di tosse e di ulcere agli organi interni. Avicenna decanta le uova contro gli ascessi perianali e in sede pubica, infatti le applica con una benda inzuppata in esse e in olio di rose: e d'altra parte mescola le uova agli empiastri che fanno regredire gli ascessi: parimenti ai clisteri per ulcerazioni e ascessi, e le si spalma con successo con olio sulle erisipele. Ma perché le uova vengono mischiate a siffatti rimedi lo insegna Pietro d’Abano quando dice: Le uova rotte e sbattute applicate sui gonfiori degli ascessi impediscono loro di accrescersi, mischiandovi anche olio di rose. Ma Razi riferisce che lo sterco giallognolo di gallo applicato come cataplasma insieme a tuorlo d’uovo e a una piccola quantità di zafferano fa scoppiare qualsiasi ascesso purulento. L’Ornitologo ricorda di aver trovato in un libro manoscritto che la membrana dello stomaco di cappone tritata viene applicata con successo su fistole fatte prima ridurre.

Albuminis ovi in vulneribus glutinandis usum esse cum nemo non nesciat, itaque nec ego hic repetere velim, illud tantummodo obiter addens, albumen ad purganda vulnera, et constringenda quae laxa sunt prodesse[21]. In omnibus[22] quoque sanguinis eruptionibus cinis putaminis ovi in vino potus, tradente Plinio, confert. Cicatrices foedas a vulneribus relictas, aliarumque noxarum cutis vestigia emendat frequenti illitu liquor chymicis instrumentis ab albumine [288] ovorum destillatus. In eodem fere casu ovorum oleum commendatur quibusdam.

Dal momento che tutti sanno che si usa l’albume d’uovo per rimarginare le ferite, sono pertanto dell'avviso di non doverlo ripetere in questa sede, aggiungendo solamente per inciso che l’albume è utile per ripulire le ferite e per ridurre l’ampiezza di quelle che sono troppo aperte. Stando a Plinio, la cenere di guscio d’uovo bevuta con vino giova pure in tutte le emorragie. Il liquido dell’albume d’uovo distillato con gli strumenti della chimica se applicato frequentemente fa migliorare le brutte cicatrici lasciate dalle ferite e gli esiti di altri danni recati alla cute. In casi praticamente identici da alcuni viene raccomandato l’olio ottenuto dalle uova.


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[1] Liber medicinalis.

[2] Questa alternativa alla penna scaturisce da Serapione. Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 445: Lana albumine madens utiliter imponitur locis igne aut aqua fervida adustis, Serapio.

[3] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 396: Ad ambusta: Lardum et adipem gallinaceum adhibito candelae lumine super aquam liqua, et collectum ex aquae superficie pingue inungito, Innominatus.

[4] La colestasi, cioè ristagno della bile, detta cholë in greco, consiste in un ostacolo al flusso della bile nei dotti biliari che ne determina il ristagno nel fegato e che può avere sede a qualunque livello dell'albero biliare. Le cause possono essere meccaniche, come per esempio un calcolo o un tumore, oppure legate a malattie del fegato, come l'epatite e la cirrosi. L'alterato scarico della bile nell'intestino fa sì che questa si riversi nel sangue producendo ittero e prurito, mentre le feci sono scolorite e grasse per il mancato arrivo dei costituenti biliari nell'intestino.

[5] Euporiston 3.77. (Aldrovandi)

[6] Naturalis historia XXIX,47: Tota ova adiuvant partum cum ruta et anetho et cumino pota e vino. Scabiem corporum ac pruritum oleo et cedria admixtis tollunt, ulcera quoque umida in capite cyclamino admixta.

[7] Libro XIII cap. 130 della relazione lunga: γυπαλέκτωρ. (Antonio Garzya, 25 gennaio 2005, lettera indirizzata a Roberto Ricciardi)

[8] Aldrovandi riporta la ricetta di Ezio nel I volume di Ornithologia a pagina 259 dove cita Ezio XIII,124.

[9] Furunculus: diminutivo di fur furis, ladro, propriamente tralcio che sottrae il succo al pollone principale.

[10] De medicina  lib. 5. (Aldrovandi) - Liber V,28,8: Furunculus vero est tuberculum acutum cum inflammatione et dolore, maximeque ubi iam in pus vertit. Qui ubi adapertus est, et exit pus, apparet pars carnis in pus versa, pars corrupta subalbida, subrubra, quem ventriculum quidam furunculi nominant. In eo nullum periculum est, etiam ut nulla curatio adhibeatur: maturescit enim per se atque erumpit: sed dolor efficit, ut potior medicina sit, quae maturius liberet.— Proprium eius medicamentum galbanum est: sed alia quoque quae supra (cap. XVIII) comprehensa sunt. Si cetera desunt, imponi debet primum non pingue emplastrum, ut id reprimat; deinde, si non repressit, quodlibet puri movendo accommodatum; si ne id quidem est, vel resina vel fermentum. Expresso pure nulla ultra curatio necessaria est.

[11] Naturalis historia XXVI,125: Passim et in quacumque parte, sed maxime incommoda nascuntur qui furunculi vocantur, mortiferum aliquando malum confectis corporibus. Remedio sunt pycnocomi folia trita cum polenta, si nondum caput fecerint. discutiunt et folia ephedri illita.

[12] Naturalis historia XXX,108: Furunculis mederi dicitur araneus, priusquam nominetur, inpositus et tertio die solutus, mus araneus pendens enecatus sic, ut terram ne postea attingat, ter circumlatus furunculo, totiens expuentibus medente et cui is medebitur, ex gallinaceo fimo, quod est rufum, maxime recens inlitum ex aceto, ventriculus ciconiae ex vino decoctus, muscae inpari numero infricatae digito medico, sordes ex pecudum auriculis, sebum ovium vetus cum cinere capilli mulierum, sebum arietis cum cinere pumicis et salis pari pondere.

[13] Liber medicinalis XXXVIII Furunculo medendo.

[14] Naturalis historia XXIV,71: Semen drachmae pondere adversus phalangia et araneos bibitur, cum altilium vero pingui furunculis inponitur, efficax et contra serpentium ictus praeterquam aspidum.

[15] Nicolai Myrepsi Alexandrini Medicamentorum opus in sectiones quadragintaocto.

[16] Naturalis historia XXIX,47: Tota ova adiuvant partum cum ruta et anetho et cumino pota e vino. Scabiem corporum ac pruritum oleo et cedria admixtis tollunt, ulcera quoque umida in capite cyclamino admixta.

[17] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 449.

[18] Naturalis historia XXIV,33: Medici liquida raro utuntur et in ovo fere, e larice propter tussim ulceraque viscerum — nec pinea magnopere in usu —, ceteris non nisi coctis. Et coquendi genera satis demonstravimus.

[19] In proble. Arist. (Aldrovandi)

[20] Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 398.

[21] La fonte è Platina. Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 445: Albore ovi utimur in purgandis vulneribus, et in constringendis quae laxa sunt, Platina.

[22] Naturalis historia XXIX,46: Membrana putamini detracta sive crudo sive cocto labrorum fissuris medetur, putaminis cinis in vino potus sanguinis eruptionibus. – Aldrovandi largheggia un po' troppo in fatto di indicazione terapeutica. Infatti Plinio non suggerisce questo rimedio per ogni tipo di emorragia. La traduzione di Umberto Capitani edita da Einaudi (1986) si limita addirittura alle piccole emorragie, citando però anche le instillazioni di polvere di guscio d'uovo nelle epistassi, come consigliato da Pseudo Prisciano (Additamenta, 276,14). Gessner rimane fuori dalla mischia e si limita invece a riferire pari pari il testo di Plinio, lasciando a ciascuno la libertà di scelta terapeutica. Conrad Gessner Historia Animalium III (1555) pag. 449: Ovi putaminis cinis in vino potus, sanguinis eruptionibus medetur, Plinius.